“Scusami, hai da accendere?” gli chiese.”Certo” rispose automaticamente mettendo una mano in tasca per prendere un accendino: solo allora alzò lo sguardo e fu come avere una visione. Era semplicemente splendida. Fu un colpo di fulmine, se ne innamorò all’istante di quella ragazzina dall’abito da sera nero, senza maniche, annodato dietro il collo.Le accese la sigaretta e lei si allontanò ringraziandolo cortesemente. Avrebbe voluto correrle dietro, parlarle, chiederle qualcosa, almeno come si chiamava e invece niente, non lo fece.Scoprì poco dopo, da un amico che aveva assistito alla scena, chi fosse: Elena Barbuti, la figlia del titolare della sua azienda. Tirò un sospiro di sollievo per non averci provato, ma quella ragazzina biondina non riusciva a levarsela dalla testa, in un attimo l’aveva stregato.Quella stessa sera la intravide con altri ragazzi al bancone e fu trafitto dalle aguzze frecce della gelosia. Si limitò a guardarla ammirandone la schiena nuda e le spalle sfiorate dai capelli quasi ricci: era una meraviglia di bellezza e di sensualità. Eppure sembrava una ragazza così semplice, acqua e sapone, perbene e senza grilli per la testa.Gli aveva parlato con una naturalezza incredibile, e nonostante vestisse in maniera piuttosto sofisticata, lei non lo sembrava affatto, anzi, quello stesso vestito che su un’altra ragazza avrebbe dato l’impressione di essere un po’ volgare, su di lei non lo era affatto.Quando uscì fu seguito quasi subito dalla sua compagnia e la vide salire, traballante e mezza ubriaca, su una Porsche nuova fiammante che probabilmente lui non avrebbe mai posseduto, anche nei migliore dei casi.Tornò a casa e cercò di dimenticarla, non era certo la persona più adatta per lei, tutt’altro. E così venne nuovamente lunedì, come sempre alle otto in ufficio. Con i colleghi scambiò come sempre qualche parola sul week-end e lui non poté che raccontare come aveva conosciuto Elena, trascurando ovviamente certi particolari.”Ma è vero quel che dicono?”.”Cioè?” chiese Claudio insospettendosi. Di lei, fino a quel week-end, non sapeva che il nome e la professione del genitore.”Che è una gran figona?”.”Direi proprio di sì!” ammise.”E che la dà via facile?”.”Questo non lo so, come vi ho detto mi ha solo chiesto da accendere e poi l’ho vista andar via con i suoi amici”.La segretaria lo chiamò ad alta voce e lo convocò nell’anticamera.”Il signor Barbuti ha un problema col suo computer a casa sua e desidererebbe che qualcuno ci desse un’occhiata. Puoi andarci tu?”.”Va bene, quando?”.”Il signor Barbuti avrebbe una certa urgenza…”.”Okay, ci vado subito” disse Claudio illudendosi inutilmente di poter vedere Elena andando a casa sua: sapeva infatti che era sicuramente a scuola, anche se lui ancora non poteva sapere che frequentava la quarta di un noto liceo linguistico. Però era eccitata dal solo fatto di andare a casa sua.Suonò al citofono dell’attico e gli rispose una voce femminile, probabilmente, si disse, di qualche cameriera. Gli aprirono il portone a vetri e salì all’ultimo piano con l’ascensore. Si fermò davanti alla porta e prima che potesse suonare questa fu aperta dall’interno.Non poteva credere ai suoi occhi! Era Elena!”Ma tu sei il ragazzo della discoteca!” esclamò.”E tu sei Elena Barbuti. Piacere, Claudio”.”Piacere” rispose lei tenendogli la mano che lui strinse con calore.Si era ricordata di lui! Gli sembrava quasi di vivere in un sogno…”Vuoi qualcosa?”.”Ma, un caffè lo berrei volentieri”.”Okay, vieni di là che te lo faccio” e lo fece accomodare in cucina, mentre armeggiava con una macchinetta per il caffè espresso, tipo quelle dei bar.”Come mai non sei a scuola?” gli chiese lui con un tono di curiosità più che di rimprovero, cosa che lei colse.”Non ne avevo voglia” rispose semplicemente, come se fosse la cosa più naturale del mondo.Gli servì il caffè fumante nella tazzina e poi aggiunse: “Così ho invitato qui il mio fidanzato”.Fu come ricevere un pugno sul naso svoltando l’angolo della strada.Si affrettò a bere il caffè e per poco non si scottò la lingua. Lei lo condusse allo studio sculettando un po’ nei suoi fuseaux con la T-shirt larga che le cadeva proprio al limite delle natiche.Claudio cercò di dimenticare tutto immergendosi nel lavoro, ma presto suonò il campanello ed entrò il famoso fidanzato. Li sentì parlare a lungo mentre armeggiava nel sistema operativo, poi si alzò per andare in bagno. Cercò Elena ma non riusciva a trovarla, nemmeno sentiva più le loro voci parlare. Chiamandola si diresse verso la zona notte e si fermò davanti a una porta socchiusa.Vide Elena di spalle, la sua schiena nuda, i suoi glutei perfetti e tondi; sotto di lei un ragazzo gemeva piano mentre lei lo cavalcava forsennatamente.Avrebbe voluto andarsene immediatamente ma il suo sguardo era calamitato dalla scena. Elena continuava a muovere il bacino, poi reclinò la schiena all’indietro e andò ad appoggiarsi con le mani sul materasso. Si mosse in maniera sempre più convulsa, ansimando a bocca aperta. Claudio assistette immobile al suo orgasmo, quando lei scese dal materasso, si girò un attimo verso la porta e gli strizzò l’occhio l’idillio si ruppe, mentre lei andava a inginocchiarsi fra le gambe di lui e a prendersi fra le labbra il suo cazzo lucido dei suoi succhi.Lui scappò via e riuscì a trovare un bagno, dove si chiuse dentro per un quarto d’ora senza capire più nulla, eccitato e sconvolto dalla scena e dal suo atteggiamento, sconsolato per il fatto che lei scopasse un altro ma in un certo modo coinvolto dalla sua complicità.Si fece infine forza e tornò al lavoro come se nulla fosse successo, anche se di tanto in tanto il pensiero tornava a quella stanza e il suo membro si induriva sempre più. Alle undici udì la porta dell’ingresso richiudersi: era il fidanzato che se andava finalmente. In qualche bagno della casa sentì poi la doccia scrosciare per qualche minuto.Dopo mezz’ora aveva finito col computer, per cui uscì dallo studio per congedarsi e chiamò Elena. Sentì la sua voce chiamarlo a sua volta dalla camera e si avvicinò alla porta.”Ho finito, me ne vado” disse laconicamente.”Aspetto un attimo, intanto entra” lo invitò lei.Lui mosse due passi all’interno della stanza e lanciò un’occhiata al letto ancora sfatto.”Come mi sta questa maglietta?” gli chiese la ragazza, mostrandosi con una maglietta bianca semitrasparente, sotto la quale si distingueva chiaramente il reggiseno nero.”Bene, sei proprio carina” commentò lui gentilmente.”Aspetta che forse questa è ancor meglio” disse lei sfilandosi con naturalezza la maglietta e rimanendo con il reggiseno soltanto. Claudio le fisso il bel seno proteso sotto il pizzo nero, ma durò tutto un attimo: lei si era già infilata un’altra maglietta, di un rosso sgargiante.”Allora?”.”Decisamente meglio”.”Credo terrò questa. Me lo daresti un passaggio? Oggi vado a mangiare da mia mamma”.Così Elena lo seguì in macchina e, nonostante tutto quello che era successo quella mattina, a Claudio non dispiacque allungare un po’ il giro per accompagnarla alla villetta un po’ fuori città dove abitava sua madre.”I miei sono separati” spiegò. “Io però vivo con mio padre. Mia madre è un po’ toccatella, ogni tanto dà i numeri… Oggi però vado a mangiare da lei, ha sempre piacere quando vado a trovarla. Però è un continuo lamento, dopo un po’ rischi di uscirne pazzo!”.Parlarono del più e del meno fino ad arrivare a destinazione, poi quando lui si fermò, Elena gli depositò un bacio sulla guancia: “Grazie Claudio. Sei un tesoro. Magari un giorno o l’altro ci rivediamo, mio padre mi dice sempre che dovrei prendere ripetizioni di matematica, ma io non voglio. Tu saresti disposto a darmele?” chiese con un sorriso malizioso.Claudio rimase ancora di sasso, non riusciva a capire cosa voleva dire quella splendida ragazza col suo comportamento: “Certo” farfugliò solamente.”Allora ti chiamo” disse allontanandosi dalla macchina e salutandolo con la mano.La sua mente stava cadendo in uno stato di confusione totale, prima lei che faceva l’amore con un ragazzo, poi che lo stuzzicava con tutte quelle confidenze quasi volesse provarci. Non capiva se quello era il suo normale comportamento oppure se lo stesse stuzzicando per qualche scopo, solo non capiva se era un gioco fine a se stesso o se provasse un qualche interesse per lui.Aspettò con ansia una sua telefonata per i primi due giorni, poi iniziò a imporsi di dimenticarla, che era solamente uno stupido gioco con una ragazzina, fra l’altro un gioco molto pericoloso per la sua carriera lavorativa. Così, quando squillò il telefono nel suo ufficio e, rispondendo, udì la voce di Elena, fu un fulmine a ciel sereno.”Ciao Claudio, come stai? Sai, volevo chiederti per quelle ripetizioni di matematica”.Claudio si guardò intorno insospettito osservando cosa stessero facendo i suoi colleghi dell’ufficio e, nonostante l’eccitazione, cercò di mantenere un tono più normale possibile.”Sì, dimmi pure”.”Pensavo a domani pomeriggio, hai impegni?”.”Lavoro fino alle cinque, ma poi sono libero”.”Perfetto, ci vediamo appena puoi qui a casa mia. Mio padre non rientrerà prima delle otto”.Quando riagganciò il ricevitore lo stavano osservando tutti e tre.”Una ragazza?” chiesero praticamente in coro.Non riuscì a sfuggire la tentazione di vantarsi con loro della cosa.”Sì, e molto carina anche”.”Vi vedete quando?”.”Ma che curiosi che siete! Avanti, vediamo di far qualcosa invece di spettegolare sulla mia vita privata”.L’indomani Claudio uscì di corsa dal lavoro e andò a prendere una classica scatola di cioccolatini, nessuna ragazza, per quanto attenta alla linea, poteva resistere al fascino di una scatola di cioccolatini. E poi i fiori gli sapevano di troppo romantico: lui non andava a trovarla come pretendente ma come insegnante.Quando suonò al campanello passarono lunghissimi secondi che gli fecero pensare di tutto, poi finalmente il citofono emise il suo caratteristico rumore e la porta si aprì. Salì impaziente con l’ascensore e la trovò sulla soglia di casa, avvolta in un corto accappatoio rosa, i capelli raccolti in un asciugamano.”Ciao Claudio, scusami il ritardo ma ero sotto la doccia” disse sorridendo e andando a baciarlo sulla guancia.”Ciao, ti ho portato un pensierino”.”Oh, grazie, sei molto gentile” disse prendendo il pacchetto e facendolo accomodare.Andarono a sedersi al grande bancone della cucina dove lei scartò il pacchetto e sorrise contenta alla vista dei cioccolati: ne prese subito uno e ne offrì anche a lui.”Aspettami un attimo che almeno mi asciugo i capelli”.Tornò infatti prestissimo con i capelli ancora umidi sciolti sulle spalle e, con ancora addosso l’accappatoio, i libri di matematica.Claudio iniziò a spiegarle qualche concetto che le riusciva difficile, sbirciando di tanto in tanto fra il suo accappatoio dove si era un po’ allentato e poteva arrivare a vedere un piccolo scorcio dei suoi giovani seni. Immancabilmente finì per avere un’erezione che sperava non fosse visibile attraverso i pantaloni ma, ad un certo punto, mentre la sbirciava, notò il suo sguardo divertito.Come fosse la cosa