Fin da quando la conobbi, a seguito del fidanzamento di mio fratello Giovanni, avevo sempre guardato Manuela con un occhio particolare. Non era altissima, nè magrissima, ma aveva un fisico proporzionato, con una quarta misura di tette e un bel culo sodo e tondo, capelli neri lisci e occhi neri. Ma cosa che mi faceva salire la temperatura di più erano le sue labbra carnose e quello sguardo da troia che ogni tanto faceva quando si presentava qualche occasione “strana”. Ogni volta che ci trovavamo insieme per cene tra amici, e lei esagerava un pò con l’alcol, iniziava a raccontare dei suoi ex, e in special modo del suo ultimo ex, col quale si vantava (quando mio fratello si assentava per andare in bagno o per andare a prendere qualche birra dal frigo) di aver fatto “cose turche”. La cosa che mi portava la fantasia alle stelle era la sua continua affermazione “non l’ho mai data a nessuno prima di Giovanni”. Quindi, come qualsiasi persona smaliziata pensavo tra me e me: mani? bocca? culo? Mah!.Per quattro anni non riuscivo a capire a cosa si riferisse, fino a quando un sabato alle 10 di mattina non avvenne l’inaspettato: Manuela venne a casa mia (abito da solo in un appartamento), con la scusa di dover battere una relazione sul mio computer che doveva consegnare il lunedì seguente. Non aspettando visite ed essendomi alzato tardi, indossavo ancora il pigiama.Andai ad aprire e la vidi con una cartellina in mano e vestita in modo sobrio. Mi spiegò il problema e io le accesi il computer e le spiegai i rudimenti per usare il programma di scrittura e le dissi di continuare a lavorare da sola in modo da darmi il tempo di vestirmi. Avevo appena tolto il pigiama e mi chiama perchè non riusciva a centrare il titolo (10 secondi netti da quando avevo iniziato a spogliarmi). Mi avvicino a lei da dietro e per farle vedere come centrare il testo le sfioro involontariamente la spalla con il mio uccello. Lei non se ne accorge nemmeno, o fa finta di non accorgersene. Finita la spiegazione ritorno in camera da letto e continuo a vestirmi. L’uccello, dopo quel leggero contatto con lei, e dopo aver intravisto le tette abbondanti dalla scollatura, iniziava a dare qualche segno di vita. Si erano fatte le 10.30 e, sapendo che Giovanni tornava dal lavoro non prima delle 14, chiesi a Manuela se si fermava a pranzo da me. Lei però rifiutò gentilmente, scusandosi per il fatto che doveva comunque far da mangiare per Giovanni al suo ritorno, ma mi disse che avrebbe preso volentieri l’aperitivo da me. Nulla di strano, se non fosse che dicendomelo aveva fatto quel suo sguardo da troia che spesso mi aveva fatto eccitare.Pensai così di farglielo l’aperitivo, ma abbastanza alcolico da farle abbassare la guardia e farmi spiegare le famose “cose turche” alle quali si riferiva sempre di aver fatto col suo ultimo ex. Presi quindi coraggio e andai in cucina a preparare qualche stuzzichino e una bella dose di negroni con ghiaccio.Lo portai vicino al pc, e iniziammo a stuzzicare e a sorseggiare il negroni.Sorso dopo sorso vedevo gli occhi di lei diventare sempre più lucidi e dilatati, e non appena capii che le girava la testa abbastanza, partii all’attacco.Con la scusa di controllare la posta la feci sedere a lato, e “involontariamente” invece di aprire la posta, feci partire un video porno che usavo ogni tanto per farmi qualche sega. Mi scusai dell’accaduto (che faccia da culo) e stavo per chiudere la finestra del video, quando Manuela mi fermò la mano e mi disse “Dai .. non lo chiudere, sono curiosa. Cosa pensi? Che a noi ragazze non piaccia vedere certi spettacolini?”. A questo punto la cosa iniziava a farsi interessante.Il video, essendo io un amante delle sborrate in bocca, era una raccolta di finali di pompini con schizzate. E lei non mi sembrava disgustata dalla vista di quelle spettacolari sborrate. Anzi, era molto interessata a giudicare dai sorrisini che mi faceva. Evidentemente il negroni iniziava a fare effetto, e dalla sua bocca uscì un: “Bello quel cazzo, non sò cosa darei per averlo io in bocca”. Potete immaginare a quelle parole il mio stato di eccitazione. Il cazzo iniziava a farmi male. E cercai di cogliere l’attimo con una risposta secca: “Be’, non e’ come quello del video, ma se ti accontenti ci sarebbe il mio.”