Erika è una giovane ragazza di diciotto anni, molto carina e piuttosto sicura di se. Quel pomeriggio se ne tornava a casa tutta contenta per aver fatto un’ottima figura al colloquio di lavoro a cui si era presentata. Il posto non era niente di eccezionale, si trattava di fare la barista presso la piscina comunale durante il periodo estivo, ma questo le avrebbe permesso di intascare qualche soldo per essere un pochino indipendente. Il gestore della piscina con cui aveva fatto il colloquio le assicurò che il giorno successivo le avrebbe fatto sapere l’esito della prova. Non stava più nella pelle, non vedeva l’ora che fosse già domani, arriva a casa e si mette subito sotto la doccia, lavandosi velocemente. Aveva una gran voglia di uscire quella sera e si sbrigò a mangiare rimanendo solo con l’accappatoio, sorbendosi i mugugni della madre che l’accusava di passare tutto il tempo fuori casa, che non l’aiutava nelle faccende domestiche (anche se questo non era vero) ecc. ecc. Si alzò serena dal tavolo ed andò in camera sua per prepararsi. Si tolse l’accappatoio mettendo in mostra davanti allo specchio il suo giovane corpo. Si guardava attentamente Erika, critica con se stessa come solo una diciottenne sa esserlo, e invece non aveva veramente nulla di cui lamentarsi. I suoi lunghi capelli neri le si poggiavano delicatamente sulle spalle, forti, luminosi; i lineamenti del viso erano dolci e regolari, impreziositi da due occhi che avevano un taglio dal sapore orientale, scuri e profondi come due perle nere, un tenero nasino alla francese e le labbra carnose che chiedevano solo di essere baciate. Il collo era lungo e flessuoso, le spalle piccole ma definite dal tanto sport praticato. Il seno è turgido e sodo, con i capezzoli che sembrano due nocciole, il ventre piatto e scolpito era il suo vanto. Le sue gambe sono lunghe, lisce e toniche, sembravano fatte proprio per essere accarezzate. Il corpo era totalmente privo di peli, che a lei non piacevano affatto. Si giro per guardarsi dietro. La schiena era stupenda, scolpita, forte ma femminile, che andava a morire su di un sedere perfetto, rotondo, sodo che faceva venir voglia di carezzare all’infinito. Cominciò a vestirsi, si mise un minuscolo perizoma e un reggiseno coordinato, una maglietta ! variopinta e una mini da paura. Uscì e incontrò le amiche, girarono per la città fino a tarda ora spettegolando e ridendo a squarciagola. Era ora di tornare a casa, salì le scale ed entrò silenziosamente fino ad arrivare in camera sua. Si spoglio e si mise solo una lunga maglietta a maniche corte per andare a dormire. Si sdraiò sul letto cercando il sonno che tardava ad arrivare. Era ancora euforica ed eccitata dalla bella serata appena passata. Ormai era da molto tempo che non faceva sesso e sentiva la vagina leggermente bagnata dei suoi umori. Ci pensò solo un attimo, poi la sua mano cominciò ad accarezzare un seno, facendo subito inturgidire i bei capezzoli. Scese lungo il ventre fino ad arrivare al suo intimo fiore. Si sfiorò e subito una scossa partì dal centro delle gambe fino al cervello. Passò il dito medio tra le labbra e poi subito sul clitoride eretto. Ora era un lago di umori, infilò il dito per tutta la sua lunghezza dell’arto dando subito un ritmo indiavolato al va’ e vieni della mano, mentre con l’altra si carezzava il clitoride. Venne quasi subito con un orgasmo estremamente appagante e dei piccoli gemiti le uscirono dalla bocca, prontamente neutralizzati dal cuscino. Si addormentò finalmente paga. La mattina arrivò in fretta ed Erika si alzò di buon mattino per dare una pulita alla casa, pulì la sua stanza e cominciò a preparare il preparare il pranzo. Era quasi l’una del pomeriggio quando ecco squillare il telefono. Era il gestore della piscina che le comunicava che avrebbe potuto cominciare a lavorare dalla mattina del giorno seguente. Erika si sentiva soddisfatta e fremeva dalla voglia di cominciare a lavorare. Si ciondolò per la casa tutto il giorno, sembrava che quelle ore non passassero mai, era il suo primo lavoro ed era emozionata, si voleva mettere alla prova come spesso faceva e questa poteva essere la prova del nove. Seppur lentamente il pomeriggio passò e così anche la notte. Puntuale si presento al lavoro. La piscina la conosceva già, c’era già stata diverse volte da avventrice, ma ora la vedeva in modo diverso. Entrò nel bar dove il gestore cominciò a spiegargli cosa doveva fare e dove stava la merce da dover vendere. Lei avrebbe fatto il turno della mattina per quella settimana, alternandosi poi con la sua collega che lei non conosceva. Quel giorno c’erano solo i bagnini che stavano sistemando la piscina per la prima apertura stagionale il giorno successivo. Erika sotto lo sguardo attento del gestore cominciò a sistemare il bar in modo che fosse tutto nel posto giusto, in modo che non avrebbe dovuto impazzirsi più di tanto per servire i bagnanti attraverso la finestra che dava sulla piscina. Il turno finì rapidamente e fece la conoscenza della sua collega, spiegandogli il metodo usato per sistemare le varie bevande e cibarie, cosa che lei apprezzò notevolmente. Tornò a casa, si sentiva affaticata ma soddisfatta, era proprio convinta che quell’estate si sarebbe proprio divertita. Il