La dottoressa Elisa, ancora seduta sulla poltrona di pelle nera, guarda silenziosa la sua assistente Katia, mentre ripulisce doviziosamente l’ambulatorio. Questa volta aveva proprio centrato nel segno, non c’era nulla da dire, la ragazza era uno schianto. La sua bellezza è molto discreta e attuale, capelli corti e sbarazzini, viso acqua e sapone, mani molto affusolate e unghie perennemente laccate con i colori più bizzarri, un corpo magro e longilineo con un posteriore in evidenza e un seno sodo e ben formato. Non si stancherebbe mai di ammirarla mentre sculetta a destra e a sinistra per fare ordine nel più breve tempo possibile. Le faceva indossare un camice bianco, con decorazioni rosa e azzurre, che arrivava poco sopra il ginocchio con un’abbondante scollatura e maniche corte. Sotto rigorosamente solo biancheria intima. Non appena Katia annuncia che è pronta, la dottoressa si scuote dal torpore e ritorna professionale, facendo entrare il prossimo paziente. E’ il signor Bruno, ingegnere affermato e con il miglior studio della città. Entra e si accomoda, portandosi dietro una ragazza sulla ventina, visibilmente imbarazzata e traballante nell’incedere. Si siede solo lui, lei rimane in piedi a contorcersi le mani e con le lacrime imminenti. Dopo i convenevoli, e la richiesta esplicita del segreto professionale, inizia ad illustrare il suo problema, anzi, il loro problema.“Come può ben vedere, lei non è mia moglie e quindi le chiederei il massimo riserbo. Questa mattina presto, come spesso accade, è venuta a trovarmi in studio e ci siamo appartati nella piccola palestra che ho fatto da poco installare per i miei collaboratori. Rimane piuttosto lontana dagli uffici e inoltre è super accessoriata, con bagno e spogliatoio. Abbiamo iniziato e scaldarci con qualche esercizio, poi l’atmosfera si è fatta bollente e io ho tirato fuori la mia solita valigetta”La dottoressa sapeva bene di cosa stesse parlando, la moglie le aveva più di una volta descritto il contenuto. Vi erano dildi d’ogni misura e forma, gatto a nove code, manette, corde, insomma tutto l’occorrente per un amante del sado-maso come lui. “Andata tutto più che bene per entrambi, quando è successo un piccolo incidente. Stavo usando delle palline d’acciaio doppie, anali e vaginali legate assieme in modo da poter essere introdotte in continuità fra il davanti e il dietro. Beh, la sfortuna ha voluto che la corda che tiene legate le due estremità si sia rotta. Non so come sia potuto succedere, uso solo materiale di prima qualità, probabilmente è stata l’usura o non so ché! Ecco dunque il problema. Anche se a mio avviso non sarebbe stato nulla di grave, lei si dimenava, piangeva e voleva andare al pronto soccorso. Le ho detto più di una volta che ci avrei pensato io, che sarebbero uscite in un attimo, soprattutto quelle davanti, ma niente! La vede no! Anche ora piagnucola come una bambina! Ma smettila che ti fai solo compatire!” Il tono dell’ingegnere è molto irritato e perentorio. Sicuramente vi era un rapporto di schiavitù emotiva e fisica fra i due.”Non c’è nulla da temere signorina, vedrà che risolverò tutto in poco tempo e procurandole meno dolore di quanto pensa. L’ingegnere ha ragione, i corpi estranei nella vagina il più delle volte scendono verso l’esterno in modo naturale. Per quelli nel retto invece dovremo faticare un po’ di più. Ora vada con la mia assistente che l’aiuterà a mettersi comoda. Quando le due giovani sono scomparse nello spogliatoio, l’ingegnere riprende a parlare a bassa voce.”Mi ascolti dottoressa, non volevo certo farla preoccupare o agitare e non volevo nemmeno farle del male, ma sono stato io a manomettere l’attrezzo. Ho fatto in modo che si rompesse per rendere i giochi più piccanti. Mi piace fare il dottore della situazione! Certo non mi sarei aspettato una sfuriata ed un isterismo del genere. E’ una