più normale del mondo Elena, mentre ascoltava, prese a giocherellare col bordo inferiore dell’accappatoio alzandolo maliziosamente per qualche centimetro e rivelando così una buona porzione delle sue cosce. Gli occhi di Claudio furono subito calamitati lì, nella speranza di scorgere, anche per un solo attimo, lo scrigno che nascondeva là sotto.A stento riusciva a continuare a spiegarle la matematica e a seguire i vari ragionamenti, gli sembrava di essere sul punto di impazzire. Poi arrivò l’ora di andarsene, richiusero i libri e lei gli chiese candidamente:”Che ne diresti, andiamo a mangiare qualcosa insieme da qualche parte”.”Non so, magari tuo padre ti aspetta per cena…”.”Ma va, mio padre il più delle volte rientra che ha già mangiato! Sì o no?” chiese come un ultimatum.”Allora va bene”.”Perfetto, gli lascio un biglietto e vado a cambiarmi” scribacchiò qualcosa su un pezzo di carta, poi prese i libri e se ne tornò in camera.Quando tornò in cucina era semplicemente stupenda: una camicetta bianca, la minigonna nera cortissima e un bel paio di stivaloni che le arrivavano quasi al ginocchio. Era un modo di vestire forse un po’ strano ma che su di lei faceva un effetto particolare, la rendeva unica.Richiuse la porta dietro di sé dopo essersi infilata un corto giubbino in jeans e presero l’ascensore.”Sai, mi sei proprio simpatico” disse Elena nello stretto vano.”Grazie. Anche tu sei simpatica”.”Sai, ho voglia di andare a mangiare in qualche trattoria di campagna. Qui mi conoscono in tante persone, penserebbero male vedendomi uscire con un uomo più grande di me…”.Claudio tirò un sospiro di sollievo: non aveva ancora minimamente pensato a quella cosa però per fortuna era stata lei stessa a toglierlo dagli impicci.Si limitò a un accenno di sorriso, mentre provavo fortissimo il desiderio di baciarla, che cercò di reprimere in tutti i modi.Con la sua macchina si diressero così fuori città e vagarono un po’ quasi a casaccio per i paesini, lungo strade che nessuno dei due conosceva, finché, quando erano ormai le otto e mezza, trovarono una trattoria in uno sparuto gruppo di case.Entrarono fianco a fianco, come due fidanzatini e il proprietario li fece premurosamente accomodare a un tavolo un po’ appartato. Allora Elena si tolse il giubbino e Claudio poté rendersi immediatamente conto che sotto non portava il reggiseno, la camicetta trasparente rivelava i suoi piccoli capezzoli eretti. Rimase praticamente di sasso mentre lei gli sorrideva sbarazzina, come se fosse uno scherzetto innocuo.”Ti piace?” gli sussurrò.”Sì…” rispose facendo poi silenzio per qualche secondo. “Sei molto sexy”.”E non hai visto tutto!” continuò lei senza che Claudio potesse capire cosa intendesse, perché subito arrivò il cameriere con le ordinazioni. Mangiarono cose semplici, che però non erano abituati ad apprezzare nella loro vita quotidiana fatta di corse e panini: sembrò a entrambi di mangiare da re.Quando il cameriere venne per portar via l’ultima portata e prendere l’ordinazioni per i caffè, Elena ammiccò maliziosa.”Seguimi fra un minuto, ti faccio vedere una sorpresa per te” disse alzandosi per dirigersi verso i bagni sculettando sensualmente, calamitando su di sé gli sguardi dei maschi di tutta la sala.Nessuno invece fece caso a Claudio che di lì a poco fece lo stesso percorso entrando nella piccola toilette. Nell’antibagno non c’era che un piccolo lavandino e davanti a lui una porta socchiusa. Si fece avanti lentamente, chiamando piano il nome della ragazza.”Elena?”.Appena fu dentro lei gli si gettò praticamente addosso abbracciandolo: “Finalmente! È tutta la sera che aspetto di essere sola con te un minuto!” sospirò impaziente. Richiuse la porta a chiave e infine, sempre abbracciati, si baciarono a lungo mentre le mani di lei lo carezzavano sensualmente. Quando si staccarono lui agognava ancora le sue morbide e calde labbra, ma lei lo rabbonì: “Aspetta un attimo, c’è la sorpresa”.”Dammi la mano” continuò lei andando a prendere la sua mano che era ancora appoggiata sulla sua schiena. “Ecco così, scendi qui sotto, la troverai da te la sorpresa”.La sua mano risalì al di sotto della sua minigonna, lungo la coscia liscia e tornita lentamente, senza fretta, quasi si fosse imbambolato a quel serico contatto con la sua pelle calda. Ma più saliva e pian piano si rendeva conto che c’era qualcosa che non andava, presto si rese conto che era proprio vero e non riusciva a credere a ciò che stava succedendo. Lei non aveva portato le mutandine, ci credé solo quando le sue dita incontrarono i primi serici peli del pube di lei.Alzò lo sguardo e la fissò negli occhi con aria stupefatto: lei aveva la sua espressione birichina che tanto gli piaceva.Si rese conto che lei lo avrebbe lasciato fare per un po’, per cui ne approfittò: le sue dita, dopo aver sfiorato il suo morbido cespuglietto, entrarono nella sua fessura calda e umida, grondante il suo piacere. La sfiorò solamente ancora per qualche secondo, poi entrò in profondità, frugando lievemente e movendosi in quella deliziosa caverna.Elena emise un piccolo rantolo di piacere e lo lasciò fare eccitata: forse non lo era mai stato tanto per un uomo che la toccava là sotto, nemmeno la prima volta che era successo qualche anno prima. Sentì le sue dita lambirle il clitoride e si morse le labbra per non urlare di piacere, mentre un veloce orgasmo la sconquassava. Claudio si accorse che era venuta, ma non riusciva a smettere di toccarla là sotto, anzi, ne era sempre più attirato. Le sue dita la penetravano come avrebbe fatto il suo cazzo, forse addirittura meglio perché prestava una particolare attenzione alla sua piccola bacca tumida. Nella frenesia si inginocchiò davanti a lei e, tenendo alzata la minigonna, andò a baciarla proprio là, poi allungò la lingua e prese a leccarla fra le labbra senza posa, con un ritmo frenetico.Elena mugolò deliziata a quella dolce carezza che la premiava per la lunga attesa, non aveva sperato in tanta abilità: credeva fosse un uomo un po’ imbranato su certe cose, almeno lo era stato nell’approccio, ma senz’altro ci sapeva fare con il sesso. Forse gli avrebbe concesso qualche soddisfazione in più di quello che aveva deciso.Seppe farla venire ancora un’altra volta, stavolta in maniera più lenta e deliziosa, ma non smetteva di leccare. Solo dopo parecchi secondi che l’orgasmo l’aveva abbandonata Elena sentì il ripetuto bussare alla porta, accompagnato da una voce isterica di donna:”E allora, ho bisogno del bagno! Per favore esca!”.Perdurava da un po’ ma nel loro inconscio era passata come nulla fosse. Infatti Claudio ancora non se ne era accorto e fu lei a farlo rialzare, per risistemarsi un attimo. Non c’era altro da fare che uscire dal bagno e affrontare la figuraccia con quella donna, restare ancora rinchiusi avrebbe portato a più gravi conseguenze.Così si fecero coraggio e aprirono la porta. La donna rimase di sasso vedendo uscire l’uomo accompagnato dalla ragazza: era inequivocabile quello che era successo là dentro.”Svergognati!” sibilò solamente la donna scansandoli e entrando nel bagno al loro posto. Ridacchiando si sciacquarono rapidamente e prima che ella potesse uscire erano già al tavolo dove li attendevano i caffè ormai freddi. Li bevvero in fretta e andarono alla cassa a saldare il conto, per non dover subire di nuovo l’incontro con la gentile signora di poco prima.Quando furono nuovamente in auto, Elena lo pregò di accompagnarla a casa: “Scusami, ma domani mattina devo alzarmi presto per andare a scuola. Resterei ancora volentieri fuori con te”.Sotto casa sua scese rapidamente e gli porse appena la guancia per un bacio: c’era pericolo che suo padre li vedesse e li scoprisse, non era il caso rischiare di più.Claudio nei giorni successivi rischiò di impazzire: aveva assolutamente bisogno di rivederla e di stare assieme con lei, da solo, ma le circostanze sembravano essere avverse in tutte le maniere. Lei non si faceva assolutamente trovare al cellulare, ogni volta che la chiamava la solita voce atona e registrata la dava irraggiungibile o, peggio ancora, quando squillava, lo faceva vuoto per lunghissimi e interminabili secondi in cui il suo cuore batteva all’impazzata, diviso fra l’attesa, l’impazienza e la delusione.Arrivò al punto di pensare di chiedere di lei a suo padre, ma la cosa era troppo rischiosa per un calcolatore come lui, anche in momenti di puro delirio come quelli. Decise perciò di provare a chiamarla a casa: poteva però rispondere suo padre e, come aveva notato, il telefono di casa sua era dotato dell’opzione di visualizzazione del numero chiamante. Si recò così ad acquistare una scheda telefonica in una tabaccheria di periferia: era anni che non faceva un acquisto del genere, non si ricordava nemmeno più da quanto tempo entrava in una cabina telefonica. E nemmeno da quanto ne vedesse una: fu un’impresa ardua trovarne una, ovviamente col telefono fuori uso, le pareti di plexiglas scarabocchiate di oscenità da mani diversi fra scritte a spray e a pennarello indelebile.Quel giorno dovette rinunciare alla ricerca e solo l’indomani ebbe più fortuna: quando sollevò il ricevitore non comparve la fatidica scritta sul display “Apparecchio fuori uso”.Compose rapidamente il numero copiandolo da un pezzettino di carta spiegazzato e poi attese impaziente: ebbe un balzo al cuore quando prese a squillare il telefono, ma la sua mente cercò di calmare l’entusiasmo. Non era infatti il cellulare, ma il telefono di casa, ovvio che squillasse!”Pronto?”.Era però la voce piena e corposa del suo principale.”Pronto? Chi parla?” chiese nuovamente cominciando a scocciarsi.Claudio era rimasto sorpreso della casa, non aveva minimamente pensato che potesse rispondergli suo padre, poi riattaccò quasi d’istinto.”Pronto? Ma chi parla? Questi scocciatori che telefonano e poi riattaccano! E io che pensavo di aver risolto il problema con questo cavolo di telefono! Hanno trovato anche la maniera per non far comparire il numero!” esclamò arrabbiato l’uomo.”Ma papà, staranno chiamando da un telefono pubblico! Magari è Giustina…” provò a calmarlo facendosi più vicina Elena.”Perché, esistono ancora i telefoni pubblici? Non lo sai che anche Giustina si è comprata il cellulare?”.Elena sorrise all’idea che anche la loro cameriera filippina, così avversa ad ogni tecnologia, avesse finalmente acquistato quell’oggetto di uso comune che fino a pochi giorni prima diceva di detestare.”Ma va?” disse stupita.”Certo”,Risero insieme come non lo facevano fa tempo, sembrava non riuscissero più a fermarsi e, appena uno dei due smetteva, l’altro diceva qualcosa del tipo: “Giustina con il cellulare! Lei che non poteva sopportarlo!” e riprendevano a sbellicarsi di gusto.Alla fine, entrambi di buon umore, andarono a mettersi a tavola: raramente mangiavano assieme ma quella sera fecero un’insolita eccezione. Entrambi mangiavano il più delle volte fuori casa e infatti Giustina non era che la donna delle pulizie e quasi mai le era chiesto di mettersi ai fornelli, cosa fra l’altro che non era certo fra le sue migliori qualità e forse anche per questo i due mangiavano volentieri altrove.”Non è che magari è qualche tuo filarino?” chiese con l’aria di chi la sa lunga l’uomo.Negli occhi di Elena brillò una luce birichina: “E chi lo sa? Non ha nemmeno risposto!”