giorno successivo si presentò al suo posto puntuale, le prime persone cominciarono ad entrare alla spicciolata. Passò diverso tempo e la gente non era molta, perciò si stava annoiando un po’, ma sapeva che i giorni successivi non sarebbero stati così tranquilli. Verso le dieci e mezza cominciò a sentire un gran vociare provenire dagli spogliatoi, vide apparire un gruppo di circa 12-13 tra ragazzi e ragazze in costume con cuffia e occhialetti. Avevano tutti più o meno intorno ai sedici/diciassette anni. Era la squadra agonistica di nuoto di una società sportiva che si allenava lì. Poco dopo apparve anche un ragazzo sui venti anni che avvicinatosi ai ragazzi li salutò e gli fece fare degli esercizi di riscaldamento, prima di farli entrare in acqua. Il ragazzo aveva un viso piuttosto carino e indossava dei pantaloni corti al ginocchio e un’ampia maglietta mezza manica. L’espressione del ragazzo era molto dura e concentrata. Li fece entrare in acqua e dopo pochi minuti cominciò a gridare verso un paio di ragazze che non si concentravano nell’allenamento, poi toccò ad altri due ragazzi e poi ad ogni errore sotto a chi toccava. Era veramente troppo severo ed esigente, Erika dal bar poteva vedere e sentire tutto. Un moto di rabbia contro quel ragazzo, pallone gonfiato, l’assalì. Non lo conosceva ma già sentiva che gli stava antipatico. Passò in fretta quella settimana ed Erika aveva già fatto un mare di conoscenze tra cui tutta la squadra agonistica ivi compreso l’allenatore. Lui proprio non gli andava a genio, anzi non sopportava proprio il suo modo di fare verso i ragazzi e faceva di tutto per evitarlo, anche se quando le si presentò lo fece in modo molto semplice ed affabile. Venne quindi a sapere che si chiamava Alessio, ovviamente Alex per tutti. Non riusciva proprio a capacitarsi per quale motivo i ragazzi non si ribellavano al modo di fare dell’allenatore. La settimana successiva Erika era di turno nel pomeriggio, periodo della giornata in cui c’era più gente e quindi aveva un carico di lavoro più grosso e si dimenticò ben presto della squadra, di Alex e del suo modo di fare. Il lavoro le piaceva e cominciava a sentirsi soddisfatta, grazie anche ai complimenti che Luigi, il gestore, le faceva a proposito di come si comportava. Passò così un’altra settimana e ricominciò a lavorare di mattina. Quel lunedì per lei fu una sorpresa, infatti, arrivò la squadra di nuoto al completo, ma ancora Alex non si vedeva. Arrivò Luigi e disse ai ragazzi: “Mi spiace gente ma Alex stamattina non può venire, ha avuto un contrattempo, in ogni caso c’è Massimo vi allenerà lui”. Erika a quelle parole si aspettava una completa baraonda di ragazzi festanti, invece tutti cominciarono a mugugnare, la maggior parte se ne stava andando, qualcuno rimase ma cominciò ad allenarsi molto svogliatamente. Luigi le passò vicino mormorando: “Uffff… è sempre la solita storia!”. Era allibita. I ragazzi si rifiutavano di allenarsi perché non c’era Alex. Non capiva, non ci voleva credere. Si avvicinò uno dei ragazzi per prendere qualcosa da mangiare, e lei non seppe trattenersi. “Senti… non sono affari miei ma… perché non v’allenate… oggi poi che potete farlo tranquillamente.” “Erika perdonami… ma non è un problema di tranquillità… per quanto mi riguarda io mi alleno solo con Alex perché è l’unico che riesce a darmi la carica giusta per nuotare… con lui sono migliorato del 120%… sa quello che fa… non come quel coglione di Massimo… e poi Alex è un vero amico!” Era sempre più confusa, non si aspettava quelle parole. Decise di lasciar perdere e continuò a lavorare di buona lena. Il giorno seguente Alex tornò e ricominciarono gli allenamenti e gli urlacci. Passarono le due ore previste per la squadra e tutti uscirono dall’acqua. Tutti i ragazzi andarono a farsi la doccia mentre le ragazze si misero a sedere vicino al bar con indosso l’accappatoio. Erika distrattamente seguiva i loro ragionamenti. “Allora Alex oggi riprende gli allenamenti in acqua vero?” “Si altrimenti che ci stavamo a fare tutte qui… vedi comincia a scaldarsi” e a voce più bassa “Dai bello spogliati, facci vedere che gran figo sei.” Erika la guardò e pensò tra se “Carino si ma figo proprio… mi sa che tu di ragazzi fighi ne vedi ben pochi cara mia…. e poi con quell’orrenda maglietta così larga…”. Le ragazze continuavano a chiacchierare tra loro e cominciavano ad essere più penti con gli apprezzamenti: “Mamma mia come me lo farei….. deve essere una cosa divina sentirlo dentro” “Ci pensi che goduria se ci mette la stessa foga e lo stesso impeto con il quale si allena!!!” “Mmmmmhhh… non mi ci far pensare”. Dentro di se Erika rideva di quelle ingenue ragazzine. “Eccolo eccolo… eccolo che si spoglia.” Alex, infatti, aveva finito di riscaldarsi, cominciò a togliersi prima i pantaloni, mostrando i polpacci sodi e le cosce potenti, il resto era ancora coperto dalla maglia. Le ragazze lanciavano intanto dei piccoli gridolini eccitati. Alex sapeva che lo stavano guardando ma non gli interessava un gran che, lui ora era totalmente concentrato in vista del faticoso allenamento. Prese i lembi inferiori della maglia e la sfilò lentamente dalla testa. Erika sgranò gli occhi. Mai aveva visto un corpo così bello. Le spalle erano