1° CAPITOLOQuesto che state iniziando a leggere è la storia di una donna tranquilla educata dai propri genitori a una futura maternità e pronta a diventare moglie, per loro, perfetta. Le mie esperienze sessuali, dovuta ai pochissimi uomini che fino a quel momento avevo avuto, si fermava ad avere dei rapporti banalmente normalissimi. Solamente all’uomo che amavo concedevo le mie grazie, rifiutando qualsiasi altro mi si avvicinasse. Il cambiamento che ebbi, ancora oggi non saprei dire come e perché avvenne ma in pochissimo tempo divenni una femmina vogliosa, con sani appetiti che fino a poco tempo prima avrei sicuramente giudicati eccessivi.Eravamo in primavera, stavo viaggiando sulla mia auto per raggiungere, come ogni mattina da cinque anni, l’azienda dove lavoravo come responsabile di un settore. Nella stessa ditta lavorava anche il mio fidanzato, Mario, con mansioni di direttore generale. La storia tra noi due, che durava ormai da tre anni, era risaputa, si può dire da sempre, nessuno di noi aveva mai tentato di nasconderla non avendo legami sentimentali con altri, e avevamo deciso di sposarci entro l’anno. I nostri incontri, che potevano dirsi normali, niente di eccezionale ma che in quel momento andavano bene così, avvenivano sempre nelle nostre rispettive abitazioni. Io, allora, avevo una trentina d’anni, piacente con un fisico prosperoso e curato, castana di capelli ed occhi, alta sul metro e settantacinque. Lui sulla cinquantina, fisico asciutto, un poco stempiato e alto sul metro e ottanta. Quando finalmente giunsi davanti alla ditta, lo trovai ad aspettarmi all’entrata. Rimasi meravigliata, e una volta raggiunto chiesi cosa avesse da dirmi di così importante da non poter aspettare la sera visto poi che avremmo dovuto vederci. Una nostra succursale aveva dei seri problemi e nel tardo pomeriggio sarebbe dovuto partire per il Sud America dove doveva rimanerci per almeno due settimane, poi avrebbe deciso quando rientrare. Quindi quella sera non ci saremmo incontrati, ma appena arrivato sul posto mi promise che avrebbe chiamato per telefono per farmi stare tranquilla. Contrariata da quel problema sorto così repentinamente chiesi se avesse bisogno di una mano per fare i bagagli. Mi rispose appunto che stava andando a casa per prepararli, e che una volta passato dall’avvocato per alcuni documenti importanti, avrebbe preso un taxi che lo portarlo direttamente all’aeroporto. Al massimo, aggiunse, potremmo vederci per circa un’ora all’aeroporto visto che il decollo era previsto per le diciannove. Fui d’accordo con lui, e passata la giornata lavorativa, anziché dirigermi verso casa, andai all’appuntamento. Lo trovai già in mia attesa e insieme cercammo, come se fosse possibile, il luogo con meno gente dove poter rimanere quei ultimi minuti assieme. Arrivato l’orario di presentarsi per l’imbarco, lo salutai con un grosso bacio, e raccomandandomi di stare attento lo lasciai andare. Mentre stavo viaggiando verso casa mi sentì triste e vuota, come se un pezzo mi fosse stato portato via. Arrivata a casa, molto tristemente, cercai di fare qualche cosa che mi facesse uscire dalla semi apatia che mi sentivo addosso, e in questo mi venne incontro la mia amica/vicina, Rossella, che m’invitò ad una serata in un locale, appena aperto, alle porte della città. Fui molto contenta di accettare un simile invito e mi preparai a dovere, per questa serata imprevista indossando un abito lungo che tenevo solo per le grandi occasioni e che mi lasciava scoperta in modo generoso tutta la schiena. Visto che poi essendo venerdì, il giorno dopo avrei potuto dormire fino a tardi, non mi feci neanche scrupolo dell’orario di ritorno a casa. Uscimmo e con la macchina di Rossella ci avviammo verso questo locale. Gli chiesi se sapesse che tipo di locale fosse, ma anche lei non né sapeva molto, mi disse solamente di avere ricevuto, da parte di un suo amico, due biglietti d’invito appunto per la serata d’inaugurazione, e che lui ci avrebbe aspettato all’entrata verso le ventidue. Una volta arrivati e parcheggiata la macchina davanti al locale, guardandoci in giro, rimanemmo meravigliate del posto. Era senz’altro un ex villa padronale a tre piani, tutto intorno c’era un piccolo parco illuminato, e un sentierino di lastre di pietra portava dall’entrata esterna del locale stesso. Tutta la costruzione era cintata da un muto alto circa quattro metri. Fummo d’accordo, che qualunque fosse il tipo del locale, era per persone di ceto molto alto, e quindi non accessibile a tutti. Quando arrivammo all’entrata un ragazzo sulla trentina d’anni si fece a noi incontro, e salutando la mia amica in maniera molto confidenziale, si rivolse a mè presentandosi e invitandoci ad entrare. All’entrata un enorme scalone ci fece salire al piano superiore, non prima di aver avuto la possibilità di lasciare nel guardaroba dei capi che al suo interno sarebbero stati inutili. Salimmo ed entrammo in un salone enorme, in tutto il suo perimetro c’erano dei tavolini molto elegantemente addobbati dove gli invitati prendevano posto, mentre il suo centro era completamente vuoto in caso qualcuno avesse voluto ballare. Strascichi, tappeti, e luci, si sprecavano, rendendo i suoni molto ovattati. In fondo, al lato estremo della sala, una piccola orchestra suonava una musica dolce, lasciando la possibilità alle persona di poter parlare senza, per questo, dover urlare. Nel suo insieme era molto carino, anche se forse un poco démodé. Tutti e tre ci sedemmo in uno dei pochi tavolini rimasti ancora liberi che si trovavano solamente al capo estremo della sala stessa, in un angolo più lontano dall’orchestrina. Accendemmo la piccola luce posta al centro che serviva per avvisare che il tavolo era occupato, nel caso ci dovessimo allontanare. Si avvicinò a noi un cameriere prese le ordinazioni portandocele nel giro di pochi minuti. Parlammo del più e del meno, e l’amico di Rossella mi trovò molto simpatica, dispiacendosi molto della mancanza del mio uomo e si offrì di chiamare un suo amico in sala per farmi da cavaliere. Ricevuta la mia risposta che la cosa non mi creava nessun problema, si alzò scusandosi, e si allontanò. Da Rossella seppi che questo ragazzo era un direttore di sala di una delle innumerevoli che c’erano nel locale. Quando ritornò era accompagnato da un uomo alto e molto magro presentandolo come suo migliore amico. Guardai quello sconosciuto con curiosità, sicuramente carino, capelli molto lunghi raccolti a coda di cavallo, viso squadrato e sicuro, occhi di un grigio molto intenso, e sotto il vestito, sicuramente, doveva nascondere un fisico molto atletico. La sua stretta di mano fu decisa ma non forte, e sempre guardandomi negli occhi, vi pose un bacio. Ritornammo a sedere, da subito capì che a quel uomo piacevo, e che sicuramente aveva intenzione di portarmi a letto al più presto. Sorrisi a questa idea, dato che mi era sempre piaciuto più del normale, eccitare gli uomini per poi mandarli in bianco. Cominciai cosi a parlare con lui, e ogni volta che mi dava la possibilità, gli rispondevo con dei doppi sensi, incoraggiandolo a continuare il suo tentativo di affascinarmi a tal punto che non avrei potuto dirgli di no. Arrivarono parecchie bottiglie di spumante ordinate da lui, e facendosi sempre più vicino, mi cinse la vita con un suo braccio e scrisse su un tovagliolino il suo numero di cellulare in caso avessi avuto bisogno. A quel punto, essendo già abbastanza allegra, mi avvicinai ancora di più a lui offrendogli la mia bocca cosa che non rifiutò mi trovai a baciarlo in bocca con passione. La mia mano, incuriosita, corse in mezzo alle sue gambe tastandogli il sesso già rigido e pieno di desiderio. Mi staccai da lui arrossata ed eccitata da questo bacio, effettivamente baciava molto bene, ma rimasi sempre decisa di