La macchina entrò veloce attraverso le enormi colonne di marmo che sorreggevano un cancello metallico pesante, proseguì lungo il viale sollevando polvere bianca che diluiva il blu elettrico della vettura.Una frenata decisa fermò l’auto, alla fine del viale in uno spiazzo erboso circondato da vasi di terracotta al cui interno radicavano limoni giallissimi.Dalla macchina scese una donna con una gonna corta, scarpe col tacco ed un paio di castigati collant scuri, mentre la polvere ancora alta circondava la carrozzeria dell’auto.La donna prese una borsa dal sedile posteriore, chiuse lo sportello con forza e girandosi si trovò la casa difronte, imponente ed austera come tutti raccontavano. Coprì con pochi passi i dieci metri che la separarono dal portone d’ingresso e senza togliersi gli occhiali scuri che le nascondevano i lineamenti, suonò l’unico campanello presente.Il portone si aprì dopo una ventina di secondi, lentamente una mano scura di donna ne uscì anticipando la sagoma di una ragazza molto giovane sui vent’anni, con i capelli raccolti ed una divisa bianca e nera di servizio.La ragazza salutò per prima sollevando lo sguardo:- Buongiorno, è la dottoressa Gabrielli vero?- Sì, buongiorno – rispose la donna ancora sulla soglia in pieno controluce.- Sono passata non appena ho potuto, come le avevo promesso al telefono.La governante sorrise e girandosi verso l’interno della casa fece cenno alla dottoressa di seguirla.Le due donne camminavano svelte lungo un corridoio illuminato alle sole estremità;i loro passi erano sincronizzati, la governante per prima e la dottoressa subito dietro.- Vede Dottoressa, come le dicevo, sono preoccupata per la signora Laura, sono alcuni giorni che se ne sta da sola, sempre sdraiata su quella poltrona a sdraio, senza vedere nessuno e lamentandosi sempre più spesso per quei fastidiosi dolori addominali che non la lsciano riposare-esordì accorata la governante, portandosi le mani al volto.- Stia tranquilla- rispose la dottoressa con un’espressione rassicurante – la signora è molto giovane, vedrà che non si tratta di nulla di serio, tuttavia ha fatto bene a chiamarmi-.Il corridoio finì in un bagno di luce abbagliante, che riflessa dall’acqua della piscina illuminava il muro interno della casa.Un po’ in disparte all’ombra, la Signora Laura sdraiata di spalle su un comodo e prezioso arredo da giardino sembrava godersi la tranquillità del posto, quando uditi i tacchi delle due donne nel selciato antistante, si girò.- Mi scusi signora, è arrivata la dottoressa — Bungiorno dottoressa Gabrielli, è stata davvero molto gentile a venire fin qui-esordì la signora Laura con voce sottile.- Ma le pare signora, fa parte dei miei compiti, mi dica piuttosto come si sente-La signora con un cenno gentile ed un sorriso rivolti alla governante la invitò a lasciarla sola con la dottoressa. La ragazza chinò il capo in segno di accondiscendenza, salutò la dottoressa, pregandola di chiamarla per ogni necessità, e si allontanò dal giardino, scomparendo nella penombra del corridoio interno.- Molto meglio, ora che la vedo- riprese la signora con un tono più intimo – ma ho ancora dei dolori lancinanti, proprio qui- disse la donna portandosi una mano al ventre- che non accennano a diminuire-.- Capisco- rispose la dottoressa appoggiando la borsa in pelle ai piedi della sdraio e sedendosi su una poltroncina di vimini che aveva avvicinato a se, aprì il suo bagaglio estraendone un fonendo.- Non credo siano cose preoccupanti- disse sorridendo, – ma dopo che l’avrò visitata potrò essere più precisa-.La signora Laura si sollevò seduta, nella sua vestaglia nera chiusa in cintura che lasciava intravedere la parte superiore di un costume intero.- Se gentilmente si slaccia la vestaglia…- esordì la dottoressa che alzatasi dalla poltroncina si era portata alle spalle della signora sedendosi dietro di lei.La donna si slacciò l’indumento, calandolo completamente sulla schiena e scoprendo un fisico tonico, stretto nel costume attillato.La dottoressa si portò il fonendo alle orecchie e con fare molto professionale cominciò ad appoggiarne l’altra estremità sulla schiena della donna che solleticata dal freddo dello strumento muoveva rapidamente le labbra.