possenti, larghe, definite; le braccia avevano dei bicipiti grossi e duri, la schiena con i muscoli d’acciaio, vita stretta e un culo stupendo, tondo, duro, sembrava di marmo. Alex si girò per prendere dalla sedia dietro di lui la cuffia e gli occhialetti, mettendo in mostra dei pettorali scultorei, e i piccoli quadratini degli addominali. Erika arrossendo si sorprese a guardarlo anche in mezzo alle gambe, il suo primo pensiero fu quello che anche li era veramente mooolto ben messo. Alex si posizionò sul trampolino, tutti i suoi muscoli erano raccolti in posizione che richiamava quella fetale e con uno scatto fulmineo si tuffò in acqua. In quei pochi millesimi di secondo, Erika era riuscita a vedere tutto il corpo di Alex in tensione, scattante e potente. Si sentiva inebriata ora, ma anche molto indispettita, perché il ragazzo che non le piaceva l’aveva ammaliata con la bellezza del suo corpo. Ad un certo punto una delle ragazze disse: “Basta me ne vado altrimenti mi butto in acqua e lo violento sul posto.”, anche le altre ragazze, sghignazzando seguirono l’esempio e rientrarono nello spogliatoio. Erika invece non riusciva a distogliere gli occhi dalla vasca in cui nuotava Alex. Guardava rapita la potenza delle bracciate, i muscoli contratti nello sforzo, la caparbietà e la foga che ci metteva il ragazzo nell’allenamento. Si sentiva strana, ormai non pensava più a niente, guardava e godeva di quel corpo. Un bambino si avvicinò al bancone per prendere un gelato e lei si scosse, lo servì e tornò a contemplare il nuotatore. Piano piano si rese conto che si era eccitata, sentiva le mutandine completamente fradice, e questo le fece ancora più rabbia. Si violentò nel non guardare, cercando qualcosa da fare, riuscendo a non pensare a lui. Il tempo passava e lei non se n’era resa conto, Alex era uscito dalla vasca dando così fine all’allenamento. Si sentiva stanco, ma era contento aveva ritrovato la forma perfetta, si sentiva pronto per gli impegni futuri. Si avvicinò al bar, aveva voglia di bere, e disse: “Buongiorno mia principessa, avrei bisogno di un po’ d’acqua. La prego! mia dolce dama, disseti questo umile servo”, facendo seguire uno smagliante sorriso. Erika dal canto suo al sentire la sua voce si preparò a rispondere stizzita e invece quando si girò e vide il viso allegro e rilassato del ragazzo, frenò il suo impeto, gli diede da bere e rimase a guardarlo fin quando non si allontanò. Non riusciva a capire, averlo visto sotto quest’aspetto le mise addosso dei grossi dubbi, odiava il modo di fare durante gli allenamenti, ma la sua bellezza e la gentilezza verso di lei la tramortivano. Alex, allontanandosi dal bar pensava alla nuova barista, era veramente molto bella, peccato che però lui non le andasse a genio, lo aveva capito dalle frequenti frecciate che gli lanciava ogni qual volta si avvicinava al bar, e purtroppo non riusciva a capire perché. Erika finì il turno e se n’andò a casa, si spogliò e si mise nella vasca piena d’acqua per rilassarsi. Chiuse gli occhi e si abbandonò completamente. Istantaneamente le tornarono alla mente le immagini dell’allenamento di questa mattina: la maglietta di Alex che veniva sfilata, il comparire di quel fisico, la potenza e l’eleganza dell’allenamento, il sorriso rivoltole al bar. Tutto questo non fece altro che eccitarla nuovamente, sentì subito, nonostante l’acqua, che la sua passerina si stava bagnando. Non resistette e cominciò a toccarsi il seno, facendo inturgidire i sensibili capezzoli. Le mani come mosse da vita propria discesero le due candide colline e s’infilarono in mezzo alle cosce. Cominciò a masturbarsi, prima lentamente, poi sempre più veloce, toccandosi ripetutamente il clitoride e poi penetrandosi quanto più possibile con due dita. Senti delle ondate di piacere salire dalle reni, salendo fino hai seni e riscendendo fini alla vagina, facendola esplodere in un fantastico orgasmo, che la lasciò completamente appagata e rilassata. Le sorprese che Alex (involontariamente) aveva in serbo per Erika non erano terminate. Il giorno seguente tornò a lavorare puntualmente al 9.00 come sempre. Passò all’incirca un’oretta, era convinta di li a poco di vedere gli agonisti, invece vide al loro posto un folto gruppo di bambini sui quattro o cinque anni che urlando si diressero decisi verso Alex abbracciandolo sulle gambe. Il primo pensiero della ragazza fu: “Oh poveri bambini, speriamo non li spaventi troppo” e a quel punto alzò gli occhi, dai bambini trepidanti, al viso del nuotatore, e quello che vide le stava facendo crollare i suoi pregiudizi. Infatti, Alex li salutò tutti ad uno ad uno con un bacio sulla guancia, aveva un’espressione dolce e beata, li fece mettere tutti in fila per due e disse: “Avanti miei prodi, marciamo verso la piscina piccola, ci tuffiamo e impariamo a nuotare.” I bimbi andarono verso la vasca con calma, entrarono in acqua e attesero Alex. Infatti, lui si stava spogliando per entrare in acqua con loro. Appena entrò tutti andarono verso di lui, che cominciò a spiegargli con estrema calma cosa avrebbero dovuto fare. Ora Alex non era più quel tiranno rompiscatole che aveva conosciuto in precedenza, anzi in questo momento era amorevole e disponibile, aiutava i bambini a fare gli esercizi nell’acqua