Tra coloro che bazzicavano abitualmente il teatro dovelavorava Janine c’era un certo Massimo, detto il"fruttarolo" perché gestiva un negozietto di frutta everdura lì vicino. Ma la sua vera attività era quella delpappone. Sfruttava un gruppetto di puttane da marciapiede, per lopiù delle povere extracomunitarie. Aveva anche una certa fama daduro: pare che quando qualcuna sgarrava in qualcosa le convocavatutte e frustava la "colpevole" davanti alle altre,tanto per mettere in chiaro cosa si rischiava a disubbidirgli. Janine, che faceva marchette in ambienti decisamente più ricchi,non lavorava per lui. A lei i clienti li procurava Roberto,l’autista di un albergo di lusso. Massimo però avrebbe volutoche lavorasse per lui e, soprattutto, avrebbe voluto sbattersela.Gratis, naturalmente. Ci mancherebbe che proprio lui, che leputtane le sfruttava, avesse dovuto pagare la puttana piùputtana di tutte.Così da tempo aspettava un’occasione per ottenere almeno unadelle due cose. Dovette aspettare a lungo, ma alla finel’opportunità che attendeva si presentò. Capitò che tra i clienti delle sue prostitute avesse conosciutoun funzionario di polizia disponibile a farsi corrompere incambio di favori sessuali. Così quando un giorno a Janine venneritirata la patente perché andava a 150 in città (erano le duedel pomeriggio e il traffico era scarso), per di più guidandosenza cinture di sicurezza, Massimo le propose di aiutarlatramite questo suo amico.Quel che pretesero in cambio lo avete già capito tutti. Cosìdue giorni dopo, alle tre del pomeriggio, Janine si presentava acasa di Massimo, dove l’amico poliziotto, Gino, era già arrivatoda pochi minuti. Fecero spogliare la vacca e si svestirono ancheloro. Seduti in mezzo al letto cominciarono col farselo succhiarefino a che non l’ebbero ben duro. Quindi Massimo si distesefacendola sedere sul suo cazzo, mentre Gino glielo metteva nelculo. In questa posizione a "sandwich" la sfondarono adovere, alternando i loro colpi e facendola urlare di autenticopiacere. Il primo a venire fu Gino, e la troia non riuscì anascondere un fremito di godimento che le costò una razionesupplementare d’insulti da parte dei due stalloni. Poi, nel girodi un paio di minuti, anche Massimo le irrigò la fica di sperma.Appena il tempo di fumare una sigaretta, e subito la feceroinginocchiare ai piedi del letto e glielo misero in bocca.Finalmente Massimo vedeva realizzarsi una sua fantasia: averequella zoccola inginocchiata davanti al suo cazzo e obbligata asoddisfare ogni sua voglia. Janine, eccitata e intimoritadall’arrogante potenza di quei due uomini, cominciò asbaciucchiare i loro membri, poi prese a leccarli, quindi passòa leccar loro le palle e finalmente cominciò a pompare. "Pompa, schiava, pompa", le ordinò Massimoeccitatissimo, anche se la sgualdrina non aveva certo bisognod’incitamenti per succhiare con avidità.Riuscirono ad arrivare al culmine contemporaneamente, quindi lefecero spalancare la bocca e la riempirono simultaneamente dellaloro sborra. La mignotta stava ancora deglutendo quando il poliziotto ledisse:"e adesso, una di queste sere, ti porto in caserma a fardivertire un po’ d’amici!"- Cosa?- fece lei, che non s’aspettava un supplemento diprestazioni non retribuite.- Perché, hai qualcosa in contrario? – intervenne Massimo, conaria minacciosa.Lei avrebbe voluto obiettare qualcosa, ma nelle condizioni in cuisi trovava, inginocchiata ai piedi di due uomini che le avevanoappena sborrato in bocca dopo averla sfondata a piacimento, capìche non era il caso. Anzi, doveva pure sperare che dopo esserselafatta non la mandassero a quel paese, senza nemmeno farle riaverela patente. Così, disse solo "va bene, quando volete". Poi, senza che nessuno glielo ordinasse, si avvinghiò a unpolpaccio di Gino baciandolo con foga fino ad arrivare aleccargli il bordo del piede. Una vera cagna – disse Massimo, stizzito che quell’atto divolontaria sottomissione non fosse diretto a lui. Intanto, la soddisfazione di vedere quella splendida puttanellaridotta in proprio potere illuminava il volto di Gino.
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