Seguito della terza parte.Il giorno seguente partimmo per le dolomiti dove avremmo trascorso dieci giorni di pace e riposo. Durante il trasferimento in auto tornammo sui fatti del giorno precedente, chiesi a Sandra perché quando stavo per scopare Serena fosse così fredda e triste:- Ho sofferto nel vedere che tu non avevi nessun problema a infilargli il passerotto, mentre con me è sempre molto difficile. — Scusa ma non penso che sia colpa mia. — Lo so, sono io che devo riuscire a sbloccarmi, è vero che sono lesbica, ma anche tante altre donne lo sono e non fanno problemi a scopare. — Non ti crucciare, io ti amo e vedrai che supereremo anche questo, poi dimmi quanti uomini hanno consumato la prima notte di nozze nel giardino sotto la pioggia? Non te l’ho ancora detto ma è stata la scopata più bella della mia vita. — Sono contenta che tu me l’abbia detto. -Si accostò per darmi un bacio sulla guancia e continuò:- Volevo chiederti un sacrificio, ti prego non dirmi di no. — Basta che non mi chiedi di andare a Casablanca per diventare un trans. — Sai che non è una brutta idea, non ci avevo pensato. — Non ci provare nemmeno a farmi uno scherzo del genere. Su dimmi cosa vuoi? — Vorrei che tu mi informassi sempre quando vai con un’altra donna. — Hai la mia promessa, parola di pisellone a patatina. -Arrivammo nell’albergo dove avevamo prenotato la camera nel primo pomeriggio, avevamo viaggiato con calma fermandoci anche ad un ristorantino per il pranzo.L’albergo era carino e pulito, non grande con appena una ventina di camere, essendo fuori stagione non era al completo, ci accolse il proprietario molto gentilmente che ci fece sistemare subito nella nostra camera, era arredata alla tirolese e piacque molto a Sandra.La conduzione dell’albergo era di tipo familiare, oltre al proprietario vi lavoravano la moglie e i due figli, più Katia che faceva di tutto, ragazzotta rubizza e formosa, 23 anni di allegria e semplicità.I pochi ospiti dell’albergo erano molto vari, una coppia di arzilli settantenni che ogni mattina di buon’ora faceva escursioni nei dintorni. Una famigliola composta da padre, madre e due figli di età scolare e un terzo in arrivo. Due coppie di mezza età che trascorrevano buona parte della giornata a giocare a ramino. Una coppia di pensionati interessati solo alla pesca nei numerosi laghetti e torrenti dei dintorni. Un’altra coppia di mezza età appassionata di fotografia, ed infine due donne che mi incuriosirono fin dal primo giorno.Una era magra, capelli biondo chiaro, molto pallida che la faceva sembrare ancora più scarna, doveva essere stata una bella donna, forse una malattia o un grosso dispiacere l’avevano consumata, dimostrava tra i 45 e i 50 anni ma ne aveva sicuramente meno, sedeva tutto il pomeriggio in veranda con lo sguardo rivolto ad ovest in attesa del tramonto.La sua compagna non arrivava a 40 anni, di statura media e carnagione mediterranea, un seno che superava la quarta e un viso allegro, si occupava lei di ogni esigenza della compagna, trascorreva diverso tempo in lettura ad alta voce per l’amica, si assentava solo per piccole passeggiate solitarie.Avevo scelto quell’albergo per la tranquillità e riposare un poco insieme a Sandra dopo il periodo snervante che precede il matrimonio e il giorno stesso delle nozze.La sera dopo cena ci fermammo a scambiare quattro chiacchiere con la famigliola, erano simpatici e ci fecero gli auguri di avere anche noi dei bambini che portano tanta gioia.Quando loro si ritirarono perché i bambini dovevano andare a letto presto, anche noi decidemmo di ritirarci avevamo accumulato un po’ di stanchezza da smaltire.Una volta a letto allungai una mano sul culetto di Sandra che non reagì, brontolò qualcosa come “ho sonno, stasera no” non riuscii a ribattere perché ero nelle stesse condizioni e mi addormentai subito.Mi svegliai al mattino