e quando vedeva che qualcuno di loro si scoraggiava, gli si avvicinava gli dava un tenero buffetto sul viso e gli faceva un sorrisone, lo prendeva fra le braccia e lo aiutava a fare l’esercizio. La lezione continuava ed Erika era sempre più sorpresa del cambiamento. Questo ragazzo le piaceva proprio era l’altro che non sopportava. Alex terminò la lezione, fece uscire tutti i bambini dall’acqua e li aiutò ad infilarsi l’accappatoio. Poi ad uno ad uno li asciugava proprio come avrebbero fatto le loro mamme. A quel punto Alex disse: “Bene miei prodi… ve la siete cavata proprio bene oggi… e allora meritate proprio un premio… vediamo… cosa posso darvi in premio… che ne dite di gelato per tutti?” I bambini felici gridarono un si tutti in coro. Li portò quindi tutti verso il bar e rivolto verso Erika disse: “Mia principessa vorreste far scegliere il gelato a questi miei cavalieri, che sono stati così bravi?” sorrise e aggiunse sottovoce “te li pago poi prima d’uscire”. Aveva gli occhi che scintillavano. Erika rispose al sorriso e disse: “Ma certo mio nobile cavaliere ci penso io”. “Bimbi che ne dite se restiamo tutta la mattina insieme?” ovviamente fu un tripudio per Alex. “Erika scusa… me li guardi un secondo che vado a parlare con i genitori?” “Ok vai pure” “Mi raccomando a tutti… ora vi lascio un attimo con questa bella ragazza… non la fate impazzire… intesi?” e i bambini con un cenno della testa annuirono. Fu di ritorno in breve tempo. “Tutto ok… andiamo sul prato a giocare. Grazie Erika” Arrivati sul prato la prima cosa che si premurò di fare era mettere la crema protettiva a tutti e poi cominciarono a giocare. Passarono tutto il tempo a ridere e a scherzare, facendo dei giochi divertenti con i vari attrezzi a loro disposizione. Erika non perdeva mai di vista Alex, le piaceva la sua serenità, il suo modo di fare con i bambini, la sua dolcezza. Ormai tutti i cattivi pensieri verso di lui erano cancellati… anzi iniziava a guardarlo sotto un altro aspetto… se prima provava repulsione, ora si sentiva enormemente attratta da lui. Arrivarono i genitori che portarono via tutti i bambini alla spicciolata. Alex li salutò tutti con un bacio sulla guancia e andò verso di lei. “Devo pagarti i gelati, quanto ti devo?” le disse, Erika fece i conti e gli comunicò la cifra. Alex pagò e salutando fece per andar via, ma le non resistette e lo fermo: “Scusa…Alex scusa…ti posso chiedere una cosa?” “Certo! Dimmi.” “Beh… vedi oggi ti ho visto con quei bambini…eri tenerissimo… dolce… comprensivo, mi spieghi una cosa?… per quale motivo sei così stronzo con i ragazzi dell’agonistica?” Lui sorrise, alla fine capì perché lei non lo vedeva di buon occhio e rispose: “Perché loro vogliono vincere, e se vuoi vincere non devi commettere errori e se non vuoi commetterne devi essere sempre concentrato, così li tengo sulla corda. Con loro sono stato chiaro sin dall’inizio, gli ho chiesto di dirmi cosa volevano e gli ho detto come mi sarei comportato… erano liberi di scegliere e lo sono tuttora… ci sono altri allenatori ed altre squadre qui… ma loro hanno scelto me… e, modestia a parte, hanno fatto bene, perché adesso loro sono tra i più forti nuotatori in Italia e lo dimostreranno sabato prossimo ai campionati italiani.” Erika non seppe controbattere, il ragazzo era proprio sicuro su ciò che diceva e in ogni modo il suo ragionamento non faceva una grinza. Per non fare scena muta chiese: “E tu perché t’alleni, solo per mantenere il fisico?” “Nono…se fosse solo per quello non lo farei così spesso, mi sto allenando per i campionati Europei che si svolgeranno a settembre.” Ora Erika non sapeva proprio cosa dire, non pensava che Alex gareggiasse e si ritrovò completamente spiazzata. Lui la salutò e se n’andò. La barista finì il turno e se ne tornò a casa e come le accadeva sempre più spesso, si masturbò pensando ad Alex… aveva proprio voglia di lui ora… non riusciva a toglierselo dalla testa, dopo questa mattina si rese conto di essersi presa una colossale cotta per lui. Passarono i giorni e lei se ne stava li a contemplarlo in continuazione, dopo la spiegazione ricevuta, era riuscita ad accettare anche il suo modo di allenare, lo voleva, ma lui era sempre così riservato, non sapeva come provarci… poi pensò: “E se gli chiedessi di darmi una mano a migliorare il mio stile di nuoto?” le sembrò una buona idea… il prossimo lunedì glielo avrebbe chiesto. Arrivò il venerdì e i ragazzi fecero un allenamento di rifinitura defatigante, alla fine uscirono dall’acqua, si misero tutti in cerchio compreso Alex, si abbracciarono (come si vede spesso sulle partite di football americano) e l’allenatore cominciò a parlare. Erika non riusciva a sentire esattamente cosa si dicevano, ad un certo punto un urlo che sembrava un tuono si librò nell’aria, i ragazzi si erano sciolti e si vedeva lontano un miglio che le parole di Alex avevano sortito l’effetto sperato. Sarebbero partiti alla volta del campo di gara lo stesso pomeriggio e sarebbero tornati il lunedì successivo. In quei giorni Erika si rese conto di quanto si era innamorata di Alex, le mancava e i giorni passavano lenti. La domenica mattina fu informata degli splendidi risultati ottenuti da tutti gli elementi della squadra. Quasi tutti avevano