Entrava in quel momento il secondo paziente della giornata, che Elisa e Katia conoscevano molto bene. E’ il signor Flavio Persichetti, industriale dell’hinterland che amava le pratiche sado-maso e si rivolgeva spesso alla clinica per essere accontentato. La procacità e bellezza della dottoressa Elisa, infatti, erano note a molti e stimolavano la fantasia e la libido sia di uomini che di donne. Anche se non avrebbero mai concesso i loro corpi a nessuno di questi, la trasparenza dei camici, il profumo, le movenze, il tocco guantato, l’atmosfera, fungevano da surrogato di un rapporto sessuale vero e proprio.”Buon giorno signor Flavio, si accomodi””Buon giorno dottoressa””Segua pure Katia nello spogliatoio mentre io mi preparo” Con certi ospiti fissi poteva saltare a piè pari i convenevoli, tanto entrambe le parti sapevano già come si sarebbe svolta la visita.”Ecco qua, salga sul lettino e si posizioni” Elisa apre distrattamente l’accappatoio mettendo in mostra il corpo palestrato e abbronzato del signore, ma senza degnarlo di uno sguardo si accinge a legargli la vita, le braccia, il torace e anche le cosce al lettino con delle robuste ma imbottite stringe di corda. Poi pende dal carrello due grosse siringhe, alle quali però mancavano totalmente gli aghi ed avevano rimasto solo il cilindro di plastica e lo stantuffo. Posiziona un’estremità su un capezzolo rosato dell’uomo e poi, inizia a creare il vuoto, sollevando lo stantuffo. Dopo pochi millimetri, il seno si solleva e con lui anche il capezzolo che viene aspirato. Senza preoccuparsi della smorfia di dolore del paziente, continua l’operazione.”Ah… .mi sta facendo male… si fermi un attimo””Non va bene signor Flavio, l’altra volta abbiamo abbondantemente superato la prima tacca, ora non ci sono nemmeno arrivata””Si lo so ma in questi giorni sono stato più volte… .diciamo… sollecitato in questa zona e mi dolgono molto. Vede come sono rossi””Non credo propri che sia una buona scusa, lei è qui per un motivo preciso ed è mio dovere accontentarla. Vista la situazione posso concederle al massimo di fermarmi alla solita tacca, ma non prima. Credo che sia d’accordo con me” Così dicendo riprende ad aspirare e strappa all’uomo un urlo di dolore. Con le mani si aggrappa febbrilmente al lettino e stringe fino a quando l’operazione con il primo capezzolo non è finita. Ancora prima che Elisa cerchi di mettere anche la seconda siringa, il pene ha una prima erezione, si erge e s’inturgidisce. Allora Katia prende un laccetto di cuoio, lo lega stretto alla base fermando la circolazione del sangue e lo fa passare anche fra i due testicoli, imprigionandoli e ricavandone due buffi sacchetti infiocchettati. Ovviamente l’operazione non è certo indolore e l’uomo, prima gode per il tocco in quella parte sensibile, poi per le fitte che da lì gli arrivano al cervello. Ecco che anche l’altro capezzolo è allungato e bloccato nella siringa dal vuoto creato con lo stantuffo. Gli occhi del signor Persichetti si riempiono di lacrime, ma il trattamento è solo all’inizio. Katia le porge ora una specie di calzino di spugna bianco che la dottoressa ficca dentro la bocca dell’uomo, che prontamente l’aveva aperta. Poi prende un passamontagna nero in latex e, come un guanto, fa entrare la testa del malcapitato. Ora le sue fattezze non sono più visibili, il viso è coperto completamente, tranne il naso che fuoriesce da un buco apposito. Elisa, dopo i seni, inizia a dedicarsi ad un’altra area sensibile. Si accomoda sullo sgabello basso e con le mani divarica le natiche. Lo spettacolo che vede è davvero forte; tutto l’anello di carne è completamente slabbrato e le pieghe pendono come fossero labbra vaginali. “Si è divertito davvero in questi giorni!””Credo che a visita terminata le consiglierò un bravo chirurgo plastico. Oggi non si può solo aumentare il seno o correggere il setto nasale, ci si può anche sottoporre ad una plastica vaginale, alla ricostruzione dell’imene e al restringimento della zona rettale”Senza perdere altro tempo, Elisa decide subito di indossare dei lunghi guanti robusti e di procedere. Prende dal carrello un tubetto di crema, la spreme in un’altra grossa siringa senza ago e inserisce il beccuccio all’estremità nel retto del paziente. Poi inizia a spingere il contenuto dentro fino a svuotarla completamente. Per saggiare la lubrificazione interna, inserisce subito due dita, che