fresco e riposato, non erano ancora le sette del mattino, Sandra dormiva ancora profondamente, spinsi le coperte in fondo al letto per scoprirla e farla risvegliare, era sdraiata a pancia sotto, la leggera camicia da notte era risalita scoprendogli il magnifico culo, era li davanti ai miei occhi nudo e perfetto, carezzai quel gioiello vellutato, tutto il desiderio che la sera mi aveva abbandonato per la stanchezza si rifece vivo prepotentemente manifestandosi nella mia erezione, mi liberai dei boxer che era l’unico indumento che indossavo, scavalcai con una gamba Sandra, il mio uccello si posò sul culetto, carezzai ancora quelle natiche rotonde e sode con il mio uccello arrivato al limite della sua erezione, Sandra non si era svegliata, feci scorrere l’uccello lungo il solco un paio di volte, divaricai con le mani le chiappe per farlo venire a contatto con il buchetto senza però fermarmi in quel punto, ripresi in mano l’uccello e lo condussi a contatto con le grandi labbra, volendo avrei potuto infilarlo senza grande difficoltà ma sarebbe stata un azione scorretta, lasciai che si infilasse tra le cosce, in quel piccolo triangolo che le donne hanno dove iniziano le cosce, mi sdraiai praticamente su di lei, sentii le sue cosce stringersi intorno al mio cazzo, Sandra era sveglia ed attendeva le mie mosse, iniziai a muovermi come se la stessi scopando, il letto scricchiolava ma non desistetti, il mio cazzo non era ne nella sua fighetta ne nel buchetto posteriore, era stretto tra le cosce e sfregava contro le grandi labbra del suo sesso.Infilai le mani sotto di lei in corrispondenza delle tette, erano premute contro il materasso ma con i capezzoli turgidi, stava provando anche lei piacere, sorrisi e gli sussurrai in un orecchio:- Fingevi di dormire imbrogliona. — Volevo vedere fino dove ti saresti spinto e se saresti stato corretto. — Non farò mai niente che tu non voglia. — Quello che stai facendo ora lo voglio, mi piace tanto, fammi godere così — Ogni desiderio è un ordine mia signora. — Va la furbone che tra poco godrai con me. -Era vero, appena lei diede i primi segni che stava raggiungendo l’orgasmo, io ero allo stesso punto ed insieme avemmo l’estasi del piacere, il mio seme si sparse in parte sulle cosce e sulla fighetta, ma la maggior parte si sparse sul lenzuolo bianco.Mentre ci vestivamo per scendere a fare colazione guardammo quella grossa macchia di sperma sul lenzuolo, Sandra scosse la testa:- E’ due giorni che siamo sposati ed è la seconda volta che imbratti un lenzuolo di sperma.– Chissà cosa dirà la cameriera che dovrà sistemare la camera. -Dopo colazione decidemmo di fare un escursione ad un piccolo lago, circa un’ora di cammino tra i boschi, tornai in camera per prendere la macchina fotografica che mio padre mi aveva regalato per le nozze e immortalare i primi giorni di felicità matrimoniale, trovai Katia che stava rifacendo il letto, o meglio stava sfilando il lenzuolo sporco per sostituirlo, appena mi vide entrare non riuscì a nascondere un largo sorriso mostrandomi il lenzuolo:- Ci siamo divertiti questa notte signore. -Ebbi la prontezza di rispondere con una battuta:- Sono ancora inesperto ed ho sbagliato mira. -Katia non riusciva a trattenersi dal ridere e tra un singhiozzo e l’altro riuscì a dire:- Non mi faccia ridere così che non riesco a trattenere la pipì. -Scappò via ridendo ancora:- Me la sto facendo addosso. -Raggiunsi Sandra che mi attendeva nella hall per incamminarci tra i boschi, era una bella giornata di sole e ci sentivamo allegri e felici, passammo tutto il giorno a divertirci tra la natura, giocammo anche come bambini lanciando sassi nel laghetto, a mezzogiorno mangiammo nel piccolo ristorante vicino al lago in compagnia dei due pescatori.Rientrammo la sera, passammo davanti alla signora sulla veranda in attesa del tramonto, la salutammo senza