La dottoressa Elisa e la sua assistente Katia avevano appena finito di pranzare insieme, in una saletta molto calda e accogliente, dove, ogni giorno, arrivavano lauti pranzi da catering o take-away del capoluogo. Amavano mangiare insieme, si divertivano a chiacchierare, spettegolare, condividere esperienze, quasi mai tornavano a casa nella pausa. Ovviamente, rivestiti i camici bianchi, la professionalità di entrambe rientrava ed erano pronte per accogliere un nuovo paziente. Alle 15 precise entra il signor Bratti, un bottegaio di periferia sulla cinquantina, che aveva scoperto le gioie della sottomissione e della perversione dalla moglie, venuta a mancare pochi mesi fa. Distrutto dal dolore, aveva scoperto la clinica della dottoressa Elisa, durante un incontro infuocato con un’amante, ex adepta della moglie stessa. Oramai il sado-maso e le pratiche di sudditanza psicologica e fisica facevano parte della sua vita e non ne riusciva più a fare a meno. Così, quando non riusciva a circuire le amiche della compagna defunta, per timore d’incappare in qualcuno pericoloso o maldestro, si rivolgeva alla clinica. Sborsando non pochi quattrini per le visite, chiedeva alla Villa del Piacere le cose più strane e bizzarre, riuscendo così a godere immensamente.”Buon giorno signor Bratti” “Buon giorno a lei dottoressa e anche a lei Katia. Ogni volta che entro nello studio mi stupisco di trovarvi sempre più affascinanti””La ringraziamo per il complimento, ma la pregherei di tenere certi apprezzamenti per lei. Siamo delle professioniste e non abbiamo bisogno di essere addescate” Elisa ci teneva sempre a mettere in chiaro la natura della sua clinica e poi non sopportava quell’omuncolo così laido, servizievole, bruttino. Spesso si meravigliava nel provare piacere a seviziare quel corpo ripugnante e così la prestazione riusciva anche meglio.”Sa già bene la prassi quindi segua pure Katia e si metta comodo”Di ritorno pochi minuti dopo in un accappatoio azzurro che arrivava abbondantemente alle caviglie data la bassa statura, salta subito sul lettino e posiziona già le gambe sulle staffe, trattenendo il respiro per l’emozione e l’eccitazione.”Dunque, signor Bratti, cosa possiamo fare per lei oggi? Sente forse dolore da qualche parte? Ha fastidi, pruriti, infiammazioni o cos’altro?” Aveva recitato quella formula almeno una decina di volte e ormai aveva perso ogni interesse e impostazione nella voce”Si dottoressa, non sto bene. Sono parecchi giorni che non vado di corpo, mi duole la pancia, sono gonfio e mi brucia l’ano per lo sforzo di defecare senza successo” dice il paziente con un tono serio ma molto emozionato “Vorrei che lei riuscisse a sbloccarmi l’intestino, magari con un clistere…ma dato la sua esperienza, lascio decidere a lei la cura migliore””Perfetto. Katia, prepara due litri di soluzione, ¼ acqua e ¾ glicerina. Portala ad una temperatura di 38 gradi e versala nella sacca per l’enteroclisma, poi raggiungimi. Ora veniamo a noi signor Bratti. Mentre aspettiamo che la mia assistente abbia finito, le ispezionerò la zona rettale”A quelle parole il paziente inizia a scalpitare e a sudare, pronto a ricevere tutte le sevizie che la procace dottoressa avesse voluto infliggergli. Lei, dal canto suo, apre l’accappatoio e le si presenta subito davanti un inizio d’erezione. Disgustata da quella visione, decide di giocare duro e prende fuori da un armadietto alcune cinghie. Senza dire nulla al paziente, fa entrare il pene in un astuccio di pelle e lo forza delicatamente sulla pancia di questo. Ora, prende i cordini alle due estremità e glieli fa passare sotto la schiena, iniziando a legarli sul fianco destro. Il nodo è stretto, l’uomo ha un attimo d’indecisione, provocato forse dal fastidio per quella posizione innaturale del pene, ma poi si rilassa e si lascia legare stretto