Ci preparammo per scendere a cena, Sandra non cambiò l’intimo, tenne quello sexi esibito per Katia, lo nascose sotto una minigonna nera elasticizzata e una maglia bianca a dolcevita, la minigonna metteva il suo culetto come in vetrina rientrava nel solco disegnando alla perfezione le due natiche rotonde, la maglia molto attillata beneficiava le tette che si evidenziavano, i miei occhi percorsero ogni centimetro di quel magnifico corpo:- Tu vestita così fai tirare l’uccello anche a un morto, poi io so cosa indossi sotto e avrò l’uccello di marmo tutta la sera, quando torneremo in camera ti avviso che non mi accontenterò facilmente. — Non è nemmeno detto che ti accontenti pisellone. — Ricordati che piove patatina. — Questa sera sei fissato con la pioggia. -Mentre uscivamo dalla camera ci trovammo faccia a faccia con i nostri vicini, scoprimmo chi erano quelli che sorbivano lo scricchiolio del letto e tutti gli altri rumori che provocavamo nei nostri giochi amorosi, erano le due amiche che passavano tutto il pomeriggio sulla veranda ad attendere il tramonto, salutammo cordialmente, la signora pallida rispose con un fil di voce, mentre la sua amica fu più cordiale.Quando entrammo nella sala da pranzo tutti gli altri ospiti erano già a tavola, per prendere posto al nostro tavolo dovevamo attraversare tutta la sala, Sandra mi precedeva, io un passo dietro vedevo il suo culetto ancheggiare graziosamente ad ogni passo, mi accorsi che anche tutti gli uomini in sala guardavano con interesse quella parte del corpo di Sandra, ero orgoglioso e tra me e me dicevo “è inutile che guardate, è roba mia, è la mia donna”.A tavola inevitabilmente il discorso finì sulle nostre vicine di camera:- Hai visto chi sono le nostre vicine di camera? Non me lo sarei mai immaginato. — Visto che dalla loro camera non giungeva alcun rumore non potevano essere che loro o la coppia dei vecchietti. -Fu la mia considerazione, Sandra mi chiese:- Secondo te è malata la smortona? — Non saprei, c’è però un proverbio adatto. — E sarebbe? — Donna smorta figa forta. -Piccola risata soffocata di Sandra:- Questa non l’avevo mai sentita. -La cena trascorse tranquillamente ad eccezione di quando mi tornava alla mente l’abbigliamento intimo di Sandra, mi provocava un leggero rialzo delle dimensioni nei pantaloni.Nel dopocena ci fermammo a chiacchierare nel salotto con le due amiche nostre vicine di camera, conoscemmo finalmente i loro nomi, quella che avevamo etichettato la smortona si chiamava Miriam, mentre l’amica, o la compagna, come si definì lei, si chiamava Petra, erano simpatiche, anche Miriam che però parlava molto poco.Petra era seduta di fronte a noi, notai che spesso sbirciava tra le gambe di Sandra, la invidiavo perché sapevo quale era la visuale che aveva quando accavallava le gambe o le teneva leggermente aperte, quella sera lo faceva molto spesso, non capii perché.Al termine della serata, appena tornati in camera, abbracciai Sandra da dietro prendendogli le tette:- Non ne potevo più, è tutta la sera che ho il cazzo duro lo senti? -L’avevo appoggiato al suo culo facendogli sentire come fosse già a un buon stato di erezione:- L’ho anche visto. — Come lo hai visto? — Non dirmi che pensavi di riuscire a coprire quel bozzo che hai tra le gambe, ma chi ti arrappava così tanto, Miriam o Petra? -Sandra si liberò della mia presa per sedersi sul letto:- Mi chiedi anche perché è tutta la sera che ho il cazzo in tiro? Ti sei vestita in maniera da sballo, hai attirato gli occhi di tutti gli uomini su te, in più sapevo cosa portavi sotto, c’è mancato poco che andassi in bagno a farmi una sega. — Non era la sera giusta per mettere questo intimo. -Si era sfilata la maglia restando con il solo reggiseno:- Perché? Guarda come ti modella bene il seno. — Non è del reggiseno che mi lamento, guarda qui sotto. -Si era liberata anche della minigonna, la sottile striscia del tanga era entrata nella fessura della micia tenendo aperte le grandi labbra arrossate e gonfie:- Stupendo, hai la patatina eccitata e pronta ad accogliere il pisellone. — Ad accogliere un cazzo. — Ben quello intendevo. — Scordatelo, dentro qui questa sera non ci entra il tuo pisellone. — Ma cosa è successo? — E’ Successo che mi sono bagnata e l’umido della patatina a risucchiato dentro il tessuto.