Elena si tolse il vestito, levò le scarpe e le ripose con cura nell’atrio, poi ritornò sui propri passi e si sedette accanto a lui, sempre più impaziente. – E’ stato eccitante, – sussurrò – molto eccitante… non mi aspettavo che andasse così!-.- Ti prego, – esclamò Mark – non tenermi sulle spine…-.- Mi perdonerai ogni cosa?-.- Non lo so, dipende…-.- Allora ti dirò solo quello che mi conviene.-.- Avevamo pattuito che ci saremmo detti tutto, racconta, dai… ti assicuro che dimenticherò ogni cosa.-.- Non potrai farlo, e nemmeno io…-.- Se continui così, riuscirai a rovinare tutto!-.Elena sorrise e cominciò il racconto: – Ad un certo punto la curiosità mi ha indotto ad oltrepassare quella porta, qualcosa dentro di me mi spingeva a farlo, non riuscivo a trattenermi… era più forte della mia paura. Appena entrata, sono rimasta sorpresa dal fatto che nella stanza non ci fosse assolutamente nulla. Le pareti, il pavimento ed il soffitto erano completamente neri e la luce era soffusa, appena sufficiente ad intravedere il fondo che si abbassava sensibilmente, fino a costringermi a camminare piegata. L’illuminazione veniva da tre fori ricavati nella parte più bassa del soffitto, uno centrale più grande e due laterali, più piccoli, tutti perfettamente tondi. La curiosità mi ha spinto a introdurre il capo in quello di mezzo e, per farlo, ho dovuto obbligatoriamente aggrapparmi con le mani agli altri due, che sembravano fatti apposta per quella funzione. Quando tutta la testa è fuoriuscita nella parte superiore, ho visto degli anelli di metallo che penzolavano al di sopra delle mie mani, ancora aggrappate a fatica ai bordi lisci dei fori laterali.Ho allungato le braccia e li ho afferrati con forza, comprendendo all’istante la logica del tranello. I miei polsi sono rimasti imprigionati nei loro passaggi, stretti da un meccanismo semplice ma preciso, assolutamente indolore, ma praticamente insuperabile. L’apertura attorno al collo si è ristretta appena, rendendo inutile ogni possibilità di ritirare il capo nella zona sottostante; ero bloccata in quella posizione!-.- Io potevo vedere solo il tuo volto, – ammise Mark – ti chiamavo, possibile che non hai sentito nulla?-. – Decine di piccoli fari mi illuminavano il viso da ogni parte ma, nella luce intensa, mi è parso di vedere degli occhi che mi fissavano, come se una moltitudine di sguardi si dessero il cambio per incontrare il mio, mentre giù, nel buio, qualcosa mi sfiorava. Da prima ho creduto si trattasse di suggestione, ma subito ho avuto la certezza che qualcuno si aggirava intorno al mio corpo, finché due mani, sottili, delicate, hanno iniziato a sciogliere i bottoni della mia camicia. Erano lente, calme, come se quello che stavano facendo non le riguardasse nemmeno, ma il mio corpo cominciava a sentire l’attesa. Il movimento semplice di quelle dita affusolate, mi dava la sensazione che fossero femminili; “solo una donna non si lascia prendere dalla fretta” pensavo, ” un uomo avrebbe già strappato tutto”.L’eccitazione partiva dal mio seno, ormai libero da ogni costrizione, con i capezzoli che solcavano il respiro della mia sconosciuta amante, che immaginavo lì a contemplarli. Aspettavo eccitata che li stringesse nella carezza dolce delle sue mani, ma li ha sfiorati appena con una ciocca dei suoi capelli, morbidi e profumati. Ero già oltre i miei limiti, sentivo la voglia invadere il mio corpo e scendere precipitosa tra le gambe, per frangersi nella vergogna del mio sesso, già fradicio e pulsante. Poi ho avvertito un movimento alle mie spalle, subito sfociato in un contatto strano, che non sono riuscita ad associare proprio a nulla, come se non appartenesse alla mia mente. Ho cercato di capire, ma non mi è venuto in mente niente, ed ho seguito il suo strusciare sulla seta delle calze, finché è arrivato al confine con la pelle. Un attimo di tregua, poi la gonna è scivolata sulle gambe… ero certa che fosse allacciata sul davanti e questo mi ha insinuato un dubbio ! nella testa: potevano solo essere due persone distinte. Poco dopo le ho sentite chiaramente, due mani mi stringevano il seno, altre tiravano i mie slip. Ho creduto di morire sentendo la stoffa che apriva in due il mio frutto maturo, lasciandone colare gli umori tra le cosce, tanto era colmo di desiderio. Era la punta di una lingua, quella che indugiava nel solco tra i glutei, ora la riconoscevo e apprezzavo il suo scorrere lieve, delicato. Ho avvertito una pressione che comprimeva il mio seno verso l’interno, poi due labbra carnose hanno afferrato uno ad uno i mie capezzoli, cercando di spingerli verso quell’unica bocca, per succhiarli entrambi. “Non resisterò un secondo di più” ho pensato, e loro sembrava che mi avessero sentito perché hanno allentato un attimo la presa. Tre secondi di respiro, poi ancora tra le loro bocche, sempre più calde, sempre più affamate. Il seno pareva scoppiarmi in quell’interminabile abbraccio, percorso dalle labbra golose che lo perlustravano instancabili, lasciando sulla pelle una lunga scia di saliva calda. Le altre, invece, indugiavano ai lati di quella sottile striscia di stoffa, avvolta su se stessa tra le pieghe del mio sesso, ormai teso allo spasimo. Ho cercato di evitare che scoppiasse nella sua bocca, ho provato a resistergli… ma l’onda di piena mi ha colta impreparata. Sono certa di aver urlato come una pazza, mentre mi apriva per gustarmi meglio. Non riuscirò mai a spiegarti cosa ho provato, perché non lo capisco tuttora!-.- E poi?- chiese Mark, impreparato all’accurata spiegazione della moglie.- E poi hanno lasciato che tornassi lentamente alla realtà, sostenendo il mio corpo spossato con una serie infinita di carezze. Infine, di nuovo libera, mi sono lasciata cadere sul pavimento sottostante, dove ho cercato i loro volti, ma sono riuscita a trovare solo l’ultima sorpresa di quel dolce inganno: una delle pareti stava lentamente scorrendo verso l’alto, per riportare il buio nella stanza… e separarla di nuovo dalla platea gremita di un piccolo teatro, dove il clou dello spettacolo… ero io!-. Mark non disse nulla, lei gli passò una mano nei capelli e sparì oltre la porta del bagno.
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