.”Come andiamo ora a fidanzati?” cercò di indagare ancora il padre.”Ma! C’è un ragazzo che mi piace da morire, ma è così irraggiungibile!”.”È molto più grande di te oppure ha qualcosa che non mi andrebbe decisamente?” chiese l’uomo conoscendo sé e la figlia.”Probabilmente entrambi, comunque non è poi così vecchio”.”E allora cosa sarebbe che non mi andrebbe in lui?”.”Il suo lavoro” spiattellò decisa lei, sempre sorridente, come fosse una cosa di poco conto.”E sarebbe?”.”Papà, ora tu vuoi sapere un po’ troppo! Meglio che ti racconti i miei segreti un po’ per volta, altrimenti tu crederesti di poter sapere sempre tutto, ogni volta che vuoi!”.Continuarono perciò a mangiare la parca cena che il loro microonde aveva sfornato, comportandosi proprio come fanno padre e figlia quando sono in vena di confidenze.”E per Pasqua cosa ti piacerebbe fare?”.”Non lo so… Però da qualche giorno ho una voglia matta di andare un po’ al mare” le disse lei con la sua irresistibile aria sbarazzina che era capace di estorcergli qualsiasi cosa.”E dove ti piacerebbe andare?” chiese lui preparandosi a qualcuna delle sue folli richieste che ben volentieri esaudiva.”Non so, le Canarie un po’ mi hanno stufato, andiamo sempre là… Io e Sonia pensavamo di andare in qualche parte qui in Italia stavolta, non lontano”.Michele Barbuti rimase un po’ deluso dal fatto che la figlia volesse passare da sola le vacanze di Pasqua. D’altra parte, a diciotto anni appena compiuti, era logico desiderare di passare una settimana di vacanza al mare con un’amica piuttosto che con il padre. Ormai stava crescendo, già era una signorina e lui non se ne era quasi accorto! Ormai le avrebbe presentato anche qualche ragazzo come suo fidanzato e sicuramente lui avrebbe avuto da fare qualche osservazione sul suo conto. Sorrise a questo pensiero e alla consapevolezza della sua gelosia nei confronti della figlia.”Parla, so già che hai progettato tutto nei minimi dettagli”.”E va bene papà, non ti si può nascondere niente!” mentì spudoratamente pensando il più rapidamente possibile. “Volevamo andare qualche giorno all’Isola d’Elba” decise alla fine. Dopotutto non era un posto molto lontano e anche il suo uomo segreto avrebbe potuto raggiungerla, pur con qualche difficoltà.”Uhm, pensavo di peggio. Sei sicuro di trovare posto? Guarda che manca poco a Pasqua!”.”Lo so, lo so. Domani mi informo con più precisione e comincio a cercare un posto decente”.Finirono di cenare sempre chiacchierando amabilmente, poi misero tutto in lavastoviglie, mentre suo padre andava a farsi una doccia per poi uscire di nuovo. Appena sentì chiudersi la porta del bagno e l’acqua scorrere, Elena si precipitò in camera sua e compose il numero di Sonia.”Ciao Sonia, ti devo chiedere un favorissimo!”.”Elena, stai calma, ma cosa è successo?”.”Per Pasqua, devi assolutamente venire via con me!”.”E dove? Lo sai che devo studiare per le vacanze, ho quattro materie sotto…”.”Be’, studierai all’Isola dell’Elba, devi venire, ti prego!”.”Ho capito, c’è un uomo di mezzo…”.”Grazie, sei un amore Sonia!” disse mandandole un bacio per telefono.”Ehi, un attimo! Non ti ho detto di sì!””Ma non vorrai lasciarmi nella cacca, vero?”.”Diciamo che stavolta voglio qualcosa in cambio…” disse Sonia fra lo scherzo e la presa in giro.”E cosa?” chiese Elena un po’ spaventata.”Com’è il tipo?” indagò l’altra ragazza.”Bello, alto, atletico. Tutto a posto, insomma”.”E a letto com’è?”.”Lo puoi ben immaginare se me lo voglio portare all’Isola d’Elba” rispose Elena con una certa sicurezza.”Allora, mettiamola così: io ti reggo il gioco se tu mi fai fare un giro col tuo tipo” disse con voce ironica Sonia.Elena ci pensò un attimo, poi accettò: “Affare fatto”In quel momento squillò il telefono di casa e lei si affrettò a concludere la conversazione.”Scusami Sonia, stanno chiamando sul telefono di casa. Ti lascio, domani ci vediamo e ci mettiamo d’accordo meglio”.”Okay, ciao””Ciao”.Elena si precipitò a rispondere e sollevò il ricevitore che aveva sopra il comodino.”Pronto? Casa Barbuti””Pronto Elena, sono Claudio”Elena rimase di sasso e abbassò improvvisamente la voce: “Claudio, ma sei matto? C’è mio padre in casa!”.”È ancora in casa? Pensavo se ne fosse andato…”.”Certo, dove vuoi che sia! Eri tu anche prima?”.”Sì, non ce la faccio più a stare senza di te… Non riuscivo a trovarti in nessuna maniera, avevo paura di passare per casa tua e di trovare tuo padre. Ti prego, dobbiamo vederci, non riesco a stare senza di te” disse con voce supplicante.”Ho da fare, sono molto impegnata in questi giorni, credo proprio non potremmo vederci, almeno fino a Pasqua. Poi io sarò per qualche giorno all’Isola dell’Elba, vedi magari se riesci a raggiungermi lì”.”Certo, farò l’impossibile”.”Scusami, sta arrivando mio padre, devo riattaccare”.”Ti amo” cercò di dirle Claudio, ma la linea cadde a metà frase.Elena uscì dalla sua camera e passò davanti alla porta del bagno, dove l’acqua della doccia scorreva ancora e sentiva suo padre canticchiare allegro come non mai. Andò nel suo studio e accese il computer per collegarsi a internet. Si collegò a un motore di ricerca e digitò “Hotel Isola d’Elba”.Navigò per circa una mezz’oretta, fra vari tentativi andati a vuoto e alternativa piuttosto insoddisfacenti per la giovane figlia di un industriale di prim’ordine sul piano nazionale. Riuscì alla fine a estrapolare una lista di tre o quattro hotel di un certo gusto, ma non tali da essere frequentati solo da attempati ricconi, che fossero di classe ma non per questo riservati solo a una clientela d’elite. Fece alcune breve telefonate e alla fine prenotò una suite con due stanze in un elegante quattro stelle con tanto di spiaggia privata. Elena aprì gli occhi e la luce forte del sole che entrava dalla grande vetrata glieli ferì. Li richiuse prontamente e si rigirò nel letto matrimoniale, sentendo un lieve bruciore allo stomaco, dovuto ai bagordi della notte predente. Restò ancora qualche minuto appisolata al centro del letto sfatto, poi decise che era ora di alzarsi e lentamente si mise a sedere, aprendo lentamente gli occhi e andando a guardare la sveglia sul comodino: era ormai mezzogiorno passato. Provò a far funzionare un po’ il cervello e programmare la giornata: sarebbe andata a farsi una bella doccia, poi si sarebbe rivestita e verso le due si sarebbe fatta servire il pranzo nella suite. Poi in spiaggia fino a sera, a prendere un po’ di sole, altrimenti tutti avrebbero pensato che all’Isola dell’Elba c’era andata solo per scopare. Cosa che non era nemmeno vera, perché la sera precedente non aveva conosciuto nessuno di così interessante da prendere seriamente in considerazione di portarselo a letto. Chissà invece com’era andata a Sonia, era rientrata poco dopo di lei e aveva sentito un po’ casino: chissà se alla fine era riuscita a saziare un po’ del suo appetito, sempre considerevole.Improvvisamente si ricordò che quella era il suo secondo giorno di vacanza e che proprio quel giorno sarebbe venuto a trovarla il suo uomo! Non poté trattenere un sorriso di felicità e allo stesso tempo di guardarsi un attimo per vedere in che condizioni era per il grande evento della vacanza, in quanto poi lui sarebbe dovuto tornare a casa per lavoro. Restò di sasso quando vide il suo bell’abitino da sera tutto sgualcito e spiegazzato… Avrebbe dovuto mandarlo in lavanderia e indossare qualcos’altro per la serata: per fortuna si era portata da casa un ampio guardaroba.Si alzò e si sfilò l’abito, rimanendo solamente con la biancheria intima: calze autoreggenti scure con bordo in pizzo, molto eleganti, un tanga in pizzo nero e niente reggiseno. Entrò in bagno e aprì i rubinetti della vasca, regolò la temperatura dell’acqua e verso un po’ di bagnoschiuma, poi, mentre l’acqua cominciava a salire, decise di andare a svegliare Sonia.Uscì dalla sua stanza e trovò il soggiorno della suite in perfetto ordine, esattamente come lo avevano trovato il giorno prima. Evidentemente Sonia e la compagnia della notte si era dati da fare immediatamente: con un pizzico di malizia e di esibizionismo decise che avrebbe fatto loro visita…Bussò in maniera quasi impercettibile sulla porta della camera dell’amica, poi la aprì chiedendo “permesso” sottovoce. Rimase sorpresa nel vedere due maschi di colore, completamente nudi, dormire sul letto matrimoniale dell’amica, mentre lei era distesa in mezzo a loro, non nuda, ma avvolta nella vestaglia fornita dall’hotel.Sonia aprì gli occhi udendo la voce dell’amica e si rialzò dal letto, scostando bruscamente uno dei due corpi d’ebano per scendere dal materasso.”Allora, ti è andata più che bene!” esclamò Elena sbirciando i membri in riposo dei due uomini.”Lo dici tu!” disse sbadigliando Sonia. “È stata una serata di merda!” scandì bene l’ultima parola.”Ma come…” fece stupita Elena.”Sì, proprio così! Pensavo di aver fatto un affare conoscendo questi due e invitandoli in camera mia, invece… eccoli qua!” disse indicandoli con disprezzo, mentre dormivano nel letto.Elena ridacchiò: “Non mi dirai che si sono addormentati senza concludere niente!”.”Peggio ancora! Hanno concluso qualcosa, ma non con me! Sono due maledetti froci!”.Elena a questo punto non poté trattenere le risate: era troppo divertente quella situazione, lei se li era portati in camera per qualche giochetto intrigante e i due si mettevano a far l’amore fra di loro!”Sì, non ridere tanto… Non sono nemmeno riuscita a mandarli via perché non capiscono un cacchio di italiano, parlano solo inglese. E sembra che la mattina non capiscano nemmeno quello! Guarda come dormono di sasso!” disse provando a scuoterli.”Get up! You must go away!” provò a urlare loro nelle orecchie senza alcun risultato da parte loro se non un vago bofonchiare.Elena rise ancora un po’ a quella scena, poi abbandonò l’amica per andare a gustarsi un bel bagno ristoratore. Rimase ammollo nella vasca a lungo, dormicchiando anche un po’ e ridendo ancora dell’episodio successo a Sonia. Si ricordò all’improvviso che le aveva promesso un giro col suo ragazzo, che però poteva fermarsi solo quel giorno: doveva trovare il modo di ritagliarli un po’ di tempo anche per lei, prima di ripartire l’indomani nel primissimo pomeriggio. Magari glielo avrebbe “prestato” una volta rientrati in albergo, lei era così stanca dopo una serata di festa, in cui probabilmente poteva anche concedersi la trasgressione di una scopatina in qualche posto un po’ particolare.Uscì dall’acqua e si avvolse nell’accappatoio di spugna, asciugandosi un po’ i capelli. Avrebbe dato una ripassata col phon più tardi, ora doveva ordinare il pranzo per telefono. Andò nuovamente in camera di Sonia e notò che i due uomini finalmente se ne erano andati, mentre la ragazza era in bagno a struccarsi.”Allora, sei riuscita a liberarti dei due simpatici amici?”