portarlo al massimo senza poi concedergli niente. Sia Rossella che il suo amico, erano nelle nostre stesse condizioni, e a un certo punto, la mia amica avvicinandosi a mè disse se avessi avuto dei problemi a farmi accompagnare a casa dal mio cavaliere, visto che aveva intenzione di passare il resto della notata a letto con il suo amico. Chiesi al mio lui se avesse dei problemi e lo trovai molto contento d’accettare di accompagnarmi. Rossella ed il suo amico si alzarono e salutandoci sparirono abbracciati. Dopo circa un’ora, incoraggiato dalla possibilità di portarmi a letto le sue mani si fecero più ardite insinuandole nella scollatura della schiena, fino a raggiungermi un seno impugnandomelo completamente. Anche lì mi lasciai andare tra le sue braccia baciandolo in bocca, come se in quel momento fossimo stati da soli. Ci alzammo e andammo verso la macchina, una volta saliti gli dissi chiaramente che non sarei andata a letto con lui, e doveva accontentarsi di quello che aveva avuto fino a quel momento, essendo innamorata del mio uomo non lo avrei mai tradito per una avventura. Allora pensavo veramente che per avere dei rapporti sessuali si doveva essere innamorati del proprio partner. Deluso e, diciamolo, molto arrabbiato mi accompagnò a casa senza proferir parola. Arrivati, molto sgarbatamente, mi disse di scendere che doveva ritornare al locale e che quello che avevo fatto, nei suoi confronti, non era giusto, e nel caso fossi ritornata nel locale di non aspettarsi nessuna attenzione da parte sua, invitandomi un’altra volta a scendere. Pur avendolo fatto consapevole di quello che stavo facendo, alle sue parole ci rimasi veramente male, e cercando di farmi perdonare mi avvicinai a lui tentando di baciarlo. Per tutta risposta fui allontanata, e aprendomi la portiera dall’interno fui spinta a scendere. Una volta scesa ripartì con stridore dei pneumatici lasciandomi attonita in mezzo alla strada. Anche se lo capivo, mi trovai ferita nell’amor proprio, adirata con lui per aver rifiutato quel mio bacio. Non ero mai stata offesa a quel punto, e decisi che non sarebbe finita lì. Salita in casa tirai fuori dalla mio portafoglio il tovagliolino con scritto il suo numero di cellulare, lo chiamai immediatamente. Come rispose, cercai di fare la pace per telefono, e lo invitai a tornare indietro e venire su da mè per offrirgli qualche cosa da bere. Finalmente riuscì a convincerlo e dopo una quindicina di minuti era seduto sul divano con un buon bicchiere di Whisky in mano. Parlammo e chiarimmo il mio atteggiamento e dovetti riconoscere le mie colpe. Per cercare di farmi perdonare, gli chiesi cosa volesse che facessi, senza per questo arrivare ad andare a letto con lui. Per tutta risposta mi disse di spogliarmi e di sedergli accanto che senz’altro una idea l’aveva. Lo guardai negli occhi per cercare di capire cosa mai mi avrebbe fatto fare e dedussi che c’erano due possibilità, o la masturbazione oppure voleva che gli facessi un pompino. La cosa stranamente mi eccitò e non mi diede alcun fastidio. Comunque dei casi anche non essendo un’esperta in tutte e due le cose, ciò che gli feci sapere subito, volli accettare. Mi spogliai davanti a lui nella maniera più sexy che conoscessi, cercandolo di portarlo ancora più in alto nella eccitazione, non calcolando minimamente la mia, e fu un errore. Una volta spogliatami completamente mi avvicinai a lui sedendomi al suo fianco. Le sue mani si impossessarono subito del mio corpo accarezzandomi in ogni dove, mentre la sua lingua esplorava nuovamente la mia bocca. Lo lasciai fare mi piaceva essere in quel momento un oggetto nelle sue mani, anziché come sempre accadeva con Mario, essere io a prendere l’iniziativa. Ogni sua carezza mi faceva salire dei brividi lungo tutta la schiena fino a esplodermi nella testa lasciandomi intontita e sempre più mollemente in balia dei suoi desideri. Si alzò dal divano e messosi in piedi davanti a mè, iniziò a slacciarsi la cintura dei pantaloni. Immediatamente lo fermai dicendogli che avrei continuato ben volentieri a farlo io. Ben contento tolse le mani e le mie presero il suo posto, continuando fino a che rimasto in boxer, potei notare un qualche cosa di non indifferente. Gli strusciai il volto, da sopra i boxer su quel bel sesso teso, ricevendo dalla sua bocca lamenti di piacere. Lo guardai negli occhi e vidi libidine allo stato puro. Inserì la mia mano all’interno delle sue mutante imprigionando il suo membro tra le dita e accarezzandolo delicatamente. Lo tenni così per alcuni istanti pregustando il piacere che da lì a poco mi avrebbe dato. Con molta calma gli abbassai i boxer fino a farlo rimanere con il sesso ben teso, davanti ai miei occhi. Mi riavvicinai con il volto e ora senza il più minimo ostacolo lo ripassai un’altra volta sul mio volto sentendolo bollente e duro. Già il solo contatto mi diede piacere. Le sue mani mi presero la testa e mi avvicinò in maniera che il suo glande s’appoggiasse alle mie labbra e con una piccola spinta m’introdusse in bocca. Cominciai a succhiarlo delicatamente, lo estrassi lo ricoprì di baci e ritornai a mettermelo in bocca, continuando a succhiarlo sempre più forte e con più desiderio. Aiutata dalle sue mani presi il tempo del su è giù cercando ad ogni affondo di accoglierlo sempre di più profondamente. Era bello, grosso, non esageratamente lungo, ma pieno di quella passione che solo noi donne riusciamo a vedere in loro. In quel momento amai quel sesso con tutta me stessa, non m’importava avere un orgasmo era più importante dargli piacere. Vederlo smaniare per mè, portarlo a una condizione tale di eccitamento da ripagare lo sforzo che in quel momento stavo facendo. Era esaltante e appagante sentirlo sproloquiare in parole senza senso inebriato da quello che gli stavo facendo. Le sue mani accelerarono il mio movimento con la testa affondando sempre più vigorosamente il suo sesso in mè. Mi pregava, mi supplicava che gli bevessi il suo succo nella maniera più completa possibile, cosa che ero già pronta a fare per la prima volta nella mia vita. Infatti quasi subito un fiotto bollente si riversò nella mia gola arsa dalla libidine seguito da molti altri che feci fare la stessa fine bevendoli avidamente. Il sapore di agro-salato si sparse nella mia bocca rigenerandomi dalla fatica. Come torno in sé si chinò verso di mè baciandomi la fronte, imperlata di sudore, per lo sforzo appena concluso e ripagandomi con estrema dolcezza. Si sedette al mio fianco sul divano guardandomi negli occhi appagato, per il momento, ma con la voglia di continuare per darmi il piacere che mi ero negata fino a quel momento. Ricevuto da mè una volta in più il rifiuto di fare altro, abbastanza deluso, si diresse verso il bagno per ripulirsi, e rivestitosi dietro al mio desiderio di andare a dormire si accomiatò dandomi un bacio in bocca ed augurandomi la buona notte.