13° CAPITOLOFinalmente l’aereo atterrò all’aeroporto, e dopo la solita trafila dei bagagli e della dogana ci avviammo verso l’albergo, seguiti sempre dagli uomini di sua fiducia. Qui giunti andammo alla reception e chiedemmo dei nostri alloggi. Ci furono consegnate le chiavi e con l’aiuto dell’incaricato ne prendemmo possesso. Appena entrata vidi che la mia camera e quella di Jhon erano comunicanti, ma per fortuna la porta era chiusa e la chiave era nella serratura. Dopo poco sentì bussare alla mia camera e una volta aperto lo vidi entrare e dirigersi verso la porta di comunicazione delle nostre camere. Fece scattare la serratura e spalancò la porta scorrevole dalla mia parte, mettendosi infine la chiave in tasca. Uscendo mi disse che lo aveva fatto, se nel caso qualche notte avesse avuto voglia di scoparmi, ora sarebbe stato possibile approfittarne, e che dovevo dormire sempre nuda. Aggiunse dicendomi che chiunque avrebbe varcato quella porta, significava che lo mandava lui, quindi avrei dovuto soddisfare le sue voglie Chiese se avessi capito le sue parole ed avuto la mia risposta affermativa uscì e ritornò in camera sua dove lo sentì cantare felice. La fiera sarebbe iniziata il giorno dopo, e per i primi tre giorni sarebbero potuti entrare solo gli addetti ai lavori, mentre per i giorni a venire, sarebbe stato aperto anche al pubblico. Quella prima giornata la passammo a smaltire il fuso orario, e come se fosse stato tutto concordato in precedenza, ci ritrovammo il giorno dopo a fare colazione, vestiti di tutto punto per l’inaugurazione della fiera. Alle nove precise eravamo in giro per gli stands a ricercare le ultime novità nell’ambito del nostro settore. Cosi passammo i tre giorni, chiedendo, informandoci e prendendo nota di vari nominativi che potevano servirci. Alla sera arrivavamo, talmente stanchi, che non vedevamo l’ora di andare a dormire per recuperare le forze. Jhon. la sera del terzo giorno, mentre stavamo andando a cenare tutti assieme, prendendomi da parte cominciò a fare porco palpandomi e cercando di mettere le sue mani sotto il mio vestito per arrivare a toccare le cose che interessavano direttamente senza nessun ostacolo. Mi disse che quella notte sarebbe venuto sicuramente a trovarmi, visto che ormai erano passati parecchi giorni dall’ultima volta che aveva fatto all’amore. Che il suo scopo era di usare il mio posteriore, quindi di aspettarlo preparandomi a tale evento. Pretese ed ottenne che gli consegnassi la biancheria intima che indossavo in quel momento. Quando raggiungemmo gli altri già seduti al nostro tavolo abituale, situato in un angolo della enorme sala ristorante e chiuso da alcuni séparé, richiamò la loro attenzione, picchettando con una posata sul bicchiere. Tirando fuori dalla tasca i miei indumenti li fece vedere a tutti dicendo che in un momento di particolare mia generosità gli avevo appena, secondo lui, regalato. Da parte sei suoi sgherri partirono applausi rivolti a mè e alla sua persona, complimentandosi per la mia generosità e per la sua fortuna di avere ricevuto quel presente. Notai i loro sguardi perlustrami nella possibilità di vedere qualche mia nudità, ma per fortuna quel giorno avevo indosso un vestito che non lasciava intravedere assolutamente nulla. Mangiammo tutti in compagnia scambiandoci le nostre idee su quello che avevamo visto fino a quel momento, ma sempre con i loro sguardi attaccati cercando sempre di approfittare di una probabile occasione. Più di una volta, ai commensali davanti a mè, caddero a terra posate e tovaglioli, così che con la scusa di riprenderle, si chinavano cercando di guardare in mezzo alle gambe. Jhon divertito da quella situazione, mi chiese di sollevarmi la gonna come aveva fatto lui in aereo, e di renderli felici aprendo leggermente le gambe, dando così la possibilità a chi avesse voluto di vedere com’ero fatta sotto. E’ inutile dire che eseguii quanto richiesto, ed uno a uno tutti, si misero davanti a mè, andando a guardare sotto il tavolo, quanto generosamente era ormai visibile. Finita la cena ci sedemmo nella saletta attigua, e da parte di uno dei suoi uomini gli venne posta la domanda di cosa avrebbero fatto per i giorni rimanenti. Jhon, come aspettandosi questa domanda, rispose che non dovevano preoccuparsi e che sicuramente, come sempre, non si sarebbero annoiati e tutto questo, anche, grazie a mè. Ci furono acclamazioni e risate da parte di tutto lo staff al suo seguito, e contenti ci augurarono la buona notte. Rimanemmo solo io e Jhon a finire di bere il nostro drink, e una volta finito, ci alzammo per raggiungere le nostre rispettive camere. Saliti in ascensore comunicammo il piano al lift-man che si premurò di schiacciare il bottone del piano richiestogli rimettendosi a braccia conserte ed attendendo l’arrivo al piano desiderato. Il suo sguardo sembrava perso nell’enorme specchio che prendeva tutta la parete alle nostre spalle. La mano, di Jhon, andò a sollevare, nella parte dietro, la gonna per poi prendere possesso delle mie natiche stroppiciandole energicamente. Vidi lo sguardo del lift-man abbassarsi sullo specchio fino a raggiungere l’altezza dei miei glutei esposti. Mentre salivamo, Jhon, mi torno a ripetere di preparami ad una sua visita dato che quella notte aveva deciso di farsi il mio bel culo. Notai che gli occhi, dell’addetto all’ascensore, ebbero un sussulto a quelle parole, ma lo collegai al fatto che, Jhon, continuando a palparmi generosamente le natiche, con tutte quelle carezze la gonna si era talmente alzata da lasciarle completamente scoperte. Quando arrivammo al piano, messami a posto la gonna scendemmo e, il lift-man in perfetto italiano, ci salutò. Jhon si fermò un attimo a parlottare con lui, facendomi attendere a qualche metro di distanza. Dopo un cenno con il capo, vidi richiudersi l’ascensore e presami sotto braccio ci dirigemmo verso le nostre camere dove entrammo richiudendo alle nostre spalle le rispettive porte. Dopo qualche momento, la porta di comunicazione delle nostre camere si spalancò, e lui con naturalezza mi disse che sarebbe andato a farsi una doccia e sarebbe arrivato subito. Feci anch’io la stessa cosa e una volta finito ritornai in camera ricoperta solo da un lenzuolo enorme che faceva l’uso dell’accappatoio. Asciugatami alla bene e meglio mi stesi sul letto aspettando che Jhon si facesse vivo. Devo dire che le sue carezze non mi avevano lasciata del tutto indifferente, e come lui avevo voglia di fare del sesso. Mi tolsi il lenzuolo d’addosso e mi voltai sul letto lasciando il mio sedere bene in vista come lui mi aveva chiesto. Jhon arrivò già con il suo sesso ben in mostra e pronto all’uso. Gli dissi che ero disposta e farmi fare quello che fino a quel momento aveva chiesto, ma di non essere troppo irruento almeno all’inizio. Mi disse di rimanere immobile come mi trovavo che volendosi beare a quella vista. Dalla sua stanza giunse il rumore di un lieve bussare alla sua porta, e ripetendomi di non muovermi assolutamente, andò ad aprire. Quando ritornò era in compagnia del lift-man che teneva tra le sue mani un barattolo bianco piuttosto voluminoso. Alla mia vista il ragazzo s’immobilizzò sulla porta e guardando Jhon parve chiedere se potesse entrare. Con naturalezza, Jhon prese quel ragazzo per le spalle e lo fece accomodare al bordo del letto dov’ero distesa. Gli chiese d’aprire il contenitore nelle sue mani e di spalmare una buona dose del contenuto direttamente fra le mie natiche facendo ben attenzione che penetrasse bene nel mio ano. Senza farselo ripetere una seconda volta fece quello che gli era stato chiesto. Cominciò a spalmarmi quella sostanza dapprima tra le natiche e poi prendendone ancora un po’ si concentrò sul mio ano entrando con le dita unte di quella sostanza. Mentre faceva questo il mio sguardo era fisso su di lui, che a sua volta guardava intensamente quello che stava facendo. Dalla mia bocca uscirono, a quella penetrazione, dei lamenti di piacere mentre cercavo di alzare i fianchi per rendere il