– Perché non sei andata in bagno per rimetterlo a posto o toglierti le mutandine? — Non sono andata in bagno perché mi piaceva, mi ha fatto avere due orgasmi mentre eravamo seduti a parlare con Miriam e Petra, ogni movimento che facevo mi stimolava non riuscivo a stare ferma. — Ho anche invidiato Petra che stando di fronte a te poteva beneficiare della vista delle tue cosce, ho notato come sbirciava tra le tue gambe quando le tenevi stranamente aperte. — Lo facevo per dare un poco di sollievo alla patatina, so che Petra poteva vederla completamente, a visto anche quando ho goduto. — Io non mi sono accorto che hai avuto due orgasmi. — Tu no ma loro si, e come se ne sono accorte. — Pensi che si siano accorte anche della mia erezione? — Sicuramente, ma a loro interessavo di più io. -Mi inginocchiai tra le sue gambe e mi avvicinai alla micia, guardai Sandra in viso:- In che senso interessavi più tu a loro? — Sei proprio un anima candida, non ti sei accorto che sono due lesbiche — Ma va, non scherzare. -Sandra mi spinse la testa delicatamente per far combaciare la sua figa con la mia bocca:- So riconoscere chi ha i miei stessi gusti. Invece di parlare muovi la tua lingua per darmi un poco di sollievo. -I due orgasmi avuti in salotto avevano lasciato il dolce sapore del piacere, sentivo le grandi labbra quasi scottare tanto erano state sollecitate dal tanga, il clitoride, una volta raggiunto dalla mia lingua, rispondeva appieno alle mie sollecitazioni, Sandra mi teneva la testa per impedirmi di fermarmi.Stava godendo un nuovo orgasmo, questa volta, a differenza dei due cui era stata costretta a nascondere, poté dare sfogo a tutto il suo piacere, lo urlò anche, lasciò uscire dalla gola gemiti di piacere senza preoccuparsi che le nostre vicine la sentissero, con l’orgasmo riversò nella mia bocca nuovo caldo e dolce umore che assaporai deliziandomi.Sfinita, al termine dell’orgasmo, si lasciò cadere sdraiata sul letto, mi spogliai nudo e salii sul letto spingendomi sopra lei, feci in modo che il mio uccello eretto e duro si appoggiasse sulle calde grandi labbra della sua fighetta:- No caro, oggi non si entra nella mia patatina. — Eppure sta piovendo. -Guardai fuori dalla finestra, aveva smesso di piovere.- Ancora la storia della pioggia, mi devi spiegare questa tua fissazione. — E’ uno studio che sto facendo, appena avrò la conclusione te la spiegherò. -Risalii sul corpo di Sandra fino a far adagiare il mio uccello tra le tette, Sandra le pressò ai lati con le mani per imprigionare tra di esse il mio uccello, le sue tette non erano sufficientemente grosse per farmi una spagnoletta, ma mi piaceva, liberai ugualmente il mio membro per carezzargli i capezzoli con la cappella, si impadronì lei del mio uccello e lo imprigionò di nuovo tra le tette e in più mi stava segando, la aiutai dondolandomi sul letto che scricchiolava mandando segnali equivoci nella camera confinante. La mia eiaculazione fu potente, oltre ad imbrattare le tette gli schizzò sul viso e una piccola parte sulla bocca, si passò la lingua intorno alle labbra per ripulirsi del mio sperma fin dove ci arrivava con la lingua.Mentre ci preparavamo per la notte Sandra guardò fuori dalla finestra:- Speriamo che domani sia una bella