*2° CAPITOLOLa mattina dopo svegliatami molto tardi mi apprestai a mettere a posto un poco la casa aspettando la chiamata di Mario con la quale mi avrebbe detto di essere arrivato e che tutto andava per il meglio, e ciò che avvenne qualche ora dopo la mia sveglia. Uscì a fare la spesa. Al mio rientro incontrai Rossella allegra a sorridente che rientrava dalla nottata trascorsa a casa del suo amico. Decidemmo di vederci verso il tardo pomeriggio per farci le confidenze della serata trascorsa. Quando si presentò da mè era già molto tardi, quindi decidemmo di cenare assieme in casa mia e una volta finito, avremmo parlato. Tutti e due avevamo voglia di raccontarci come avevamo passato la serata precedente, e quando gli spiegai cosa era successo rimase allibita per la sorpresa, spiegandomi che avrebbe giurato che tra noi non potesse succedere niente sapendo come la pensavo, e che ero innamorata del mio Mario. Nello stesso tempo si complimentò con mè per la mentalità aperta e senza problemi riguardo al sesso che stavo prendendo. Mi esortò a continuare così cercando di vivere la vita sessuale con chi volessi, scernendo attentamente, il sesso dal sentimento. Detto questo, mi chiese di aspettarla, ed andò a casa sua ritornando dopo pochissimi minuti, con un album di foto nelle sue mani. Ci accomodammo nuovamente e questa volta toccò a lei a raccontarmi cosa fosse successo ed iniziò a raccontarmi, con dovizie di particolari, come il suo amico l’aveva posseduta in ogni suo anfratto dandogli un piacere grandissimo scaricando, per il momento, ogni qualsiasi voglia che aveva di uomo. Mi raccontò che oltre a lui ne aveva un altro, e tutti e due erano a conoscenza dell’altro. Quello della sera precedente era l’uomo che lei aveva per avere rapporti completi, mentre l’altro l’aveva, per scaricare la sua libidine e i suoi sogni impossibili, dato che come sesso non era molto dotato, ma aveva una fantasia da portarla all’orgasmo senza avere un rapporto completo. Utilizzava solamente le sue mani e vari ammennicoli in suo possesso. Altra sua dote era che riusciva ad organizzare la maggior parte dei suoi sogni più reconditi, rimanendo poi presente per la sua sicurezza. Dicendo questo prese l’album e aprendolo mi fece vedere delle sue fotografie, con lei mascherata, alle prese con vari uomini nelle pose più disparate, o con lei nuda nei posti più impossibili. Rimasi esterrefatta da quelle immagini così esplicite, mai e poi mai avrei immaginato che Rossella fosse così porca, però nello stesso tempo la cosa mi eccitava tantissimo. Alla vista del mio interesse per quelle fotografie mi chiese se ne avessi mai avuto la possibilità di farle con Mario oppure con altri uomini prima di lui. Gli risposi che per mè era una cosa fuori dalla mia portata non tanto per le foto, ma per la paura che le stesse potessero essere viste da chiunque, e la più piccola possibilità di essere riconosciuta, mi avrebbe buttato letteralmente nel panico più totale. Mi domandò di guardarle più attentamente e se avessi mai potuto riconoscerla sotto quella maschera. Dovetti ammettere che la cosa era al quanto impossibile, quindi, preso il coraggio dalla mia risposta cerco di convincermi di fare un servizio fotografico della stessa portata. Mi spiegò che il suo amico lo avrebbe potuto organizzare in tempo minimo e senza nessun problema. Nel caso non mi fossi fidata di lui, avrei potuto chiedere anche i negativi che mi sarebbero stati consegnati. La cosa mi eccitava ma nello stesso tempo m’impauriva moltissimo. Gentilmente gli risposi che ci avrei pensato ma per il momento non mi sentivo ancora pronta a fare un passo del genere. Ebbi la sensazione che Rossella rimase delusa dalla mia risposta, e mi fece promettere che non avrei detto a nessuno, neanche a Mario, dell’esistenza di quelle fotografie. La tranquillizzai promettendogli quanto mi aveva chiesto aggiungendo che la cosa sarebbe rimasta un segreto tra mè e lei, e che non era mia abitudine andare in giro a raccontare cose che agli altri non dovevano interessare. Rincuorata un poco dalle mie parole, parve per il momento più tranquilla, prese le sue cose e torno a casa sua lasciandomi però dell’amaro in bocca per il fatto che non si fidasse completamente di mè. Gli avevo dimostrato più di una volta che la mia amicizia nei suoi confronti era sincera. Mentre riordinavo la casa, ripassai mentalmente le fotografie appena viste, e mi sorpresi ad immaginarmi nelle stesse pose lascive alle prese con uno o più uomini, oppure immortalata nella mia nudità nei posti più strani. Sentì un brivido di eccitazione percorrermi tutta la schiena al solo pensiero. La cosa mi prendeva parecchio e decisi che avrei chiesto a Rosella se, al prossimo servizio fotografico, avrei potuto essere presente come spettatrice per farmi almeno una idea di quello che succedeva. Andai a casa sua immediatamente e glielo chiesi. Quando gli feci questa richiesta parve contenta e mi disse che avrebbe domandato al suo amico. Era già previsto, da li a pochi giorni, doveva fare delle foto quindi di non preoccuparmi che senz’altro sarei stata una di loro. Contenta della possibilità di esserci tornai a casa per finire di rassettarla ed andare a dormire. Passai quasi tutta la settimana in attesa di ricevere, da parte di Rossella, l’avviso del giorno prefissato per fare le foto, ed infatti giovedì sera si presentò da mè raggiante comunicandomi che il tutto si sarebbe svolto sabato mattina molto presto, e che sarebbe stato un servizio fotografico di nudo all’aperto in mezzo al verde. In quel momento non so chi di noi due era più eccitata, lei che lo faceva o io che andavo a vedere. Mi fece vedere la biancheria intima che avrebbe messo per sabato e la trovai molto sexy. Arrivò sabato e ci trovammo molto presto davanti alla porta del mio appartamento per scendere in strada assieme, dove trovammo già il suo amico in nostra attesa. Salimmo sull’auto e fatta una presentazione molto veloce, partimmo subito per il luogo predestinato. Arrivati, notai che era un piccolo parco sempre aperto anche di notte di una villa settecentesca adibita adesso a museo. Andammo in un posto isolato dove avrebbero scattato le foto. L’amico di Rossella cominciò a fotografarla mentre lei si spogliava dei suoi indumenti fino a rimanere quasi completamente nuda eccezion fatta per il reggicalze. Mentre il suo amico continuava a scattare, lei, si mise a correre attraverso gli alberi giocando a nascondino fra di loro. Gli scatti si susseguivano come se fosse stata una mitragliatrice, e nel giro di una quindicina di minuti il tutto era concluso. Rossella, prontamente prese la sua roba ficcandola nella borsa e messasi il soprabito s’incammino verso la macchina sicura e decisa nella sua sottostante nudità. Prima di salire in macchina aprì completamente il soprabito e pretese che il suo amico gli scattasse un ultima foto ciò che lui fece immediatamente ben contento di assecondarla. Arrivati a casa del suo amico, lui andò in camera oscura per lo sviluppo dei negativi. Rosella ed io ci demmo da fare in cucina per preparare un qualcosa che ci servisse come colazione. Nel giro di mezz’ora tutti noi eravamo seduti a tavola ed entrammo subito nel discorso preferito di Rossella riguardante le fotografie. Il suo amico ci fece vedere i provini sviluppati, che oserei dire, erano molto sexy. Iniziarono tutti e due un martellamento cercando di convincermi a farne qualche d’una senza per questo essere completamente nuda, ma di mettermi nella maniera più sexy che conoscevo. Accettai più per farli smettere che per la voglia di farmi fotografare. Finita la colazione, scendemmo nello studio dove preparò, sotto uno sfondo anonimo, la macchina fotografica e le luci. Quando fù tutto pronto mi misero in centro allo sfondo, mi porsero una mascherina che copriva i miei lineamenti, che misi con molta attenzione. Dietro ai loro consigli cominciai a mettermi in pose sempre più audaci fino a che chiesero se me la sentissi di togliermi un po’ d’indumenti. Lo feci fino a rimanere solo con le mutandine bianche molto trasparenti. Tutti e due trovarono questa mia performance molto sexy. Una volta scattate queste foto, l’amico ritornò in camera oscura per lo sviluppo. Nel giro di un’ora uscì dalla camera oscura con tutte le foto stampate e ci mettemmo tutti e tre sul divano a guardarle. Effettivamente nessuno avrebbe mai potuto dire che in quelle foto ci fosse la sottoscritta, tanto la maschera mi cambiava i lineamenti ma pretesi ed ottenni che i negativi e le foto mi fossero state consegnate. Senza nessun problema una volta guardate con molta attenzione, me le consegnarono aggiungendo che era un vero peccato che la pensassi in quella maniera, visto che avevo un corpo molto