.”Sì, sono riuscita a svegliarli. Pensavo ci volesse una fanfara di bersaglieri per tirarli giù dal letto”.”Di che nazionalità erano?”.Sonia si girò a guardare stupita l’amica: “E che ne so? So a malapena come si chiamavano e non sapevo assolutamente nulla sui loro gusti sessuali prima di non finirci a letto insieme! Vedessi che schifo mentre si baciavano fra di loro!”.Elena ci pensò un attimo su: in fondo in fondo non le avrebbe poi fatto ribrezzo vedere due uomini far l’amore fra di loro, anzi, ne sarebbe stata incuriosita, un po’ anche eccitata forse.”A proposito, mangi qualcosa tu?” chiese con una punta d’ironia.”Mmm, ho un certo languorino”.”Bene, allora ordino!” disse prendendo in mano il telefono e ordinando il loro pranzo, che arrivò puntualissimo di lì a mezzora, con il suono del campanello della loro suite.”Sì, chi è?” chiese Elena alla porta.”Il pranzo” rispose il cameriere dall’altra parte della porta. Elena la aprì e fece entrare il ragazzo che portava il carellino con il loro pranzo ammiccandogli con una certa civetteria. Non era niente male, ma dal suo sguardo sembrava un novellino: sembrava non avesse mai visto una ragazza in accappatoio!Elena gli lanciò un ultimo sorrisetto mentre richiudeva dietro di lui la porta e poi chiamò Sonia a magiare, la quale si presentò pure in accappatoio.Finalmente scesero nella sottostante spiaggia dell’albergo, una lunga striscia di sabbia sotto la scogliera abbastanza grande da permettere una certa privacy a tutti gli ospiti dell’albergo. Tuttavia, Elena e Sonia desideravano non essere molestate da qualche ragazzotto perditempo almeno finché prendevano il sole, per cui preferirono lasciare le comodità della zona più vicina all’hotel avventurandosi oltre le rocce che ne determinavano i confini della proprietà su un pezzo di spiaggia completamente deserta che aveva scoperto il giorno prima. L’unico problema era la distanza da percorrere, all’incirca un paio di chilometri, che tuttavia era un ottimo sostituto alla quotidiana seduta in palestra a cui si sottoponevano in città.Stesero gli asciugamani sulla sabbia e sedettero sopra, sempre chiacchierando amabilmente, mentre dalla borsa che si erano portate prendevano la crema solare e iniziavano a ungersi il braccia e gambe sotto il sole battente del primo pomeriggio, nulla a che vedere col solleone estivo ma comunque pericoloso per le loro pelli non ancora abituate al sole. O perlomeno per quello di Elena, molto più chiara di quella di Sonia la cui carnagione era molto più mediterranea di quella dell’amica. Terminata questa prima operazione piantarono l’ombrellone che si erano trascinate dietro dall’albergo, dal momento che avevano preferito evitare che un giovane facchino venisse a conoscenza del loro luogo segreto, che a dire la verità più di tanto segreto sicuramente non era.Sonia si slacciò la camicetta bianca e rimase con un bel bikini rosso che conteneva le sue forme straboccanti: aveva un bel seno alto e pieno, una quarta misura che attirava l’invidia di Elena e gli sguardi degli uomini di ogni età. Si cosparse l’ampio decolté con la crema protettiva mentre Elena al pari suo si spogliava, sfilandosi di un colpo la maglietta nera e rimanendo in topless.”Hai visto gli sguardi che ti lanciava il facchino dell’albergo mentre uscivi?” le chiese Sonia. “Si sarà senz’altro resto conto che eri senza reggiseno e si è eccitato al fatto che avresti preso il sole in topless. Magari verrà a cercati per vedere come stai con le tettine al vento”.”Stronza” rise lei mentre si toglieva anche i pantaloni rimanendo con un paio di ridottissimi tanga, cospargendosi ovunque di crema.Sonia si sfilò il lungo pareo che indossa e si distese sul ventre offrendo una stupenda vista delle sue gambe e del suo fondoschiena, nonché della sua schiena nuda: peccato non ci fosse proprio nessuno che potesse goderne, a parte Elena. Portò poi le mani dietro la schiena e armeggiò un attimo col gancio del reggiseno per sganciarlo: non intendeva lasciare spiacevoli segni sulla sua abbronzatura. Si abbandonò così al dolce calore del sole primaverile, non cocente come quello d’agosto ma in grado di dare una piacevole sensazione di calore sulla pelle, ancora abituata all’aria fresca e alle giornate di pioggia.Non passò molto che il silenzio e la ninna nanna cantata dalle onde che si infrangevano con regolarità ossessionante sul bagnasciuga le avvolgesse in un assopimento non pesante ma leggero e velato. Quando il cellulare di Elena suonò sembrò invadente come non mai ed entrambe le ragazze si ridestarono completamente.”Pronto?” disse con voce un po’ assonnata.”Ciao Elena, sono Claudio”.”Ciao” disse lei senza dare troppi segni di entusiasmo.”Ti disturbo?”.”No, no, dimmi pure… Ero solo un po’ addormentata qui al sole”.”Mi dispiace” di scusò lui.”Fa niente”.”Allora vengo oggi”.”Ti aspettavo. A che ora?”.”Pensavo di arrivare alle sei lì in albergo”.”Ho capito. Io sarò ancora in spiaggia con Sonia. Magari ti fai accompagnare giù in spiaggia, poi ci fai uno squillo e noi arriviamo”.”Avete trovato qualche bel posticino?” chiese ridendo.”Certamente: è una paradiso e si può stare in topless senza che nessuno ci guardi”.”Fantastico!” disse lui quasi non credendo alle proprie orecchie.”Ci vediamo qui, allora”.”Ciao!”.”Questi uomini!” esclamò Elena riattaccando e tornò a distendersi al solo.Provarono ad abbandonarsi di nuovo al sonno ma entrambe ormai si erano risvegliate completamente e Morfeo sembrava non volerle più prenderle fra le sue braccia. Sonia si girò nervosamente e si mise a sedere, guardando l’amica distesa supina al sole.”Anche tu non riesci più a prender sonno?” le chiese Elena.”No”.Anche l’altra ragazza si mise a sedere vicino all’amica e presero a chiacchierare amabilmente, confidandosi qualche piccolo segreto come erano solite fare, spettegolando un po’ anche su alcune amiche comuni.”Hai presente Erika, la “contessina”?” chiese Sonia.”Chi, quella con quei modi così aristocratici, che si passa discendente da una famiglia nobile?”.”E che in realtà suo nonno era un povero calzolaio, sì, proprio quella. A parte il fatto con tutte queste balle sulle sue origini dovute al fatto che un lontano zio di sua madre ha lasciato una fortuna, sai quanto se la tira, quanto è schizzinosa”.”Io non mi metterei con un ragazzo che viene dal popolo, che parla in maniera sgarbata, che veste come un cafone” la imitò perfettamente Elena.”Esatto! Hai presente quella volta quante menate ci ha tirato sul fatto del sesso? Che lei non succhierebbe mai un cazzo se non fosse ricoperto d’oro, che lei non si eccita per certe porcate…”.”Che il sesso anale fa schifo, che è quasi mostruoso, che non rientra fra le troie che fanno le orge…”.”Che non farebbe mai del sesso con un’altra donna… Tutte queste cose, insomma, no?”.”Sì, sì” confermò Elena attendendo con impazienza una grande rivelazione su Erika.”Be’, me la sono fatta” disse Sonia con finta noncuranza.”Te la sei fatta? In che senso”.”Nel senso che abbiamo scopato insieme”.Elena scoppiò a ridere a quella sensazionale notizia: “Sonia, devo ammettere che sei una grande! Sei riuscita a portarti a letto quella bacchettona di Erika! Devi raccontarmi come hai fatto e tutti e i dettagli. Dove eravate?”.”Sabato sera, usciti dalla discoteca. Lei era un po’ allegra, ma non brilla. Aveva bevuto qualcosa, ma non tanto da perdere la testa, me ne sono accorta e mentre andavamo a casa di Luca, sul sedile posteriore della Porsche, ho provato a saggiare il terreno. Mentre voi due parlavate le ho toccato la coscia e poi l’ho guardata negli occhi: lei mi ha sorriso maliziosamente, facendomi capire che ci stava. Così abbiamo iniziato a toccarci un po’ di nascosto, tanto il caro autista non aveva occhi che per te! Però non siamo andate molto oltre, perché siamo arrivate un po’ troppo in fretta. Poi, durante la festa, siamo uscite insieme in giardino e ci siamo baciate nel parco. Bacia bene, mi è proprio piaciuto” disse Sonia chiudendo gli occhi e ripensando alla dolce bocca di Erika, mentre si passa lievemente la lingua sulle labbra.”E poi siete rimaste lì a scopare?” chiese Elena interessata.”Oh, no, niente di tutto questo! Abbiamo fatto tutto in grande stile. Io ho finto di stare male e tu non te ne sei nemmeno accorta tanto eri impegnata con un bel paio di maschi che ti stavano alle corde”.”Già, ricordo, un bel paio di cazzi. Molto bravi a letto, peccato siano durati poco” ricordò Elena lambiccandosi il cervello.”Così lei ha preso su la macchina di una delle ragazze della festa e mi ha portato a casa sua”.”Com’è casa sua?” chiese l’amica incuriosita per sapere se era la verità quel che diceva della sua abitazione.”Carina, davvero carina. Sì, è il famoso palazzo in centro, arredato in stile dell’Ottocento, tutto perfetto. Anche la camera di Erika è in perfetto stile, però ha una specie di sgabuzzino che somiglia più a una camera normale dove tiene tutte le sue cose”.”E allora, dove l’avete fatto?”.”Aspetta! Che curiosa che sei, lascia che vada per ordine. Prima mi ha offerto da bere nel gran salone, vedessi che roba! Uno di quei saloni da ricevimenti che si vedono nelle ville! Abbiamo bevuto qualcosa nelle coppe d’epoca, poi ci siamo baciate a lungo e quando abbiamo smesso lei mi ha accompagnato di sopra tramite una di quelle scalinate immense. Dal corridoio siamo entrate nella sua camera e ci siamo spogliate a vicenda, là in mezzo”.”Com’è lei?”.”Ma quante cose vuoi sapere! Ha un bel fisico, slanciato e magro, belle gambe, un bel paio di tettine, sode e tonde. No, non guardarmi così, le tue sono migliori. Un po’ più grandi ma molto più belle da toccare” la rassicurò notando già lo sguardo di Elena. Fra di loro talvolta c’erano dei giochi saffici, quando non trovavano degli uomini a soddisfare le loro voglie o semplicemente desiderava qualcosa di diverso dal solito, un po’ di sana trasgressione dalla routine del sesso.”È anche abbastanza pelosa, non lo avrei mai detto. Lei si rasa un po’ ai lati, ma al centro vedevi che era naturale così, bella folta. Un po’ spiacevole da leccare, però eccitante”.”L’hai leccata per terra?”.”Oh, no, la “contessina” si è sdraiata sul letto a baldacchino e mi ha invitata a darle piacere. Io non mi sono certo tirata indietro, ma mi sono detta che presto mi avrebbe ricambiato, e infatti così è stato”.”E com’è stato!”.”Ma vuoi aspettare un secondo!” la ammonì di nuovo Sonia. “Lascia che ti racconti. Allora, l’ho leccata per un po’ e lei mugolava di piacere, poi si è rialzata a sedere e mi ha fermata, mi ha fatto sedere davanti a sé e prima di parlarmi mi ha baciata a fondo. Solo allora mi ha chiesto a fior di labbra, con voce supplicante: “Ti prego, devi scoparmi, scoparmi come farebbe un uomo. Io ho tutto l’occorrente, ti prego fallo”. E s’è alzata, è andata nel suo stanzino e non sai nemmeno con che cos’è tornata”.”Dai, davvero?” chiese Elena incredula.”Proprio così, aveva un fallo di gomma e una cintura. Non riuscivo a crederci nemmeno io ma è stato proprio così. Me lo ha fatto indossare e poi si è distesa di nuovo sul letto. Io allora mi sono avvicinata, l’ho sfiorata col cazzo mentre lei mugolava e mi chiedeva di penetrarla e baciandola di tanto in tanto le ho fatto promettere che mi avrebbe lasciato fare tutto quello che desiderava, altrimenti me ne sarei andata”.”Ma no” si mise a ridere con un po’ di cattiveria Elena. “E allora cosa le hai fatto fare?”