ricevere risposta.Passammo la serata prima con la famigliola, come la sera precedente, poi con la coppia dei simpatici settantenni che ci trattennero per farci vedere un album intiero di fotografie riguardanti i figli con i nipoti, il loro giorno del matrimonio ed anche il cane, ci augurarono di essere felici a lungo come loro, una cosa mi fece particolarmente piacere, dissero che provavano molta tenerezza per noi che avevamo scelto per la nostra luna di miele la tranquillità e non uno dei soliti viaggi snervanti tanto di moda.Una volta in camera ci demmo molto da fare come piaceva a noi senza scopare, tra il letto che scricchiolava, i mugolii di piacere, qualche urletto di piacere poco soffocato per un orgasmo desiderato e gustato, ci rendemmo conto che forse avevamo disturbato i nostri vicini di camera, ci chiedemmo anche chi potessero essere non arrivando ad una soluzione.Al mattino ridevamo ancora per il disturbo che sicuramente avevamo creato ai vicini di camera, mentre Sandra rideva rievocando la serata mi misi a dondolare sul letto provocando uno scricchiolio equivoco, Sandra tra una risata e l’altra cercava di fermarmi:- Stai fermo stupido… smettila, cosa penseranno i vicini? — Che siamo due scoponi. -Ci volle non poco da parte di Sandra per riuscire a fermarmi.Quando scendemmo per la colazione incontrammo Katia che mi sorrise maliziosamente senza degnare di uno sguardo Sandra che se ne accorse:- Hai già combinato qualcosa con la ragazzotta? — No! Ma se sommi il lenzuolo sporco di ieri più i rumori di ieri sera e questa mattina, mi giudicherà un vero mandrillo. -Non era una bella giornata, il sole era stato sopraffatto dalle nuvole, optammo per la visita alla vicina cittadina che vantava una magnifica cattedrale.Rientrammo nel pomeriggio sotto una pioggia torrenziale, il tergicristallo dell’auto faticava a tenere sgombro dalla pioggia il parabrezza. Avevamo a disposizione tre ore prima della cena, decidemmo di occuparle nel migliore dei modi.Sandra si stava rilassando sotto il getto caldo della doccia, la vedevo attraverso la tendina di plastica opacizzata dal vapore, si muoveva sinuosa e sexi, la raggiunsi nel bagno e scostai la tenda, mi chiese:- Cosa fai qui? — Sono venuto a lavarti la schiena. — Solo quella? — Quella e anche parti più… deliziose. — Sei un furbone, ma come mai quel coso qui è così lungo e duro? -Mi aveva preso in mano l’uccello che rispondeva alle caratteristiche indicate da Sandra, lo stava segando senza fretta, ricambiai solleticandogli la patatina con un dito prima di rispondere:- Forse spera di trovare rifugio in questo umido e caldo rifugio. -Era calda e umida, pronta per fare all’amore, smisi di fargli il ditalino e gli presi la mano che agiva sul mio uccello, scostai la tendina ed uscii dalla doccia, la presi in braccio e la deposi sul letto, mi sdraiai al suo fianco con l’uccello duro e oscenamente verticale, Sandra si inginocchiò infilandosi tra le mie gambe, mi baciò i piedi e risalì pian piano lungo le gambe, con la lingua bevve le gocce d’acqua residuo della doccia, arrivò alle mie palle e ne prese una in bocca per poi risalire sulla verga per arrivare alla cappella, il tempo lungo che aveva impiegato ad arrivare al punto dove si trovava ora non aveva fatto altro che aumentare ancora il mio desiderio, l’uccello era al massimo del suo vigore quando lo imboccò per un pompino da favola, volevo ricambiare il grande piacere che provavo e gli chiesi di girarsi, lo fece immediatamente mettendosi nella posizione tipica del 69, odorai la fighetta che sapeva di pulito prima di cercare il clitoride con la lingua, appena lo raggiunsi sentii che vibrava per il piacere, volevo farla esplodere nella mia bocca ma improvvisamente si sottrasse alla mia lingua e smise di spompinarmi, si sedette sul mio uccello, sorrideva mentre mi guardava con una luce maliziosa