giornata, vorrei andare su quell’altopiano che ci hanno indicato per fotografare le marmotte. — Io invece spero che domani piova. — Non vedo l’ora di conoscere questo strano studio sulla pioggia. -Il mattino seguente eravamo tra i primi a fare colazione, ci servì al tavolo Katia, cordiale e premurosa con Sandra, fredda e scostante con me, ci preparò anche un sacchetto con qualche panino, un poco di frutta e un paio di dolcetti per fare un picnic in montagna.La meta era un altopiano popolato da marmotte, lo raggiungemmo con in un paio d’ore di cammino, ci divertimmo molto a fotografarle.Dopo il piccolo pranzo ci sdraiammo sull’erba a goderci il sole splendente, oltre a noi, a una decina di metri, vi era un’altra coppia, lui aveva circa quarant’anni, lei poco meno.Il sole era caldo e mi misi a torso nudo, prima di me lo aveva già fatto l’altro uomo, la compagna si era tolta anche lei il maglione restando con il solo reggiseno, invitai Sandra a fare lo stesso ma si rifiutò.Non passò molto tempo che l’uomo si tolse anche i pantaloni restando con i soli slip, si vedeva chiaramente un principio di erezione, invitò la donna a togliersi anche lei i pantaloni, eseguì l’ordine restando in perizoma e reggiseno nero, sul culo era fin troppo evidente l’avanzamento della cellulite, non badavano a noi si comportavano come se fossero soli, poco dopo sparì anche il reggiseno, le tette, una buona terza, si adagiarono flaccide, lui si abbassò gli slip alle ginocchia mostrando una buona erezione, porse l’uccello alla donna che si mise seduta e lo prese in bocca.Io e Sandra eravamo sdraiati sull’erba uno rivolto verso l’altra, dalla mia posizione vedevo chiaramente ogni movimento dei due e facevo la cronaca per Sandra che gli voltava le spalle:- Lui ha un bel cazzo duro, non come il mio ma buono, lei lo sta spompinando di gusto con le tette flaccide che tremolano come un budino. -Sandra rise mettendosi una mano sulla bocca per trattenersi, continuai la cronaca mentre con una mano gli palpavo le tette sopra il maglioncino:- Il macio ha tolto il cazzo dalla bocca della troia che lo sta segando per non farlo sgonfiare, gli ordina di stendersi sull’erba e gli sfila il perizoma mostrando un ciuffo nero abbondante, lui si posiziona tra le gambe di lei e afferra saldamente il proprio strumento di trivellazione e lo dirige verso il centro, un colpo solo ma deciso e… goool è in rete. –Sandra non riusciva più a trattenersi dal ridere, approfittai di quel momento di debolezza per abbassargli la zip dei pantaloni e infilarci una mano, divaricò leggermente le gambe per lasciarmi raggiungere senza difficoltà la sua patatina vogliosa, l’accarezzai da sopra le mutandine e infilai un dito sotto il bordo laterale raggiungendo il morbido pelo, arrivai fino alla fessura e vi infilai un dito, era già bagnata e dava segno di provare piacere al mio giochetto.L’uomo intanto stava chiavando con grande foga la sua donna che aveva incrociato le gambe sopra la schiena di lui e ansimava mugolando:- Guarda come pompa la vacca. -Sandra si voltò un attimo per dare un occhiata, restò sbalordita a guardare quella scena, era rimasta affascinata dalla violenza con cui l’uomo sferrava colpi alla donna che lo incitava, non smisi di titillargli il grilletto mentre lei era ancora rivolta verso la coppia impegnata nell’amplesso, la sentii contrarre i muscoli della figa, stava godendo mentre strofinava le cosce sulla mia mano.Solo terminato l’orgasmo si rigirò verso di me:- Maialina hai goduto per quei due che trombano o per il mio ditalino? — Tutti e due. Non è la prima volta che vedo scene di sesso dal vivo e tutte le volte mi viene voglia di imitarli. — Se vuoi lo facciamo subito. -Sandra aveva liberato il mio uccello duro aprendomi i pantaloni, lo teneva in mano