vinto la loro categoria e specialità, e chi non era arrivato primo, era almeno salito sul podio. Esultò a quella notizia, non vedeva l’ora di rivederli tutti, specialmente l’allenatore. Luigi si affrettò a mettere sulla porta un cartello su cui era scritto che la mattina seguente la piscina sarebbe rimasta chiusa, aveva in mente di festeggiarli tutti, comprese le altre due squadre che si allenavano lì nonostante non avessero brillato un granché. Arrivarono tutti, i ragazzi erano entusiasti della prova da loro fornita, mancava solo Alex che arrivò con un po’ di ritardo. Al suo ingresso in piscina un boato l’accolse, tutti i ragazzi della sua squadra lo festeggiarono, lo presero di peso e lo buttarono in acqua completamente vestito. Erika appena lo vide sprizzò gioia da tutti i pori, non vedeva l’ora di parlargli. Alex venne fuori dalla vasca e gli porsero un asciugamano, Luigi gli si fece incontro e gli disse: “Lo sapevo di poter contare su di te, ben fatto ragazzo, ben fatto” “Luigi ti ringrazio, ma non c’ero io nella vasca a gareggiare, il merito è tutto loro” disse indicando i ragazzi. “Sì come no, prima di te questi non erano buoni neanche a vincere una coppa regionale, figuriamoci gli italiani, tu li hai resi e li hai plasmati, gli hai fatto capire cos’è lo sport, cos’è il nuoto. Complimenti.” Alex arrossì leggermente, si girò e vide Erika. Le era mancata quella ragazza, anche se non avevano un gran rapporto d’amicizia, ma le piaceva davvero parecchio. Si avvicinò le sorrise e le disse: “Visto, che ti avevo detto?” “Già avevi ragione, ma questo non cambia che quando gli urli contro a me dispiace da morire” Lui sorrise e l’abbracciò bagnandola completamente. Erika finse di divincolarsi, ma per niente al modo avrebbe voluto che lui la lasciasse. Senti il fisico fremente premerle addosso, i suoi muscoli erano d’acciaio e lei si eccitò all’istante. Lui la lasciò e le disse: “Stasera facciamo una cena solo noi della squadra e Luigi, ti va di venire?” “Ma no dai… che vengo a fare…è la vostra festa, sarei fuori posto io!!!” e invece pensava: “Certo che ci vengo… ti prego richiedimelo… richiedimelo ti prego ti prego ti prego” Le sussurrò ad un orecchio: “Tu non sei mai fuori posto, sei troppo carina per esserlo!” Erika arrossì, quel complimento le fece davvero piacere, se fossero stati soli gli sarebbe saltata al collo e lo avrebbe baciato. “Allora che fai ci vieni o no?” “Beh… se la metti così… certo che ci vengo” “Ok ti passo a prendere io verso le 20.00, va bene?” “Sisi, sarò pronta per quell’ora.” Erika tornò a casa euforica, si stese sul letto e incominciò ad immaginare quella serata, aveva proprio voglia di lui e decise che questa sera avrebbe fatto di tutto per farlo suo. Incominciò a prepararsi un paio d’ore prima rispetto all’appuntamento, si fece una doccia, si pettinò con cura e si truccò delicatamente. Dopo vari ripensamenti decise di mettere un perizoma praticamente invisibile e trasparente, una gonna che le arrivava a metà coscia e una maglietta aderente che le lasciava in vista buona parte della schiena. Il reggiseno decise di lasciarlo a chi ne aveva più bisogno, infatti, il suo seno terza misura era praticamente perfetto, tonico, sodo. Arrivarono le otto e sentì suonare puntuale il campanello, scese di corsa le scale e lui era li. Era stupendo, aveva indossato una maglietta aderentissima che fasciava i suoi poderosi muscoli e un paio di pantaloni elasticizzati che evidenziavano il suo magnifico culo. Quando Alex la vide, restò a bocca aperta, era uno spettacolo della natura e appena l’ebbe vicina le disse: “Sei la più bella creatura che questo mondo abbia mai visto…averti come dama stasera per me sarà un privilegio oltre che un piacere per i miei poveri occhi!” Lei arrossì, non era abituata a dei complimenti così diretti: “Ti ringrazio Alex, anche tu stasera sei molto affascinante” disse Erika (anche se in verità la parola che le venne in mente non era affascinante ma arrapante… ma si guardò bene dal dirlo). Arrivarono in pizzeria, gli altri erano già seduti che li aspettavano. Si accomodarono in due posti vicini, guardandosi intensamente. Cominciarono a mangiare e la serata volò via molto velocemente, parlarono di tutto, risero di tutto e alla fine fecero in modo di andare via in fretta. I due avevano voglia di restare un po’ da soli, salirono in macchina e appena chiuso gli sportelli lui le prese la mano carezzandola, la guardò negli occhi e avvicinò lentamente le sue labbra a quelle di lei. Così si baciarono per la prima volta, con passione e voracità. Non riuscivano a staccarsi. Passarono all’incirca dieci minuti e le disse: “Dove andiamo?” “Andiamo al Belvedere ti va?” Lui le sorrise, il messaggio era chiaro: “Fai conto di essere già li.” Appena arrivati la scena che si presento ai loro occhi era magnifica, sotto di se avevano tutta la città illuminata, intorno a loro era buio e sopra le loro teste le stelle brillavano di una luce calda. Ricominciarono a baciarsi, ora le mani di lui si posarono sulle sue gambe e cominciarono ad accarezzare la pelle liscia, nel frattempo lei gli sfilò la maglia e passo le sue piccole mani su tutto il torso, godendosi la consistenza e il calore di quei muscoli. Le mani di lui risalirono sotto