tutto più agevole. Fece veramente un buon lavoro, infatti mi portò alle porte di un intenso orgasmo. Jhon era talmente eccitato che si mise seduto sulla parte opposta del letto e presa una mano mi costrinse a masturbargli il sesso. Lo lasciò fare ancora per un po’, e quando gli parve che fosse lubrificato abbastanza, mettendosi a cavalcioni dei miei fianchi guidò il suo sesso tra le mie natiche, e con una spinta decisa mi penetrò profondamente. La cosa mi piacque moltissimo e cominciai ad incitarlo ad andare più forte ed a entrare in mè più profondamente possibile. Il ragazzo dell’ascensore si trovava in piedi al nostro fianco con occhi sbarrati da quello che vedeva. Quando Jhon si rese conto di questo, con poche parole gli disse di spogliarsi, di sedersi sui cuscini mettendo la mia testa fra le sue gambe facendosi fare un pompino. Lo vidi spogliasi come un lampo e sedutosi davanti a mè mi prese la testa fra le sue mani accompagnandola all’incontro con il suo sesso ben teso, dove si fece strada tra le mie labbra. Jhon mi prese le braccia e me le portò dietro la schiena, pistonandomi le natiche con ancora più forza, mentre la mia bocca guidata dalle mani del mio giovane amante andava su e giù dilatandosi ogni volta che il suo membro spariva completamente in mè. Con i miei lamenti incitavo i miei amanti di non avere nessuna pietà, spronandoli ad andare più forte e più in profondità. Vennero tutti e due quasi contemporaneamente, bevvi avidamente lo sperma che il ragazzo mi elargiva, mentre sentivo Jhon riempirmi lo sfintere. Quando tutto fù terminato uscirono da mè con i loro sessi umidi, e Jhon mettendomelo davanti alla bocca mi chiese di ripulirglielo dalle tracce di sperma il suo sesso. Senza avere il più minimo ritegno lo imboccai nettandoglielo e rendendoglielo pulitissimo. Il ragazzo chiese a Jhon se poteva approfittare anche lui delle mie natiche e ricevendo una risposta positiva si mise subito a cavalcioni dei miei fianchi e mi penetrò. Cominciò un nuovo stantuffio che mi porto ancora all’orgasmo fino a che Jhon eccitato ancora a quella vista mi mise sotto di me e mi penetrò la vagina. Dalla mia bocca, finalmente libera, uscirono parole dove l’incoraggiavo a mettermeli più in fondo ed a essere più maschi e violenti, e che la cosa mi piaceva tantissimo. Per tutta risposta ricevetti della troia, della puttana da bordello, della maiala e della gran vacca, parole che in quel momento mi sembrarono dolcissime. Quando si riversarono, un’altra volta, dentro di mè mi parve di toccare il cielo con un dito, tanto era il piacere che sentivo. Una volta finito tutto mi trovai davanti alla bocca il sesso di Jhon, che mi chiese di pulirglielo un’altra volta. Poi, rivolto al ragazzo che stava andando in bagno a ripulirsi, gli sentì dire di fare la stessa cosa. Jhon gli si avvicinò e con una certa prepotenza lo portò davanti a mè, chiedendomi di pulirlo per bene. Sotto il suo ordine, lo imboccai rendendoglielo, in poco tempo, ben pulito. L’ultima pulitura mi lascio in bocca un classico gusto amaro. Jhon accomiatò il ragazzo con una lauta mancia per l’aiuto che gli aveva dato e avvicinandosi a mè, esausta, mi disse che il giorno dopo saremmo usciti tutti insieme e che avrebbe scelto lui il mio vestiario. Gli dissi che avevo capito e mi addormentai immediatamente stanca ma molto soddisfatta. 14° CAPITOLOLa mattina dopo mi svegliai molto tardi, e guardando in direzione della porta comunicante la vidi ancora aperta. Mi alzai ed andai a fare una doccia per svegliarmi. Una volta finito, cosi come mi trovavo andai in camera di Jhon che trovai vuota. Tornata nella mia misi le prime cosa che mi capitarono e scesi a fare una colazione. Mentre ero intenta a gustarmi una brioche fecero il loro ingresso tutta la band di Jhon. Si misero al mio fianco e si accinsero anche loro a mangiare qualche cosa. I loro sguardi per prima cosa andarono a perlustrare il mio vestiario e visto che non avevo niente che a loro piacesse si dettero da fare con le vettovaglie. Una volta finito, li salutai e risalii nella mia camera. Come entrai in ascensore vi trovai di turno il ragazzo della notte precedente, che con un sorriso molto eloquente, mi saluto. Mentre salivamo volle ringraziarmi per la nottata che gli avevo fatto trascorrere e si mise a mia disposizione per qualsiasi cosa avessi avuto bisogno. Lo ringraziai e una volta arrivato al piano, dandogli un bacio sulla guancia, scesi e m’incamminai ancheggiando verso la mia camera, sentendo il suo sguardo incollato al mio sedere. Quando vi giunsi trovai ad attendermi Jhon seduto sul mio letto ormai rifatto dal personale dell’albergo. Alzandosi in piedi mi fece notare sul tavolo della stanza vari pacchi e pacchetti che dovevo considerare come un piccolo presente per la nottata che gli avevo fatto passare. Mi avvicinai immediatamente seguita a distanza da Jhon e cominciai a scartarli con agitazione scoprendo dei regali bellissimi e senz’altro molto costosi. Mi girai e per ringraziarlo della bellissima sorpresa lo abbracciai e baciai. Quasi tutte erano d’abbigliamento intimo, dove notai subito, non c’erano né mutandine né reggiseni. C’era dell’ottimo profumo di Cartier, e delle magliettine di vario tipo e colore e su una di esse svettava un "I love U.S.A." molto simpatico, mentre aprendo le ultime due scatole vi trovai due vestiti da sera, neri, molto eleganti. Prese una magliettina di queste con una minigonna veramente corta e adagiandole sul letto mi disse che quella era tutta la roba che dovevo indossare. Mi salutò dandomi appuntamento nella hall dell’albergo. Impiegai pochissimo tempo a vestirmi e guardatami allo specchio per vedere come stavo, uscì per raggiungerlo. Entrata in ascensore mi rispecchiai un’altra volta, notando che i capezzoli stavano letteralmente esplodendo fuori dalla camicetta, sollevai completamente la gonna e mi lisciai i peli del pube, decidendo che appena rientrata li avrei sicuramente accorciati, ma nel contesto generale mi piacqui. In tanto il nostro amico dell’ascensore non aveva occhi che le cose che stavo facendo e una volta arrivati al piano terra mi disse sotto voce che ero proprio una gran bella donna. Raggiunsi tutta la comitiva saltellando come una ragazzina alla sua prima festa ed uscimmo per le strade a fare quello che Jhon aveva organizzato. Il giro fu molto interessante, almeno per mè, visitammo alcuni musei e cattedrali nelle vicinanze dell’albergo, mentre per il resto della compagnia, la cosa parve a loro non interessare. Giunta la sera e rientrati in albergo, dopo una frugale cena, ritornammo in camera per agghindarci alla uscita notturna. Come previsto Jhon mi fece trovare sul letto il vestito per lui appropriato all’uscita e sotto inteso niente biancheria intima. Era uno dei due vestiti regalatemi la stessa mattina e solo in quel momento notai la trasparenza atroce che aveva. Rimasi in dubbio se indossarlo o meno. Meno male che entrò poco dopo e mi portò due pezzi da applicare con degli automatici all’altezza del seno e dei fianchi, coprendo totalmente quelle parti. Quando fummo tutti pronti con due taxi andammo in un locale notturno, dove lui era solito andare quando si trovava in quella città. Come entrammo ci accolse una luce soffusa ed una musica dolce giunse alle mie orecchie. Uno dei camerieri, riconoscendolo, ci accompagnò ad un tavolo dove nel bel mezzo spiccava una abat-jour con sotto una targhetta con scritto riservato e subito dopo il nome e cognome di Jhon. Ci sedemmo ordinando dei drinks che ci furono subito portati. Guardandomi in giro vidi che in un angolo un pianista stava suonando delle vecchie canzoni, e sembrava non farci caso al brusio di sotto fondo dato dal parlottare degli avventori. Sulla nostra destra c’era un bancone lunghissimo con al suo interno alcuni barman indaffaratissimi a preparare le ordinazioni. All’esterno alcune ragazze appoggiate al bancone ed attorniate da uomini chiacchieravano in maniera divertita. In mezzo alla sala alcune coppie stavano ballando, mentre