Le giornate successive erano trascorse serenamente. Per fortuna, Laura aveva superato in pochissime ore il colpo infertole da Alfredo ed era stata tenera, docile e disponibile a fare tutto quello che le avevo chiesto. Per la verità, mi ero limitato a tantissimi baci, caldi e appassionati, ed a pochissime scaramucce di sesso nudo e crudo. La mattina dopo l’incontro con Alfredo, avvenuto nella baracca, mi ero guardato bene dal portarla in zone della spiaggia poco frequentate (non volevo che perdesse la fiducia in me), ma preferii trascorrere insieme a lei un paio d’ore in mare aperto, sulla tavola da surf. In quel modo – in equilibrio insicuro per non cadere, lei davanti ed io dietro – ero riuscito a regalarle un ditalino lento ma efficace, mentre la sua mano si deliziava a giocare col mio pene, sbordato dall’elastico del costume. Godemmo uno dietro l’altra e un tuffo nel mare calmo ci consentì di rigenerare subito le nostre forze. Avevo letto sul suo viso la delusione quando! capì che non ci sarebbe stata una replica. Per tutto il resto della giornata non la toccai più, ad eccezione dei baci. Volevo che arrostisse un po’. La sera – col solito appuntamento al bar del paese, dove era con i suoi, e la successiva passeggiata noi due da soli – le avevo consentito esclusivamente di prendermelo in mano e di massaggiarmelo per un po’ mentre, seduti sulla spiaggia, ascoltavamo la musica che ci arrivava dai locali sul lungomare. Solo dopo averle sporcato la gonna jeans col mio sperma, le chiesi di pulirmelo con l’aiuto delle labbra e della lingua. Ne fu felice ed avrebbe proseguito con un pompino di sana pianta se io non l’avessi interrotta.“C’è gente, amore. Non voglio che ci vedano.” Mi giustificai, mentre mi rialzavo chiudendo la patta dei pantaloni.Solo ieri ho ripreso a cercarla con maggiore trasporto e, come prevedevo, l’ho trovata più che desiderosa di avvinghiarsi al mio corpo. Il programma prevedeva sesso in mare aperto e così è stato. Alle dieci in punto sono passato a prenderla sotto l’ombrellone per l’uscita in surf mattutina: la traversata prevedeva di girare intorno al moletto, puntare al largo, superare lo yacht arabo ormeggiato di fronte la nostra spiaggia e dirigersi verso l’isolotto a nord-ovest. Per questo, informai i suoi genitori di non preoccuparsi; saremmo tornati un po’ più tardi del solito. Ma, oramai, avevo la loro totale fiducia. I primi minuti trascorsero spensieratamente. Avevo iniziato subito a darle pizzichi sulle gambe e sui fianchi e morsetti sul collo, ridendo e prendendola in giro.“Ma che bella che è oggi la mia morosa!!” …. “come potrò mai restarmene con le mani in mano?!!” “Finiscila cretino!” ma non c’era convinzione nella sua voce. Sentire quelle mie stupidità le faceva sicuramente piacere. Sapere che il suo corpo mi eccitava la mandava in visibilio. “Smettila, scemo!! Così cadiamo!!” Stavamo superando lo yacht quando mi ero fatto più intraprendente. Il braccio sinistro era corso ad avvinghiarle un fianco e la mano si era subita impadronita della mammella. L’altra era scesa in mezzo alle sue gambe, scivolando sotto lo slip del bikini. Ma i miei movimenti erano volutamente maldestri e la tavola aveva iniziato a traballare da un lato all’altro.La grossa imbarcazione era proprio tra noi e la spiaggia quando avvenne il fattaccio inatteso (da lei). Diedi l’impressione di non avere equilibrato bene l’ultimo movimento del surf e cadì a peso morto in acqua tirandomi Laura appresso. Finimmo per pochi secondi sotto la superficie ma, subito, tornammo a galla. “Ma che ti è preso? Sei impazzito”… “finiscila cretino!! Ci possono veder…” Era già alla mia mercé. Dopo averla abbracciata, la mia testa si era calata di un po’, in modo da poterle stringere tra i denti un capezzolo. Alla sua protesta, mi ero risollevato per baciarla. A quel punto si era lasciata andare. Continuai così per qualche minuto: la sbaciucchiavo mentre le dita correvano dal seno all’ombelico, alla clitoride e risalivano su. Poi, le avvinghiai i fianchi, sollevandola dall’acqua e poggiandola alla testa della tavola, dove il surf è più largo. Le sue gambe erano a mia disposizione e, con esse, il suo fiore. Incominciai a leccarla delicatamente mentre le mani non smettevano di martoriarle i capezzoli e le mammelle. Venne in un attimo e in un attimo fui io al suo posto e lei in acqua. “Amore, prendilo! E’ tutto tuo.” La vidi gettarsi sul mio palo, svettante come un periscopio, e cingerlo tra le sue labbra. Iniziai a guidarla nei movimenti, consigliandola quando ciucciare e quando toccarmi con le unghia, per fortuna curate e lunghe. Da buona e promettente allieva, fece tutto quello che le dissi, sino a immergersi un po’ di più nell’acqua per leccarmi meglio la sacca delle palle, mentre proseguiva la masturbazione con le due mani.“Bevi, amore. Devi berlo tutto..” Iniziai a schizzarle il mio seme dirigendolo verso il suo viso e la osservai mentre, diligentemente, continuava a mantenere la bocca spalancata in modo da accoglierne il più possibile. Non avevo nulla da rimproverarmi! Per averla avvicinata al mondo del sesso da pochi giorni l’avevo educata veramente bene …. e per quello che comunicavano le espressioni soddisfatte dei marinai affacciati dallo yacht la pensavano anche loro allo stesso modo.
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