- Le dispiace abbassare le spalline del costume- disse la dottoressa portando lo stetoscopio sotto le scapole della donna, mentre la visitava con sguardo concentrato.La donna con un movimento molto composto si abbassò prima la spallina sinistra poi quella destra, portando la parte superiore del costume fino a metà dello sterno ed offrendo alla vista una scollatura rotonda e piacevole.La dottoressa si alzò senza preavviso, e riprendendo posto sulla poltroncina, chiese alla donna di sdraiarsi sulla schiena, poi sistematasi vicino a lei, muovendo delicatamente la sedia, appoggiò i gomiti sulle ginocchia e protesa sopra la donna distesa, continuò la sua visita, appoggiando lo strumento sulla parte alta del torace, e spostandolo progressivamente più in basso, fino ad appoggiarlo sotto l’estremità alta del costume.- Se le crea noia posso abbassare il costume- disse la signora Laura, girando la testa verso la Gabrielli.- Sì, grazie – rispose quest’ultima più rilassata in volto.La signora, inarcando leggermente la schiena e facendo leva sui gomiti, afferrò le bretelle del costume e le abbassò fino all’ombelico, scoprendo completamente il seno che liberato dalla stretta morsa di tessuto si allargò morbidamente attirando lo sguardo della Gabrielli.La dottoressa imperterrita proseguì la sua visita, muovendo lo setoscopio appena sotto il seno della donna.La signora Laura, con la testa reclinata verso le gambe della Gabrielli, ne poteva osservare la forma perfetta e affusolata, e con gli occhi socchiusi, a celare il suo sguardo si godeva la sensazione strana ma piacevole di quello strumento metallico che le solleticava la pelle fino ad indurirle i capezzoli.La dottoressa si accorse degli effetti che i suoi movimenti sortivano sulla paziente, e curiosa ed un po’ eccitata si sfilò lo stetoscopio dalle orecchie e lo ripose nella borsa.- Come pensavo- disse a bassa voce, – non ci sono problemi evidenti, ma se mi permette vorrei controllare in modo più approfondito, per escludere qualsiasi tipo di problema-.- Sì, certo- rispose la signora- non deve chiedermelo, ho piena fiducia in lei-.Dalla casa dietro le tende ingombranti di una larga finestra del piano terra, la governante osservava la scena, abbastanza nascosta da non essere scorta dal giardino.La dottoressa si alzò nuovamente in piedi e chinandosi sulla donna, che sdraiata supina con le braccia lungo i fianchi non aspettava altro, le portò una mano sul seno, iniziando con brevi pressioni circolari, per poi spostare di poco le dita e ripetere il movimento. Le sfiorò più volte i capezzoli piccoli e rosa, provocandone ad ogni passaggio un inturgidimento improvviso che la signora Laura non seppe nascondere completamente, intenta com’era a mordersi il labbro, con gli occhi chiusi in preda ad un brivido crescente. Il trattamento sinuoso finì fra le parole decise della dottoressa che fecero riaprire gli occhi della paziente – mi avverta quando sente dolore- .La signora annuì col capo, ma con lo sguardo non più rivolto alle chiome bionde della Gabrielli, che chinata in avanti offriva alla vista due piccoli seni appuntiti nella penombra di una giacca troppo larga per nascondeli. Gli occhi della signora non seppero staccarsi da quella immagine così fresca ed innocente ed una scossa intensa le vibrò nel ventre, scendendole alle gambe.- qui avverte dolore?- chiese la dottoressa nel frattempo, con le mani appoggiate all’addome della donna, compiendo movimenti lenti che si allontanavano pian piano dall’ombelico, scendendo verso il pube.Alle risposte negative della signora la dottoressa continuava la sua visita, ripetendo la domanda quasi ad ogni movimento della mano. La scena, vista dall’interno della casa aveva un fascino magnetico: due donne bellissime, una protesa sul corpo seminudo dell’altra, ad accarezzarne la pelle bianca. La governante senza respiro e con il cuore in gola per l’eccitamento emise un gemito profondo ed appoggiatasi con la schiena al muro lasciò che il brivido freddo della parete la divorasse, mentre con una mano sbottonava affannosamente il vestito sul petto.La signora Laura in preda ad un piacere mai provato, giaceva sotto lo sguardo attento della dottoressa che ora con le mani a farsi breccia sotto l’estremità superiore del costume, all’altezza delle anche, aveva accentuato la flessuosità dei suoi movimenti, tramutandoli in un massaggio prolungato. La donna sdraiata seguiva con lo sguardo i movimenti della sua torturatrice che giratasi leggermente di spalle l’aveva privata della vista di quei seni acerbi di ragazza, tuttavia non era bastato a calmare il suo impeto erotico, che a stento le lasciava la forza per non portarsi le mani ai seni, gonfi di voglia e vibranti di piacere ad un solo refolo di vento.