Tutto successe in una giornata calda di agosto. Ero tornata a casa ed ero indaffarata a mettere via quelle poche cose che avevo comperato al mercato. La citta’ piu’ o meno morta, io e Bruno eravamo tra i pochi rimasti a scorrere il ferragosto in casa.Bruno aveva trovato un lavoro al centro. Non aveva specificato, ma era impegnato a verniciare una casa mentre i padroni se la spassavano al mare. O cosi’ aveva detto.Avevo appena finito di cambiarmi in una magliettina e un paio di pantaloncini per stare piu’ fresca, quando il campanello suono’.Apri’ la porta a due uomini ben vestiti. Uno di loro di colore.”Si”, risposi tenendo la porta quasi chiusa.”Senta signora, possiamo parlare con Bruno?” Disse il più anziano dei due. L’uomo avra’ avuto più o meno 50 anni, non molto alto e con un po’ pancetta. “Bruno non c’e’. Sta’ lavorando.” “Di che si tratta?” continuai. “Di questa” disse il ragazzo negro facendomi vedere una cambiale di 40 milioni. Rimasi di stucco. Non sapevo di che si trattasse, ma peggiormente, Bruno non aveva mai detto niente di dovere soldi a nessuno.”Signora, suo marito deve questi soldi da molto tempo. E’ piu’ di due mesi che ci bidona.” Continuo’ il ragazzo.”Gli abbiamo dato piu’ che abbastanza opportunita’ per pagarci. Ma lui continua ad evitarci in qualsiasi modo. Ora siamo qui per lasciagli un messaggio.”Il ragazzo forzo’ la porta dalle mie mani, mentre il compagno velocemente , mi copri la bocca con un braccio, mi sollevo’ di forza nel corridoio nel nostro appartamento. In meno di trenta secondi la porta era chiusa, io sdraiata per terra a pancia in giu’ con l’uomo che sembrava il capo, seduto sopra di me. Il negro si avvicino’, e senza tanti problemi, mi tolse pantaloncini e mutande contemporaneamente. Prese il piu’ piccolo dei due indumenti, e senza tanti complimenti le infilo’ completamente nella mia bocca. “Signora. La colpa e’ di suo marito. Quello che succedera’ lo deve solo a lui.” Ero terrorizzata, con lacrime che adesso fiottolavano a catena sulle mie guance, resistere a questi due era per me’ impossibile. Il ragazzo di colore, mi tiro’ su, senza nessun sforzo, lui giovanissimo, robusto e con muscoli abbastanza evidenti. Ero ormai nelle loro mani. Mi sentivo soffocare, le mie mutandine, erano ficcate nella mia bocca, le mie gambe sembravano foglie all preda del vento. Il ragazzo mi trascino nella cucina, il compagno nel frattempo, che mancava da un paio di minuti, torno’ con un gomitolo di spago. Libero’ il tavolo di qualsiasi aggeggio, e senza perdere un secondo mi prese per I capelli e mi piego’ attraverso quel tavolo finche’ avevo la faccia penzolante dall’atra parte, e il culo quasi sopra al tavolo dalla parte opposta. I due, tra i miei attentanti strilli, gemiti e tremori, continuarono a tempo record a legarmi a quel tavolo come fossi una vacca al mattatoio.Il ragazzo di colore mi alzo’ la testa per I capelli e sussurro’:”Ora comincia il messaggio per suo marito. Signora!” Sdraiata li’, piegata a novanta gradi completamente esposta a questi due bruti. Il ragazzo si sposto’, davanti a me e cominciò a spogliarsi. La mia paura si era confermata con quei gesti. Continuo’ a spogliarsi, mentre il bianco, se ne stava seduto vicino alla porta con un revolver in mano. Quando, si tolse le mutande, il ragazzo, aveva un pene nerissimo ed di notevoli misure. Nei miei quarantanni di vita avevo avuto rapporti sessuali con solo due persone, una essendo mio marito, e i loro membri non erano paragonabili a quello che pendeva in mezzo le gambe di questo ragazzo.Ero frastornata, provavo le mie