.”Be’, prima di tutto ha dato una bella e lunga leccata a quel coso di gomma, gliel’ho fatto inghiottire più che ho potuto, poi gliel’ho passato fra le tette sporcandola tutta della sua saliva. L’ho accarezzata un po’ dappertutto finché ha iniziato a implorarmi di prenderla, non ce la faceva più dall’eccitazione. E così mi sono messa a scoparla proprio come un uomo. Era strano, provavo piacere anch’io anche se la cintura mi sfiorava appena. Sai, penso che sia una cosa che anche noi due dovremmo provare una volta o l’altra”.”Volentieri. La prossima volta che ce ne sarà l’occasione. Io intanto mi procuro il necessario” confermò Elena.”Insomma, l’ho scopata per un po’, ma non l’ho lasciata venire. L’ho portata un paio di volte al limite, poi mi sono fermata e mi sono rialzata e l’ho lasciata supplicare. Dopo un dopo le ho detto di girarsi: lei pensava che volessi prenderla da dietro, invece le sono salita sopra e ho iniziato a carezzarle il buchetto dietro. Era bello largo: lei ce l’ha sempre raccontata, invece lo prende anche lei in culo! Così l’ho penetrata dietro e ho continuato finché è venuta. A dire la verità non ho dovuto pompare molto. Lei ha urlato come una troia in calore, non so per farmi piacere o se davvero ha goduto tanto. Io comunque l’ho lasciata fare, poi mi sono tolta l’affare e mi sono messa a gambe spalancate sul cuscino e ho preteso la mia parte. Inizialmente s’è fatta pregare un po’, ma alla fine ha ceduto: non era certo la prima volta nemmeno in questo caso, ci sapeva fare. Mi ha anche chiesto se volevo anch’io provare il cazzo finto, ma ho rifiutato, non volevo prendesse troppa confidenza”.”Ma a te è piaciuto?”.”Abbastanza, però è stata più una cosa per la particolarità della situazione che godimento vero e proprio. Non mi era mai successo di fare l’amore con una donna in questo senso, non è stato affatto male, anche se ho provato orgasmi migliori”.”Magari, se fossi io a cavalcarti” osservò Elena maliziosa.Sonia rise, urtandola via mentre si avvicinava con fare suadente: “Dai, troietta, smettila!”.”Sì, io la smetto, però vedo che l’idea non dispiace nemmeno alla signorina” disse sfiorandole un capezzolo che all’improvviso si era eretto in maniera vistosa, carezzandolo per qualche secondo con la punta delle dita.”Dai, smetti, non è il momento, voglio tenermi per stasera quando mi porterò a letto il tuo uomo! E poi devo ancora raccontarti il bello della vicenda!”.”Cosa, è successo anche dell’altro?”.”Certo, e non sai nemmeno cosa!””Finché non me lo dici, no di sicuro!”.”Allora, dopo che anch’io sono venuta, abbiamo preso a baciarci un po’ sul letto, mentre lei si masturbava col cazzo finto. Improvvisamente abbiamo sentito la porta aprirsi. Anzi, non l’abbiamo nemmeno sentita, ci siamo fermate solo quando abbiamo sentito esclamare “Brutte puttane”! Sai chi era?”.”Suo padre?” chiese Elena spaventata all’idea.”No, suo fratello” disse Sonia ridendo.”E cosa cavolo ha detto?” chiese fuori di sé dalla curiosità e dalla sorpresa l’amica bionda.”Be’, prima ci ha apostrofato in maniera, diciamo, piuttosto colorita… poi ha minacciato Erika di raccontare tutto ai genitori. È stata una scena compassionevole” disse ironicamente Sonia. “Lei lo ha pregato in tutte la maniere di non riferire niente ai genitori, gli si è gettata ai piedi e gli ha afferrato le gambe. Io ero da una parte, un po’ me la rideva per vedere Erika in quelle condizioni, un po’ me la facevo sotto perché volevo evitare piacevole conseguenze, magari anche uno scandalo”.Elena ne approfittò per prenderla un po’ in giro: “Sì, perché lo sanno tutti che tu non la dai in giro a chiunque e non fai certe maialate! La santarellina, lei! E poi dice della povera Erika”.”Stronza! Comunque avevo paura di sollevare uno scandalo, ma il fratellino, dopo essersela tirata un po’ con la faccenda del moralista, visto che lui è il fratello maggiore, che si sente in responsabilità verso la sorellina diciottenne, ha iniziato a guardarci con una certa avidità, io allora ne ho approfittato giocherellando un po’ e stuzzicandolo. Alla fine ha iniziato a delineare delle richieste, che con i minuti si sono fatte più esplicite. Insomma, gli abbiamo tirato un bel pompino in coppia, mentre Erika si è assolutamente rifiutata di farsi scopare. Niente male davvero, un bel cazzo, non enorme ma comunque un esemplare ben fatto. Ha voluto venirci addosso, mentre lo leccavamo senza posa, e alla fine credo di averlo fatto sussultare dall’emozione: quando si è calmato gli ho leccato magistralmente via la sborra da tutto il cazzo”.”Sei davvero super, Sonia!” esclamò Elena ridendo.Fra mille confidenze passarono le ore sotto il sole e vennero infine le sei. Non passarono che pochissimi minuti e il cellulare di Elena suonò nuovamente.”Pronto?” rispose avendo già visto però che si trattava di Claudio.”Ciao Elena, sono in spiaggia. Come faccio a raggiungerti?”.”Allora, vedi quelle rocce in fondo a sinistra, al termine della spiaggia dell’albergo?””Sì. Siete là?”.”Esattamente, là dietro”.”Arrivo, ciao”.Elena riagganciò e guardò l’amica sorridendo con la faccia di chi ha avuto un’idea.”Dai che gli facciamo uno scherzo!”.”Cosa?” chiese Sonia curiosa.”Io mi nascondo qua dietro, fra l’altro ho anche bisogno di andare in bagno. Tu resti qui in topless e vediamo cosa fa!”.”Ci sto!” disse ridendo Sonia stuzzicata dall’idea di metterlo in imbarazzo e di punzecchiarlo un po’. Così Elena se ne andò e dopo una decina di minuti apparve fra le rocce poco distanti la sagoma di Claudio, che guardò nel tratto di spiaggia pressoché deserta.C’era solamente una ragazza dai capelli neri e dalla carnagione scura, seduta su un telo da mare, in topless! La osservò meglio e non poté fare a meno di occhieggiare, nonostante la distanza, i suoi bei seni tondi dai capezzoli grossi e scuri.Tuttavia non vedeva Elena in giro e un dubbio gli sorse: forse gli stava giocando uno dei suoi scherzetti. Si avvicinò con una certa cautela e quando fu abbastanza vicino da non poter fare a meno di essere notato, Sonia iniziò a fissarlo con uno sguardo interrogativo e piuttosto scocciato.”Ciao” disse.”Ciao. Ci conosciamo?” chiese Sonia fingendosi infastidita dall’intrusione in quella specie di paradiso terrestre.”Non credo. Però tu dovresti essere l’amica di Elena”.”Elena? No, credo hai sbagliato persona”.”Ma sì, Elena Barbuti, mi ha appena detto che eravate oltre quelle rocce”.”No, non penso proprio. Io non conosco alcuna Elena Barbuti. Però poco importa, potresti rimanere a farci compagnia. Io e la mia amica che ora è andata al bagno iniziamo ad annoiarci un po’ e speravamo proprio in un po’ di compagnia”.”No, guarda, mi dispiace, ma io cercavo la mia fidanzata” rispose Claudio facendo per andarsene.La ragazza allora allungò la mano afferrandolo per un polso e trattenendolo.”Ma dai, aspetta un attimo. Vedrai che ti divertirai. Io e la mia amica pensavamo proprio di cercare un ragazzo con cui passare un po’ di tempo. Resta un po’, la tua fidanzata è evidente che ti ha tirato un bidone, ti ha detto che era qui e invece di lei non c’è traccia. Almeno così la ripagherai della stessa moneta…” disse sorridendo maliziosamente e appoggiandosi la sua mano sul suo seno prosperoso e trattenendovela dolcemente.Claudio non parlò affatto, non credeva ai suoi occhi e non si muoveva minimamente, a parte il fatto che sotto i suoi pantaloncini da mare stava gonfiandosi istantaneamente il suo membro.”Non sarai per caso timido, vero?” chiese con una malizia indescrivibile Sonia, invitandolo a toccarla muovendo piano la mano sulla sua. Infine Claudio cedette e strinse uno dei suoi seni pieni nella sua mano lasciandosi sfuggire un piccolo sospiro di piacere. Con l’altra mano le sfiorò un capezzolo e lo stesso fece lei al di sopra della sua T-shirt colorata.”Non so nemmeno come ti chiami…” farfugliò lui senza staccare le mani dai suoi seni.”Sonia”.”Piacere Claudio” disse allungando finalmente la mano verso la sua.Lei gliela riportò sulle sue tette: “Be’, continua, è un bel modo per fare conoscenza” e lui riprese così a palparla con intensità.Proprio in quel momento Elena, che aveva seguito tutta la scena e anche le battute scambiatesi dai due grazie al silenzio totale del luogo, sbucò correndo sulla sabbia dal suo angolo in direzione dei due.”Claudio!”Lui si fermò di sasso, con le mani che stringevano le tette di Sonia e non ebbe nemmeno il tempo per ritrarle: Elena fu lì in un attimo e lo guardò negli occhi ansimando affannosamente per la gran corsa.”Ciao Claudio” disse infine, abbassando poi lo sguardo sulle mani di lui che scivolavano via.”Vedo che voi due avete già avuto occasione di fare conoscenza” disse sorridendo apertamente.”Sì, è molto simpatico” disse Sonia.”Anche la tua amica è molto simpatica” barbugliò ancora lui.”Lo so. Ho avuto più volte occasioni di sperimentare la sua simpatia. Ma perché non ti spogli anche tu? Non vorrai tornare a casa bianco come sei arrivato, vero?”.”Già, hai ragione. È che sono appena arrivato” disse lui calmandosi un po’ dalla gran sorpresa. Evidentemente era uno scherzetto che le due avevano architettato insieme e non c’era nulla da temere, per cui si sfilò la maglietta.Elena riusciva sempre a sorprenderlo in un modo o nell’altro, prima o poi l’avrebbe fatto impazzire. Oppure le sarebbe saltato addosso: riusciva a farlo eccitare in maniera sorprendente, sembrava conoscesse già cosa lo faceva esplodere di ormoni. Prese in considerazione quella possibilità: chissà come avrebbe reagito a un suo “attacco” più deciso del solito… Usualmente era abbastanza remissivo e sottomesso a lei, non gli era mai successo di comportarsi in una maniera del genere con una donna, aveva sempre avuto rapporti abbastanza normali, ma con quella ragazzina non c’era assolutamente niente di normale, tendeva a comportarsi anche lui in una maniera strana. In fondo in fondo aveva il terrore di perderla, oppure che lei spiattellasse tutto a suo padre cosicché lui di sicuro, come minimo, ci avrebbe rimesso il posto di lavoro. La rispettabilità e la sua reputazione erano le seconde cose che rischiava in quel rapporto un po’ tormentato e segretissimo.Presero a chiacchierare amabilmente, loro due sembrava a completo loro agio nel chiacchierare, mentre lui non lo era affatto. Già essere lì con Elena era qualcosa di abbastanza scombussolante, figurarsi poi con Elena in topless e come se non bastasse c’era pure quella sua amica con le tette al vento. E che tette! Aveva avuto la fortuna di metterci su le mani per qualche minuto ed era stato qualcosa di straordinariamente piacevole! Come se tutto ciò non bastasse quella Sonia, così bella e caliente, continuava pure a guardarlo in maniera così maliziosa, quasi insinuando qualcosa fra di loro, e non era un qualcosa per nullo puro né tanto meno casto.Quando il sole s’avviava ormai a tramontare e già si era all’imbrunire, Sonia optò per lasciare sola la coppia ai loro giochi e rientrare in albergo per cenare.”Be’, io credo andrò a mangiare qualcosa, non so voi ma ho una fame!” e così dicendo s’infilò sulla pelle nuda la camicetta, mentre aveva già fatto sparire nella sua borsetta il reggiseno senza che Claudio se ne accorgesse. Il ragazzo la guardò meravigliato mentre indossava il pareo e si allontanava salutandoli con ampi gesti, nonostante avesse il suo mucchietto di robe da portarsi.”Focosa la tua amica” commentò appena se ne andò.”Sonia è un tesoro. Forse è un po’ passionale, ma è una ragazza d’oro”.”Passionale! Altro che passionale! È un’autentica bomba. Hai notato che non si è nemmeno portata dietro un reggiseno e che le tette sembravano scoppiarle da sotto la camicetta? Poi fra l’altra ha lasciato aperto anche un buon numero di bottoni… Non so come farà ad arrivare in albergo senza che nessun uomo la violenti!”