moltissime altre erano sedute attorno a tavoli, come il nostro che prendevano il resto del locale, in atteggiamenti molto confidenziali. Jhon alzandosi m’invitò a ballare e con molta cavalleria, quando feci per alzarmi, andò alle mie spalle e scosto la sedia. Presami per mano e stando attenta a non farmi cadere mi precedette al centro della sala. Prendendomi per i fianchi mi strinse a sé, e passandomi una braccio intorno alla vita cominciammo a ballare tenendo i nostri volti incollati in un guancia contro guancia molto romantico. Ballammo alcuni lenti scambiandoci effusioni come due innamorati, e sentì che nella parte bassa dei suoi pantaloni qualcosa prendeva consistenza. Prendendomi con un dito il mento, me lo fece alzare, e guardandoci negli occhi le nostre labbra, dapprima si sfiorarono, poi con più trasporto ci baciammo appassionatamente. Quando la canzone finì ci avviammo verso il nostro tavolo e una volta arrivati, Jhon, mi chiese di andare alla toilette e di togliermi i due pezzi del vestito che coprivano il seno ed i fianchi. Andai e una volta arrivata la luce violenta della toilette per un momento mi abbagliò. Tolsi velocemente i due pezzi di stoffa e ripiegandoli su se stessi, perché occupassero il meno possibile della mia mano, ritornai al nostro tavolo. Quando arrivai qualcosa era cambiato. Anziché tornare dove fino a quel momento ero stata seduta, Jhon, mi fece sedere in un altro posto, un po’ più nascosto confronto a quello di prima, mettendomi in mezzo a due dei suoi uomini. Mi chiese subito i due pezzi tolti, e porgendoglieli, sparirono nella tasca interna della sua giacca. Cercai di avvicinarmi a lui il più possibile, e gli chiesi, se quando saremmo usciti dal locale me li avrebbe resi. Con il sorriso sulle labbra, rispose, che me li avrebbe dati solamente quando saremmo entrati nelle nostre camere in albergo. La cosa mi preoccupò al quanto, non tanto fino a che saremmo stati in quel locale, ma per quando saremmo ritornati in albergo ed avrei dovuto passare tutto l’atrio fino alla reception prendere le chiavi e fare il rimanente percorso fino agli ascensori, tutto questo sotto una illuminazione fortissima, e con quel vestito che praticamente non copriva assolutamente nulla. Mentre ero immersa in questi pensieri i miei due vicini prendendomi la gonna, ognuno dalla sua parte, la sollevarono fino ad arrivare al mio pube, e lì mi dissero di tenerla. Poi mi presero le spalline e le fecero scivolare dalle spalle fino a che non più sorretto si afflosciò sulla mia vita, lasciandomi il seno completamente scoperto. Con gli occhi chiesi disperatamente aiuto a Jhon mentre lui con un segno di assenso mi fece capire di lasciarli fare. Le loro bocche si attaccarono a miei seni ciucciandoli e mordicchiandomi leggermente i capezzoli, fino a che furono ben eretti. Io controllavo tutta la sala sperando che nessuno venisse al nostro tavolo in quel momento, pronta in caso contrario, almeno a coprirmi i seni. Tutti gli uomini, della tavola, ormai avevano gli occhi puntati su di mè e non solo quelli. Molte mani incominciarono a toccarmi in tutto il corpo prendendo sempre più confidenza. Jhon, a quel punto, chiese un attimo di attenzione e presa la bottiglia vuota di spumante me la porse, dicendomi dietro suo ordine, di farla girare al centro del tavolo. Rivolgendosi invece ai suoi uomini disse che quando la bottiglia si sarebbe fermata, il collo della stessa, mi avrebbe comunicato con chi avrei passato l’intera notte fino alle otto del mattino, per dargli la stessa cosa che avevo dato a lui la sera precedente, cioè il mio posteriore, e che nella mia camera c’era già tutto il necessario per farmi questo servizio. Se invece il collo della bottiglia si sarebbe fermata in mezzo a due uomini, allora tutti e due avrebbero passato tutta la notte, ed anche lì disse fino alle otto del mattino, per farmi lo stesso trattamento. Chiamò fuori dal gioco, se stesso e l’uomo che avevo masturbato sull’aereo, e toltisi dalla tavola fece stringere gli altri fino a formare un cerchio. Tutti cominciarono a pulire con la mano il proprio posto da eventuali ostacoli che potesse far rallentare, in favore degli altri, la bottiglia. Rivolgendosi a mè disse che potevo farla girare. Feci come mi avevano detto e messa la bottiglia sul tavolo detti un colpo secco facendola girare. Chiusi subito gli occhi, sperando che il collo si fermasse solo su una persona e non in mezzo a due. Stetti così fino a che sentì urla sommesse di gioia. Quando li riaprì notai che non avevo avuto fortuna, infatti la bottiglia si era fermata in mezzo ai miei due dirimpettai che continuavano a darsi pacche sulle spalle esternando così la loro gioia al premio vinto. Rimanemmo ancora una buona ora, e quando a tutti loro parve arrivato il tempo di ritirarsi, Jhon chiese al cameriere il conto. Solo in quel momento i miei due vicini smisero di toccarmi e mi lasciarono libere le mani impegnate a masturbare i loro sessi. Mi rimisi in ordine e seguita dai due uomini che dovevo portarmi a letto, ci avviammo verso l’uscita. Quando fummo fuori Jhon fece chiamare due taxi e tornammo in albergo. Era arrivato il momento infelice, mi faceva più paura passare per tutta la hall dell’albergo con quel vestito addosso, che portarmi a letto i due uomini e farmi fare il sedere. Però purtroppo non vedevo altre possibilità. Jhon e i suoi uomini erano all’entrata aspettando che entrassi. Presi il coraggio a due mani e con passo spedito entrai in albergo. Mentre camminavo notai parecchie volti seguirmi con attenzione. L’uomo alla reception aveva gli occhi sbarrati per tanta grazia esposta. Facendo finta di niente una volta arrivata chiesi le chiavi delle nostre camere e consegnate ognuno la sua ripresi la camminata spedita verso l’ascensore. Per fortuna proprio in quel momento l’ascensore si aprì ed io mi buttai letteralmente dentro con un sospiro di sollievo. Gli uomini entrarono e si misero tutti dalla parte opposta di dove ero, questo per fare in modo che anche il lift-man avesse la possibilità di vedermi meglio. Arrivati al piano ed usciti tutti mi avviai alla porta della camera. Quando vi fui davanti rivolgendomi ai due uomini, destinati a passare tutta la nottata con mè, chiesi cinque minuti di tempo per potermi rinfrescare ma che quando sarebbero arrivati mi avrebbero trovata così come ero. I due acconsentirono ed una volta entrata andai a farmi una doccia veloce. Mentre ero sotto a rinfrescarmi, Jhon fece capolino nel bagno ed aprendo la porta della doccia si mise a guardarmi, e non feci nulla per impedirglielo. In pochissimi minuti mi ero già rivestita e mettendomi seduta sul letto attesi che i due uomini arrivassero. Jhon era appoggiato con la spalla sullo stipite della porta divisoria e continuava a fissarmi con uno strano sguardo. Tutto quel tempo non lo guardai mai negli occhi, eccezion fatta appunto per notare il suo sguardo. Quasi subito udì bussare alla mia porta, ed alzatami andai ad aprire. Notai che anche loro si erano rinfrescati e cambiati d’abito, mettendosi qualcosa di più comodo. Li feci accomodare e chiusi la porta andando a mettermi al centro della camera. Jhon si staccò da dove era rimasto appoggiato fino a quel momento ed andando verso la porta d’entrata, dette due mandate con la chiave mettendosela poi in tasca. Ci disse che lui avrebbe assistito per un po’ al nostro incontro ma che poi sarebbe andato nella sua stanza chiudendo a chiave anche quella porta divisoria, per riaprirla solo alle otto di mattina come promesso. Jhon rivolgendosi ai suoi due uomini gli fece vedere il contenitore bianco sul comodino, che sarebbe servito per lubrificarmi, e continuò dicendo di non avere timori, che mi sarebbe sicuramente piaciuto, visto che la sera prima, lui stesso mi aveva provata. Detto questo si avvicinò a mè sussurrandomi di accontentare in tutto e per tutto i due uomini. Mi prese per le spalle e mi avvicinò a loro. Quando fui molto vicina mi fece scivolare il vestito che avevo e con una ultima piccola spinta, mi