desiderabile. Più di un uomo, e di questo erano sicuri, mi avrebbe portato a letto tranquillamente per bearsi delle mia grazie. Non abituata a questo tipo di complimenti arrossii violentemente e li guardai negli occhi cercando di capire se lo dicevano perché erano conviti oppure per farmi un complimento. Quello che vidi mi piacque specialmente visto che lo aveva detto anche una donna molto carina. Li ringraziai per la loro gentilezza, sminuendomi con parole di rito, ma piacevolmente sorpresa di quello che mi avevano appena detto. Ci demmo appuntamento per la sera del giorno dopo a cena e, Rossella, accompagnandomi alla porta aggiunse sottovoce che le mie foto gli avevano acceso una gran voglia di godere con il suo amico, e senz’altro da lì ad un momento avrebbe fatto in maniera che ciò accadesse. Dandomi un bacio sulla guancia la lasciai sapendo benissimo che quello appena detto sarebbe successo. Una volta in strada volli fare due passi per guardare le vetrine dei negozi prima di rientrare in casa e mi sorpresi a guardare gli uomini che incrociavo con occhi più attenti cercando di capire se potessi piacere anche a loro. Non so che cosa, ma un certo punto, mi ritrovai a pensare a Franco, un amico che non vedevo più da molto tempo e che da sempre mi aveva fatto un filo spietato nella speranza di portarmi a letto, ma che aveva ricevuto solo risposte negative. Da qualche parte a casa dovevo avere ancora il suo numero di telefono, appena rientrata lo avrei cercato e chiamato, con la scusa di sapere come stava. Presi un taxi e mi feci portare a casa, notando da subito che gli occhi dell’autista, attraverso lo specchietto retrovisore, mi fissavano le cosce generosamente esposte, e fui contenta di questo.3° CAPITOLOUna volta giunta a casa e fattami una doccia veloce, ancora in accappatoio, cercai come promessomi, il numero di Franco e una volta trovato lo chiamai. Mentre facevo il numero ebbi il dubbio sul fatto che si ricordasse ancora di mè e se, nel caso, avesse avuto piacere alla mia telefonata dopo tutto questo tempo. Fece appena due squilli e subito dall’altra parte riconobbi la sua voce. Era sempre la stessa, bassa tranquilla ma nello stesso tempo gioiosa, era proprio un peccato che a questa voce non fosse abbinata un fisico come piacesse a mè, lo ricordai piccolo con una pancetta piuttosto prominente. Fortunosamente mi riconobbe immediatamente, e parve molto felice di sentirmi. Dette le solite banalità, che al telefono si dicono dopo un lungo tempo senza vedersi, mi chiese se per quella sera avessi degli impegni visto che gli sarebbe molto piaciuto rivedermi. Fui contenta di questo invito ed accettai volentieri dandogli appuntamento per le venti e trenta davanti a casa mia. Come sempre arrivò puntuale e lo feci salire per abbracciarlo e per ringraziarlo della possibilità di quella piccola rimpatriata. Iniziammo a raccontarci cosa ci fosse accaduto in quel periodo dopo le solite frasi di convenevoli. Mentre parlavamo chiesi a Franco se era proprio necessario uscire per cena, o se si sarebbe accontentato di un piatto veloce fatto da mè. In questo caso potevamo rimanere a casa dove mi sembrava più intimo per continuare la nostra chiacchierata tra di noi. Accettò ben volentieri e andati in cucina mi diede una mano a preparare il tutto e cenammo velocemente. Una volta finito ci sedemmo sul divano con davanti un buon bicchiere di Whisky. Lo guardai attentamente e constatai che fisicamente non era cambiato per niente, si era fatto solo crescere una vistosa barba ma il suo sguardo era ancora limpido come quando lo avevo visto per la prima volta. Mi fece i complimenti per com’ero e mi confermò che per lui ero ancora una gran bella donna, e dicendomi senza mezzi termini, una volta di più, che avrebbe fatto pazzie per portarmi a letto. Tutta questa sincerità mi colpì profondamente, era da molto tempo che nessun uomo mi parlava così schiettamente, e ne fui orgogliosa. A circa metà serata, dopo aver bevuto un paio di bicchieri e mentre le nostre confidenze stavano andando a parare in un punto molto pericoloso, squillò il telefono. Scusandomi con lui, alzai la cornetta del telefono posta al mio fianco e rispondendo riconobbi immediatamente la voce di Mario. Mentre stavo parlando, improvvisamente le mani di Franco si posarono sulla mia coscia risalendo lentamente fino all’inguine. La cosa mi eccitò moltissimo, e cercando di tenere l’impostazione della voce nella normalità, agevolai quell’audacia mettendomi in una posizione più comoda, per lui, perché potesse continuare o meglio ancora potesse arrivare dove avrebbe voluto. Lo guardai negli occhi e lessi gioia per come le cose si stavano mettendo. Il mio respiro si fece più veloce e affannoso. Mentre continuavo rispondere a Mario, la mia eccitazione saliva alle stelle grazie a quella situazione. Cercai, e vi riuscì, di trattenere Mario più allungo possibile al telefono. Franco con le mani arrivò agli elastici delle mie mutandine e capì che aveva intenzione di togliermele. Mi alzai dal divano, mettendomi in piedi davanti a lui, così che poté procedere senza nessuna fatica a quanto si era ripromesso e con somma mia accondiscendenza. Una volta tolte mi fece risedere in modo che avessi fianchi appoggiati al limite del divano, e aprendomi le gambe la sua bocca andò ad incollarsi sulla mia vagina, cominciando a leccarla in maniera fantastica dandomi un grande piacere. Non ragionavo più, non so nemmeno cosa stessi dicendo a Mario, i miei sensi erano offuscati dal piacere che provavo in quel momento. Mario mi chiese cosa avessi sentendomi molto strana. Inventai una scusa, penso anche molto poco credibile sul mio stato di salute e nel giro di pochissimo ci salutammo dandoci appuntamento per la serata dopo. Appena riattaccato posi le mie mani sulla sua testa e la spinsi con forza verso la mia vagina perché la leccasse più profondamente e con ancora più passione. Gli diedi del bastardo, e del figlio di puttana, visto che aveva approfittato del momento che non potevo difendermi, gli mentì spudoratamente, ma gli intimai di non smettere assolutamente visto che la cosa mi piaceva tantissimo. Con rapidi gesti mi tolsi la rimanente roba che indossavo rimanendo nuda, e presami il seno tra le mani cominciai a torturarmeli con vigorose strizzate. La sua lingua sapeva esattamente come muoversi, mi sembrava di essere posseduta da un piccolo membro, e biascicai parole di piacere nei suoi confronti. Non contento, a un certo punto, mi fece mettere a carponi offrendogli completamente le mie parti più intime a quella bocca così avida, e seppe subito cosa farne. Per prima cosa aprendomi le natiche con prepotenza andò ad interessarsi del mio buchetto più piccolo cercandolo di forzarlo con la lingua, la cosa mi faceva morire dal piacere. Saltava dal dietro al davanti con maestria regalandomi un piacere indescrivibile. Lo maledì e lo benedì nello stesso tempo, dentro di mè saliva la voglia di essere profanata, e glielo dissi senza molti preamboli. Alzò la testa, e sorridendomi, mi disse di aspettare che non aveva ancora finito che sarebbe arrivato anche quel tempo visto che avevamo tutta la notte davanti. Mentre lui tenendomi ben aperte le natiche con le mani mi leccava l’ano, le mie corsero sul clitoride che cominciai a toccarmelo senza ritegno. L’orgasmo che ebbi mi squasso il corpo fu di un violento mai avuto. Mentre lui come se non fosse successo niente continuava a leccarmi riportandomi nel giro di pochissimi minuti ad una eccitazione ancora più alta. Lo pregai, quasi mi arrabbiai, chiedendogli di avere il suo sesso dentro di mè, che non né potevo più dalla voglia di essere posseduta, ma lui come se non sentisse continuò imperterrito a fare quello che stava facendo, portandomi velocemente ad avere un secondo orgasmo. Mi chiese se avessi