l’attrezzo. Soddisfatta del suo lavoro, che avrebbe dato i suoi frutti migliori non appena il paziente si fosse davvero eccitato, si avvicina il carrello e si siede in uno sgabello proprio davanti al suo retto. S’infila i guanti di lattici di medio spessore e si lubrifica due dita, infilandole subito e impietosamente dentro il peloso pertugio. L’uomo sobbalza per la mossa inaspettata, ma dopotutto non era la prima volta che veniva violato da quelle parti. La dottoressa affonda le dita e sente che, in effetti, c’è un blocco di feci.”Purtroppo non riesco a capire fin dove arriva l’occlusione intestinale, perciò le devo inserire uno strumento che mi aiuterà a stabilirlo” Così facendo, senza aspettare nemmeno l’assenso, prende un lungo oggetto di plastica bianca, dal diametro di qualche centimetro, lo lubrifica e inizia ad inserirlo nello sfintere. Come se volesse misurare la quantità di olio in un motore, lo introduce per tutta la sua lunghezza, facendolo andare su e giù per un po’, poi lo estrae velocemente facendo sussultare il paziente. L’asta che prima era bianca, ora presenta visibili tracce di feci fino quasi in cima, evidentemente erano molti giorni che si sforzava di non andare in bagno, per rendere la visita più realistica. Senza pochi convenevoli, gliela sbatte sotto il naso e dice “Come può vedere lo strumento è piuttosto sporco, perciò dovrò praticarle un enteroclisma in profondità. Ma ecco che Katia ha terminato. Ora le spiego cosa succederà. Innanzi tutto la farò girare su un fianco, e poi le introdurrò questo grosso e lungo tubo di gomma su per il suo intestino. Alla base ha una valvola che, gonfiata farà da tappo stagno al suo sfintere. Nulla più uscirà, nemmeno la minima perdita, fino a quando non la sgonfierò, così potrà trattenere più a lungo e senza rischi la soluzione. Ora procediamo con l’introduzione. Si giri e pieghi la gamba destra al petto” Senza nemmeno lubrificare il tubo, lo ficca nel retto pulsante del paziente e inizia a spingerlo. La pratica richiede alcuni minuti, giacché, l’intruso si deve adattare alle anse dell’intestino per evitare di perforarlo. Evidentemente la cosa non è troppo indolore perché il signor Bratti continua a muoversi e a lamentarsi “Basta la prego, me lo sento in gola il tubo, dove me lo vuole far arrivare!””Non si preoccupi, anche perché avrà sicuramente più fastidio in seguito. Bene, è dentro tutto, ora gonfio il piccolo palloncino all’interno che bloccherà l’uscita di liquido” La dottoressa armeggia vicino al retto e dopo aver fatto tutto, inizia ad aprire il rubinetto. La soluzione è densa, le percentuali sono leggermente sproporzionate, la glicerina è davvero tanta e ciò renderà tutto più interessante e doloroso per il paziente. La discesa di questo calore improvviso nell’intestino deve averlo eccitato ulteriormente perché si guarda con occhi sgranati il pene, schiacciato irrimediabilmente dalla guaina di pelle. Il primo litro era andato, che ecco il signor Bratti inizia a dimenarsi vistosamente “Mi brucia l’intestino, e sento di dover andare in bagno, io direi che può bastare. Inoltre il mio povero…pene….ha bisogno di essere liberato” Così dicendo cerca di girarsi, ma prontamente, la dottoressa e Katia gli legano le caviglie al lettino, gli fanno passare una cinghia sotto il petto e, distraendolo con alcune chiacchiere sulla sicurezza, riescono anche ad immobilizzargli le braccia. Ora è legato come un salame e questo lo ha fatto agitare e preoccupare “Ma cosa significa, non mi avevate mai legato prima d’ora? Io collaboro sempre molto volentieri lo sapete, sono un bravo paziente. Vi prego lasciatemi libero, ho la pancia che si sta gonfiando come un pallone e anche il mio kazzo sta per scoppiare!” Il tono della voce è visibilmente preoccupato e infastidito, ma non basta a far desistere le due donne che continuano