buttò tra le loro braccia. Subito i due uomini presero a toccarmi ovunque, baciandomi e leccandomi sul collo. A mia volta, da sopra i pantaloni, cominciai a toccare i loro sessi, trovandoli già eccitati. Presami per le spalle mi fecero mettere in ginocchio e le loro mani andarono a slacciarsi i pantaloni, calandoseli subito dopo accompagnate dalle mutande. I loro sessi svettanti erano lì vicinissimi al mio volto. Le mie mani non avevano mai abbandonato i loro membri ed ora finalmente sentivo il calore che emanavano e la loro consistenza. Tentai di imboccarmeli tutti e due contemporaneamente, ma non vi riuscì. Allora cominciai a passarmeli, prima uno e poi l’altro sulle labbra leccandoli ad ogni passaggio. Intanto loro cercando di non disturbarmi in quello che stavo facendo si spogliarono completamente. Presami di peso mi portarono sul letto dove mi adagiarono, facendomi mettere nella classica posizione che meglio confaceva a quello che avevano intenzione di farmi. Con il mio sedere all’aria ed completamente offerto, uno di loro prese il contenitore dal comodino dal quale estrasse una piccola dose di quella crema. Cominciarono a spalmarmela tra le natiche, facendo ben attenzione che penetrasse profondamente nel mio sfintere. Fatto questo uno dei due si posizionò per bene alle mie spalle e prendendosi il sesso in mano lo guidò verso il centro delle natiche, appoggiandolo e spingendolo in modo deciso al suo interno. Sentì il mio ano dilatarsi e cedere sotto quella spinta ed accogliere completamente l’intruso. Dalla mia bocca uscì un lamento a quella dilatazione, con il quale li informavo, che la cosa mi piaceva molto. Mentre mi stava penetrando, con lo sguardo, andai alla ricerca di Jhon che sempre appoggiato alla porta stava guardando. I nostri occhi s’incontrarono e vidi eccitazione per quello che mi stavano facendo. L’altro mettendosi davanti a mè mi fece alzare il viso e lo punto tra le mie labbra. Ebbe subito buon gioco ad entrare visto che io stessa lo agevolai aprendo la bocca e andando incontro con la testa al suo sesso. Lui mi disse di fargli un pompino ma di stare attenta a non farlo venire. Succhiai e leccai quel sesso così duro, mentre l’altro preso dal piacere mi penetrava sempre più velocemente dandomi dei colpi sempre più forti. Ormai il suo sesso entrava completamente in mè senza più bisogno di nessun lubrificante, ed a ogni colpo mi dava la sensazione che il membro affondasse sempre di più. Lo stesso faceva l’altro nella mia bocca, affondando completamente in mè con colpi veloci e profondi, per poi improvvisamente, fermarsi per evitare di eiaculare. Capi che l’uomo alle mie spalle era sul punto di venire, quando improvvisamente prese a darmi delle sonore pacche sul culo, come se fossi stata una cavalla che veniva spronata al galoppo. Cercai con i fianchi di andare incontro al suo sesso che mi scavava tra le natiche, fino a che sentì i suoi fiotti riempirmi l’intestino. Strinsi l’ano su quel membro che aveva riversato in mè il suo piacere, cercando di spremerlo per tenere dentro tutto il suo seme. Quando uscì, cadde sul letto esausto, e il suo compagno prese subito il suo posto, penetrandomi senza nessun difficoltà. Non durò molto allungo, anche grazie al lavoro di bocca che avevo svolto fino ad un attimo prima. Anche lui riversò dentro di mè il suo piacere inondandomi completamente. Sentì quantità enormi di sperma riversarvi all’interno del mio intestino fino, penso, a riempirlo completamente. Anche lui quando uscì si sdraio sul letto con il torace che andava su e giù in cerca d’aria. Rimasi in quella posizione incapace di muovermi. Jhon mi si avvicinò e alzandomi il viso mi disse di aprire la bocca e di tenerla ben aperta. Intanto sentì le sue dita entrami nell’ano. Quando le estrasse li portò davanti a mè ricolmo di sperma e facendolo cadere dall’alto lo riversò nella mia bocca, dicendomi di ingoiarlo. Fece questa operazione tre o quattro volte, fino a che lo svuotò completamente. Fatto questo mi aiutò a stendermi in mezzo ai due uomini ed andò verso la sua camera. Prima di chiudere la porta ci augurò buon divertimento. La notte passò tra molto sesso con qualche piccola dormita per ricuperare le forze. 15° CAPITOLOIl mattino dopo, alle otto in punto, Jhon riaprì la porta divisoria e la porta della mia camera. I due uomini erano sprofondati in sonno pesante, mentre io stranamente mi sentivo stanca ma nello stesso tempo molto appagata. Mi alzai ed andai a rinfrescarmi con una bella doccia. Jhon mi seguì, e come la sera precedente stette a guardarmi mentre mi lavavo. Uscita mi venne incontro con l’accappatoio e mi feci asciugare. Mi disse di vestirmi, che mi avrebbe aspettato, per fare colazione. Ritornando nella stanza, come sempre, mi fece trovare il vestiario che avrei dovuto indossare. Mi vestii e scendemmo al ristorante. Faci una abbondante colazione ma con molta tranquillità. Più tardi cominciarono ad arrivare gli altri con una faccia assonnata ed ancora, visibilmente, addormentati. Jhon ci chiese se fossimo d’accordo ad andare a visitare un ranch, di un suo parente, ed essendo tutti d’accordo andò alla reception dell’albergo per prenotare un pulmino. Quando ritornò ci confermò che entro un’ora sarebbe stato tutto pronto. Finita la colazione andammo alle camere per metterci un abbigliamento più consono all’occasione. Sull’ascensore mi disse che avrei fatto meglio a svegliare i miei amanti se non volevano rimanere in albergo a continuare dormire. Arrivata nella mi stanza, i due stavano dormendo ancora alla grossa. Mi avvicinai a loro e approfittai per dare un bacio ad ognuno, chinandomi, sui loro sessi semi rigidi. Mi rialzai e con carezze e leggere scosse li svegliai. Gli dissi il programma della giornata e che entro un’ora saremmo dovuti partire, e anche loro furono d’accordo. Raccolsero la loro roba e baciandomi sulla bocca ognuno andò nella propria camera. Usciti Jhon venne da me ed andando nel mio armadio cominciò a guardare il vestiario. Mi avvicinai a lui e gli chiesi di lasciarmi scegliere la roba che dovevo mettere, visto che ormai conoscevo i suoi gusti, ed ero talmente sicura che gli sarei piaciuta che gli promisi che sarei ritornata in camera a cambiarmi in caso non fosse stato contento. Fù d’accordo, ma per quanto alla promessa aggiunse che non gli andava bene e ci avrebbe pensato lui. Andò nella sua camera e si chiuse dentro. Io presi dall’armadio una camicia, molto bella, bianca di tessuto molto leggero con dei disegni fantasia ricamate sulle spalle e la indossai senza abbottonarla ma annodandola sulla vita. Da un altro cassetto estrassi dei mini short attillatissimi e l’indossai. Mi truccai leggermente e tornai allo specchio per vedere il risultato e mi trovai molto eccitante, chiaramente sotto non indossavo nulla di biancheria intima. Quando mancò, circa, quindici minuti all’ora fissata scesi nella hall dove trovai già tutti ad aspettarmi. Una volta davanti a Jhon, mi si avvicinò dicendomi che stavo d’incanto e che non aveva niente da rimproverarmi. Contenta mi accodai a loro dirigendoci verso il garage dove c’era il pulmino ordinato con tanto d’autista. Il nostro viaggio durò circa un paio d’ore. Quando fummo arrivati ci dirigemmo verso la costruzione principale. Alla nostra entrata Jhon venne accolto molto affettuosamente dalle persone, con urla alla yankee, e robuste pacche sulle spalle. Dopo alcuni muniti di questi saluti con vari componenti della famiglia, ci presentò a loro come suoi collaboratori. Quando toccò a mè la donna anziana del gruppo disse che ero molto carina. Pranzammo con loro con una magnifica festa. Nel pomeriggio ci fecero vedere il ranch, poi presi dei fuoristrada andammo in giro per il possedimento. Mentre facevamo questo giro notammo, in una piccola valle, una costruzione molto bella vicina ad un laghetto e circondata da colline e molti alberi. Quasi presi da raptus chiedemmo, in coro a Jhon, se ci fosse la possibilità di passare il resto dei giorni in quella casa. Da parte della nostra