delle zucchine in frigo ed alzandosi andò a prenderle tornando con due di esse, una molto grossa mentre l’altra era più piccola. Cominciò ad introdurmi la più grossa nella mia vagina spegnendo per il momento la voglia di essere penetrata, mentre con l’altra più piccola mi forzò lo stretto condotto anale facendomi emettere delle piccole urla più di paura del dolore, che avrei potuto sentire, che per altro. Ma nel giro di pochi secondi la paura sparì lasciandomi benevolmente sorpresa, dal piacere che quel orifizio mi stava dando. Sentivo la parte sotto del mio corpo posseduta da quei due organi, che sapientemente faceva entrare ed uscire da dentro mè. Ad avere il terzo orgasmo passò pochissimo e fù come se si fossero rotte le cataratte del mondo intero fù tanto intenso che mi parve di svenire. Rimasi per un po’ in uno stato di semi incoscienza, mentre sentivo un po’ su tutto il mio corpo i suoi baci leggeri. Quando ebbi la forza di riaprire gli occhi lo guardai notando la sua soddisfazione per il godimento che mi aveva dato. Avvicinandosi poi a mè disse che aveva sempre sospettato che fossi una donna che gli piaceva scopare, e che adesso ne aveva la certezza più assoluta, l’unica cosa era che rimase meravigliato nello scoprire che avevo ancora il culo vergine. Gli sorrisi, e avvicinandolo a mè lo baciai in bocca ringraziandolo così, per il momento, del piacere che mi aveva donato. Presi le poche forze rimaste e mi sedetti sul divano. La sue mani s’impossessarono dei miei seni accarezzandoli delicatamente. Appoggiai la testa sulle sue spalle, cercando un po’ di coccole e di tenerezza, cosa che ebbi mettendomi un braccio sulle spalle e abbracciandomi teneramente. Quando mi sentì più sicura delle mie gambe mi alzai andai in camera per mettermi una vestaglia addosso. Al mio ritorno notai che Franco aveva versato in due bicchieri un dito di Whisky, e sedutagli accanto mi accoccolai vicino a lui ringraziandolo della serata e di lasciarmi qualche minuto per riprendere fiato. Se avesse potuto aspettare gli avrei fatto una cosa che sapevo piacergli molto. Non disse niente e stemmo così abbracciati per almeno una decina di minuti ognuno immerso nei suoi pensieri. Mai e poi mai con Mario avevo raggiunto questo punto di piacere. Ogni volta che avevo fatto all’amore era stato bello, questo sì, ma mai nessuno mi aveva fatto godere così tanto senza che ci fosse stata penetrazione da parte del mio partner. Franco era riuscito a portare alla superficie la mia libidine nascosta facendomi capire che se mi fossi lasciata andare, e fossi riuscita a superare l’educazione bigotta ricevuta fino a quel momento, avrei potuto godere ancora di più. Senza dirgli niente alzai la testa e lo baciai con trasporto in bocca. Ormai tra noi due si era rotto quella membrana sottilissima che ci divideva e faceva in modo che tra di noi non ci sarebbe stato mai niente, e di questo fui molto contenta. Gli raccontai che avevo un conoscente che voleva farmi delle foto di nudo oppure mentre facevo l’amore, ma che la cosa da una parte mi faceva molto paura, mentre dall’altra l’idea non mi lasciava del tutto indifferente. Chiesi a quel punto cosa ne pensasse di una cosa del genere. La sua risposta mi lasciò un po’ interdetta, quando mi disse che da sempre le sue, poche, donne le aveva avute con questa voglia, che a lui andava benissimo, così che tutte le aveva fotografate in posizioni eccitanti, e che non contento, ma sempre con la lei del momento d’accordo, le aveva fotografate anche mentre avevano rapporti con altri uomini, e questo senza nessun problema. Lo guardai per vedere se dicesse sul serio e capendo quale sarebbe stata la mia prossima domanda, aggiunse, che sia le foto che i negativi le aveva consegnate a loro e lui aveva tenuto, con il loro permesso, solamente a computer le foto con il viso irrimediabilmente rovinato solo per una sua libidine. Mi disse che se il problema era la mia paura di vedere le mie foto in giro di fare in modo farmi consegnare tutto foto e negativi, mentre se era la fiducia che mancava avrebbe potuto, sempre se volevo, porvi rimedio facendomele lui stesso. Stetti un po’ a pensarci e preso coraggio e gli dissi che le avrei fatte queste foto, ma solo con lui, perché solo di lui mi fidavo. Accettò ben volentieri, mi chiese solamente se poteva tenere tutte le foto a computer come aveva fatto con le altre, chiaramente a in modo che il volto fosse irriconoscibile. Accettai perché ero sicura che da lui non avrei mai avuto dei problemi. Guardandolo negli occhi notai grande eccitazione. Misi la mano in mezzo alle sue gambe ed iniziai a toccare il suo sesso, che trovai con sorpresa ancora a riposo, nonostante il discorso fatto. Mi sorrise dicendomi che lui in quel momento era eccitato mentalmente, e che se volevo eccitarlo anche fisicamente dovevo cominciare ad accarezzarlo, ed anche il suo fratellino si sarebbe svegliato. Gli presi la mano e lo portai in camera da letto. M’inginocchiai davanti a lui cominciai ad abbassargli sia i pantaloni che le mutande fino a trovarmi a portata di bocca il suo sesso. Con decisione cominciai a leccargli le palle risalendo fino alla punta del suo membro, che presa un po’ di consistenza lo imboccai iniziando a succhiarglielo. Nel giro di pochi minuti prese forza e vigore introducendomelo sempre più in fondo, visto che con lui potevo farlo senza nessun problema, arrivai ad ingoiarmelo tutto ad ogni mio affondo. Il risultato non si fece attendere molto, infatti appostrofandomi con alcune parole non molto ortodosse, si scaricò in mè chiedendomi di bere tutto il suo succo, ciò che feci felice di accontentarlo. Ormai si poteva dire che era quasi mattina, e lo invitai a rimanere a dormire insieme a mè. Una volta spogliatoci tutti e due nudi ci mettemmo a letto ed abbracciati ci addormentammo felici. Quando mi svegliai sentì le sue dita che cercavano il più piccolo orifizio. Lo assecondai inarcando i glutei ed andando con una mano ad aprirmi la natica. Una volta raggiunto con un dito quello che cercava me lo introdusse il più profondamente possibile, facendomi lamentare leggermente. Era molto chiaro cosa volesse, e decisi che era arrivato il momento di perdere quella pesante verginità, visto poi che a detta della maggiorparte delle donne che conoscevo, la cosa, a parte la prima volta, era molto piacevole. Gli chiesi che se avesse voluto ero pronta a dargli quello che lui stava, in quel momento, profanando con un suo dito. Per tutta risposta mi butto via le lenzuola e mettendomi sotto i miei fianchi dei cuscini, in modo che il mio culetto fosse completamente a sua disposizione, si abbassò per andarmi a leccare il buchetto in mezzo alle natiche. Ebbi subito una sensazione di piacere a quel tocco di lingua e m’inarcai ancora di più offrendoglielo il più possibile aperto in maniera voluttuosa. La mia piccina era già un mare di piacere, molto per il modo che mi stava leccando fra le natiche e molto anche perché avevo una voglia pazza di essere posseduta analmente. Non dovetti aspettare molto, lui si posizionò tra le mie gambe allargandomele ancora di più, e una volta puntatolo sul mio buchetto con delicatezza, ma nello stesso tempo con decisione, affondò in mè. In un primo momento provai un quasi fastidio a quella penetrazione e rimasi al quanto delusa dalla sensazione, ma dopo qualche su e giù il piacere cominciò a crescere in mè prepotente e cominciai ad incitarlo ad andare sempre più in fondo e con maggiore velocità, cosa che fece senza bisogno di ripetere l’incitazione. Mentre mi stava possedendo mi disse che il suo sesso era fatto proprio per poter aprire quella strada la prima volta, in attesa che poi ne potessi ricevere altri di ben altre dimensioni. Dandomi della puttana e della maiala affondò per intero in mè scaricandosi e facendomi