a guardare il liquido denso inondargli le budella. Stava quasi per scendere l’ultimo mezzo litro quando il paziente proprio non si sopporta più; si dimena come un coniglio, piagnucola, le supplica, si contorce per i crampi, ed è paonazzo per il dolore al pene.”Signor Bratti, voglio essere magnanima con lei, abbasserò leggermente il lettino in modo da far scendere il liquido più in profondità e poi chiederò a Katia di massaggiarle la pancia” Indubbiamente, la pendenza dà un po’ di sospirò al paziente, ma le calde mani dell’assistente, a pochi centimetri dall’organo sessuale ne accrescono la congestione. Dopo qualche minuto, con il liquido tutto negli intestini e il massaggio languido, la dottoressa osserva i suoi testicoli riempirsi e da cenno a Katia di spostarsi. Infatti, in un attimo, un fiotto di sperma esce dal pene imprigionato senza che nessuno lo stimolasse e va a sporcare la faccia e il petto del paziente, che però ansima e si contorce per il piacere. L’eiaculazione è abbondante e lunga, ma non basta ad abbassare l’organo, probabilmente ancora eccitato per la stimolazione continua della prostata e per tutta la situazione. Il liquido nelle budella, fa il suo effetto lassativo e aumenta il supplizio del condannato che piange e invoca di potersi liberare. Ma non è ancora arrivato il momento! La dottoressa spazientita per le lagnanze decide di vendicarsi iniziando a tirare il grosso intruso nel retto, che però non arretra, ma anzi fa dilatare le grinze pelose e fa sobbalzare il malcapitato. Con sorpresa vede che una parte del liquido tenta di uscire, risalendo il tubo di gomma e ritornando nella sacca. Probabilmente l’intestino era davvero arrivato al limite e stava rigettando tutto. Per evitare sporchi contrattempi, decide che è il caso di lasciare il paziente. Così lei e Katia lo slegano ma gli intimano di non alzarsi.”Stia fermo, non si alzi o rischia di combinare un disastro. Ora inizieremo a togliere il tubo di gomma senza aprire però troppo la valvola e quando sarà uscito quasi tutto, lo taglieremo così lei potrà correre in bagno. Una volta lì dovrà tirare con tutte le forze in modo da forzare il suo retto, dilatarlo e far uscire il palloncino ancora semigonfio. Le dico subito che non sarà piacevole, soprattutto perché avrà ancora due litri che le comprimeranno l’intestino! Ovviamente, le è severamente vietato di togliere il costrittore al pene!” Mentre parla con una cadenza sadica nella voce, la dottoressa è già arrivata al taglio della gomma, così che il signor Bratti, scatta giù dal lettino e corre in bagno. La cosa non è semplice, i crampi lo attanagliano e inciampa più volte, ma poi si richiude la porta alle spalle. Le due donne si scambiano uno sguardo d’intesa e sghignazzano in modo ben poco professionale! Il pover uomo manda lamenti indicibili dal bagno e anche rumori molesti che accrescono l’ilarità del momento. Passa una buona mezz’ora, quando il malcapitato esce mogio mogio dal bagno. Ha la faccia bianca come un cadavere, il ventre ancora parzialmente dilatato, l’attrezzo virile, imbrigliato e paonazzo, cammina con le gambe leggermente divaricate e brontola sommessamente.”Bene, ora che si è liberato ritorni pure sul lettino e sulle staffe” Dice la dottoressa che si alza dalla poltrona e ritorna nella sua postazione originaria “Come va? Si sente meglio ora che l’occlusione è passata? Dovrebbe sa!? Vediamo un po’ il suo retto e controlliamo se c’è qualche residuo di feci”Lo spettacolo dello sfintere non è dei migliori, la fuoriuscita forzata del palloncino aveva provocato alcune lacerazioni che sanguinavano leggermente. Per fortuna che non sarebbe dovuto andare in bagno per parecchi giorni! Con cautela, Elisa tampona la zona con una garza sterile e unta di crema cicatrizzante facendo fremere l’uomo. Preoccupata per la situazione