legature, ma sapevo che per me non vi era via di uscita. Cominciai a piangere piu’ forte, e ad implorare quello stronzo di mio marito. Il negro si avvicino’, mi prese per i capelli, e cominciò a strofinare quello strumento sulla mia faccia, labbra, collo e con ogni susseguente movimento, quel cazzo cresceva di misura. L’amico, ridacchio’, “vai Tomas fagli vedere alla signora quale e’ la tua specialita”. Con questo, Tomas, comincio’ a masturbasi davanti alla mia faccia finche’ il suo arnese era completamente sfoiato. “Ora ti libero la bocca signora, se strilli te ne faro’ pentire.” Appena, ebbi abbastanza fiato, cominciai un urlo che fu’ subito soffocato, dall’indumento conficcato di nuovo tra i mie denti. Il ragazzo, comincio a sculacciarmi a mano aperta a tutta forza. Non ne potevo piu’, il culo mi bruciava da morire, sentivo la pelle sul mio sedere pulsare senza controllo. Spontaneamente comiciai a bagnarmi, sentivo liquidi percorrere le mie cosce giu’ fino alle gambe. “Ci proviamo di nuovo? Strilli?” Disse il ragazzo. Non avendo altre alternative, indicai di no con la mia testa.”Fai la brava e ce ne andiamo..su”. Tolse le mutande dalla mia bocca, e sempre con i miei capelli tra le mani , mi appoggio’ quel cazzo, sulle labbra.”Su bella, tu lo sai quello che devi fare.” Io di cazzi non ne avevo mai presi nella bocca in 20 anni insieme. Bruno aveva provato a convincermi molte volte, ma io non glielo avevo mai concesso. Quelle erano cose da puttane, dicevo sempre.. “Su dai, ciuccia…puttana”, continuo’ il ragazzo. Senza altra scelta, cominciai, timidamente a leccare e baciare quella sproporzionata albicocca. Non soddisfatto, cominciò a sculacciarmi di nuovo. “Andiamo su, apri questa bocca che ti faccio vedere io come si fa.” Tiro’ I miei capelli e mi smaneggio’ il culo di forza. Apri’ la bocca, e lui senza perdere tempo, prese la testa tra le sue mani, tirando capelli ed orecchie e cominciò pompare quel cazzo nella mia bocca affondando sempre di piu’, fino al punto di farmi mancare l’aria. Senza tregua, cominciò questo ritmo spezzato nella mia bocca. Due, tre spinte, poi fuori dalla mia bocca, poi dentro di nuovo, piu’ fondo. Ridendo,”signora se respira col naso non muore”. Ridendo continuò pompare la mia faccia che era ora colante di bava, e liquidi che fiottavano da quel cazzo negro a non finire. Tomas, aveva cominciato a pomparmi la faccia di cazzo, e cominciava a giocare con le mie chiappe. Alla mia età, il culo si era un po’ ingrassato, ma non molto, pero’ era la parte del mi corpo che sempre attraeva gli uomini. “Ha un bel culo a madolino signora. Mi prendero’ anche quello.” Cercando di girarmi con la testa, Tomas riprese controllo della mi testa , e mi infilzo’ con quel cazzo fino al punto del vomito. Cominciò ad aprire e chiudere le mie chiappe con una mozione rotatoria. Ad un tratto, guardo’ l’amico,”Anto’ tu lo sai che mi serve.”Lo senti’ aprire ed in pochi secondi richiudere il frigo, si avvicino’ e mentre Tomas mi teneva le chiappe aperte il compare comincio a strofinare qualcosa oliosa forse burro sul mio ano facendomi sobbalzare dal cazzo di Tomas. “Ferma li’ puttana, che ora viene il bello. Anto’ vieni qui e fatti questa troia”.Antonio si avvicinò alla mia bocca con il cazzo gia fuori dai pantaloni. Puzzava di sudore. Tomas, si apposto’ al mio culo, e l’amico cominciò a pompare la mia bocca senza perdere un battito. Non ebbi tempo di preoccurparmi, che intenzioni aveva il negro, perché con la faccia piena del cazzo di Antonio, comiciai a mugolare dalla paura, quando senti’ quella bestia appoggiata tra