un clistere di sperma. Senza nessun preavviso ebbi un orgasmo lento ma profondo. Si tolse quasi subito da dentro mè mettendomi il sesso nelle vicinanze della mia bocca e mi obbligò a ripulirglielo di quel poco sperma che ancora usciva. Prima d’andarsene ci demmo appuntamento da lì a pochi giorni per andare, come pattuito, nello studio del suo amico fotografo.4° CAPITOLOLa mattina dopo mi venne a trovare Rossella chiedendomi cosa pensassi del suo amico e spiegandomi nei minimi particolari come era andata a finire il suo incontro. La cosa mi fece piacere per lei, ma mentre parlava a mia volta ripassai mentalmente la mia nottata scoprendomi molto contenta per quello che era successo fra mè e Franco. Infatti anche Rossella noto nel mio modo di fare qualcosa di strano e chiese se poteva sapere cosa mi fosse successo. Gli raccontai tutto e lo feci ben sapendo che se non avessi fatto non me la sarei mai tolta d’attorno per parecchio tempo. Quando ebbi finito il resoconto della serata mi fece promettere che alla prima occasione glielo avrei presentato, e per un attimo ebbi un moto di gelosia nei suoi confronti. Gli dissi anche delle foto che avrei fatto da lì a pochi giorni e cercò di farsi invitare anche lei. Riuscì a sbarazzarmene promettendogli che avrei chiesto a Franco se poteva venire con noi. Alla sera tornò a telefonarmi Mario avvisandomi che le problematiche della filiale gli avrebbero assorbito più del tempo calcolato e che mi avrebbe saputo dire, con qualche giorno d’anticipo, quando sarebbe tornato. Mi chiese se stessi bene e tranquillizzato, dalla mia risposta, dopo pochi minuti riattaccò il telefono. Non so cosa mi stesse accadendo, ma quella telefonata mi diede molto fastidio così impersonale e fredda. Ripensai a gli incontri avuti, prima con il ragazzo del locale e poi con Franco, solamente qualche ora prima, e la cosa mi eccitò, cercai allora di non pensarci concentrandomi sui mestieri di casa. Verso metà settimana arrivò la telefonata di Franco con la quale mi dava la data esatta del nostro incontro e che, sicuramente, quella sera sarebbe stata stupenda. Gli parlai di Rossella e la voglia che aveva di partecipare a questo incontro come spettatrice chiedendogli se ci fossero dei problemi. Per lui non c’erano problemi, volendo potevo portare chiunque avessi voluto. Arrivò il giorno e posso dire che il nervosismo si stava impossessando di mè, ogni cinque minuti guardavo l’orologio e sembrava che il tempo non passasse mai. Arrivata a casa dal lavoro, optai per farmi un bagno rilassante, mescolando nell’acqua i migliori profumi che avessi. Una volta finito mi agghindai per benino con della biancheria molto sexy, e prima di dimenticarmi, presi le fotografie fattemi dall’amico di Rossella, per farle vedere a Franco. All’ora stabilita sentì suonare il citofono e Franco disse che mi avrebbe aspettato in macchina visto che non c’era modo di parcheggiarla. Feci il segnale convenuto a Rossella e fui pronta, uscendo da casa trovai la mia amica che si trovava già sulle scale in mia attesa. Salimmo in auto e dopo averlo baciato in bocca gli presentai Rossella chiamandola porca. Rossella si mise a ridere ma confermò quanto gli avevo appena detto e chiese se ci fosse la possibilità di farsi fotografare anche lei. Nessun problema rispose Franco. Dove stiamo andando avremo tutto il necessario per fare moltissime fotografie. Contenta si mise tranquillamente seduta sperando di arrivare nel minor tempo possibile. Nel giro di una mezz’ora arrivammo a una casa esternamente molto vecchia, ma quando entrammo nello studio rimasi incantata per come era messa a posto. Più che uno studio sembrava un’alcova per amanti. In un angolo c’era un enorme letto in ottone circondato da vari riflettori e con davanti dei tre piedi dove a uno di questi era collegata una macchina fotografica. Un poco più indietro su un tavolo c’era appoggiata una telecamera modernissima. Ci accomodammo ed appoggiando su una sedia a noi vicina le nostre borse. Franco si diresse con padronanza verso l’angolo opposto del letto dove c’era un divano ed un piccolo mobile bar rifornitissimo di ogni liquore. Cercai di tranquillizzarmi avendo il cuore che batteva come un forsennato dall’emozione. Franco capì subito il mio problema e presami la mano mi fece sorridere con qualche battuta mentre Rossella andò dritta sparata verso il letto sdraiandovisi sopra. Bevvi una generosa dose di bourbon per cercare di combattere la vergogna che mi stava assalendo, e chiesi a Franco di lasciarmi un momento da sola per prepararmi a quello che fino a tempo prima, mai avrei pensato di fare. Franco si avvicinò a Rossella e cominciarono a parlottare fino a quando mi avvicinai a loro. Quando fui quasi davanti a loro Rossella mi venne incontro e chiedendomi se avevo qualche cosa in contrario se lei andava a trovare l’amico fotografo di Franco visto che abitava sopra lo studio. Mi disse che aveva saputo da Franco che il suo amico, era solo e avendo una reputazione per niente bella, tipo sadismo ecc., lei voleva conoscerlo, e nel caso avesse voluto concedersi di non fare niente e lasciarla fare. Rimasi un po’ sorpresa, ma in fondo erano cavoli suoi, ed accettai. Convinsi Franco a portare su anche mè, incuriosita più che altro dalla nomea di questa persona. Senza aver niente d’obbiettare, salimmo al piano superiore dove in una stanza trovammo alcuni uomini intenti a parlottare mentre giocavano a poker. Alla nostra entrata ci squadrarono dalla testa ai piedi, e avvicinandoci ad una persona, Franco lo presentò come suo amico e proprietario di tutta la costruzione. Non so cosa prese a Rossella ma sembrava un’altra persona. Stava facendo la stupida e cercai di richiamarla per evitarle spiacevoli sorprese. Infatti notai che il padrone di casa stava già allungando le mani mettendole sul suo sedere passando da sotto la gonna. Lei non parve farci caso, anzi la cosa senza alcun dubbio parve piacergli, concedendosi a lui ancora più spudoratamente e quindi invogliando gli altri a fare la stessa cosa. In poco tempo si ritrovò mezza nuda e già con ogni mano occupata da un sesso in erezione. Franco si scusò con mè per lo spettacolo, ma giustamente mi disse che non era tutta colpa loro. Aveva provveduto ad avvisare Rossella di che pasta fosse fatto il suo amico e questo, secondo lui, l’aveva eccitata. Pensai che in fondo non erano problemi miei, visto anche il discorso che mi aveva fatto prima di salire, e decisi di lasciarla fare. Rossella la vidi sparire sotto il tavolo da gioco. Incuriosita mi avvicinai a loro e quello che vidi mi fece rimanere di stucco. Rossella si stava dando da fare con tre sessi, uno lo aveva completamente in bocca mentre gli altri due li stava menando con maestria, e da quel che vedevo gli piaceva moltissimo. Alle mie spalle giunse un uomo che si impadronì, palpandolo da sopra la camicetta, del mio seno, e facendomi sentire sulle natiche, attraverso il tessuto, tutta la potenza del suo membro. Non dissi niente, guardavo incantata, come Rossella tenesse testa a quei sessi bellissimi dandosi da fare come una forsennata. A l’uomo alle mie spalle se ne aggiunse un altro che mi sollevò la gonna e scostatemi le mutandine prese il mio sesso a piene mani. Ebbi come un attimo di mancanza dal piacere che provavo ad essere usata da quelle mani. La mia camicetta sparì in un batter d’occhio, e la stessa fine fecero il resto dei miei indumenti, fino a quando rimasi nuda e alla mercé delle loro voglie. Vidi Franco in un angolo che stava guardando la scena senza dire niente, ma pronto ad intervenire in caso di un mio qualsiasi bisogno. Con un sorriso lo tranquillizzai che la cosa mi piaceva molto, e di lasciarli fare. Rossella ormai si trovava posseduta in ogni sua parte e i suoi gridolini di piacere si mischiavano ai rantoli dei