la maglietta toccandole la schiena, per passare poi sul davanti ad accarezzarle i seni con i capezzoli già inturgiditi dall’eccitazione. Le sollevò la maglietta e cominciò a leccare e succhiare i capezzoli, facendo gemere di piacere la ragazza, intanto con l’altra mano risalì le cosce fino a carezzare il perizoma già fradicio d’umori. Lo scosto e toccò per la prima volta la sua intimità, era umida, calda, accogliente. Erika godeva come una matta, ormai lanciava dei piccoli urletti a sottolineare il piacere che stava provando. Lei si riscosse, slacciò i pantaloni di lui e ne tirò fuori un membro durissimo, grande, bello da vedere. Non ci vide più dalla voglia e fece per salirgli sopra e farsi penetrare subito, ma lui la fermò dicendo: “Senti… non voglio che pensi male… io ti desidero…e anche molto…ma la prima volta tra noi deve essere qualcosa di più di una sveltina in macchina” “Sai… hai ragione…anche se un po’ mi dispiace, ho proprio voglia di sentirmi dentro quel tuo coso… ma quando potremooo…” “Dopodomani ho la casa libera per tutto il giorno… ti va l’idea?” “Beh… direi proprio di si… ma non mi vorrai lasciare in questo stato fino a dopodomani?!?!” “Non ti preoccupare… stenditi sul sedile.” Lei obbedì. Alex ricominciò a baciarla ed accarezzarla lungo tutto il corpo, mettendo le dita nella sua intimità, facendole un lento e dolce ditalino. Erika ansimava, stava godendo davvero molto, ma toccò il massimo del piacere quando lui si chinò sulla sua vagina cominciò a leccarla. Ora sì che si avvicinava all’orgasmo a lunghe falcate. La lingua di Alex era calda e dura, leccava tutta la fica, soffermandosi molto sul clitoride. Erika raggiunse un fortissimo orgasmo che la fece urlare di piacere. Rimase sul sedile tremante e soddisfatta, mentre Alex l’accarezzava lungo tutto il corpo. Dopo poco lei si ridestò e volle ricambiare il favore prendendoglielo in bocca con gran passione. Erika provava piacere ad avere un cazzo in bocca, ma quello che aveva ora la mandava alle stelle. Ci mise tutto il suo impegno in quel pompino e, infatti, dopo poco Alex le venne in bocca e lei ingoio tutto con gran gusto. Lo baciò in bocca e gli disse: “Non vedo l’ora di dopodomani” “Non ti preoccupare questo è solo un succulento antipasto”. Tornarono a casa, Erika era stesa sul letto completamente nuda, era ancora eccitata e no riusciva a prendere sonno, così si masturbo ferocemente fino ad un nuovo orgasmo. In un’altra casa Alex stava facendo esattamente gli stessi pensieri e gli stessi gesti. Erano ormai persi l’uno dell’altro, passarono tutta la notte a pensarsi e a sognarsi. Il giorno successivo Erika cominciò il turno pomeridiano, pensando che purtroppo non avrebbe potuto vedere Alex per tutto il giorno. Quando si affacciò dalla finestra del bar, invece, lo vide in vasca ad allenarsi e sentì subito il cuore in tumulto. Di li a poco il ragazzo terminò l’allenamento e uscendo dalla vasca notò Erika intenta a guardarlo. Le sorrise e corse verso di lei, si sporse all’interno del bar e le schioccò un bacio sulle labbra. “Ciao Alex, non credevo di trovarti qui… sono contenta… molto…” “Anch’io avevo voglia di vederti, ti ho anche chiamato ma non eri raggiungibile.” “Sai com’è… batteria scarica… come mai sei venuto?” “Luigi è dovuto andare via oggi pomeriggio, quindi ha chiesto a me di sbrigare un paio di cose e mi ha lasciato le chiavi per chiudere.” “Allora oggi sei tu il mio capo.” “Diciamo che faccio le veci… in questo caso… tu sei la ragazza del capo giusto?” Erika sgranò gli occhi, l’aveva appena definita come sua ragazza, credeva di cadere dall’emozione. Alex vide quella strana espressione, rimanendo un po’ turbato: “Ho detto qualcosa di sbagliato?…” “No assolutamente, mi fa soltanto molto piacere che tu mi consideri la tua ragazza…non pensavo che…” “Ehi…per chi mi hai preso…sono un ragazzo serio sai?” “Sorry…non volevo offenderti, ma sai come sono la maggior parte dei ragazzi oggi… prima vengono a letto con te e poi fanno finta di non conoscerti.” “Beh… prima di tutto ancora a letto insieme non ci siamo andati… e poi cosa credi… io una ragazza come te non me la faccio sfuggire di certo!!!” A quel punto, Erika, gli prese il viso tra le mani, lo baciò e disse: “Scusami hai ragione… ti voglio troppo bene… non credo sia solo amicizia.” “Allora cos’è?” “Io… io… io credo di essermi innamorata di te.” “Sai, io invece sono sicuro di amarti.” E le fece l’occhiolino. “Ora però ho da fare… sciò via… mi fai scappare tutti i clienti.” “Me ne ricorderò vedrai…” Ricominciarono entrambi a lavorare, la giornata fu piuttosto intensa ma finalmente finì. La gente se ne stava andando e con loro anche tutti i bagnini e istruttori. Alex passò negli spogliatoi a vedere se fosse rimasto qualcuno e poi chiuse la porta centrale. Fatto questo si avviò verso il bar, vide Erika girata di spalle, indaffarata a mettere a posto, le si avvicinò e l’abbracciò da dietro. Lei si spaventò e cercò di divincolarsi, ma lui le disse: “Calma principessa sono io.” Al che lei subito si rilassò e si lascio andare nelle braccia di lui, che le sussurrò ad un orecchio: “Non riesco ad aspettare domani… che ne dici se… Beh si insomma… abbiamo tutta la piscina per noi…” “Alex mi piacerebbe molto ma sono tutta sudata…mi