e lo menava con un buon ritmo:- Non così e in queste condizioni, ma chissà, forse un giorno lo faremo anche noi come quei due. -Le urla della donna che stava godendo ci distrassero dal nostro discorso che avrei voluto approfondire.Mentre mi segava avevo infilato una mano sotto il maglioncino e mi divertivo a strizzargli i capezzoli, l’uomo aveva liberato la donna da sotto lui e l’aveva fatta mettere in ginocchio, si stava apprestando a infilarglielo nel culo, ripresi la cronaca a beneficio di Sandra:- Il nostro campione ha afferrato il cazzo e lo sta spalmando con un liquido lubrificante, la stessa operazione la sta facendo intorno al buco del culo della vacca, ora appoggia la grossa cappella all’ingresso del secondo canale, la afferra per i fianchi e con un colpo secco da campione gli spara il cazzo in culo. -La donna aveva lanciato un urlo misto tra dolore e piacere, Sandra rideva senza smettere di segarmi, avevo di nuovo infilato una mano nei suoi pantaloni per tornare sul delizioso cespuglio, ma lei strinse le gambe e scosse la testa:- Questa sera amore faremo la conclusione. — Come stanno facendo loro adesso? — Nel mio sederino non riuscirai mai a infilarci nemmeno un dito. — Eppure io mantengo sempre la speranza di riuscire a farmi il tuo culetto vergine. – Spera fin che vuoi ma il mio sederino non te lo do. Ti piace sentirmi parlare del mio culetto, stai godendo per le mie parole o per la sega porcone? -Stavo godendo imbrattandogli la mano di sperma, l’uomo con i suoi colpi violenti stava godendo nell’intestino della donna, forse anche lei stava avendo un altro orgasmo, entrambi urlavano dicendo parole incomprensibili, non era italiano di sicuro, sembrava tedesco.Ci ripulimmo con i nostri fazzoletti mentre l’uomo si faceva pulire con la lingua dalla donna l’uccello quasi ammosciato, senza preoccuparsi di rivestirsi la donna si ridistese sull’erba, l’uomo prese dallo zainetto un pacchetto di sigarette, si affannò poi a cercare ancora nello zainetto qualcosa che non trovava, guardò nella nostra direzione e venne verso di noi, avvisai Sandra che non si era accorta dei movimenti dell’uomo, si voltò e vedendo quell’individuo nudo con l’uccello moscio e le palle pendule venire verso di noi si impaurì, si strinse a me prendendomi per un braccio.L’uomo era di fronte a noi con l’uccello penzolante che perdeva l’ultima goccia di sperma, ci mostrò la sigaretta e chiese con un italiano infarcito di accenti tedeschi se avevamo da accendere la sigaretta, risposi che purtroppo noi non fumavamo e non eravamo provvisti di fiammiferi.Non apprezzò che non potevamo aiutarlo, avevo ancora la cerniera dei pantaloni abbassata, l’uomo prese in mano il suo uccello flaccido e prese a menarlo, con lo sguardo indicava la mia patta aperta dicendo con il suo accento tedesco:- Ti sei fatto fare una sega dalla tua puttana guardandomi che chiavavo la mia donna? -Non risposi nulla e fortunatamente l’energumeno se ne andò.Sandra era ancora impaurita, si alzò immediatamente implorandomi.- Andiamo via subito ti prego. -Non me lo feci ripetere due volte, raccolsi il nostro zainetto, presi per mano Sandra e ci avviammo sulla strada del ritorno, purtroppo dovevamo passare davanti a quei due, cercammo di passare più velocemente possibile ma non riuscimmo a sottrarci ai loro lazzi, l’uomo urlò a Sandra tenendo in mano l’uccello:- Vieni qua puttana che te lo metto nel culo. -Mentre la donna allargava oscenamente le gambe per mostrarci la figa nera e pelosa, si infilò due o tre dita mimando un amplesso.Riuscimmo a sottrarci alla loro vista andandocene quasi di corsa, Sandra era ancora spaventata e nessuno dei due parlava, pensavamo solo a mettere più strada possibile tra noi e quei due.Dopo una buona mezz’ora di marcia forzata mi