suoi uomini che stavano abusando di lei senza alcuna delicatezza. I due uomini che avevo alle spalle mi presero con decisione e mi portarono nello studio fotografico, dove adagiatami e messami una mascherina, cominciarono a fotografarmi mettendomi in tutte le posizioni che mi chiedevano. Eccitata all’inverosimile chiesi i loro sessi senza mezzi termini, ciò che ricevetti con mio grande piacere in pochissimo tempo. Sentì chiedere a Franco, da uno di loro, di filmare quell’incontro focoso con la telecamera che stava per terra e di cercare di non perdere neanche una scena. Davanti ai miei occhi troneggiava un sesso di notevoli dimensioni, proprio come piaceva a mè, e senza esitazione lo portai alla mia bocca cercando e trovando il sapore di maschio che aveva. L’altro uomo si mise alle mie spalle e sollevatomi il bacino si piantò dentro di mè senza nessuna fatica essendo la mia topina molto lubrificata dall’eccitazione. Cominciarono a pistonarmi con selvaggia decisione spingendosi sempre più profondamente dentro in mè, e facendomi lamentare dal piacere che provavo. Sentì Franco dire, che se volevano usarmi il culo, potevano farlo ma con delicatezza essendo stata sverginata analmente solamente da poco. Da quello che stava alle mie spalle partì un urlo di contentezza a questa notizia, e mi disse che entro poco avrebbe approfittato di quella occasione. Mentre mi stavano scopando meravigliosamente bene, arrivarono anche gli altri accompagnati da Rossella sempre più in calore, e chiese a loro di farmi il servizio completo mettendomelo in ogni dove, ed agli altri che avanzavano avrebbero potuto abusare di lei alla stessa maniera visto che non vedeva l’ora di soddisfarli. Mise subito in chiaro che se volevano filmarla lei era d’accordo ma si sarebbe rifiutata categoricamente di mettere la maschera sul volto. Dopo poco mi ritrovai completamente presa in ogni mio buco, e la cosa mi piaceva tantissimo. Dai miei uomini partivano incoraggiamenti a muovermi di più e a succhiare meglio, sempre se avessi voluto ricevere come premio la loro venuta dove si trovavano. Spudoratamente cercai di accelerare il movimento del mio corpo, e di succhiarlo con sempre più forza. Volevo, esigevo il loro sperma, ne avevo una voglia pazza si sentirmi piena del loro piacere. Un po’ ovattata mi giungeva la voce di Rossella con la quale chiedeva di essere inculata con più forza e che se erano delle mezze cartucce non voleva avere niente a che fare con loro. Nel mio caso non potevo lamentarmi. I miei, tutti e tre, si stavano dando da fare in maniera considerevole portandomi più volte all’orgasmo in maniera da non avere più forze per aiutarli a venire. Mentre sentivo Rosella urlare dal piacere che provava, chiedendo di essere trattata come la più puttana del mondo, sentì tutti e tre, riversarmi il loro sperma nei miei orifizi riempendoli completamente. Fù una cosa intensa e bellissima cercai stringendo i muscoli anali e vaginali di spremergli fino all’ultima goccia di sperma, mentre oralmente ebbi meno difficoltà bevendo tutto quel succo eccitantissimo, che mi aveva appena riempito completamente. Rimasi per alcuni minuti stesa a riprendere fiato e aprendo gli occhi vidi Rossella, messa a carponi, che si stava facendo sodomizzare da uno mentre l’altro, tenendogli ferma la testa con le mani la scopava in bocca introducendo completamente il suo sesso, che non era dei più piccoli. Da li a poco anche loro venirono completando tutto il giro dei nostri buchi. Rossella mi si avvicinò, e di sorpresa mi baciò mettendomi la sua lingua in bocca ancora con il sapore di sperma dei suoi amanti. Risposi al suo bacio con la stessa passione e voglia che faceva lei con mè. Quello che mi aveva appena dato era un bacio che solitamente si davano gli innamorati, e rimasi favorevolmente sorpresa di come mi fosse piaciuto farmi baciare in bocca da una donna. Messami a sedere sul letto mi ritrovai vicino a miei tre uomini ancora esausti dopo la cavalcata ma con un viso che trasfigurava soddisfazione. Mi alzai ed andai verso Franco che ormai essendo finito il tutto aveva appoggiato la telecamera a terra e se ne stava seduto in un angolo con la sigaretta in mano. Lo strinsi sul mio seno, che cominciò a baciare e a succhiare, con dolcezza. Lo ringraziai di quella bellissima esperienza che mi aveva fatto fare, promettendogli che in altra sede lo avrei ringraziato diversamente. Rossella si avvicinò a mè barcollando ma con un sorriso che diceva tutto di quello che aveva provato. Con un braccio mi cinse i fianchi e mi disse che aveva intenzione di organizzare un’altra serata come questa, ma che avrebbe voluto essere l’unica donna in mezzo a quei cinque assatanati di sesso, e se avessimo qualche cosa in contrario. Sia io che Franco ci trovò del tutto indifferenti, e lei sorridendo chiamò a raccolta tutti gli uomini comunicando la sua idea. Ci furono solo commenti positivi, e chiesero il perché aspettare la prossima volta quando era possibile farlo in quel momento. Rossella, raggiante, si buttò letteralmente tra le loro braccia chiedendo espressamente di voler essere un oggetto nelle loro mani e che avrebbe accondisceso a qualsiasi loro voglia e quindi di non farsi degli scrupoli, che la risposta sarebbe stata sì a qualsiasi loro desiderio. La presero di peso e la portarono sul letto adagiandola e mettendo a sua disposizione i loro sessi, già semi eccitati. I suoi gridolini di eccitazione si tramutarono in mugugni appena uno di loro si fece strada profondamente nella sua bocca mentre gli altri quattro incominciarono ripetutamente ad abusare di lei nella maniera più libidinosa possibile. Dopo pochi minuti Rossella era completamente presa da quei sessi, due di loro si davano da fare sia con il suo ano che con la sua vagina, un altro lo aveva ben piantato profondamente nella sua bocca, e gli ultimi due impadronitesi delle sue mani, la stavano guidando in una splendida masturbazione. Di lei non c’era più niente di umano era solamente, al cento per cento, puro piacere. Io e Franco ci guardammo lungamente negli occhi e decidemmo sull’istante di fare all’amore anche noi due nella maniera tradizionale. Fù un atto splendido, pieno di sentimento e con una dolcezza incredibile alla fine, quando capì che stava per venire, gli chiesi di non venirmi dove si trovava ma di eiaculare sul mio seno, dandomi la possibilità di spalmarmi il suo sperma su tutto il mio corpo. Una volta finito mi scattò alcune foto, come mi aveva promesso, e come sfondo volle mettere Rossella mentre era posseduta dai suoi amanti. Rossella in poco tempo fù inondata di sperma dai suoi uomini rimanendo adagiata sul letto priva di forze. Notai che stava parlottando con l’amico fotografo di Franco ed un altro uomo, mentre gli altri si erano già rivestiti e stavano per uscire. Sentì da parte loro degli urli di gioia mentre Rossella rideva. Ancora ricoperta di sperma in tutto corpo, si avvicinò a noi. Sottovoce ci chiese se potevamo restare ancora con lei dato che aveva fatto una proposta all’amico di Franco. Franco gli chiese se poteva sapere di che cosa si trattasse. Quello che udì da Rossella mi fece spaventare. Lei aveva detto all’amico di Franco che sapeva di lui come sadico, e se non aveva niente in contrario metteva a disposizione il suo corpo. Continuò dicendoci di non preoccuparci che lo aveva già provato, un paio di volte, e gli era piaciuto tantissimo, però voleva che noi due fossimo presenti per poi accompagnarla a casa. Ci fece promettere che in nessun caso dovevamo intrometterci su quello che gli avrebbero voluto fare. Gli chiesi se fosse sicura di voler sottostare a quei due uomini non conoscendoli, ma se era questo che voleva da parte mia non ci sarebbe stato nessun problema, l’importante era che non facessero niente a mè. Anche Franco fù d’accordo