scivolano con enorme facilità nel pertugio slabbrato, immergendosi nella crema vischiosa. Per qualche minuto, aggiungendo un dito, rimescola dentro e fuori, a destra e a sinistra, fino a rendere le pareti viscide. Poi estrae le tre estremità e con un gel trasparente si spalma l’intera mano guantata. A quel punto la chiude a pugno e si appresta al fist-fucking che ogni volta il signor Persichetti le richiede. Non si appoggia però sulla voragine e poi spinge, bensì prende un po’ di rincorsa e con forza sferra un sonoro pugno, facendo in modo che tutta la mano chiusa si conficchi repentinamente dentro lo sfintere. Il gesto fà sobbalzare l’uomo dal lettino, le gambe cercano di chiudersi e di rompere le corde, i corpo per quel che può s’inarca, i polsi si divincolano e dalla bocca tappata esce un gutturale e grottesco grugnito. Non se ne preoccupa certo la dottoressa che rimane con il pugno ben fissato dentro, senza muoverlo nè su nè giu. I rantoli del signor Flavio non terminano, il naso cerca di inspirare più aria possibile, ma l’affanno glielo impedisce, la testa si gira a destra e a sinistra in cerca di salvezza. Elisa allora, per completare la tortura, si spinge più in fondo, sforzando e tendendo le pareti intestinali, ora è dentro fin oltre il polso. A quel punto, non potendo andare oltre, cerca di aprire la mano all’interno e questo provoca altri lamenti strazianti. Ora può tranquillamente estrarre tutta la porzione da dentro l’intestino, e lo fa cercando di provocare altro dolore, cioè in un sol colpo. Il signor Persichetti, ha uno spasmo ancora più grande e si accascia sul lettino, sembra svenuto. Il respiro però è sempre affannato e ciò dimostra che è ancora vigile e probabilmente in preda ad una violenta erezione. Infatti il pene e i testicoli legati, sono paonazzi e pulsanti, si sono gonfiati all’inverosimile, creando dei buffi palloncini venati di rosso e blu. La dottoressa si appresta subito a togliersi il guanto sporco di crema, escrementi e sangue. Poi ne indossa un altro più corto e armeggia ancora nel carrello. Prende un grosso dildo nero con tante punte di plastica morbida e in un attimo lo pianta tutto dentro lo sfintere che era rimasto oscenamente dilatato. Ovviamente, se non ci fosse stata prima la tortura del fist-fucking, Flavio l’avrebbe accolto con vero piacere, ma ora, ogni punta era come uno spillo che gli si conficcava nel cervello e nelle viscere martoriate. Urla nuovamente da dentro il passamontagna ma nessuno gli bada. Ecco che Katia prende una mazza di legno per spanking e inizia a picchiarla sonoramente sulle natiche dell’uomo. Uno… tre… cinque… otto… dieci i colpi in tutto. Ad ogni colpo, il dildo affonda sempre di più e il pene si congestiona maggiormente, non riuscendo ad espellere il liquido seminale. “Ecco fatto signor Persichetti abbiamo quasi fatto. Ora inizio a toglierle il passamontagna” Così dicendo lo libera dal latex e mostra un viso che è un’unica smorfia di dolore; gli occhi sono rossi e pieni di lacrime, dal naso cola della candela, la bocca è violacea e pure la pelle della faccia. Il calzino non viene però rimosso, ma, anche senza bisogno di parole, si capisce chiaramente il suo desiderio. Cioè essere lasciato libero di eiaculare e godere del suo dolore. Le ragazze lo accontentano, lentamente, per non provocare lacerazioni, slegano i testicoli gonfi e il pene. Poi Katia, premendo sulla sua bocca, con pollice e indice gli tappa il naso e gli impedisce di respirare. Il laccio è ancora sull’organo genitale e l’aria inizia a mancargli, ma un fiume di sperma esce copioso e schizza sul torace, sul seno e anche sulla faccia. L’eruzione non smette, il liquido continua ad imbrattare il signor Flavio, che avido e vorace, apre la bocca, sperando che qualche goccia raggiunga la sua lingua. L’eiaculazione dura un minuto buono, ma lascia ancora il pene eretto e i testicoli svuotati. Katia allora, spinge giù gli stantuffi che allungavano i capezzoli e li libera, poi inizia a slegarle le mani, il torace insozzato, la vita e poi anche le cosce. Allora l’uomo, ancor prima che gli si riattivi la circolazione e con il dildo fissato nello sfintere corre verso lo spogliatoio, rischiando più volte di inciampare e cadere per sollecitarsi e godere da solo. “E’ proprio incorreggibile!” dice la dottoressa a Katia, scuotendo la testa.
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