le mie chiappe. Comincio a strofinare la lunghezza di quell mostro su e giu’ finche l’anticipazione di prendere quel coso mi fece quasi svenire. Appoggiò le sue mani tra le mie coscie, infilando di forza due dita nella mia passera senza nessuna resistenza.”Signo’ forse lei piange ma questa qui’ e’ bella che pronta”. Con un movimento fulmineo. porto’ quel cazzo sull’entrata della mia passera e con uno strattone mi impalo’ a quel pezzo di carne. Il dolore iniziale si trasformo in un immenso calore, lui cominciò un avanti e indietro per un paio di minuti, e poi inizio a giocare con il mio culo. Ogni sbattuta, sentivo il pollice della sua mano affondare sempre di più dove nessuno era mai stato. “Puttana un cazzo qua’ dentro l’hai preso mai?” Disse ridendo con l’amico, che aveva appena finito di imbrattare la mia faccia e capelli con il suo sperma.Tomas continuava e torturare il mio culo con quel dito mentre mi sfondava con quel cazzo che pistonava senza pieta’. Rimosse il cazzo dalla mia passera ormai allargata e sbrodante. E di nuovo cominciò quel su’ e giù tra le mie chiappe, tra i mie umori ed il burro quel bastone scivolava su di me senza nessuna frizione. Continuò avanti indietro finche tirandosi indietro mi ritrovai la punta del cazzo appoggiata direttamente sul mio ano. Allargo’ i due globi con le sue mani e con continua pressione lo senti penetrarmi finche’ il glande era completamente dentro di me. Mi aspettavo molto piu’ dolore di quello che provavo. Tra i miei soffocati lamenti e gemiti, si fermo’ per un secondo, e poi cominciò spingere finche’ senti’ le sue palle appoggiate al mio culo.Sentivo i miei muscoli stringersi e contrarsi intorno a quel manganello cercando di liberarsene. Sentivo una delle mie gambe tremare incontrollabilmente. Cosa che lo eccito’ ancora di piu’. Mi tiro’ la testa indietro per I capelli, sussurro. “Ora ti sfondo il culo.” Lentamente ritiro’ quella verga quasi al punto di farla uscire fuori, so le per spingerla di nuovo fino alla base. Ogni volta che le palle mi sbattevano sul culo mi strappava un gemito, finche’ divenne un lamento continuato. Il dolore che provai, si trasformo’ in pressione, finche’ i miei muscoli cominciarono a divorare quel cazzo come se mi appartenesse. Tenendo le mie chiappe separate, Tomas, cominciò a trapanarmi, a fondo ed a lungo. Cominciò a tirare il cazzo da quel buco solo per farlo entrare di nuovo, ogni volta che la testa di quel mostro mi infilzava la mia gamba rinnovava il suo tremore. Si divertiva a farmi sentire il rinnovamento di quella straziante penetrazione. Sentivo il suo cazzo uscire, poi due colpetti dentro e fuori, poi tutto dentro. Continuò questo ritmo abbastanza finche’ tra la frizione del tavolo e il suo sbattimento continuo mi ritrovai nel mezzo di un orgasmo continuato. Mi sentivo una puttana. Ripresi a piangere come una bambina. Intanto Tomas, continuava a violentarmi finche’ me lo ritrovai davanti solo sborrare sulla mia faccia. Mi infilo’ quel cazzo nella bocca, pompando la mia testa per I capelli finche’ ne era soddisfatto. Si spostarono fuori dal mio punto di vista per pochi minuti, quando tornarono, senti’ uno di loro avvicinarsi di dietro, finche senti qualcosa di notevole spessore, infilarsi prima nel culo e qualcosa altro nella mia fica. Il ragazzo si vesti’, prima di andarsene, mi mostro’ quella cambiale, mi schiaffeggio’ il culo solo per farmi ricordare il mio abuso, mise il foglietto sulle mie chiappe e se andarono e mi lasciarono cosi.Due mesi dopo lasciai mio marito.
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