.”Be’, lei ne sarebbe contenta… Comunque, credi che io mi sia portata un reggiseno?”.Claudio guardò Elena, poi le sue cose lì attorno e si rese conto che era proprio vero quello che gli diceva.”Però tu hai me, che ti proteggerò fino alla tua stanza” gli disse lanciandosi poi a baciarla.Elena accettò il suo bacio focoso, sempre stando appoggiata sulle braccia, anche quando sentì le sue dita sfiorarle i seni appunti, quei seni che l’aveva attirato e che gli avevano indurito il membro per tutto il pomeriggio.”Saranno anche belle le tette di Sonia, però le tue sono super” le mormorò all’orecchio, leccandoglielo maliziosamente. Elena sorrise, decisa a farlo godere quella sera e di non fargli più dimenticare quella mini-vacanza all’Isola d’Elba.”E questi capezzoli” disse sfiorandoli con la punta delle dita. “Sono qualcosa di unico al mondo” e vi passò sopra più volte il polpastrello fino a farli indurire. Sembravano dei boccioli di rosa, avevano lo stesso colore e una forma così delicata!Scese a prenderseli in bocca, l’uno dopo l’altro e a leccarli a lungo, con straordinaria delicatezza che quasi commosse Elena ma che comunque risvegliò fra le cosce un certo piacevole calore.Lui alzò la testa dal suo seno e tornò ancora a baciarla, per poi parlarle a fior di labbra: “Voglio leccarti e baciarti fra le gambe come ho fatto con i tuoi capezzoli, farlo lentamente, senza alcuna fretta, fino a farti venire una volta, due, mille volte ancora!”.Elena si sentì grondare di umori sul tanga, esitò un attimo: ebbe la tentazione di lasciarglielo fare veramente, poi tornò sui suoi passi e decise che avrebbe messo in pratica ben altri piani, quelli che aveva programmato per la serata.”No, amore, ho in mente ben altro per te questa sera. Stenditi, ecco qui, al posto mio, sul telo” e gli cedette il posto per permettergli di stendersi lui prono.”Stavolta sarò io e leccarti e a succhiarti, vedrai, ti piacerà sicuramente” e così dicendo andava a carezzargli il bozzo sotto i boxer, trovandolo subito pronto, lo era da qualche ora.”Prima ti carezzerò piano piano, come un gattino, poi andremo in mare, dove l’acqua è bassa. Allora tu starai in piedi e io mi inginocchierò e te lo prenderò qui” e in quel momento, senza mai smettere di carezzarglielo, lo baciò sulle labbra un attimo.”Al caldo nella mia boccuccia. E starai bene, al caldo e al sicuro” sentiva il suo cazzo sussultare di piacere sotto il tocco lieve delle sue dita, approvando quello che stava dicendo che gli avrebbe fatto. E decise così di andare oltre, abbassandogli l’elastico dei boxer per prenderglielo finalmente in mano.”Ma che lungo e grosso che sei! Come farai mai a starci tutto quanto dentro alla mia micetta?” gli chiese con tanta malizia da farlo gemere a occhi chiusi, mentre le sue dita avvolgevano l’asta congestionata e prendevano a masturbarlo lentamente.”Ma che bella prugna matura c’è qui” e s’abbassò a baciargli il glande gonfio e violaceo, poi si rialzò e continuò a parlargli eccitandolo sempre più. Non le ci volle molto per portarlo alle soglie dell’orgasmo, sarebbe bastato poco, un tocco deciso o anche solo che l’avesse accolto un attimo fra le sue labbra, per farlo eiaculare violentemente. Eppure lei si trattenne in ultima, a lungo, lasciandolo ballonzolare sull’orlo del precipizio del piacere, vezzeggiandolo beffardamente.All’improvviso si staccò da lui e gli rivolse una richiesta che lui, in quello stato, non avrebbe potuto rifiutare in nessuna maniera: “Che ne dici, perché non andiamo a fare una nuotatina, così facciamo quello che ti ho detto prima?”. E così dicendo le sue dita gli stuzzicavano un capezzolo.”Va bene” gemette lui.”Devi toglierti le scarpe però. Io mi toglierò le mutandine”.Claudio ubbidì fissandola al buio ormai mentre si sfilava il tanga microscopico e subito dopo lo trascinava in acqua. Lei prima lo guidò qualche metro al largo, dove l’acqua era più profonda e si fece una bella nuotata sempre con lui appresso che la seguiva. L’acqua fresca gli calmò per un attimo i bollori, ma appena tornarono nell’acqua più bassa, che arrivava alle loro ginocchia, si buttarono l’uno fra le braccia dell’altra e, in un bacio appassionato, la sua erezione tornò a svegliarsi. Elena effettivamente si inginocchiò davanti a lui e lo afferrò con ambo le mani, strusciandole sull’asta eretta e giocherellandoci a lungo, depositando anche di tanto in tanto un bacetto sulla punta. Poi, da semplici bacetti, divenne tutto più malizioso e birichino con l’improvvisa leccatina che lei prese a dargli, qua e là sull’intera asta. Fu un incredibile risalire di emozioni e sensazioni, in breve c’era Elena, la ragazza che l’aveva fatto impazzire di desiderio nonché figlia del suo principale che glielo leccava appassionatamente, mentre le sue mani gli titillavano deliziosamente i testicoli. Non riusciva a credere tutto ciò, ma le intense scosse di piacere che partivano da in mezzo alle sue gambe gli confermavano che era tutto vero.Ora lei lo aveva preso fra le sue labbra, in un colpo solo se l’era infilato tutto in bocca. Stava sfuggendole lentamente dalle labbra e, appena uscì, lei tornò a ingoiarlo con la stessa misurata lentezza: era qualcosa di sublime quel giochetto! Poi riprese a leccarlo con più decisione, dalla base alla punta, prendendolo di tanto in tanto appena fra le labbra e giocherellando all’interno della bocca con la sua lingua.Ormai stava per venire, non poteva più resistere a tutto ciò e si sforzò di comunicarglielo, come se ce ne fosse bisogno: “Elena, sto per venire…”.Lei si fermò all’istante, aspettava quelle parole.”Ti piacerebbe spruzzarmi sulle mie tettine? E preferisci forse venirmi in faccia? Dimmi, sono pronta a tutto per te…” disse con voce roca e suadente, che gli fece sobbalzare il cuore e si chiese come era riuscito a non venire di fronte a quelle parole.”Non farti riguardi, non mi offendo, sai? Vuoi che prenda il tuo caldo seme sul mio visetto? Non hai che da dirlo!”.”Sì…” ebbe soltanto la forza di dire lui.Elena sorrise amabilmente e si protese in avanti, sempre inginocchiata, per l’ultima rincorsa. La sua lingua mulinò sul glande e sull’asta, poi iniziò ad avvertire le pulsazioni e le sue mani si mossero in maniera da donargli un orgasmo il più intenso possibile. Improvvisamente il suo seme caldo guizzò, abbondante come non mai, ricoprendole il viso e le guance, scendendo copioso sul mento e sul collo, qualche goccia fino alle spalle e al seno.Claudio gemette selvaggiamente, in maniera ripetuta, senza posa, il godimento l’opprimeva in un modo splendido, come non aveva mai sperimentato nella sua vita, una emozione tutta nuova, la realizzazione di una fantasia erotica che mai aveva creduto di poter realizzare e che ora si concretizzava in quella ragazzina.Aprì gli occhi e vide il buio intorno a sé, il mare calmo e Elena inginocchiata ancora davanti a lui, il pene ormai moscio nella sua mano, il suo viso sorridente imbrattato di sperma. A quel punto lei lo lasciò, si rialzò e lo baciò un attimo sulla bocca, per poi dirgli: “Ora dovrai ripulirmi e voglio che sia tu a farlo”.La frase era inequivocabile: normalmente avrebbe scandalizzato e schifato Claudio ma l’atmosfera e il fatto di aver appena avuto il più intenso orgasmo della sua vita non fece altro che renderlo audace ed eccitarlo. Gli sembrò naturale passare la lingua sul suo volto e raccogliere le tracce che lui stesso aveva lasciato, assaporare fra le labbra quel suo stesso seme. Non era un sapore sgradevole, sapeva di sesso, di mare e di salato, continuò a leccarla a lungo, su tutto il viso e giù fino al collo, fino al seno. Le succhiò ancora i capezzoli quando fu ricoperta da un velo leggero della sua saliva, Elena allora gli passò la mano fra le gambe e lo incontrò ancora moscio e umidiccio.“Peccato” pensò “se fosse stato ancora duro forse gli avrei evitato uno spiacevole disguido”.”Facciamo una cosa, ora ti sciacqui un po’ e io intanto vado a prendermi le mie cose, i nostri vestiti e il telo da bagno. Poi torno qui e ci asciughiamo, andiamo in albergo, mangiamo qualcosa e poi continuiamo degnamente la serata. Okay?”.”Okay!” esclamò lui soddisfatto mentre la guardava già allontanarsi di corsa sulla spiaggia. Appena non riuscì più a scorgere la sua sagoma si rituffò in mare per lavarsi un po’ e lo fece meticolosamente e con cura.Elena invece tutto precipitosamente: si asciugò in un attimo col telo, si rivestì con tale furia da mettersi il tanga a rovescio e poi buttò tutto il resto nella sua borsa da spiaggia. Guardò un attimo l’ombrellone e lo maledì con una parolaccia, comunque lo chiuse e lo prese sottobraccio per andarlo a nascondere nei vicini cespugli: l’avrebbero ritrovato sicuramente l’indomani. Poi tornò dove aveva le sue cose e raccolse i vestiti e le scarpe di Claudio, infilandoli anche questi nella sua borsa, poi corse con tutto l’ingombro delle cose fino alle rocce. Solo qui si voltò e guardò in lontananza: sentì i suoi passi che uscivano dall’acqua e la sua voce, chiara e perfettamente udibile, chiamarla.Sorrise malignamente e si diresse verso l’albergo. Seppure non fosse affatto presentabile, si fermò alla reception:”Scusi, ero uscita alla spiaggia per fare una nuotatina notturna” iniziò a parlare mentre il ragazzo dall’altra parte del bancone la guardava comprensivo, ma anche con una certa malizia, dal momento che notò qualche furtiva occhiata al suo seno: i capezzoli bagnati erano evidenti nella trasparenza della camicetta ma la cosa non fece altro che scaldarla ulteriormente.”Ho avuto dei problemi con un pazzo, diceva di essere il mio fidanzato e mi ha rincorsa in acqua chiedendomi di fare cose impronunciabili. Mi dispiace ma non so proprio di chi si tratti, era completamente nudo, ma diceva di conoscermi, ha detto perfino il mio nome. Mi dispiace…” disse sull’orlo delle lacrime.Il receptionist cercò di rassicurarla e di calmarla: “Vuole che chiami la polizia? Può fare tranquillamente denuncia…”.”No, no, voglio evitare queste cose. Darebbero solo preoccupazioni a mio padre, meglio far finta di niente se la cosa si ripete. Se dovesse rivolgersi qui vi prego di allontanarlo in qualche modo, senza andare per vie di fatto…”.”Non si preoccupi, signorina, sarà fatto”.”Grazie!” disse allontanandosi e salendo in ascensore.Arrivò alla porta della sua suite e con qualche difficoltà l’aprì, richiudendola poi dietro di sé. Riposò il borsone proprio davanti alla porta e se ne andò in camera di Sonia, da cui provenivano inequivocabili gemiti. Come aveva previsto c’era Giulio, il suo fidanzato, sotto l’amica che, anche lei completamente nuda, lo cavalcava abilmente. Appena aprì la porta i due si fermarono e si girarono a guardarla stupefatti, più Giulio che Sonia, avvezza alle stranezze dell’amica.”Elena…” disse il ragazzo solamente, fuori di sé dallo spavento e dalla sorpresa.”Sss, non dir niente!” disse lei mentre iniziava a spogliarsi. “Ti avevo detto che ti avrei fatto una sorpresa. Sonia è solamente la metà di questa sorpresa. È brava vero?”