negli occhi, gli presi le tette con entrambe le mani, tenni i capezzoli tra indice e medio stringendoli, il suo sorriso era dolce ma non mi guardava più negli occhi, il suo viso era rivolto verso la finestra, non aveva ancora smesso di piovere:- Cosa vuoi fare? -Domandai un poco perplesso per il suo comportamento:- Voglio scoparti. -La risposta mi meravigliò non poco, ma lei era già passata ai fatti, si era sollevata dal mio uccello per afferrarlo con una mano e indirizzarlo verso la sua passerina e calarsi su di esso con lentezza, aveva gustato la penetrazione ad occhi chiusi e mordendosi il labbro inferiore, quando l’uccello fu completamente dentro lei fece un sospiro di sollievo e mi sorrise di nuovo:- Non te l’aspettavi vero?-Gli cinsi i fianchi mentre gli rispondevo:- No! E’ stata una bella sorpresa, sei stupenda. -Iniziai a muovermi sotto di lei aiutandomi con le mani sui suoi fianchi, ma lei mi fermò:- Stai fermo, sono io che voglio scopare, sono io che scopo te, sono io che voglio far godere te. -Dopo qualche attimo appoggiò le mani sui miei capezzoli tormentandoli, cominciò un leggero movimento su e giù con il bacino, spostai le mani dai fianchi alle tette, aveva i capezzoli turgidi, ad ogni mia pressione lei aveva un brivido, il ritmo che aveva imposto stava aumentando sempre più di pari passo al mio piacere, cercai di rallentare il mio orgasmo per attendere il suo, improvvisamente Sandra si scatenò in maniera forsennata con una serie di sospiri gutturali e mugolii:- Godo, godooo siiiii… -Lasciai che anche il mio orgasmo si liberasse con una scarica di sperma nella figa di Sandra, esausta per la violenza dell’orgasmo avuto si accasciò sul mio petto baciandomelo, la pioggia non aveva ancora smesso di scendere.Appena ci riprendemmo entrambi Sandra si sollevò dal mio uccello, non aveva perso che parte del suo vigore, per tornare nella posizione del 69, mi ripulì l’uccello dallo sperma misto ai suoi umori aspettandosi che facessi lo stesso con lei, dopo un attimo di esitazione affondai il mio viso nella figa impregnata dal mio sperma, lo stavo gustando misto al dolce dei suoi umori abbondanti che ancora venivano emessi.Il lavoro di lingua che stava facendo Sandra sul mio cazzo, tornato prepotentemente grosso e duro, stava per dare nuovi frutti, un altro orgasmo si stava avvicinando, anche lei era prossima all’orgasmo, ogni volta che con la lingua sfioravo il grilletto la sentivo tendersi come la corda di un violino, quando non riuscì più a trattenersi mi arrivò in bocca un vero spruzzo di umori che bevvi con l’avidità di un assetato nel deserto, anche lei ora stava bevendo il mio nettare e con la mia stessa avidità e piacere.Sandra si lasciò cadere soddisfatta al mio fianco, anch’io ero molto soddisfatto, gli diedi un bacio sulle labbra ringraziandola:- Sei stata magnifica, mi hai fatto un gran regalo. — Non so se i nostri vicini di camera la pensano come te con tutto il casino che abbiamo fatto. -Guardai fuori dalla finestra:- Non siamo ancora riusciti a sapere chi sono, ma hai visto come piove ancora. — A proposito di bagnato, ci siamo fiondati sul letto appena usciti dalla doccia senza asciugarci, guarda come abbiamo ridotto le lenzuola, sono bagnate fradice. — Cosa facciamo? Dobbiamo farle asciugare per poter dormire questa notte e non prendere un raffreddore. — Io direi che è meglio che tu vai dalla tua amica Katia e chiedergli se può cambiarci le lenzuola. — E se non può? — Se glielo chiedi tu può sicuramente. — Sei per caso gelosa di Katia? — Non ti sei ancora accorto come fa la smorfiosa con te? -Stavo indossando una tuta per andare a chiamare Katia:- Sinceramente non mi sono accorto di niente. — Ti voglio bene perché sei così ingenuo, se una donna non te la sbatte sotto il naso non ti accorgi di niente. -Sorrisi un poco perplesso ed uscii in cerca di Katia.La trovai