ragazzina paurosa, bastavano dieci minuti e gliele avrei tolte io. Ma lei non ne ha voluto sapere….c’è mancato poco che chiamasse un’ambulanza!””Capisco. In effetti, non ha tutti i torti, forse ci sarebbe riuscito da solo, ma credo che abbia fatto meglio a portarla qui, non si sa mai. Da quant’è che le ha dentro?””Saranno tre ore. Ho impiegato parecchio a convincerla che poteva camminare e sedersi in macchina senza pericoli!””Eccola qua. Signorina si accomodi pure sul lettino che arrivo. Vuole che l’ingegnere esca e la visiti da sola?” Anche se il suo amante sta già scalpitando per lo spettacolo cui avrebbe assistito fra poco, lei vuole essere sicura.”Voglio che resti qui con me….grazie. Mi farà male? E’ grave? Riuscirà a toglierle vero?” finalmente si sente anche la sua voce. E’ molto infantile e leggermente isterica, forse per la paura. La dottoressa si alza, indossa i guanti di lattice leggeri e si appresa al visitarla, mentre il dottor Bruno sposta la sedia in modo da avere ben due panorami: le gambe dell’amante oscenamente aperte sulle staffe con in evidenza le sue parti intime e il corpo di Elisa celato appena dal camice.”Ora le apro l’accappatoio e partirò con l’estrazione di quelle in vagina, sarà molto più semplice, infatti, già le vedo. Sta comoda in questa posizione? Le fanno male? Se vuole si può mettere come meglio crede””Sto bene…anzi mi fanno male, ma riesco a sopportare. La prego me le tolga il prima possibile” piagnucola la ragazza toccandosi la pancia e asciugandosi le lacrime. La dottoressa le apre delicatamente le piccole labbra, dato che il sesso è già più che in mostra con la divaricazione delle gambe. La vagina è molto arrossata ma piuttosto umida. Probabilmente quei corpi estranei oltre al dolore, le avevano anche procurato una certa stimolazione interna. Certa di riuscire nell’impresa in un attimo, la dottoressa inizia ad inserire un dito e raggiunge subito l’estremità della cordicella rotta. L’afferra inserendo un altro dito e inizia delicatamente a tirare. Le palline di tre dimensioni diverse scivolano negli umori ed escono immediatamente sgomberando la vagina e facendo tirare un sospiro di sollievo alla ragazza. “Ecco, come vede le prime sono andate. Vedo che ha la vagina un po’ infiammata, le farò una lavanda medicata così si sentirà meglio. Katia porta una bacinella e riscalda a bagno maria quella viola. Mentre aspettiamo inizierò a dare un’occhiata al suo retto.” A quella parola la ragazza inizia ad agitarsi e a muoversi, mentre l’ingegnere è visibilmente paonazzo in volto ed eccitato.”La prego di non muoversi, altrimenti peggiorerà la situazione e soprattutto renderà il mio lavoro più difficile” A quella prospettiva la giovane si calma e sospirando attende il seguito. Elisa prende del gel lubrificante e inizia a massaggiare l’orifizio congestionato, facendo attenzione a non premere molto. Poi consiglia alla paziente di spingere leggermente come per andare in bagno in modo da fare entrare due dita. Anche senza bisogno di dilatazione, queste entrano subito, aiutate dal gel e probabilmente da ripetute sodomizzazioni alle quali l’ingegnere avrà sottoposto la ragazza. La dottoressa cerca invano la cordicella muovendosi dentro e fuori, fino a quando estrae le dita. “Purtroppo non trovo il capo della corda. Non si agiti signorina, la prego! Vedrà che risolveremo anche questo problema. Per ora le faccio fare dalla mia collega la lavanda vaginale” Così dicendo si alza dallo sgabello e lascia spazio all’assistente, che tutta contenta si prepara alla somministrazione. Dato che era con lei da quasi sei mesi, capitava che a volte le facesse fare qualche piccolo lavoretto, depilazioni pubiche, tiratura del latte, somministrazioni di supposte, ovuli, piccoli clisteri o, come in questo caso, di lavande vaginali. Katia si siede al posto della titolare, toglie la