guida, suo parente, disse che non c’era nessun problema. La casa era vivibilissima, e per poterci muovere meglio ci avrebbero lasciato due fuori strada da tenere per quanto volevamo. Tornati al ranch, dicemmo al nostro autista di tornare pure in albergo e di farci avere la nostra roba e il conto entro sera e che per il pagamento avrebbe provveduto direttamente da lì. Andammo a fare la spesa e ci dirigemmo direttamente alla casa vicino al lago. Era splendida. Fatta completamente di legno, e dall’esterno si vedevano i tronchi incastrati tra di loro. Tutto intorno c’erano aiuole completamente piene di fiori dai colori sgargianti e il loro profumo si spandeva nelle vicinanze. Un bosco seguiva totalmente la riva del piccolo lago formando quasi un cerchio. Un po’ più indietro delle piccole montagne chiudevano la splendida cornice andandosi a specchiare nelle acque trasparenti e fresche. Rimanemmo incantanti di fronte a tanta bellezza, mi sembrò di camminare all’interno di una cartolina. Portammo la roba in casa e vi trovammo una "vecchia", come ebbe modo di dirci più tardi, amica di Jhon che saputo dove avrebbe passato pochi giorni, era venuta per salutarlo. La ragazza, di nome Janet sui trent’anni, era veramente molto bella. Un viso splendido, con due occhi azzurri che richiamavano un cielo terso e sereno. Lunghissimi capelli biodi cadevano sulle sue spalle per poi separarsi, accarezzando un corpo prosperoso nei punti giusti, andavano a terminare la loro caduta all’altezza dei fianchi. Gambe lunghe e ben tornite risaltavano ancora di più la sua bellezza. Appena entrati gli corse incontro buttandogli le braccia al collo e baciandolo ripetutamente, mentre noi tutti non facevamo altro che guardarla. I maschietti, deposta la spesa sul tavolo in cucina, si misero in cerchio attorno a loro aspettando di essere presentati. Io invece un po’ ingelosita da quella presenza andai in cucina per riassettarla un po’ e mettere la roba a posto. Appena entrata una donna di colore, sulla quarantina, mi venne incontro dicendomi che era stata mandata dalla casa padronale per curarsi di noi, quindi di non preoccuparmi che avrebbe messo a posto lei tutto quanto. Usci dalla cucina in tempo per essere presentata alla sua amica e per vedere le nostre camere. Tutti assieme, amica compresa, salimmo la scala che ci portava al piano superiore. Io, come normale che fosse, fui fatta accomodare in una stanza tutta per mè non molto grossa ma sicuramente accogliente. Per la rimanenza degli ospiti, furono divisi in altre due camere. Jhon prese possesso della camera in faccia alla mia e schiacciandomi l’occhio, mi disse che lo faceva per curare quei porci dei suoi uomini. Janet lo guardo e si mise a ridere. Una volta finito di mettere a posto al roba, mi disse di chiudermi in camera la notte, dato che conoscendolo bene, era sicura che il pericolo sarebbe arrivato sicuramente da lui e non dagli altri. Tornammo giù e Jhon, chiese a Janet se aveva il coraggio di cenare con loro dopo quello che aveva appena detto. Lei ne fù entusiasta prima però avrebbe dovuto fatto un salto a casa. Poi sottovoce, ma io la sentì lo stesso, aggiunse che lo avrebbe fatto per abbigliarsi nella maniera che piaceva tanto a lui. Jhon andò in cucina per parlare con la cuoca sull’orario della cena e per accordarsi di altre faccende. Dopo alcune ore arrivo l’auto dell’albergo con le nostre valigie che furono immediatamente scaricate. Data la mancia all’autista le portammo in camera per essere disfatte. Quasi subito Jhon entrò nella mia camera e con la scusa di aiutarmi controllò tutta la roba che avevo. Quando arrivò alla biancheria intima che mi ero portata da casa, la prese dicendo che se non mi serviva in albergo li mi sarebbe servita ancora meno, e senza dire altro la buttò sul corridoio. Poi chiudendo la porta mi si avvicinò e slegandomi il nodo della camicia l’aprì. Mi prese a piene mani il seno palpandolo e dandomi dei baci sui capezzoli, che presto s’inturgidirono mostrandogli il piacere che provavano a quei baci così appassionati. Lui li prese tra il pollice e l’indice cominciando a martoriarli. Mi abbandonai a lui offrendogli la mia bocca semi aperta in attesa di un suo bacio. Mi disse, che con quella roba, lo avevo fatto morire tutto il giorno, ma che presto sarebbe arrivata la sera ed allora si sarebbe vendicato. Mi baciò lungamente, la sua lingua nella mia bocca era dolce e sensuale e cercai di aspirarla tutta per poterla succhiare completamente. Le sue mani mi sollevarono la gonna prendendomi le natiche e stroppiciandole fino a quasi farmi male, poi si spostarono sul mio sesso cominciandolo ad accarezzarlo e cercando di penetrarlo. Allargai le gambe per agevolare quello che voleva farmi. I nostri respiri erano affannosi dal desiderio che a tutti e due montava. Le voci nel corridoio furono provvidenziali dato che eravamo sul punto di abbandonarci andando a letto. Jhon uscì subito, mentre io rimasi in camera per rinfrescarmi un po’ e per cambiarmi. Mi misi una camicetta fresca sempre leggera e una gonnellina plissettata corta. Quando scesi alcuni di noi, io compresa, prendemmo un auto ed andammo al paese per prenderci un aperitivo. Arrivati facemmo quattro chiacchiere con il barman venendo a sapere che la sera dopo ci sarebbe stata una piccola festa e un complesso abbastanza rinomato avrebbe suonato delle musiche country. Prenotammo momentaneamente per quanti eravamo con la possibilità poi di aggiungere qualche sedia. Il barman uscì dal bancone e ci fece vedere se andava bene il posto, dato che era un po’ lontano dal palco, ma visto che eravamo dei turisti lo considerava molto più sicuro. Accettammo dandoci appuntamento verso tarda sera. Una volta finiti i nostri aperitivi risalimmo in auto e tornammo alla casa. Appena arrivati, avvisammo gli altri della festa per il giorno dopo, e tutti furono d’accordo ad essere presenti. Quando sarebbe arrivata Janet, Jhon l’avrebbe chiesto anche a lei. Ci sedemmo sotto il portico della casa chiacchierando del posto che ci trovavamo ed andammo, dopo un po’, a fare una passeggiata fino al lago che distava da noi solamente qualche decina di metri ma facendo sempre parte della proprietà. Era veramente un paesaggio molto romantico e dissi a Jhon che erano molto fortunati i suoi parenti ad avere quel luogo così bello. Lui disse che quel terreno era suo, casa compresa ma che purtroppo, per via del lavoro poteva sfruttarlo molto poco, e che i suoi parenti, oltre ai suoi uomini, erano così gentili da tenerla a posto. Sentimmo delle urla in lontananza e voltandoci notammo Janet che correva verso di noi. Era vestita con camicia e gonna molto larga ma nello stesso tempo eleganti, e una volta presso di noi le dicemmo della festa che si sarebbe svolta la sera dopo e ne fù contenta di parteciparvi. Tornammo a casa giusto in tempo per la cena dato che la cuoca stava uscendo per venire a chiamarci. Mangiammo con appetito ed allegria. Janet era molto aperta e simpatica, e ci raccontò alcune disavventure capitate a Jhon da ragazzo, facendoci conoscere un Jhon diverso da quello che era adesso. Verso le dieci la cuoca venne da noi chiedendo a Jhon se avesse ancora bisogno di lei e nel caso contrario sarebbe andata a dormire nella sua stanza posta sopra l’ex rimessa delle carrozze. Jhon la lasciò libera dandogli appuntamento per la mattina dopo.16° CAPITOLOCi alzammo dalla tavola, ormai sparecchiata dalla cuoca, ed andammo nella sala dove alcuni di noi si sedettero sulle poltrone e divani a disposizione, mentre altri presero posto per terra con dei cuscini, affianco al cammino spento, vista la stagione. Janet si alzò chiedendo chi di noi volesse qualche cosa da bere ed avuta quasi un’ovazione da tutti preparò dei drinks. Mentre stava ancora preparando, Jhon, gli chiese se avesse qualche amica intraprendente e alquanto porche, come noi due, da invitare in quel momento visto che a donne erano scarsi. Ci pensò un attimo e rispose che forse altre due le avrebbe potuto trovare. Jhon gli fece