al piano di sotto, gli chiesi il favore di cambiarci le lenzuola, si mise a ridere:- Ha di nuovo sbagliato mira? — No, quella la sto migliorando con l’esercizio. -Scoppiò in un’altra risata:- Non mi faccia ridere per favore che me la faccio addosso. — Hai ancora problemi idraulici a quanto pare. -Si mise una mano in mezzo alle gambe e scappò via ridendo come una pazza, riuscii a capire tra un singhiozzo e una risata che sarebbe venuta subito in camera.Nei pochi minuti che attendemmo Katia con le lenzuola asciutte Sandra mi chiese:- Vuoi farti la cameriera? -La guardai per capire se era una proposta o una domanda:- Tu vorresti che me la faccia o temi che voglia scoparla? — In altre occasioni ti avrei detto facciamolo insieme, ma in questo momento ti voglio solo per me. — Mi accontenterei di poter scherzare un poco con lei, sentire le tette le il culo della bella tirolesina. — Quello puoi farlo, ma non esagerare. -Sentimmo bussare alla porta, Sandra si ritirò in bagno per vestirsi mentre io mi avvicinai alla porta per aprirla, era Katia con le lenzuola asciutte, riprese a ridere appena vide il letto:- Cosa avete fatto? Una battaglia navale? — Se proprio vuoi saperlo abbiamo iniziato a toccarci mentre facevamo la doccia insieme e abbiamo finito di scopare nel letto come puoi vedere. -Katia rideva e lavorava muovendosi velocemente, piegandosi sul letto per sistemare le lenzuola metteva in risalto il culo, solo allora mi accorsi che quando l’avevo rintracciata poco prima indossava un paio di pantaloni, mentre ora indossava una gonna a metà coscia, quando si piegava in avanti risaliva quel tanto che bastava per far vedere la fine delle calze autoreggenti, volli metterla in imbarazzo e gli chiesi:- Come mai prima avevi i pantaloni ed ora la gonna? -Non aveva la risposta pronta, rispose dopo qualche attimo:- Avevo caldo. — Con una giornata così fredda? Non è perché ti sei pisciata addosso per il gran ridere. -Arrossì ma non rispose, ero seduto sulla poltroncina a capo del letto, lei ora stava sistemando le lenzuola davanti a me, mi bastò allungare la mano per posarla sul culo rivolto nella mia direzione fin troppo invitante, Katia si bloccò ma non cercò di sottrarsi, era un segnale per continuare.Infilai subito una mano sotto la gonna posizionandola a coppa in mezzo alle gambe sulla figa, sul palmo della mano avvertii un caldo umido, si stava bagnando, mi rialzai tenendo sempre la mano sotto la gonna ed infilando l’altra nella scollatura della maglia, non riuscivo a tenere tutta una tetta nella mano, il capezzolo era sbalorditivo, grosso come il mio dito mignolo e piuttosto lungo, naturalmente già turgido per l’eccitazione, per confermargli che anch’io ero eccitato mi appoggiai al suo culo facendogli sentire la mia erezione tornata ad un buon grado di sviluppo:- Urca… ha appena scopato e lo ha già duro? — Ti sembra strano? — Al mio fidanzato non è mai successo. -Muoveva il sedere strofinandolo sul mio uccello che aumentava gradualmente la sua quota, intanto avevo spostato la mano sotto la gonna davanti e facevo pressione sulla figa attraverso il tessuto delle mutande, mentre con l’altra mano continuavo a divertirmi con il grosso capezzolo, Katia appoggiò una mano sulla mia:- Mi sta facendo male al capezzolo. -Aveva ragione, preso dall’eccitazione di un capezzolo così grosso lo stavo martoriando, improvvisamente gli venne un dubbio:- Ma sua moglie non c’è? — E’ in bagno a farsi bella. -Cercò di liberarsi dalla mia morsa senza riuscirci:- Mi lasci, se arriva sua moglie cosa dice? — Dirà che sono un porco ma ho buon gusto. -Sandra stava sicuramente ascoltando i nostri discorsi dietro la porta del bagno, scelse quel momento per uscire e fare la sua comparsa, si fermò davanti alla porta con il viso accigliato, faceva la commedia, quando era veramente incazzata il suo viso diventava più duro