sento sporca, così non mi va!” “Allora andiamo di la e ci facciamo una bella doccia insieme e poi vediamo… che ne dici?” “mmmhh… tentatore… Ok andiamo.” Si avviarono verso le docce. Erano in piedi uno di fronte all’altra e si fissavano, Alex cominciò a spogliarla levandole prima la maglia, poi i pantaloncini e infine il perizoma. Per la prima volta la vedeva completamene nuda, Erika era stupenda e lui non credeva hai proprio occhi. “Dio come sei bella” esclamò lui “dopo di te nessuna mi piacerà più…” “E sarà meglio per te… ormai tu sei mio!” e cominciò a spogliarlo. Anche lei si sorprese a vederlo nudo, era completamente depilato e la sera precedente non ci aveva fatto per niente caso. Si misero sotto la doccia e cominciarono a lavarsi delicatamente, partendo dai capelli, scendendo lungo il viso, il collo e le spalle. Lui cominciò a insaponarle il seno, con grande soddisfazione di lei che intanto accarezzava il torso liscio e muscoloso. Si abbracciarono e i due corpi rabbrividirono all’istante, sentire il contatto della pelle dell’altro fece salire l’eccitazione alle stelle. Alex cominciò a scendere con le mani fino ad arrivare alla calda vagina di Erika e cominciò ad accarezzarle il clitoride. Lei sospirava sempre più forte, quelle carezze la stavano facendo impazzire. Decisa diresse le sue mani al membro d’acciaio di lui. Provava un piacere enorme a toccare il pube e i testicoli di lui completamente rasati, nessuno dei suoi precedenti ragazzi aveva mai voluto depilarsi. Alex si staccò da lei e cominciò ad insaponarle i piedi, risalendo lungo le gambe. Continuò a lungo in quel massaggio, impazziva per quelle gambe lisce e sode, non aveva fretta, sapeva di avere tutto il tempo che voleva a sua disposizione. La fece girare e le insaponò la schiena, scese soffermandosi sulle tonde natiche, fino ad addentrarsi all’interno, carezzando l’ano della ragazza. Lei con un gemito spinse in dietro il bacino aprendosi completamente. Non se lo fece ripetere due volte, affondò il suo dito nel buchetto di Erika, che con sospirò: “mmmmhhh… siii….. come mi piace!!!” e si girò il volto verso di lui che immediatamente la baciò. La ragazza dopo un bel po’ che questo delizioso giochino andava avanti, si staccò da lui e si girò dicendo: “Ora ti faccio impazzire io!” “E’ una minaccia?” “Può darsi.” Prese del bagnoschiuma e cominciò ad accarezzare tutto il corpo di Alex, soffermandosi sui capezzoli e infine dopo vari passaggi su tutto il corpo gli prese il membro teso tra le mani e cominciò una lenta masturbazione. Iniziò a leccare tutto il corpo di lui, fino a che lei cedette alla voglia di prendere in bocca quel cazzo stupendo che le ballava sotto gli occhi. Succhiava e leccava con una passione che non aveva mai provato prima e lui non era insensibile a quelle carezze. Quando lei sentì che il ragazzo stava per venire, smise e lo fece girare. Gli leccò le spalle, per poi scendere lungo la colonna vertebrale. Arrivata all’altezza dei glutei gli disse: “Mi piace il tuo culo, è veramente perfetto.” Detto questo con le mani allargò le natiche di Alex ed affondò la lingua nell’ano di lui. Il ragazzo fu preso alla sprovvista e spalancò gli occhi: “O mio Dio… mai nessuna mi aveva fatto questo… mi piace… si mi piace… aaahhh”. Erika leccava con ardore, si sentiva proprio porca quel giorno e voleva proprio dimostrarglielo. Passò una mano tra le gambe e riprese il membro turgido e violaceo. Lo accarezzava lentamente, a quel punto volle osare. Infilò il suo dito nello stretto sfintere di lui che mugolò dal piacere. Alex stava rapidamente arrivando all’orgasmo, così la fermò e le disse: “Non ancora… non qui!!” Erika quasi lo supplicò: “Ti prego scopami subito, non resisto più” “Devi avere pazienza piccina, ti farò godere come non hai mai fatto. Te lo giuro.” Detto questo uscì dalla doccia e prese un asciugamano pulito dalla sua borsa, e prese ad asciugarle tutto il corpo con la stessa dolcezza che usava con i “suoi” bambini. Quindi si asciugò anche lui molto rapidamente e le prese la mano dicendo: “Vieni andiamo fuori.” “Ma sei matto? Ci vedranno!!” “Non ti preoccupare non ci vedrà nessuno.” Aveva ragione. Alex conosceva bene la piscina e sapeva che nessuno dall’esterno poteva sbirciare, infatti, la recinzione era alta all’incirca tre metri ed era rivestita da una tenda verde e delle piccole canne di bambù. La piscina, poi, si trovava ad almeno cinquecento metri di distanza dalle case, li vicino c’era soltanto un campo di atletica leggera, da cui ovviamente era impossibile poter vedere all’interno. Si fermarono sul prato ed Alex aprì un lettino “da mare” e ci stese sopra un asciugamano. Si mise quindi a sedere a “cavallo“cavallo”, chiamò a se Erika che si mise anche lei nella stessa posizione ma con le gambe sopra alle sue. Si abbracciarono e cominciarono a baciarsi. Le mani andavano libere sui loro corpi. Si scambiarono interminabili minuti di baci e carezze. Alex spostò la sua mano sulla vagina di Erika, la trovò completamente bagnata e aperta. Lei non ce la faceva più, si sentiva esplodere, così si aggrappò al collo di lui e cercò di farsi penetrare da quel duro manganello. Ancora una volta lui si ritrasse e lei sbottò: “Cazzo Alex, non ce la faccio più, o mi scopi o me ne