peretta viola dall’involucro e si appresta ad inserirla nel sesso della signora.”Katia, introducila lentamente, non dimenticare che lo spazio si è ridotto a causa degli agenti estranei nel retto” le indica la dottoressa che assiste alla scena, preparando però alcuni attrezzi sul carrellino. L’assistente, appoggia la cannula sulle labbra rosse e inizia a spingere fino a farla scomparire dentro la paziente, che, per nulla insensibile, inarca leggermente la schiena. Una volta dentro, inizia a spingere nel serbatoio facendo correre la soluzione calda e medicata fino all’utero per poi uscire nuovamente e cadere nella bacinella posta sotto le sue gambe aperte. La cosa si prolunga per alcuni minuti, fino a quanto tutto il liquido non è uscito. Ora Katia estrae la cannula e tampona il sesso con delle garze sterili per asciugarlo.”Bene, ora puoi alzarti. Signorina, non si preoccupi se sentirà un po’ di liquido uscire, è normale, dato che è stesa, tutta la soluzione non sarà ricaduta verso il basso. Ora pensiamo al suo retto. Credo che procederò inserendole un divaricatore anale. E’ come quello che avrà visto usare più di una volta dal ginecologo nella sua vagina, solo che questo si apre non solo verso l’alto, ma in tutte le direzioni, in modo da tenere aperto il suo sfintere. Non le nascondo che potrebbe sentire un po’ di dolore, dovrà sopportare” Ignorando i brontolii della paziente e il continuo movimento sulla sedia dell’ingegnere, prende il divaricatore precedentemente unto da Katia e lo inserisce. Ovviamente questo procedimento non ha nulla di strano, per ora è poco più di una piccola vite, ma si farà più interessante quando girando su un perno si aprirà inesorabilmente, facendo dilatare le pieghette esterne e la parete interna. Elisa inizia a ruotare, ogni giro un centimetro. Il primo è andato, anche il secondo, il terzo non va, la paziente si lamenta, piagnucola e si agita.”Stia ferma la prego, mi conceda altri due centimetri, altrimenti rischio di non vedere nulla” Così dicendo tenta di concludere il terzo giro. Ora si ferma e fa respirare e rilassare la ragazza in modo che il suo ano si abitui. L’ingegnere ha gli occhi fuori dalle orbite, rischia di non trattenersi più. Probabilmente starà già pensando di acquistare quel grazioso oggetto di tortura.”Bene, ora riprendo a girare. Si concentri e cerchi di non contrarre l’ano, altrimenti è peggio. Dopotutto è già stata sodomizzata e sarà abituata. Pensi che è molto simile e vedrà che non ci saranno problemi” Non ha ancora finito di parlare che è già arrivata a metà del quarto giro. Il buchetto ora è proprio largo, ma congestionato e rosso. Qualche goccia di sangue scende, la paziente piange copiosamente e Elisa decide di fermarsi, se è fortunata riesce ugualmente ad estrarre le palline. Katia inclina il lettino in modo che il sedere della paziente sia ora più in alto della testa e aspetta istruzioni. La dottoressa fissa il divaricatore e le chiede di fissarle sulla testa una piccola luce in modo da vedere più chiaramente. Poi con due dita lubrificate rientra nello sfintere illuminato e ricomincia a cercare. L’operazione va avanti per alcuni minuti: la giovane continua a piangere ma sopporta senza muoversi, l’ingegnere si sporge per vedere anche lui meglio, Katia è con il fiato sospeso.”Eccola ce l’ho! Katia passami quelle pinze” Con la mano libera le impugna e cerca di sostituire le dita con le estremità arrotondate. Si alza dallo sgabello per fare più forza, toglie la prima mano e le lascia dentro facendo far loro un giro. Già con quest’operazione sente che qualcosa si è mossa. Con la mano libera inizia a palpare la pancia della paziente, sente le palline e cerca di aiutarle dall’esterno ad uscire. L’operazione è ben riuscita, il corpo estraneo si muove e le pinze iniziano ad uscire dallo sfintere mostrando l’estremità della cordicella. “Bene. Ora