capire cosa intendeva, voleva ragazze che non facessero molte storie per passare una serata goliardica. Gli rispose di stare tranquillo che aveva capito perfettamente e molto sicuramente sarebbero state all’altezza della situazione. Si scusò ed uscì dicendoci che sarebbe ritornata nel minor tempo possibile. Vista l’attesa, Jhon, volle raccontarci un aneddoto questa volta di Janet e di quando l’aveva trovata nel fienile alle prese con il loro fattore e suo figlio. Il racconto che fece fù molto particolareggiato ed eccitò in poco tempo tutti i maschietti presenti. Una volta finito alcuni di loro ebbero da dire sul fatto che quel racconto fosse veritiero, vista la giovane età che avrebbe avuto a quei tempi. Jhon quasi offeso dalla incredulità, si disse pronto a dimostrare quanto detto attraverso la stessa Janet. Quando ritornò insieme a lei c’erano tre sue amiche carine e con delle vesti attillatissime. Mentre le tre ragazze prendevano posto tra di noi, Jhon senza perdere tempo, gli chiese conferma sul fatto del fienile, e Janet emettendo una risata cristallina confermò quanto aveva detto. Gli uomini parvero eccitarsi ancora di più dopo la sua conferma, e notai, che alcuni di loro cominciavano a darsi da fare con le nuove venute. Lentamente a Jhon ritornò il buon umore mentre Janet venne presa d’assalto da due maschietti che non vedevano l’ora di fargli rifare la stessa esperienza appena raccontata. Nel giro di una mezz’ora rimanemmo in cinque, io, Jhon Janet ed i due uomini che volevano a tutti i costi concludere per bene la serata con Janet. Gli altri alla chetichella avevano preso il largo, con le tre ragazze, andando finire chissà dove. Jhon ci chiese se volessimo fare due passi dirigendoci verso il molo per prendere un po’ della frescura serale, ed a tutti parve una ottima idea. La serata era splendida, guardando il cielo, di un profondo blu, notammo miriadi di stelle, ed una luna splendida illuminava quanto basta per poterci incamminare senza nessun artifizio tecnologico. Mentre passeggiavamo Jhon mi prese ad accarezzare le natiche, prima da sopra per poi passare tranquillamente sotto la gonna. Sentivo Janet ridere e difendersi dai ripetuti assalti dei suoi ammiratori, fino a quando disse che se avrebbero smesso per almeno cinque minuti li avrebbe premiati facendosi toccare per il resto della passeggiata. Tutti e due immediatamente si misero a controllare l’orologio aspettando lo scadere del tempo per poterla toccare nuovamente, ma questa volta con lei consenziente. Infatti a tempo scaduto le loro mani cominciarono a toccarla in po’ ovunque senza che lei cercasse minimamente di difendersi. A un certo punto Jhon fermandosi, ci disse di aspettarlo al molo, e tornò verso casa. Noi procedemmo fino ad arrivare sulla riva del lago dove ci fermammo ad aspettarlo. Uno dei due uomini mi si avvicinò, e cominciando a toccarmi le natiche, mi disse che avrebbe dato qualsiasi cosa per poter avere la fortuna, che avevano avuto i suoi colleghi, nel poter godere dentro a quello che stava toccando, e se potessi mettere una buona parola con Jhon, perché questo accadesse. Lo guardai sorpresa ma non feci nulla per fermarlo. Lui sempre più eccitato della mia non reazione, mi aprì le natiche, forzando con un dito il mio pertugio più stretto. Intanto vidi in lontananza Jhon arrivare con in mano qualcosa che al momento non capì cosa fosse. Quando fù vicino riconobbi una telecamera con uno strano congegno attaccato. Presami per mano ci disse di seguirlo e s’incamminò verso il boschetto. Lo seguimmo tutti e quando fummo al suo inizio ci fermammo per fare alcune prove. Sentì uno strano rumore giungere appunto da quel congegno e facendoci vedere rimasi sbalordita nel constatare che guardando dentro la telecamera il buio della notte era sparito, lasciando invece vedere tutto come se forse in pieno giorno. Ci addentrammo nella boscaglia fino a giungere, dopo una ventina di minuti, vicino ad uno spiazzo dove notammo una vecchia miniera abbandonata. Mentre camminavamo per raggiungerla parlai con lui dicendo della richiesta che mi aveva fatto uno dei suoi uomini che erano con noi. Pur con poca luce lo vidi sorridere rispondendomi che stava a mè accettare o meno, e che per lui non c’era nessun problema. Fù pero categorico rimarcando, se ancora non lo avessi capito, che lui avrebbe approfittato di mè ogni qual volta ne avesse avuto voglia, portandomi a letto oppure concedendomi a persone di suo gradimento. Gli confermai che ormai questo lo avevo perfettamente capito. Guardandomi negli occhi chiamò il suo uomo e arrivato vicino a noi gli disse che avevo una cosa da comunicargli. Senza molto tergiversare le presi la mano mettendomela sulle natiche, dicendogli che se era ancora della stessa idea ero pronta ad esaudire la sua voglia di sodomizzarmi, quella notte vicino alla miniera, visto che oltretutto non avevo più bisogno di alcun genere di lubrificante essendo ben aperta. L’uomo felice di quella mia decisione, facendomi quasi correre, allungò decisamente il passo, precedendoli di qualche metro, alla miniera. Appena arrivati mi prese per la vita mi avvicinò e cominciò a spogliarmi. Risposi alle sue carezze, fino a che tutti e due fummo nudi. Allora ci scostammo, cercando un posto più erboso e ci sdraiammo continuando a scambiarci effusioni. La sua voglia di mè la notai, altre che dai gesti, anche dal suo sesso che dal desiderio di possedermi, pareva quasi esplodere. La durezza e consistenza del suo membro ebbi la possibilità di constatarlo una volta che lo ebbi in mano. Come lo impugnai emise un piccolo lamento di piacere e girando su se stesso, arrivo con la sua bocca sul mio sesso aprendolo e affondandogli la lingua al suo interno. Cominciò a leccarlo e a succhiare la clitoride con estrema passione. A mia volta, avendo il suo sesso vicino alla mia bocca, cominciai a leccarlo completamente arrivando fino allo scroto. Sentì il suo piacere farsi più forte perché avvertì che le sue attenzioni, al mio sesso, si facevano sempre più profonde. Poi un dito cominciò a penetrarmi tra le natiche affondandolo profondamente, e cominciando a muoverlo, nel suo interno, mi diede un piacere intenso. Presi in bocca il suo sesso, dapprima solo il glande, percorrendo tutta la sua circonferenza soffermandomi sulla piccola fessurina posta in cima ad esso. Poi con più desiderio avviluppai con le labbra tutto il fusto e scesi lentamente succhiandolo con enorme desiderio. Reso ormai pazzo dall’eccitazione si alzò e facendomi mettere a carponi si mise alle mie spalle. Aspettai in quella posizione la penetrazione anale che mi sarebbe stata data da lì a pochi secondi. La cosa avvenne con una poderosa spinta, in modo che lui affondò completamente in mè. Cominciò il suo dentro e fuori con un certo disordine, fino a che i suoi colpi si fecero più regolari. Con una mano andò sul mio sesso e con un dito cominciò a giocherellare entrando ed uscendo tenendo lo stesso tempo del suo sesso. Da parte mia diedi libero sfogo ai miei lamenti di piacere essendo sicura che nessuno avrebbe potuto udirmi. Incitavo il mio sodomizzatore ad accelerare il tempo e di penetrarmi con più forza. Lui accolse questa mia preghiera lasciandomi il sesso ed impugnandomi per fianchi, cominciò a penetrami con ancora più potenza. La mia mano prese il posto della sua, tra le mie gambe, amplificando ancora di più il mio piacere. Venni un paio di volte prima che lui, con un grugnito, si scaricasse completamente nel mio sfintere elargendomi tutto il suo piacere profondamente. Rimase dentro di mè ancora qualche minuto uscendo quando ormai il suo sesso, per il momento, non aveva più niente da darmi. Ci sdraiammo e prendemmo fiato prima di tentare d’alzarci e raggiungere i nostri compagni. Quando aprimmo gli occhi notammo che i nostri compagni avevano seguito tutto stando alle nostre spalle senza perderne, molto facilmente, neanche un attimo. Jhon aiutandomi ad alzarmi, visto la difficoltà che avevo a stendere le gambe, mi disse che ero stata veramente