.”Sì” farfugliò mentre Sonia invece sorrideva complice.Intanto Elena finì di spogliarsi sfilandosi scarpe e tanga, rimanendo così completamente nuda. Salì sul letto a cavalcioni del viso di Giulio che prese a leccarla con foga mentre riprendeva anche a muoversi col cazzo dentro a Sonia. Le due ragazze prese a baciarsi e si diedero una strizzatine di tette, quasi per sottolineare la loro complicità.”Ed ecco l’altra mezza sorpresa, quella sono io: non hai sempre detto che era il tuo sogno fare l’amore con due donne?”.Le due ragazze sghignazzarono fra loro e tornarono a esplorarsi l’un l’altra con la lingua sentendo il borbottio di Giulio, impossibilitato a parlare a causa della fidanzata che non gli lasciava un secondo di pausa. A Elena piaceva farsi leccare dal suo lui, anche se a dire la verità non era così bravo come poteva essere ad esempio Claudio o anche Sonia… Le piaceva come Sonia sapesse farlo abilmente, evidentemente da donna, e soprattutto da sua migliore amica, sapeva meglio di qualunque altro uomo dove e come bisognava leccarla per farla impazzire. Le venne voglia che fosse lei a leccarla, poi ora che l’aveva fra le labbra… Solo che probabilmente a Giulio non avrebbe fatto piacere essere sostituito da quella ragazza che lo stava cavalcando così abilmente. Ci sarebbe stato tempo più tardi anche per quel piacere, tanto valeva godersi la serata. Rise ancora pensando a Claudio nudo là fuori, che sicuramente avrebbe cercato di raggiungere l’albergo in qualche modo ma, anche ci fosse riuscito senza suscitare qualche scandalo, avrebbe trovato una divertente sorpresa…Come se potesse leggerle nella mente, Sonia si avvicinò al suo orecchio e sussurrò: “Ma Claudio, che fine a fatto?” senza che l’altro ragazzo, totalmente preso dai corpi delle due ragazze, potesse capire una sola delle sue parole.”L’ho sistemato, poi ti racconto…” e unì queste parole a un’inequivocabile risatina maliziosa, che lasciava intendere un qualche scherzetto sul suo genere. Strinse poi a piene mani le tettone di Sonia, godendosi tanta abbondanza dove un attimo dopo affondava il viso, prendendo fra le labbra i suoi bei capezzoli scuri.Non poteva desiderare di meglio, un bel ragazzo sotto di lei che non perdeva un colpo, e la sua amica di giochi saffici a succhiarle le tette!Elena comunque non continuò a lungo, aveva voglia di qualcosa di più e la sua mente sempre in moto qualcosa aveva già delineato… Si rialzò dal suo fidanzato, lasciandolo con la bocca aperta e il viso sporco dei suoi umori, e scese dal letto, mentre Sonia ne approfittava per stendersi su di lui nuovamente e leccarlo dove rivelava tracce dell’eccitazione dell’amica.“Che maiala” pensò con un sorriso complice Elena. “Giulio starà letteralmente impazzendo, non capirà più niente… Però ho scelto bene, ci sa fare e dura a lungo, come piace a Sonia…”. Li guardò per un attimo fottere fra loro, poi tornò a farsi sentire: da dietro, andò a titillare per un po’ i testicoli di Giulio e risalì poi con la punta delle dita fino alla base del pene.”Ah, birichini, non avete nemmeno indossato il preservativo!” disse con un tono da attricetta porno. “Per fortuna Sonia prende la pillola! Eravate proprio desiderosi di fare sesso…” osservò mentre saliva ancora con il dito, che ora cominciava ad essere accolto, di tanto in tanto, dentro la vagina dell’amica.Elena avvicinò ancor più il viso al punto della magica congiunzione fra i due, ormai aveva tolto la mano ma era pronta a farsi sentire ancora, in un altro modo… Giulio gemette quando sentì la sua lingua posarsi sull’asta rigida e grossa, temette per un attimo di venire, ma mancava ancora un po’ prima che sprigionasse il suo seme.La lingua della ragazza saettò vorace dall’asta ai testicoli, che esplorò in lungo in largo, incurante della sua folta peluria, poi tornò nuovamente sul pene e salì fin dove le era possibile, fino a leccare anche le labbra dell’amica in perenne movimento. Non era una cosa facile perché i due continuavano a pompare a muoversi, ma in qualche maniera riusciva a seguire i sussultanti movimenti dei loro corpi amplificandone il piacere.Decisa a farsi sentire, infilò col sesso del ragazzo dentro a Sonia anche un suo dito, cercandole il clitoride gonfio che non risparmiò con sfregamenti vari facendola così vibrare per l’eccitazione folle che provava, scopata contemporaneamente dalla sua compagna preferita di giochi e dal suo fidanzato. Come se non bastasse si allungò con il viso andando a leccarle il buchetto posteriore, facendo presagire a Sonia nuovi pazzi giochi a cui lei sicuramente non avrebbe potuto e saputo rifiutarsi…Con delicatezza scese a impadronirsi del membro di lui, che lo muoveva con forza coordinando decisi colpi di reni per arrivare quanto più in profondità gli fosse possibile: le dita lo circondarono in una flebile carezza strappandola via via alla vagina di lei. Sonia non se ne risentì più di tanto, anche se le sarebbe piaciuto continuare a sfruttare il suo giocattolo nuovo fino a venire, del resto era sicura per esperienza che Elena sapeva quel che faceva; più che altro ne rimase per un attimo deluso Giulio sentendosi strappare dalla stretta e accogliente vagina della ragazza. Fu però solo per un attimo: si ritrovò infatti a provare un’eccitazione ben maggiore quando si rese conto che ora era Elena a scoparlo, non come la sua amica, ma addirittura con la bocca. Ed era molto più piacevole di una vagina, se non altrettanto stretta, certamente molto più stimolante data l’infaticabile carezza in ogni punto del membro da parte della sua lingua.Mentre attendeva pazientemente che di nuovo le fossero rivolte le dovute attenzioni, Sonia prese a strusciarsi sul ventre di lui: la sua fessura ancora bagnata e desiderosa di riprendere a scopare lasciò in breve una sensuale scia sulla pelle di lui che se ne rese conto con la poca lucidità che gli era rimasta in quel momento.Credeva che Elena volesse farlo venire nella sua boccuccia incredibilmente abile e che poi inghiottisse tutto il suo seme come amava talvolta fare, invece quando fu prossimo all’orgasmo l’abbandonò. Giulio si lamentò, ma nessuna delle due ragazze poteva comprendere le sue parole, in quanto Sonia aveva approfittato della nuova posizione per andare a porgergli i suoi seni abbondanti in bocca e lui non si era certo potuto trattenere dal succhiare quei vogliosi capezzoli eretti e afferrare con le mani le rotondità generose della ragazza.Elena però non continuò molto e abbandonò presto l’asta che andò a lambire la fessura di Sonia, mentre la punta gonfia andò ad appoggiarsi al forellino dell’ano. Vedendo quell’immagine sotto i suoi occhi si eccitò e si fece più vicina: mentre Sonia un po’ se lo aspettava e sarebbe stata delusa se non fosse venuto, Giulio rimase sconvolto dal lieve tocco della lingua della fidanzata sul suo membro che andava ad appoggiarsi alle parti più intime dell’altra ragazza, ugualmente lambite dalla sua lingua.Sopra di lui Sonia mugolò di piacere quando poi sentì la lingua dell’amica frugare con insistenza all’ingresso del suo culetto: fu costretta a soffocare un urletto quando avvertì poco dopo un dito entrarle dentro.Come avrebbe voluto che fosse lì con loro George, il commesso ghanese del suo negozio d’abbigliamento preferito! Si erano conosciuti proprio dove lavorava un giorno che lei era andata a fare un po’ di shopping. Quel ragazzone alto e muscoloso, nero come l’ebano, le aveva fin da subito fatto tremare le gambe. Non aveva dovuto impegnarsi molto per provocarlo: s’era fatta intravedere mezza nuda attraverso la tenda dei camerini, con vestiti e biancheria non a caso particolarmente sexy e trasparenti. La terza volta che era tornata non fu necessario facesse granché perché entrambi si ritrovassero praticamente nudi a baciarsi follemente dentro un camerino.Sonia era rabbrividita di piacere e di emozione quando si era ritrovata fra le mani il suo sesso pulsante, un nerbo scuro e lungo una ventina di centimetri. Riuscì a stento a fargli indossare un preservativo fra quelli che portava nella borsetta prima di un’affannata corsa verso un orgasmo per entrambi liberatorio. Poi purtroppo lui era dovuto scappare per non destare sospetti nel negozio. Così era cominciata una relazione segreta, fatta per lo più di sveltine nei camerini o nel retrobottega al massimo. Quando per scherzo lei glielo aveva misurato con un metro flessibile da sarta fermandolo sui 19 centimetri, lui aveva sorriso soddisfatto della sua abbondanza, deciso a fargliela provare in un modo nuovo. Così, senza avvertirla esplicitamente, ma guidandola passo passo le fece accogliere la sua verga nel culetto. A Sonia piacque tanto che le successive sveltine nel camerino del negozio la videro sempre con la schiena rivolta all’occasionale compagno che la prendeva fra le natiche.Ora avrebbe voluto averlo lì, quanto lo avrebbe voluto! Giulio per quanto interessante sessualmente, non aveva quell’abilità da farla arrappare al punto da perdere la testa. Tuttavia era eccitatissima dall’idea di dividere con quell’insaziabile ninfomane di Elena (nonché la sua migliore amica) il suo fidanzato.Finché era presa da questi pensieri, Elena era decisa a farla esplodere in un orgasmo mai provato prima: continuò a stuzzicarle l’ano con la lingua e le dita fino al punto da farle follemente desiderare una penetrazione maggiore.La sentì e la vide muoversi alla ricerca di qualcosa, le sue natiche danzavano leggiadramente col suo dito che però non era sufficiente a soddisfarlo. Elena allora fu decisa a regalare ad entrambi ciò che al più sognavano, ma che in quel momento non si immaginavano. Afferrò delicatamente, con entrambe le mani, il cazzo di lui e lo leccò avidamente, cercando di bagnarlo con la sua salvia il più possibile.Quando giudicò che fosse pronto lo guidò attentamente, senza alcun altro preavviso, fra le natiche di Sonia che, quando sentì la punta appoggiarsi, si animò immediatamente. Rilassò lo sfintere e cercò di agevolare la penetrazione per quanto le fosse possibile.Provò un intenso piacere nel momento in cui sentì il membro rigido penetrarla in profondità: non poté trattenersi dall’emettere un lungo gemito sottovoce. Per