Questo è un racconto che Laura ha confidato alla sua amica del cuore (la mia ragazza) e a nessun altro. Erano le 23;00 ed io dovevo portare a casa i miei figli, Giorgio e Davide,7 e 9 anni. Tornavamo stanchi da una giornata passata con degli amici di famiglia, mio marito Antonio, come al solito era all’estero per lavoro, quindi mi toccò accompagnare i bambini a casa. Si fecero le 23;35.Avevo accompagnato i bambini da Giorgia mia sorella, gli avrei raggiunti anche io, avevo lasciato l’auto in doppia fila, quindi dovetti rientrare in macchina per spostarla e parcheggiarla in un posto sicuro. Cominciai a girare, alla ricerca di un posto libero, ma vicino casa era quasi impossibile trovarne uno, mi allontanai un bel po’ e si fece mezzanotte.Ero ancora alla ricerca di un parcheggio , quando all’ improvviso squillò il mio cellulare, lo avevo messo nel sedile posteriore , era dentro la mia borsa. Fermai l’auto e mi voltai per rispondere, in quella frazione di secondi, entrò in macchina un ‘ uomo con un passamontagna sul volto, mentre dal mio finestrino,delle mani cominciarono a toccarmi, ero impaurita, l’uomo accanto a me mi afferrò, tenendomi con una mano la bocca chiusa, mi mise su di lui, mentre il suo complice entrato anche lui, nella mia auto si affrettava a mettere in moto per fuggire, il telefonino continuava a squillare . . . Cercavo di liberarmi, ma la persona che mi teneva ferma era molto più forte di me, il complice, colui che si trovava alla guida dell’auto, rideva.Ero terrorizzata, le mani di quell’uomo cominciarono a muoversi sul mio corpo, io cercavo di dimenarmi, ma non ci riuscivo, mentre con una mano mi teneva la bocca chiusa, con l’altra si dava da fare, toccandomi i seni, come un bambino impazzito, era violento e sembrava infastidito dal complice al suo fianco, che in quel momento era sempre alla guida dell’auto.Dopo circa 15 minuti ci fermammo , mi presero di forza, e mi fecero entrare in una vecchia casa abbandonata, situata in mezzo alla campagna.Una volta entrati in questa, uno di loro, mi afferrò le braccia tenendomi immobilizzata, mentre l’altro si incominciava a spogliare, una volta nudo, aveva solo il passamontagna, si avvicinò a me, cominciò a toccarmi il seno, io ero ancora vestita, tremavo, ero impaurita, non sapevo cosa fare. Cominciò a sbottonarmi la camicetta, con calma, sembrava che non avessero fretta, me la sfilò. Rimasi con la gonna ed il reggiseno.Non contento, il complice che mi teneva immobile mi disse ” Ora io ti lascio le braccia, se solo provi a scappare o a cercare aiuto, ti uccido !” Avevo sempre più paura, i due uomini mi toccavano, fino a spogliarmi del tutto e cominciarono a penetrarmi, uno d’avanti e uno di dietro, non potevo fare niente, altrimenti mi avrebbero uccisa.Fui costretta a fare sesso con loro, mi toccavano, sembravano dei ragazzini, ma sapevo che non lo erano. Ad un certo punto, uno di loro si tolse il passamontagna, per leccarmi i capezzoli, aveva un volto noto, lo avevo già visto da qualche parte, ci misi un poco a capire chi era, era Marco il padre di un amico di mio figlio. Quel maledetto, mi aveva rapita per violentarmi, assieme ad un amico.Anche il suo complice si levò il passamontagna per leccarmi, ma non conoscevo il suo volto. Cominciarono a darmi dei baci sul sedere, sembravano e sicuramente lo erano , due pazzi, mi leccavano ovunque, non solo nelle parti intime, ma anche sui piedi, sulle mani, sulla spalla.Dopo mi presero e mi legarono ad una palo, fuori dalla casa, prima però mi legarono un fazzoletto sulla bocca, per non farmi gridare, cominciarono a toccarmi ancora, io mi muovevo, perché non mi piaceva rimanere legata ad un palo, e farmi toccare da 2 sconosciuti. Non ci fu nulla da fare, dovetti resistere per ben 6 ore alle torture di due uomini perversi, venni riportata nel posto dove mi avevano rapita, era mattina, avevo gli abiti sporchi e strappati, mi dissero che se avessi raccontato tutto alla polizia mi avrebbero uccisa. Ai miei parenti. dissi che avevo fatto un incidente con l’auto, e che avevo passato la notte all’ospedale…. però alla fin fine mi sono eccitata . . .
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