sublime e avremmo visto la nostra performance la sera in video avendola filmata totalmente. Il mio compagno si alzo e mi baciò sulla bocca dicendomi che ero stata bravissima e di lasciargli un po’ di tempo per poterlo rifare un’altra volta. Gli risposi che la notte era ancora giovane e quindi di stare tranquillo che se ci fosse stata la possibilità mi avrebbe trovata pronta. Ci rivestimmo, poi tutti insieme andammo verso l’entrata della vecchia miniera. La ispezionammo trovandoci cose vecchissime, come lampade a kerosene e vari tipi d’utensili. Dopo aver curiosato ritornammo verso casa facendo un altro percorso, e passando davanti ad una costruzione lunga e bassa. Jhon ci disse che era un dormitorio degli uomini per quando bisognava marchiare le mandrie ma che ora era vuota essendo tutti ai pascoli. Entrammo per vedere cosa ci fosse, e a parte qualche abito appeso nei vari armadi, e qualche rivista porno, tutto era in perfetto ordine. Jhon si avvicinò all’altro uomo, parlottò un po’ con lui, poi lasciatolo e avvicinatosi a Janet cominciò a sollevargli la gonna fino a che le sue intimità furono ben visibili a tutti. L’accarezzò per un po’, poi le disse di togliersi la roba che aveva indosso, visto che ora sarebbe toccato a farsi filmare mentre era impegnata con uno dei suoi. Lei si spogliò completamente e fattala sedere su una branda, con un gesto fece avvicinare l’uomo con cui aveva appena parlato facendolo mettere davanti a lei. Senza dire una parola, lei cominciò a slacciargli la cintura e a sbottonagli i pantaloni facendoli cadere ai sui piedi, e fattagli fare la stessa fine alle mutande. Prese il sesso in mano e se lo portò alla bocca cominciandolo a baciarlo e succhiarlo. Jhon accese la telecamera e iniziò a filmarla come prima aveva fatto con mè. In un quarto d’ora circa lo fece venire bevendo lo sperma elargitole. Quando si alzò Jhon le disse di non rivestirsi, e rivolgendosi a me mi disse di fare altrettanto. Una volta spogliate ci requisì i vestiti e ci dirigemmo verso casa. Durante il percorso le mani degli uomini non smisero un minuto di perlustrare i nostri corpi. Una volta arrivati fummo fatte salire al piano di sopra e una volta arrivate, lei fù fatta entrare con decisione nella camera di Jhon, subito seguiti da lui e dall’altro uomo che provvide a chiudere subito la porta. Guardai l’uomo con cui avevo fatto l’amore anale che rimanendo vicino a mè chiedeva di per poter rifare quello che avevamo fatto vicino alla miniera. Lo presi per la mano e lo feci accomodare andando a sdraiarmi sul letto lo invitai al mio fianco. Lui felice si spogliò e messami a carponi si posizionò dietro di mè e con un po’ di fatica riuscì un’altra volta a penetrarmi. Dall’altra stanza ci giungevano rumori inequivocabili che Janet, in quel momento, era occupatissima con gli altri due. Questi rumori sembrò dargli nuova carica al mio amante che iniziò, sempre più velocemente, a stantuffarmi fino a che mi venne dentro con sua somma gioia. Finito ci stendemmo spossati, ed abbracciati aspettammo che il sonno conquistasse i nostri corpi.17° CAPITOLOLa mattina quando ci svegliammo scendemmo, mezzi spogliati, al piano di sotto per fare colazione. La cuoca quando ci vide arrivare, così messi, ebbe un’espressione scandalizzata ma non disse nulla. Dopo una decina di minuti alla spicciolata giunsero tutti gli altri fino a che, sia Jhon che Janet, arrivarono in cucina completamente nudi scambiandosi ancora effusioni d’amore. Fecero colazione sparendo un’altra volta subito dopo. Gli altri uscendo sulla veranda e vedendo la giornata splendida corsero verso il lago per fare un bagno. Rimasi per un attimo dubbiosa non sapendo cosa fare, ma poi li seguì. Quando arrivai erano già in acqua e iniziarono a chiamarmi perché mi sbrigassi a raggiungerli. Toltami i due unici indumenti che come sempre portavo, e rimanendo quindi senza niente addosso, mi tuffai e con poche bracciate mi trovai in mezzo a loro. Le nostre grida e risate echeggiarono nella piccola valle rompendo il falso silenzio. Notammo alcune barche legate nel molo e due di loro andarono subito a prenderle, mentre seguita da tutti gli altri, iniziai a nuotare dirigendomi alla punta estrema che si trovava nella parte opposta del lago. Quando fummo arrivati, usciti dall’acqua, ci sdraiammo sulle rocce ad asciugarci sotto al sole e a quel tepore mi riaddormentai. Mi svegliai molto tardi scoprendomi completamente sola. Il sole ormai stava scendendo all’orizzonte e la temperatura si stava rinfrescando. Cercai, guardandomi attorno, di vedere se qualcuno di loro fosse presente, ma non vidi nessuno. Mi arrampicai fino a risalire la conca che il lago formava, ma anche da lì non intravidi nessuno, solo una mulattiera passava tra il lago e la boscaglia più avanti. Ebbi un attimo di panico, cercando di calmarmi, cominciai a pensare cosa era meglio che facessi. In lontananza vedevo la casa di Jhon ancora illuminata dal sole e le barche ancorate al molo. Avevo due possibilità, o buttarmi in acqua e ritornare come ero venuta, ma l’acqua sembrava già molto fredda, oppure seguire la mulattiera che sicuramente faceva il giro del lago, all’interno della boscaglia. Guardando meglio potei notare in lontananza che una barca si dirigeva verso di mè, con sopra due persone e una di essi stava agitando le braccia per attrarre la mia attenzione. Risposi immediatamente al segnale, agitando le braccia per fargli capire che lo avevo visto. Così da lontano non ebbi la possibilità di riconoscerli ma pensai che uomini di Jhon stavano venendo in mio soccorso. Con la tranquillità ritrovata, cercai un posto dove fosse ancora illuminato dal sole e sedutami, al suo tepore, aspettai l’arrivo dei miei salvatori. Quando furono abbastanza vicini potei vedere che non conoscevo nessuno di loro, e con uno scatto andai a nascondermi dietro a un grosso masso. Appena i due toccarono a terra urlarono chiedendomi se avessi bisogno di aiuto. Gli risposi, da dietro alla roccia, di si ma anche che non avevo niente da mettermi addosso per poter uscire. Lanciarono una giacca di gomma nella direzione della voce, e una volta indossata potei constatare che essendo molto corta riusciva a mala pena coprirmi le natiche. Però certo, pensai, non potevo chiedergli anche i pantaloni, quindi cercando di coprirmi il più possibile uscì dal mio nascondiglio avvicinandomi a loro che con molta gentilezza, porgendomi la mano, mi fecero salire sulla barca. La coppia dei due uomini era formata da uno più anziano, circa una sessantina d’anni con una faccia molto furba, mentre l’altro aveva circa la meta degli anni del primo, ed era grande grosso con delle braccia talmente muscolose da sembrare cosce di una persona normale. Durante il tragitto mi dissero che mi avevano notata con il binocolo mentre prendevo il sole sulle pietre e notando che ero sola e nessuna barca nelle vicinanze si erano chiesti di come sarei potuta ritornare, sapendo poi che Jhon aveva degli ospiti, erano stati sicuri che io fossi una di loro. Aggiunsero che ero stata molto fortunata che loro mi avessero notata, dato che durante la notte, quella parte del lago, era molto fredda e umida. Gli chiesi se avessero notato, mentre guardavano con il binocolo, che ero senza costume. Ebbi come risposta che era stato uno dei motivi che li aveva fatti decidere a darmi il loro aiuto. Mi diedero il binocolo chiedendomi di guardare verso il punto dove fino a poco prima ero sdraiata e potei constatare che avevano avuto un ottima visuale del mio corpo. L’attraversata non durò molto dato che l’uomo più giovane era ai remi e faceva scivolare la barca sull’acqua senza che si potesse percepire dal suo volto il minimo sforzo. Una volta arrivati, ormeggiarono al molo e mi accompagnarono, facendoli poi accomodare, fino a casa. Gli chiesi di attendere che sarei ritornata subito ed andando in camera mia per mettermi qualche cosa addosso, notai che in casa non c’era nessuno. Appena entrata notai, sul letto, la roba che mi ero tolta, sulla sponda