dell’acciaio, indossava solo un intimo coordinato, aveva scelto il più sexi che possedeva, tanga piccolissimo trasparente al punto di non saper dire di che colore fosse, il reggiseno lasciava scoperti i capezzoli era praticamente nuda, la guardai estasiato, era stupenda.Seguirono pochi secondi paradossali, Katia impietrita dalla paura di essere stata scoperta appiccicata a me che mi stavo divertendo faticando a restare serio, Sandra si avvicinò a noi:- Cosa stai facendo con questa sgualdrina? — Nulla di male cara, non è come pensi. -Sandra riusciva a mantenere la maschera di serietà e freddezza a differenza di me:- E cosa dovrei pensare quando trovo mio marito con una mano nelle mutande e una tra le tette di una zoccola? — No guarda non ho la mano nelle mutande. -Tolsi la mano da dentro la scollatura della maglietta per sollevare la gonna a Katia e mostrargli la mano che con un dito stavo ancora solleticando sopra le mutandine, Sandra guardò compiaciuta e spostò la mia mano per metterci la sua:- Però la mutandina è umida, ti sei bagnata quindi ti piaceva. -Katia era troppo spaventata per rispondere, all’occhio di Sandra non poteva sfuggire l’enorme rilievo che i capezzoli duri stavano disegnando sulla maglia:- E la mano nelle tette cosa faceva? — Pura curiosità cara… -Alzai la maglia di Katia fin sopra le tette, infilai le mani nelle coppe del reggiseno e lo feci scivolare in basso liberando le tette ma sopratutto i due grossi capezzoli che puntavano verso Sandra:- …guarda come sono enormi. -Sandra prese tra le dita un capezzolo e con la grande abilità e sensibilità che aveva gli fece provare qualche brivido di piacere, Katia trovò il coraggio di parlare:- La prego signora non dica niente al padrone che mi licenzierebbe, non è stata colpa mia, la prego. — Vuoi dire che è stato mio marito a costringerti? — Si… no… -Non riuscì a continuare la sua difesa perché scoppiò a piangere, avevamo spinto lo scherzo troppo oltre, Sandra gli prese il mento con una mano rialzandogli il viso, gli diede un piccolo bacio sulle labbra.- Stupidina non piangere che non voglio farti del male, non dirò niente a nessuno. -Katia riprese coraggio rinfrancata dalle parole di Sandra:- Grazie signora. — Devi però farmi la promessa che non lo farai più e se mio marito ti mette ancora le mani addosso vieni subito a dirmelo, capito? — Si signora. — Su adesso asciugati le lacrime che non è successo niente. -Sandra, mentre la rassicurava con la voce più dolce che poteva, gli rimise a posto il reggiseno senza perdere l’occasione di palpargli per bene le tette, la ammiravo per la grazia con cui riusciva a palpare quelle splendide tette senza che Katia sospettasse la volontarietà:- Ora vai pure che finisco io di sistemare il letto. — Grazie signora, lei è molto buona. -Mentre usciva dalla porta Sandra la salutò con una pacca sul sedere, appena richiuse la porta gli dissi:- Forse siamo stati cattivi ed abbiamo esagerato. — Tu hai fatto la parte del cattivo ed io quello della mogliettina buona pronta a perdonare. — E che gli ha dato una di quelle palpate di tette da fare invidia. — Due tette che meritano un maggior approfondimento, sopratutto i capezzoli devono essere deliziosi da succhiare. — Te la vuoi fare, di la verità? — Perché no? Prima di tornare a casa voglio proprio godere di tanta abbondanza. -La situazione particolare creata da Sandra abbinata all’intimo che la rendeva più eccitante che se fosse nuda, aveva fatto si che la mia erezione continuasse, stavo per accennarne a Sandra ma mi bloccò subito:- In quanto a te, quel bozzo nei pantaloni fallo calare subito, per oggi hai avuto abbastanza ed è quasi ora di andare a cena. — Nemmeno dopo cena ho qualche speranza? Guarda come continua a piovere. — Dopo cena dipende se saprai essere brillante, ma il fatto che piova o ci sia il sole non a alcuna importanza. –

