Mi divertivo parecchio con i miei due animaletti.Avevo imposto loro, su suggerimento di Frank, di portare una targhetta appesa ai loro collari con sopra inciso i nomi che avevo scelto per loro. Per umiliare ulteriormente le loro personalità Frank mi aveva consigliato di dare loro dei nomi spersonalizzanti: decisi quindi di chiamarle una TRE e l’altra, la più anziana, SEI. Le mie due cagnette avevano quindi i nomi di due numeri, a ricordare loro costantemente, quanto poco m’importasse di loro.Seguendo i consigli di Frak le obbligavo ad essere sempre addobbate in maniera oscena, obbligandole ad indossare uniformi ed orpelli che le rendessero appetitose; peggio che se fossero state nude.Spesso usavo su di loro dolorose torture, sia per punizione per le quali trovavo continui pretesti, sia per puro divertimento.Avevo avuto modo di accorgermi che SEI era la più difficile a sottomettersi e quando mi allontanavo per lavoro, la portavo spesso da Frank per una ulteriore seduta d’addestramento. TRE invece, la più giovane, era dotata di una straordinaria sottomissione naturale. Mentre la picchiavo o la sottoponevo alle più dolorose torture, ispezionandole il sesso lo trovavo sempre traboccante di umori. Tra l’altro, per la sua giovane età e per caratteristiche naturali, i suoi umori avevano un piacevole sapore dolce ed un profumo di mela. Un vero gioiellino per ogni amante della dominazione.Ogni volta che SEI tornava dalle lezioni di Frank la obbligavo a raccontarmi i particolari di quelle sedute, anche se i segni sul suo meraviglioso corpo erano più che eloquenti sul trattamento subito; mentre SEI raccontava TRE mi accarezzava e succhiava docilmente e se la controllavo puntualmente la trovavo fradicia. Mi eccitava la possibilità di fare torturare e punire una ragazza di mia proprietà da altri uomini e anche quando non furono più necessarie ulteriori sedute d’addestramento, continuai a mandare SEI, che era terrorizzata da Frank e dai suoi aguzzini, per puro divertimento mio.Stavo scoprendo un lato del mio carattere che non conoscevo: non avevo mai pensato di provare piacere ad umiliare e torturare giovani donne, ma forse, come dicono, l’occasione rende l’uomo ladro e ogni uomo si troverebbe a godere di questa situazione.Un episodio che mi sconvolse ulteriormente accadde dopo qualche settimana dal mio arrivo al campo. Una sera che Frank ed altri funzionari della miniera erano da me per bere un drink, serviti in ogni modo dalle mie due cagnette seminude, chiesi come si era potuta creare quel tipo di organizzazione sociale, piacevole ma sicuramente anomala.Mi risposero che il Direttore era stato l’ideatore di tutto: aveva sposato, anni prima, una bellissima donna che aveva addestrato lui stesso alla sottomissione. Da questa donna aveva avuto tre figli, il maschio che avevo conosciuto e due femmine. La rivelazione fu che le tre donne erano presenti al campo, segregate e trattate come schiave in casa del direttore.Qualche giorno dopo il direttore mi convocò a casa sua; mi disse che era stato informato che avevo curiosità di vedere il suo personale serraglio, riporto il termine che usò lui stesso, e che era un piacere per lui mostrarmelo. Anzi, mi chiese di visitare le donne per vedere se erano in salute. Cominciai ad eccitarmi all’idea. Chiamò il figlio a gli chiese di accompagnarci nel serraglio e di mostrarmi le schiave.Venni introdotto in un ambiente molto elegante dove le tre donne, la moglie e le due figlie, vivevano, servite in tutto ma a disposizione continua del padrone. Erano nude ed incatenate ad un collare, fissato a catene abbastanza lunghe da permettere loro di muoversi per la stanza.La moglie era sui 50anni ed in gioventù doveva essere stata una bellezza spettacolare; le due ragazze, una sui 20anni e l’altra poco più che quindicenne, erano belle almeno come la madre da giovane.Come entrammo nella stanza le tre donne si alzarono e si posizionarono in piedi con le gambe divaricate e le braccia incrociate dietro la schiena. Tutte e tre erano rasate e depilate e mostravano segni di scudiscio sulle cosce e sui seni. Il figlio del direttore si avvicinò alla madre e prese a palpeggiare senza nessuna delicatezza o ritegno quei seni ormai cadenti; la visione mi sconvolse per le implicazioni che comportava ma mi eccitò moltissimo.Il direttore intanto mi spiegò che le due figlie erano il suo massimo capolavoro: due ragazze nate da una madre schiava, allevate ed addestrate fin da bambine ad ubbidire agli uomini. Era il massimo cui si potesse ambire in campo di sottomissione femminile. Al contrario il figlio maschio era stato allevato abituandolo al fatto che quelle tre donne erano a sua completa disposizione. Mi raccontarono di come avesse fatto le prime esperienze sessuali e di tortura alle donne proprio con la madre che ora subiva una oscena esplorazione delle parti intime dal figlio, che allungava continuamente le mani anche sulle sorelle.Mi venne chiesto di visitare le tre donne che, ad un gesto del direttore, si sdraiarono allargando le gambe al massimo e mostrando così le vagine. Le ispezionai e visitai a lungo ed accuratamente, soppesando i seni e penetrando con le dita nei sessi e nelle terga di quelle creature, ispezionandole in bocca e in ogni più recondita intimità. Conclusa la visita il figlio del direttore, che aveva assistito seduto in poltrona sorseggiando un liquore e leggendo dei documenti, mi invitò a provare le labbra della più piccola assicurandomi che sarebbe stata molto piacevole. Ero eccitato come un toro e accettai l’invito: la bocca della ragazza era veramente spettacolare e lei doveva aver apprese particolarmente bene l’addestramento su come soddisfare un uomo con le labbra. Inoltre mentre lei mi succhiava il figlio aveva infilato il suo sesso nella bocca dell’altra sorella ordinando alla madre di masturbarsi con un grosso fallo di legno restando esposta di fronte a noi. Cercai di gustare il più a lungo possibile quel piacere ma non resistetti che pochi minuti. Tornato a casa mi rifeci con le mie due cagnette obbligandole ad un lungo ed estenuante amplesso. Dopo circa sei mesi al campo ottenni una vacanza di 1 mese e potei tornare in Italia. Decisi di portare con me TRE e lasciai SEI alle cure di Frank. Durante quel mese non persi neanche una occasione per esibire ed umiliare la mia docile schiavetta e la obbligavo ad indossare abiti succinti ed a servire i miei amici con i seni esposti e con gonnelline che lasciavano esposta la figa rasata. Fu un mese veramente divertente…
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