.Lei mi guardò prima in faccia, poi in mezzo alle gambe, e con voce felina mi disse: “Non essere modesto, pensi che al mare non mi sia accorta del pezzo di carne che ti ritrovi? Pensi che non ti abbia visto in bagno mentre di masturbavi per sbollire l’eccitazione che ti era venuta per merito del mio bikini? Quello che non sai è che anche io mi sono toccata pensando a te mentre ti segavi.” e a quelle parole era già col viso vicino alla mia patta, intenta a slacciarmi i pantaloni e a tirare fuori l’uccello, che non vedevo così in tiro da parecchio. Pochi secondi e il mio cazzo era tra le sue labbra carnose, che si chiudevano sulla cappella, mentre con la mano mi segava. Era una pompinara fantastica e la sua lingua era da oscar. Mi alzai in piedi in modo da vedere e gustarmi al meglio il pompino che la cognatina mi stava propinando. Il suo lavoro di bocca e di mano continuava, con lo sguardo dritto verso di me, mentre con l’altra cercava di togliermi i pantaloni. Ero ormai in estasi, con le gambe divaricate e davanti alla mia magnifica cognatina che sembrava un ossesso.Si stacco dal mio cazzo, fermando per un attimo quel lavoro di risucchi, morsi, avanti e indietro, per dirmi solo “Vienimi in bocca al mio segnale”. Le chiesi quale fosse il segnale e lei con un sorriso da porca mi disse: “Non ti preoccupare, te ne accorgerai”. E tornò a succhiare. Qualche minuto di quel trattamento e io ormai avevo voglia di sborrare, e lei se ne accorse perchè mentre continuava il lavoro di bocca mi diede il suo medio in bocca. Io, in uno stato di eccitazione bestiale, glielo insalivai e succhiai come se stessi facendo un pompino al suo dito. Qualche secondo dopo, toglieva il suo dito dalla mia bocca per sfiorarmi il buco del culo, forzando sempre più fino a quando non sentii un leggero bruciore, e capii che aveva ficcato tutto il dito dentro. Era quello il segnale? Non saprei, ma fatto sta che non potei resistere più e le scaricai tutta la sborra in bocca, mentre lei teneva ancora il dito nel mio culo, la cappella in bocca e ingoiava i fiotti di sborra che le stavo scaricando. Ma il lavoro non era finito, infatti non accennava a togliere la bocca, ormai impastata di sborra e saliva, dal mio cazzo. Capii che stava cercando di rianimarlo, perchè non era finita là.Dopo avermi succhiato anche l’anima disse: “Voglio venire anch’io, ma lo voglio dietro”. A quelle parole, immaginando il culo sodo della cognatina, il mio cazzo riprese consistenza, e, grazie anche al lavoro di lingua che Manuela stava facendo, tornò in tiro. La cognatina si abbassò lesta il pantalone che portava, restando con il tanga. Con un rapido movimento scostò il filino del tanga per mostrarmi il suo culo, e mentre lo faceva si era insalivata due dita e si accarezzava il buco. Qualche secondo e le sue dita erano dentro, segno che era abituata a prenderlo in culo spesso. Tolse le dita e avvicinai il cazzo, che, come immerso nel burro, entrò senza sforzi. E a lei piacque perchè iniziò a parlare e a muoversi come una troia, cercando di farmi arrapare ancora di più e sbatterla sempre piu’ velocemente. 5 minuti di quel trattamento e lei venne accasciandosi sulla scrivania, mentre il mio cazzo era ancora in tiro. Lei si girò, si inginocchiò davanti a me, e con un fare da troia navigata mi disse: “Dammi l’aperitivo caldo”. Come rifiutare un simile invito? E le sborrai di nuovo sulla lingua che lei teneva protesa verso di me formando un cucchiaio.Finiti gli schizzi tiro’ dentro la lingua, ingoio’ e mi disse: “Ottima”. Si rivestì e se ne andò, dicendomi che le cose turche non erano ancora finite. Cosa mi aspetterà?
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