- La prego si sfili il costume- chiese piano la dottoressa, ormai impossibilitata a scendere oltre con le mani.La donna nuovamente scossa da un lieve sobbalzo, preda di una lussuriosa giostra di intensi e brevi piaceri, non se lo fece ripetere ed inarcando il bacino verso l’alto portò le mani al costume e lo spinse contro le cosce, scoprendo il pube ai pochi raggi di sole che tagliavano l’ombra del pergolato. Il solo gesto squassò la giovane governante che con il vestito sbottonato fino al bianco grembiule afferrò con le mani i lembi di tessuto aperti e lì allontanò con forza in un movimento rapido, con gli occhi chiusi ed un sospiro intenso, liberando il seno, grande e pulsante di voglia. La ragazza riaprendo gli occhi rimase oscena, con la schiena graffiata da un intonaco antico e freddissimo, mentre le dita ingenue, cercavano la lingua per inzupparsi di piacere ed inondare i capezzoli durissimi, tirandoli fino a provare dolore, per contenere la voragine che le stava svuotando il ventre.La dottoressa, seduta ai piedi del lettino spostò appena le gambe della donna e riprese a toccarla appena sopra il pube, in silenzio, solo guardandola. Giocava con i brividi della signora, incapace di controllare i movimenti del suo bacino ogni volta che la dottoressa, cambiando punto di pressione spostava le dita, sfiorandole la pelle. Il silenzio della casa era rotto dall’ansimare crescente della governante, frenetica nel massaggiarsi il seno bagnato e sul punto di esplodere, la scena che guardava avidamente le aveva creato un’eccitamento tale da poter essere calmato solo dandosi piacere.La dottoressa abbassò per un attimo lo sguardo, – credo di aver capito l’origine del suo problema – e senza aggiungere altro sfiorò con le dita il sesso luccicante della signora, che si lasciò andare ad un forte gemito e portò le mani al seno, reclinando la testa, per quanto la sua posizione sdraiata lo consentisse, e scoprendo il collo lungo e bianchissimo.Il gemito attraversò il giardino, infrangendosi sul corpo nudo della giovane che all’interno della casa aveva lasciato scivolare il vestito ai piedi e scalza sul marmo della stanza si masturbava ossessivamente: con movimenti intensi spingeva le sue dita fra le cosce, strette e contratte allo spasimo, per contenere il piacere che le stava montando dentro.La dottoressa estasiata dalla libidinosa reazione della signora continuò a sfiorarle il sesso, a giocarci divertita ed eccitata, provocando nella donna movimenti convulsi di piacere. I gemiti si susseguivano sempre più intensi trasportando le donne in uno stato di complicità che le estraniava dal contesto. Mentre la signora sobbalzava sul lettino con il sesso che colava di piacere, la dottoressa si spogliò degli austeri indumenti, e si sdraiò su di lei pungendole il seno con due piccoli capezzoli turgidi e ricoprendola con un corpo ansimante allo spasimo.L’unione dei due corpi nudi chiuse gli occhi della giovane all’interno, che invano cercò di trattenersi per poter prolungare ancora un po’ il piacere, l’inconsistenza le rapì le gambe e l’orgasmo le salì alla gola, strozzata, senza saliva né fiato mugugnò tremando. Tolse la mano al sesso, che vibrando più volte perse fiotti di voglia che colarono a terra, ricoperti dal corpo della giovane esausta.Le donne sullo sdraio si mordevano le lingue con baci violenti e tirantolate sfregavano i loro corpi bagnati. I movimenti si fecero sempre più frenetici e i lamenti peccaminosi si alzavano irriverenti di tono, con le mani si scambiavano brividi e le gocce gli solcavano le cosce. Il culmine giunse impetuoso, gli orgasmi le colsero avvinghiate e le scossero incessantemente fino a lasciarle spossate in un letto di carni graffiate ed umide.- Non esiti a chiamarmi se dovesse ripresentarsi il fastidio- queste le parole che usò la dottoressa per congedarsi dalla sua paziente, che ancora nuda, lasciando che il vento del mare le raffreddasse la pelle sentì il motore dell’auto uscire dalla tenuta, con un sorriso sul volto. Lo avrebbe fatto.
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