decide di non infierire oltre con l’ispezione, ma chiede a Katia di portarle un tubetto di preparato emolliente. Lo svuota in una specie di siringa senza ago e con delicatezza si appresta e svuotarla nel retto del signor Bratti.”Ora, finita la medicazione le introdurrò un unguento che terrà le pareti morbide e unte, in modo da non provocare ulteriori lacerazioni” Così dicendo appoggia il beccuccio e inizia a premere, facendo uscire la sostanza bianca. Poi tampona ancora lo sfintere e decide di occuparsi d’altro. “Ecco fatto signor Bratti, il suo intestino è a posto. Cerchi di mangiare leggero per una settimana e di non espellere il preparato che è nelle sue viscere. Ovviamente noterà delle perdite, ma non se ne preoccupi, è normale. E adesso cosa vogliamo fare per questo povero pene imprigionato? Vedo che sta cercando ancora di alzarsi!” Nota la dottoressa, guardando il colore paonazzo di tutta la zona e lo sforzo dell’uomo nel trattenersi dall’urlare per la disperazione. “Mi dica lei!””Mi piacerebbe che Katia mi stimolasse le palle….i testicoli….e che lei mi applicasse dei coccodrilli ai capezzoli…vorrei venire proprio come prima…per il dolore e non per la stimolazione diretta”E’ proprio incorreggibile- pensa la dottoressa -glielo faccio vedere io! Fa cenno a Katia di provvedere al massaggio degli scroti, cerca in un cassetto delle pinzette di metallo e con quelle schiaccia i capezzoli dell’uomo che sussulta e trattiene un urlo. Ovviamente, se questo poteva bastare a lui, non bastava certo alla dottoressa, che, in un attimo tira fuori una mazza di legno piatta facendola finire violentemente sulle sue natiche. Il colpo è forte e fulmineo, tanto che il signore si guarda attorno stupito, poi realizza. “Se ora si muove o si rifiuta, questa è la sua ultima visita qui da noi” Si appresta a intimare la dottoressa vedendo le sue intenzioni di fuga. L’uomo è titubante, gli stanno sollecitando i testicoli, i coccodrilli gli lanciano sferzate di dolore al cervello e ora anche quello, forse era troppo. Ma ecco che un’altra mazzata si abbatte sulle natiche già rosse e il colpo questa volta si fa sentire anche nello sfintere torturato e malconcio. Sta per alzarsi dal lettino, ma poi guarda le due donne che lo stavano seviziando, i loro occhi, i loro corpi e la sudditanza, la sottomissione è più forte di lui e così si accascia nuovamente, “godendosi” il trattamento. Cerca in tutti i modi di concentrarsi per riuscire a venire prima, ma non è così semplice in tutto quel turbinio di sensazioni. La dottoressa rallenta il ritmo delle mazzate e anche Katia delle carezze, vogliono, al contrario, stimolarlo il meno possibile per allungare il supplizio. Alla quarta mazzata il signore si porta le mani alle natiche rosse e pulsanti, percependo il loro stato, poi con una mano s’insinua fra quelle e con il medio cerca l’ano. Le donne lo guardano allucinate, nonostante il dolore e l’enteroclisma di prima voleva ancora essere sollecitato in quella zona. Pazzesco! Senza lasciarsi fermare e con una smorfia di dolore su tutto il viso, inserisce il dito che si mescola alla crema lenitiva. E’ cauto, lo spinge lentamente fino a toccare la prostata che gli manda l’ultima sollecitazione necessaria per l’eiaculazione. Proprio mentre stava per togliere il dito e godersi l’orgasmo, la dottoressa gli propina l’ultima mazzata che s’infrange sulle mani, sul dito e di conseguenza su tutti i suoi intestini. Anche se non gliel’ha data molto forte, per la paura di traumi agli arti, il signor Bratti, quasi sviene dal dolore, proprio mentre il suo stesso sperma si sparge sul suo corpo. Gli ci vogliono parecchi minuti per riprendersi, ma poi, da solo si dirige mestamente verso lo spogliatoio, si riveste ed esce dallo studio pronunciando un flebile grazie.
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