svito il divaricatore e dato che il suo retto sarà ben dilatato, quando glielo dirò lei spingerà con tutte le forze che ha. Io cercherò di aiutarla, ma lei è quella che deve dare la spinta maggiore. Non si preoccupi se espellerà anche delle feci, è normale. Ha capito?” La ragazza annuisce tirando su con il naso mentre sente che l’attrezzo metallico rallenta la morsa. Quando manca appena un giro la dottoressa lo estrae velocemente, impugna meglio le pinze e intima alla giovane di spingere forte. Lo sfintere rimane aperto dalla spinta, la cordicella si fa vedere e così anche la prima pallina che con un sonoro “plop” fa la sua comparsa.”Non smettere di spingere, la prima è fuori e ora è un attimo far uscire anche le altre. Spingi” La giovane che ha accompagnato l’uscita con un urletto di dolore non si ferma e in un attimo sono fuori anche le atre due, insieme ad un peto marrone. Come un trofeo Elisa mostra le palline sado-maso sporche all’ingegnere, che deve essere venuto senza nemmeno toccarsi, a giudicare dalla copiosa macchia che ha sulla patta. L’amante invece si accascia sul lettino spossata, e dolorante, ma finalmente sgombra da ogni cosa. Katia invece, si appresta a pulire il retto con una salvietta.”Brava. Quando hai finito prepara un piccolo clistere da mezzo litro con una soluzione di bicarbonato e acqua calda, servirà a pulire tutto il canale e a sfiammare le pareti” L’assistente obbedisce mentre la dottoressa riporta il lettino nella posizione di partenza e aiuta la paziente a mettersi in posizione seduta. “Provi a sedersi, sente dolore da qualche parte? Non tenga presente ovviamente quello dovuto all’estrazione! Bene, ora la invito a scendere, fare qualche passo e poi ad appoggiarsi al lettino con mezzo busto, in posizione a 90°, così le praticherò il piccolo clistere” La ragazza piagnucola ulteriormente, irritando Elisa e asserendo di essere a posto e di non aver bisogno di qualcos’altro che la riempia. La dottoressa è implacabile e aiutata dall’ingegnere, che non vede l’ora di godersi anche questo spettacolo, riesce a convincerla e a metterla in posizione. Il fondoschiena ora si mostra in tutta la sua bellezza e candore, tanto che le due donne posizionate dietro si guardano ammiccando. Elisa prende il clistere che Katia ha sapientemente scaldato e le chiede di tenerle aperte le natiche, nonché di lubrificare il buchetto. Lei non vede l’ora, è il giusto premio per quelle ore di piagnucolii e lamentele. Prende un po’ di gel e con delicatezza lo depone sullo sfintere congestionato e pulsante. E’ ancora un po’ dilatato, così che riesce anche a far entrare un dito. Dentro e fuori due o tre volte, poi si sposta e lascia spazio alla sua mentore. Questa appoggia la cannula e spinge senza cortesia, facendo brontolare e avanzare la paziente. Senza pietà inserisce tutta la lunghezza e inizia a spingere nella gomma arancione. La soluzione entra prepotente nell’intestino già martoriato, la dottoressa gode di questa piccola tortura che si può concedere e non risparmia la giovane che geme ancora e ancora. Quando oramai non c’è più liquido da pompare, prima di estrarre la cannula fa inavvertitamente entrare una buona quantità d’aria e poi lascia la ragazza libera da quell’ultimo ingombro della giornata. “Ora cerchi di trattenere il più possibile, stringa bene, perché con le dilatazioni di oggi, il suo anello è piuttosto aperto. Non si alzi troppo, se sente dolore rimanga a 90 e fra due minuti potrà andare a liberarsi” Dopo le innumerevoli lamentele e piagnucolii vari corre in bagno accompagnata da Katia. La dottoressa si toglie i guanti e torna alla sedia, rivolgendosi all’ingegnere.”Bene, ora la sua amica non ha più nulla da temere. Prima che ritorni io le consiglio di andare nel bagno che troverà nel corridoio a destra!”
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