vado…decidi!!!” A quel punto lui la fece stendere sul lettino con la testa penzoloni, e cominciò a leccarle la fica. Erika si trovò davanti agli occhi il suo cazzo e cominciò a leccarlo. Ad un certo punto, Erika si sentì sollevare, e si ritrovò a testa in giù. Alex aveva fatto questo movimento apparentemente senza sforzo. Ora lui si ritrovava la sua vagina proprio davanti alla bocca e ricomincio a darle delle lunghe sferzate con la lingua. Erika dal canto suo fu sorpresa da quel gesto, ma non stava affatto scomoda, anzi, si sentiva piuttosto rilassata, le sue braccia erano forti e la tenevano saldamente a se. Ricominciò a succhiargli l’uccello e cominciò a godere sentendo la lingua di lui penetrarle profondamente. Sentì l’orgasmo salire e l’urlò con tutti i suoi polmoni, la vagina pulsava e si contraeva in modo incredibile, la tensione accumulata si era sciolta di colpo e la stava facendo volare. Nel frattempo anche Alex era al massimo della sopportazione e venne nella bocca di Erika che data la posizione preferì sputare tutto. Il ragazzo la rimise sul lettino e si sdraiò accanto a lei: “Come va?” Le chiese. “Divinamente… ma ho ancora voglia di sentirlo dentro.” “Don’t worry… fra poco…fra poco…” Si riposarono un attimo mentre ormai il sole era quasi calato del tutto lasciando un cielo di un rosso vivido. Quindi la prese in braccio e si diresse verso la vasca e si tuffò insieme con lei. Cominciarono a ridere e a scherzare, schizzandosi l’acqua da lontano, ma non appena si avvicinarono le bocche si incollarono ed Erika allacciò le gambe intorno alla vita di Alex. Ormai anche lui non ce la faceva più e prendendosi il cazzo in mano lo diresse verso la stretta apertura della ragazza. Penetrò fino in fondo e la ragazza urlando disse: “SIIIIIII…. spaccamela…. era ora!.” Alex cominciò a pompare di buona lena con dei colpi profondi e ritmici. Sentiva quella fessura stretta e bagnata. Vedere il viso di Erika stravolto dal piacere era qualcosa di unico ed estremamente eccitante. Il ragazzo la stava scopando divinamente, alternava degli affondi profondi a stoccate veloci e “superficiali”, lo tirava completamente fuori e poi di colpo la penetrava fino in fondo, lasciandola senza fiato. Erika raggiunse l’orgasmo in pochi minuti ed altri ne seguirono a breve distanza. Alex invece proprio non ne voleva sapere di venire e lei rimase stupita dalla resistenza del ragazzo. La fece girare e cominciò a prendere da dietro. Sentire il culo di lei contro il suo ventre lo faceva eccitare vertiginosamente. Gli venne un’altra idea, uscì e d aiutò la barista ad uscire dalla vasca, le diede una rapida asciugata e la fece mettere a pecorina sul lettino. Dopodiché leccò con perizia la fica bollente e gocciolante, titillando minuziosamente il clitoride, risalendo poi lentamente verso il buco posteriore. La lingua saettava sulle grinze dell’ano, Erika urlava di piacere, infatti, Alex aveva inserito anche tre dita nella sua vagina, stantuffandola poderosamente. Con la mano libera prese dal borsone, una crema contro le scottature solari e la spalmò ben bene nel buchetto di lei. Inserì prima un dito, poi due, fino a provarne tre. A quella dilatazione la ragazza gemette dal dolore. A quel punto Alex prendendosi in mano il cazzo lo diresse verso il culo della ragazza e cominciò a forzarle l’ano. La sensazione era paradisiaca, sentiva la muscolatura del retto di Erika che glielo spremeva e risucchiava all’interno. Cominciò a pompare furiosamente finquando non venne con un urlo disumano riversandole tutto lo sperma all’interno del canale. Quando la ragazza sentì il liquido bollente attraversarle le viscere non poté esimersi dal godere ancora una volta, accasciandosi esausta sulla brandina. Si accoccolarono uno accanto all’altra dandosi dei piccoli baci sulle labbra e Alex disse: “Ti amo Erika, sei la donna della mia vita.” Lei rise arrossandosi immediatamente, abbracciandolo più forte di prima. Si rivestirono in fretta e fecero per uscire chiudendo a chiave la piscina. Erika curiosa chiese: “ma allora, quella serata che avevamo programmato ieri sera, per stare da soli in santa pace è saltata?” “Nono… l’invito è ancora valido…domani avremo a disposizione tutto un letto…nonostante abbiamo smesso in questo minuto ho ancora voglia di te.” Il membro di Alex aveva ripreso vita, così lui la fece stendere su un fianco e da dietro la penetrò dolcemente. Il va e vieni riprese costante e profondo, arrivando a ritmi molto alti. La ragazza urlò un altro orgasmo, non ce la faceva più, ormai era stremata, quindi lo fece sfilare e se lo fece rimettere nel culo. Lui, ormai che era venuto, aveva prolungato di molto la sua tenuta fisica, che lei però non reggeva. Erika, esasperata ormai dal “troppo” sesso scese con la bocca sull’uccello di lui, leccandolo un pochino e poi se lo schiaffò in mezzo alle tette e cominciò una spagnola indimenticabile. Alex raggiunse di nuovo l’orgasmo, e spruzzò tutto sul petto della ragazza. Ora avevano proprio finito, si erano amati e goduti per un paio d’ore, ma ora, era il momento di tornare a casa. I due sfiniti e soddisfatti si avviarono nella sera stellata mano nella mano, con la testa lontana e il cuore in tumulto.
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