fermai, non avevo lasciato la mano di Sandra da quando eravamo praticamente scappati, la abbracciai, sentivo il suo cuore battere come impazzito non solo per la corsa fatta:- Non avere più paura, non c’è più nessun pericolo. -Sandra scoppiò a piangere e mi strinse forte, gli accarezzai il viso asciugandogli le lacrime:- Perché hai avuto così tanta paura? — Quando a preso in mano quell’orribile arnese ho pensato che volesse violentarmi. — Ma c’ero io con te, non eri sola. — E cosa avresti potuto fare? Quel mostro era almeno il doppio di te. -Sapevo che le mie battute, quasi sempre stupide, riuscivano ad allentargli la tensione:- Ti avrei mostrato come sono veloce a scappare. -Qualche attimo dopo Sandra scuoteva la testa sorridendo:- Sei proprio un buffone, sono sempre più convinta di aver sposato un buffone. -Continuammo il nostro cammino per raggiungere l’albergo, cantammo come due ragazzini per tutta la strada salutando allegramente chiunque incontravamo che ci rispondeva sorridendo.Giunti in prossimità dell’albergo vedemmo sulla veranda Miriam e Petra che ci salutarono agitando una mano appena ci videro.Per la cena Sandra aveva indossato un mini abito bianco molto attillato che finiva a metà coscia, attraversando la sala da pranzo per raggiungere il nostro tavolo ci fu la solita serie di occhi maschili, e non solo, che la seguirono, come dargli torto, il suo culetto così evidenziato dall’abito attillato si muoveva ondeggiando dolcemente ad ogni passo, percepii anche la frase di uno dei giocatori carte “beato lui che può infilarsi tra quelle chiappette”, non sapeva che si sbagliava.La cena corse via liscia a parte i piccoli dispetti di Katia nei miei confronti, la porzione più abbondante era sempre per Sandra che lei puntualmente cambiava con quella data a me, inoltre chiedeva solo a Sandra se andava tutto bene, se era buono o se ne voleva ancora, io non ero degnato nemmeno di uno sguardo:- E’ ancora incazzata con me. — Per forza, tu hai fatto la parte del marito che in viaggio di nozze non si accontenta dei favori della bella sposina, ma insidia l’innocente cameriera, mentre io sono la moglie innamorata che ha capito come la colpa sia solo del mostro che ha sposato. — Io devo spiegargli che è stato solo uno scherzo. — Non preoccuparti, sistemo tutto io, ho già una mezza idea. — Scommetto che te la vuoi portare a letto. — Perché tu non vuoi fartela? — Non è male come bocconcino. — Allora lascia fare a me che ti faccio pucciare il biscotto nella marmellata. — Vorrei pucciarlo anche questa sera nel tuo vasetto della marmellata. — Non ci pensare nemmeno, è una settimana che siamo sposati e hai già avuto la razione di un mese. — Appena torniamo a casa vado a trovare la zia Sara per farmi una mega scopata. — La zia Sara non la rifiuterebbe di certo, ma lei sa che non lo può fare senza il mio permesso. — Sei cattiva, mi fai passare l’appetito. -Spostai il piatto in cui stavo mangiando fingendomi incazzato:- Se non vuoi mangiare più non è un male, qualche chilo in meno non ti sta male, poi non sei capace di fingerti incazzato, ma questa sera non me la sento di scopare, possiamo comunque fare altro. — Ad esempio giocare a tombola? — Non è una cattiva idea. — Smettila furbacchiona, tanto so che non mi lascerai a bocca asciutta. -Interrompemmo la discussione per l’arrivo di Katia con il dolce, a Sandra diede una porzione quasi doppia ed a me una scarsa, guardai Katia che mi dava l’impressione di sogghignare, feci il gesto di cambiare il piatto con quello di Sandra ma me lo impedì:- Questo no, piace anche a me il dolce. Hai lanciato uno sguardo a quella povera ragazza che sembrava volessi ucciderla. — Era veramente la mia intenzione. -Sandra rise divertita.
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