ed abbracciandomi mi tranquillizzò dicendomi che a mè non mi avrebbero toccata nemmeno con un dito, a meno che mi fossi offerta spontaneamente come aveva fatto Rossella. Lei si alzò e chiamò i due uomini in attesa. Si avvicinarono e l’amico di Franco volle mettere subito in chiaro che da lui non era partita nessuna proposta e che era tutta una idea della nostra amica. Chiese se fosse pronta e l’avvisò che si sarebbe fermato solo quando sarebbe stato stanco e era ancora disposto a lasciare perdere il tutto. Rossella quasi protestò alle sue parole e si disse pronta. Lui la prese per un braccio, piuttosto violentemente, e ancora nuda e ricoperta di sperma essiccato la trascinò verso una porta in fondo allo studio. Quando l’aprì la spinse dentro in malo modo e subito entrammo tutti richiudendo la porta alle nostre spalle. Notai subito una camera predisposta a quello che era adibita. Dalle pareti pendevano catene e anelli ed altri marchingegni, mentre in un angolo c’era tutto il necessario per dare dolore alle persone che lo volevano. Franco mi spiegò che tutti i muri erano insonorizzati e quindi nessun suono si sarebbe propagato al di fuori di quel ambiente. I due presero Rossella le bendarono gli occhi e la legarono in maniera che ci volgesse le spalle, a una specie di croce, che volendo poteva trasformarsi in qualsiasi cosa. Andarono nell’angolo degli attrezzi ed anziché prendere delle fruste, come mi aspettavo, tirarono fuori delle verghe sottili e molto elastici posizionandosi, ogni uno, ai lati di Rossella. La prima vergata partì lanciando un sibilo che smise solo quando incontrò la carne bianca e morbida delle natiche, trasformandosi in un rumore, come un battito di mani, seguito subito dopo da un urlo disumano lanciato dalla vittima. Senza lasciar tempo in mezzo arrivò seguito da un nuovo urlo la seconda vergata. Ne contai, almeno trenta, di queste frustate. Quando terminarono, le natiche di Rossella, erano rosse come il fuoco, ma dalla sua bocca uscivano parole d’incoraggiamento a continuare. La slegarono la voltarono e legandola un’altra volta. Gettarono le verghe in un angolo e misero davanti a lei ad una certa distanza una costruzione con applicato sopra un membro enorme non molto lungo ma di una circonferenza che rasentava quasi quello di un sesso equino. Fecero ruotare la croce fino a che il suo volto gli fù sopra e spostandola la posizionarono in maniera che fosse all’altezza della sua bocca. Le bloccarono la testa a questa croce e le tolsero la benda. Alla vista di quella cosa, Rossella chiese cosa volessero farle fare che mai e poi mai la sua bocca avrebbe potuto contenere cosa simile, ma da loro non giunse nessuna risposta. Armeggiarono con qualche cosa alle sue spalle e quando ebbero finito lo agganciarono alla croce posizionandolo in maniera che capimmo subito che era destinato al suo orifizio tra le natiche. Anche li, notammo, era agganciato un fallo ancora più largo di quello posizionato davanti al suo viso. Lo sganciarono dalla croce lo misero davanti ai suoi occhi dicendogli che tutto quello sarebbe sparito nel suo bel buchetto posteriore. Vidi negli occhi di Rossella il terrore per le intenzioni dei due uomini, ma con strafottenza chiese se non ne avevano di più grossi, dato che per lei quelli erano normalissimi. I due risero e gli dissero contenti per lei visto che tutti e due i falli erano destinati a sparire nel suo corpo. Cominciarono con tentare di spingere nella sua bocca quello posizionato davanti il suo volto. Nonostante gli sforzi non riuscirono a raggiungere lo scopo. Quindi dopo una piccola confabulazione tra di loro passarono al fallo alle sue spalle. In poco tempo riuscirono ad avere ragione della sua resistenza, e lo potemmo constatare, dai sorrisi dei due e dalle urla che Rossella cominciò a lanciare. Da dove ci trovavamo potevamo vedere limpidamente il tutto senza il piccolo sforzo. Ormai nel suo ano era penetrato circa metà di quel fallo enorme ed approfittando di uno degli urli di Rossella anche quello davanti ebbe buon gioco ad entrare nella sua bocca per un buon terzo delle sue dimensioni. Ormai lei non aveva più possibilità di scampo e lentamente ma inesorabilmente i due falli entrarono completamente. Per primo vidi sparire totalmente quello più grosso fra le sue natiche, subito dopo con una spinta molto energica datagli da tutti e due sulla sua testa sparì completamente anche l’altro nella sua bocca. Subito i due presero una canula che pendeva dal soffitto e collegandolo al fallo inserito nel suo ano aprirono un rubinettino. Vedemmo scendere da un contenitore più in alto, attraverso questa canula, del liquido che sicuramente andava a riempire sempre di più l’intestino di Rossella. Fatto questo si misero davanti a lei e applicarono anche a quello davanti una specie di pompetta trasparente, dove si vedere piena di un liquido denso che ci dissero essere sperma di cavallo. Cominciarono a schiacciare questa pompetta ed in poco tempo rimase completamente vuota. Andarono a staccare anche quella dietro, ma lasciando ancora ben piantati i due falli. Alzarono la croce e la liberarono, portandola ad una specie di latrina posizionata nell’angolo più lontana dalla porta. Li la liberarono del fallo piantato tra le natiche lasciandola per qualche minuto da sola. Vennero verso di noi e ci chiesero se avevamo qualche desiderio. Nessuno di noi due parlò. Andarono a riprenderla e dopo averla riassettata la portarono davanti a noi. Aveva ancora ben piantato in bocca il fallo meno grosso, e mi domandavo come facesse a trattenerlo. Il suo respiro era affannoso per via di quel intruso che non doveva rendergli facile la respirazione. Uno dei due, rivolgendosi a lei, gli chiese se voleva che gli togliessero il fallo dalla sua gola, ma per toglierlo doveva ricevere delle frustate. Rossella con la testa fece cenno che era d’accordo. Chiesero quante frustate per lei valesse l’uscita di quel fallo dalla sua bocca, dicendogli di segnare con i piedi il numero a lei corrispondente. Rossella con somma fatica fece il numero cinquanta, e tutti e due parvero soddisfatti. Gli tolsero quel fallo dalla bocca, ed una volta tolto da vicino mi parve ancora più grosso. Trasse un sospiro di sollievo a quella liberazione. Gli fù ordinato di andare in centro alla sala e chinarsi per ricevere quanto lei aveva chiesto. Lo fece immediatamente e ricevette, questa volta con delle fruste le cinquanta staffilate. Una volta finito si mise in ginocchio, e chiese di poter bere da loro due e anche da Franco il loro sperma. Franco subito accolse l’invito, infatti avevo notato l’eccitazione che gli era venuta durante, diciamo così, lo spettacolo che aveva visto. Tutti e tre si misero davanti a lei e una volta estratti i loro sessi cominciarono a masturbarsi. Rossella rimase inginocchiata con la bocca ben aperta e con fuori la lingua aspettando ed incitandoli a venirgli in bocca. In poco tempo tutti e tre vennero nella sua bocca, riempendogliela di sperma, che spari completamente ingoiandola tutta. Finito il tutto la portarono a farsi una doccia nello studio fotografico, ma una volta uscita per rivestirsi e tornare a casa, le ordinarono di farlo rimanendo nuda. Ci salutammo e salimmo sulla macchina per ritornare ai nostri rispettivi appartamenti. Rossella ci ringraziò della serata, era felice di come era andata e ci disse che aveva intenzione di seguire alla lettera gli ordini ricevuti dai suoi aguzzini. Infatti per tutto il viaggio rimase nuda, e quando scese dall’auto per entrare nel portone della palazzina e dirigersi verso la porta di casa sua lo fece rimanendo nuda e senza il minimo tentativo di coprirsi. Entrata in casa feci una doccia tonificante e mi misi a letto aspettando che il sonno mi facesse sua dandomi il meritato riposo.
Aggiungi ai Preferiti