del lago, prima d’entrare in acqua. Mi rimisi le stesse cose e con la giacca in mano scesi da loro per rendergliela. Li ringraziai molto della loro gentilezza e chiesi in che modo avrei potuto sdebitarmi. Il più anziano mi disse che quello che aveva visto fino a quel momento, se pur da lontano, gli era piaciuto e che quindi si sarebbe accontentato, mentre il più giovane chiese se poteva invitarmi, in serata, ad una festa che ci sarebbe stata in un locale del paese con un complesso che eseguiva musiche country. Gli risposi che quella sera ci saremmo stati anche noi in quel locale e gli spiegai dove era il posto del nostro tavolo. Contento di questa informazione mi chiese se sarei stata disposta a fare con lui qualche ballo, e accettando volentieri gli dissi che lo avrei aspettato. Felice di questo, si rivolse a suo padre dicendogli che dovevano andare, e che lo avrebbe aspettato sul molo. Da parte sua, il più anziano, scusandosi per la maleducazione del figlio ma, aggiunse, stando sempre con le bestie non era abituato a trattare con le ragazze, mi prese la mano la baciò e fece per uscire quando, quasi sulla porta, gli chiesi se volesse vedere molto più da vicino quello che aveva visto sulla sponda con il binocolo. Si fermo di colpo, poi andò alla porta, e urlò a suo figlio di aspettarlo che sarebbe arrivato subito. Rientrò ed avvicinandosi mi disse che questo lo avrebbe reso ancora più felice, visto che così da vicino avrebbe avuto anche l’occasione di toccarmi, sorrisi e presolo per mano lo portai in camera mia. Una volta entrati chiusi la porta e avvicinandomi gli dissi che poteva iniziare a spogliarmi. Mi guardò attentamente facendomi girare su me stessa, poi con mani sicure iniziò a darsi da fare con il nodo della mia camicia legata appena sotto il mio seno e quando riuscì toltemela l’adagiò sul letto. Guardò i miei seni con molto interesse mentre mi faceva scivolare il gonnellino e rimanendo di stucco accorgendosi che sotto non portavo biancheria intima. Agevolai lo sfilamento della gonna alzando prima una gamba e poi l’altra fino a che anche lei andò a fare compagnia alla camicia sul letto. Si accovacciò e avvicinando il naso al mio pube cominciò ad annusarlo come un cane annusa il suo osso. Fulmineo vi posò un bacio, che non aspettandomelo, mi fece perdere l’equilibrio e cadere sul letto a gambe divaricate. Lui ne approfitto subito andando incollare la sue labbra alla mia vulva introducendovi per un attimo la lingua. Si stacco immediatamente e porgendomi le mani mi aiutò a rimettermi in piedi. Il suo interesse si spostò sul mio seno dove prima lo toccò con estrema dolcezza per poi andare a baciare e succhiare i capezzoli. Mi fece girare e prendendo a piene mani le mie natiche cominciò a strapazzarmele, e anche lì vi appoggiò le labbra ricoprendole di baci, per poi aprirle e dare un ultimo bacio osceno al mio ano. Quando ebbe finito mi fece rivestire e che mi avrebbe dato un consiglio mentre lo accompagnavo alla barca dove suo figlio ci aspettava. Mi disse che era un gran pezzo di figliola e che se avesse vent’anni di meno avrebbe saputo lui come farmi ballare per tutta la notte avendo un corpo che gridava di godere in ogni sua parte. Ma in tutta questa bellezza c’era un neo. Gli chiesi a cosa si riferisse, e indicandomi il pube, mi disse che era troppo disordinato. Per lui avrei dovuto togliere completamente il pelo, ma nel caso che non me la sentissi avrei dovuto sfoltire, e di molto, il pelo per poi con il rasoio dargli una forma minima di triangolo. Lo ringraziai per il consiglio e gli promisi che ci avrei seriamente pensato. Arrivati salì sulla barca lanciandomi un bacio, mentre suo figlio sorridente mi fece cenno che ci saremmo incontrati sicuramente nel locale. Tornai verso casa proprio quando vidi giungere, alzando un polverone enorme, le macchine di Jhon e dei suoi uomini. Una volta scesi s’avvicinarono a mè chiedendomi, con un gran sorriso, come era andata a finire il mio bagno di sole. Continuarono dicendo che mi avevano lasciato lì, dopo vari tentativi di svegliami, sapendo benissimo che in qualche modo sicuramente sarei tornata a casa, non mancandomi il necessario per avere dei passaggi. Fui tentata di mandarli al diavolo, ma gli avrei dato troppa soddisfazione, quindi gli raccontai dei due uomini che mi avevano dato aiuto, tralasciando volutamente, il fatto che ero coperta dalla giacca di gomma. Tornai in camera mia e messami davanti allo specchio rimirai il pube per cercare di capire se l’idea di quell’uomo era fattibile. Effettivamente non potei che dargli ragione, era molto prosperoso. Presi delle forbicine che avevo nel mio astuccio, e chiesi a Jhon un suo rasoio, poi mi chiusi in bagno per cercare di rendere il tutto più presentabile. Quando ne uscì ero sicuramente soddisfatta del mio lavoro. Ero riuscita a radermi quasi completamente, lasciando un piccolissimo filo di peluria. Entrai in camera e indossai una gonnellina molto corta, che ad ogni movimento improvviso aveva tendenza a sollevarsi, ed un top che mi copriva a mala pena il seno. Scesi in sala dove trovai Jhon già pronto ed in attesa di tutti noi. Quando fui davanti a lui mi disse che aveva notato, mentre scendevo dalle scale, che ero senza mutandine e questo gli faceva molto piacere. Ci sedemmo sulla poltrona e tornando sul discorso di come avevo fatto a ritornare mi chiese se sapessi chi fossero, e non sapendo cominciai a spiegargli la loro fisionomia. Una volta finito sembrò capire chi potessero essere, spiegandomi che quasi sicuramente erano le stesse persone che aveva trovato nel fienile, parecchio tempo fa, insieme a Janet. Il più giovane, continuò, dava come l’impressione dell’addormentato forse anche perché era troppo buono, poi perché aveva sicuramente influito negativamente il fatto che era rimasto orfano di madre quasi appena nato, quindi non veniva quasi mai preso sul serio, a meno che non fosse arrabbiato, avendo una forza spaventosa. Il padre invece era tutto l’opposto. Aveva tirato su da solo suo figlio, non trovando nessuna donna che volesse convivere o sposarlo visto che quelle poche che avevano tentato, erano scappate raccontando poi in giro quale gran porco che fosse. A quel che si sapeva solo Janet ed altre due ragazze del paese erano piaciute le sue attenzioni, due di queste avevano dovuto cambiare paese, mentre Janet non aveva mai trovato un uomo che gli si accostasse con sentimento ma solo con la voglia di portarsela a letto, forse anche per questo. Mi chiese se avessero tentato in qualche cosa per spogliarmi o portarmi a letto. Gli risposi che non avevano fatto nessun tentativo di questo genere, solamente per ringraziarli avevo promesso al figlio che avrei fatto qualche ballo con lui alla sera nel locale dove stavamo andando. Jhon rimase piuttosto meravigliato del fatto, ed aggiunse, che sicuramente quella sera sarebbe ritornato all’attacco e quindi di stare molto attenta a quello che avrei detto o fatto con lui presente, essendo oltre modo anche molto convincente. Mi disse che si chiamavano Burt, il padre, e Sam, il figlio. Mentre faceva questo discorso, si era unita a noi Janet vestita di tutto punto con un completo nero che in piena luce si vedeva benissimo che sotto non portava assolutamente nulla. Anche lei rimase allibita del fatto che non fosse successo niente tra mè e Burt e che sicuramente quella sera avrebbe tentato in tutte le maniere possibili di portarmi a letto, magari anche con il figlio. A detta sua, se non avessi accettato mi sarei persa davvero una occasione unica essendo tutti e due molto, ma molto ben dotati specialmente quello del figlio Sam. In caso di mio rifiuto disse di farglielo sapere che si sarebbe sacrificata lei al mio posto molto volentieri. Jhon si mise a ridere divertito dandogli della gran maiala. Attendemmo ancora un poco e anche gli altri ci raggiunsero. Una volta tutti presenti uscimmo a prendere le auto per raggiungere il locale dove avevamo prenotato.
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