accoglierlo si era leggermente alzata sui gomiti e i suoi seni rigogliosi non raggiungevano più la bocca di lui, che peraltro allungò subito le mani per cingerli ancora.Giulio non riusciva a credere a quello che gli stava succedendo. Era arrivato da poche ora all’Isola d’Elba e lo aveva accolto in albergo una bella receptionist che non aveva smesso un attimo di fargli gli occhi dolci e di provocarlo facendo salire il bordo della corta gonna e allargare lo scollo della camicetta. Una volta salito alla suite aveva trovato solamente Sonia in una trasparentissima vestaglietta che regalava una visuale da far risvegliare un impotente suoi suoi grossi seni dai capezzoli scuri, sul suo culetto tondo e sul folto cespuglietto che aveva fra le gambe.Dopo i saluti, lei lo aveva paralizzato, prima con la notizia che Elena era in spiaggia con un altro ragazzo e subito dopo liberandosi del suo unico indumento lanciandogli sguardi infuocati. Aveva mandato istantaneamente a quel paese la fidanzata per buttarsi sul letto con lei… finché era arrivata Elena. Quella mente diabolica aveva programmato tutto!Lei sapeva che, come tutti gli uomini (o almeno la maggioranza) aveva un inconfessato sogno erotico di farlo con due donne e aveva deciso di farglielo realizzare. Ora, mentre gli dirigeva il cazzo nel buchetta della sua disponibile amica, sentiva di amarla come non mai. Era arrivata a quel punto per accontentarlo e per farlo felice, immaginava avessescelto Sonia per l’occasione per la sua ben nota preferenza per le ragazza dalle forme abbondanti e generose. Spesso si rammaricava fra sé che il fisico di Elena, per quanto atletico e perfetto, non avesse quelle linee un po’ più abbondanti che lui preferiva. Ora, si giurò, non avrebbe mai più formulato un pensiero del genere: aveva una ragazza fantastica, come nessun’altra!”Dove lo tieni?” chiese Elena all’orecchio di Sonia, dopo esserle andata al fianco e averla baciata sulla bocca in maniera sfacciata, proprio sotto gli occhi di lui.”Cosa?” chiese senza capire l’altra ragazza, impegnata in un lento movimento del corpo.”Il tuo peluche preferito”.La ragazza sbarrò gli occhi per un attimo ed ebbe un piccolo fremito presagendo i prossimi giochi.”In uno dei cassetti dell’armadio”.Elena si allontanò per un po’ andando ad aprire i vari cassetti: lo trovò insieme alla biancheria più sexy. Era sicura che l’avrebbe portato con sé, nell’eventualità che in qualcuna di quelle sere non ci fosse stato nessun uomo di suo gradimento disponibile.Elena era decisa a provocare il fidanzato, tanto che le chiese con un cenno di intesa: “E la cintura?”.”Non pensavo di usarlo con te stavolta, l’ho lasciata a casa…” rispose Sonia divertita dalla cosa, comprendendo cosa intendesse, dal momento che ne avevano parlato proprio quel giorno di provare qualcosa del genere.Giulio le lanciò uno sguardo chiedendosi, con la poca lucidità rimastagli, di cosa parlassero: fu stupito dal trovarsi davanti agli occhi uno di quei cazzi di gomma di cui sentiva vagamente parlare o che al più aveva visto in qualche film porno. Si era sempre chiesto se qualche ragazza “normale” li usasse e ora la sua fidanzata ne aveva uno in mano, pronta a usarlo, come al solito, con la sua migliore amica. Se le immaginò a letto da sole, nude, che gemevano toccandosi e baciandosi dappertutto, finché Elena si alzava e indossava una cintura fallica per scopare la sua amica tettona.Quella fantasia, unitamente allo stretto culetto di Sonia che gli agguantava in un’irresistibile carezza il pene, lo portò oltre il limite. Prese a muoversi con più decisione, rapidi scatti dei fianchi che facevano gemere anche la sua partner del momento.”Sto per venire!” annunciò fra i denti.”Sì, vieni!” lo incitò Sonia accompagnandolo con altrettanto secchi movimenti del bacino, mentre i suoi seni a penzoloni gli sfioravano stuzzicanti il petto.Proprio in quel momento cruciale, prima dell’ultimo lungo affondo, scivolò fuori dal suo ano: il movimento dei fianchi lo portò a strusciarsi fra i suoi glutei, nel solco che li divideva. Bastò ugualmente a farlo giungere al culmine del piacere, in un’esplosione di sensazioni mai provate prima.Elena fui un attimo colta di sorpresa per la velocità di quella sequenza, ma poté perfettamente cogliere gli schizzi che partivano dal suo glande per finire sulla schiena di Sonia. La ragazza in pochi secondi si ritrovò con la schiena bagnata da copiose gocce, soprattutto nella parte bassa, ma qualche piccolo schizzo, nella sua prorompenza, era arrivato fino alle sue spalle e ai capelli. E il suo membro ancora parzialmente rigido finiva di gocciolare dove iniziava il solco fra le natiche.Elena sorrise per quanto era successo, contenta che Giulio avesse goduto tanto (lo capiva da come ancora ansimava, dopo averlo fatto affannosamente nei momenti precedenti): ora toccava a lei e a Sonia. Tornò dietro di lei, passando la sua insaziabile lingua sulle ultime gocce di denso seme presenti sul glande regalando al suo fidanzato un fremito da capogiro, poi ne raccolse una quantità abbondante dalla schiena dell’amica. Andò a baciarla sulle bocca, scambiandole saliva mista a una buona dose di sperma. Sonia sorrise maliziosa a quel gesto, assaporando il gusto del ragazzo, mentre Giulio le guardava intuendo la cosa.Elena poi tornò a leccar via dalla sua schiena ogni goccia di liquido seminale, stavolta inghiottendolo con gusto. Mentre Sonia era ancora vogliosa dal rapporto precedente, dal momento che non era ancora venuta, Giulia riprese con un po’ di pausa le energie e, come notarono subito le due amiche, anche l’erezione”Tocca a me star sotto un po’ ora!” disse Sonia, decisa a godersi tranquillamente i due amanti che si dedicavano a lei. A Giulio la proposta non dispiacque, dopo un po’ di pausa che lei gli aveva concesso: la guardò distendersi e aprire le gambe mettendo ampiamente in mostra la sua fighetta dal bel triangolino di peli scuri.Elena si fece avanti per prima anche se Giulio sembrava parimenti intenzionato di buttarsi là in mezzo. Si sedette sul ventre dell’amico e riprese fra le mani il suo giocattolo in lattice: poco dopo le stava solleticando le labbra del sesso e cominciava a infilarglielo lentamente.Sonia sorrise compiaciuta e incoraggiò il ragazzo a farsi avanti: fu sorpresa dal fatto che anche lui le salisse a cavalcioni e che il suo membro eretto fosse destinato a finire fra i suoi seni.Era da un po’ che un ragazzo non le richiedeva quella particolare attenzione e la cosa non le era affatto sgradita. Non ne aveva mai ricavato grande piacere fisico se non per il fatto che gli uomini amavano particolarmente quella cosa. Si eccitava anche lei a guardare un uomo calamitato dal suo seno, il momento in cui il suo sguardo era fisso lì e il pene finiva nello stretto canale, carezzata irresistibilmente dalle sue tette in un lento avanti e indietro.Giulio fu appunto lento nell’iniziare a muoversi, carezzandole dolcemente il viso e i capelli scuri. Sonia gemette, e non seppe dire se era per il fatto che Elena aveva affondato ancor più dentro di lei il loro giocattolino o se era per l’espressione estasiata dipinta sul volto del ragazza.Comunque presa dalla situazione, si portò le mani ai seni e li strinse fra loro, racchiudendo il suo cazzo in una deliziosa morsa di carne morbida.Anche Giulio andò a stringerle i seni, appoggiando le mani sopra le sue. Si rese conto di essere a pochi centimetri dalla schiena di Elena, sempre indaffarata a giocare col cazzo di gomma e la vagina di Sonia. Andò ad appoggiarsi a lei, che ricambiò la cosa: si ritrovarono schiena contro schiena, le spalle di lei contro la schiena di lui e la nuca appoggiata proprio in mezzo alle spalle.Com’era delizioso ritrovarsi a stretto contatto, ma senza vedersi, facendo entrambi l’amore con la medesima persona! Quella vicinanza fisica in cui erano coinvolti quattro sensi, ma non quello della vista, eccitò entrambi.Giulio la desiderò più di quanto non desiderasse Sonia e i suoi grossi seni, nonostante quell’improvvisa frecciata di piacere causatagli da un fulmineo colpo di lingua da parte della ragazza sul suo glande.Nonostante lei avesse cominciato ad allungare la lingua sulla sua cappella ogni volta che veniva a spuntare fra i seni, Giulio si rialzò dal letto e lo stesse fece Elena.Sonia provò a protesta, ad attrarre l’attenzione in qualche maniera anche agitando il pene finto ancora lucido dei suoi umori ma non ottenne risultati. Elena e Giulio erano ora completamente presi l’uno dall’altra e poco importava loro della ragazza, fino a quel momento un bel diversivo nel loro rapporto.Preso dalla passione, il ragazzo la fece distendere sul letto mentre già la penetrava con irruenza: andò a finire che Elena andò ad appoggiare la testa proprio fra le gambe aperte di Sonia.In quel momento si ricordò dell’amica: si passò le sue gambe sulle spalle come a volerle dire che si ricordava di lei. Mentre la pompava vigorosamente, Giulio si abbassò a baciarla stringendosi alle gambe di Sonia non tanto perché volesse continuare a giocare anche con lei, quanto perché erano un ottimo appoggio in quel momento.Elena faticò a girarsi, lui era sceso a baciarla prima sul collo e poi sui suoi seni irresistibili, cingendole i capezzoli fra le labbra, uno dopo l’altro. Comunque alla fine lei affondò il viso in mezzo alle gambe di Sonia e prese immediatamente a baciare, leccare e stuzzicare con lingua e dita.Giulio si adattò subito alla nuova posizione, con lunghi colpi di reni affondava aritmicamente nella ragazza a occhi chiusi e a denti stretti per quel misto di sforzo e goduria.Riaprì gli occhi solo quando si lasciò abbandonare su di lei con affondi più lenti e delicati, appoggiandole il torace alla schiena e alle spalle mentre le mani le cercavano i seni sodi per afferrarli e palparli vogliosamente.Nonostante lui da dietro che la faceva godere, Elena riuscì a dedicarsi a una Sonia completamente abbandonata a gambe aperte alle sue carezze: oltre alla lingua aveva unito le dita che sfioravano e stuzzicavano, affondavano in profondità nella vagina andando a cercare il bocciolo del clitoride. Come se non bastasse tornarono anche a cercarle la rosella posteriore: Sonia sussultò quando la punta delle dita la toccarono là.Elena capì al volo cosa desiderasse e già un attimo dopo la punta tonda e grossa del giocattolo era là che premeva per entrare. Quando lo sentì dentro ebbe un rapido spasmo di orgasmo, cosa che non le era mai successa. Come avrebbe desiderato in quel momento il cazzo di Giulio! Magari poi Elena le avrebbe permesso ancora di giocarci un po’… Nonostante non fosse così esperto come lei avrebbe desiderato, aveva una innata abilità nel toccarla e stimolarla nel modo giusto.I pensieri dell’amica, che proprio in quel momento stava godendosi il bastone di Giulio dentro di sé, erano completamente diversi: nonostante il suo fidanzato le procurasse piacere, desiderava ora lasciarlo per un attimo e dedicarsi completamente a Sonia, riuscire ad avere un orgasmo insieme, toccandosi dappertutto. Così, quando lui cominciò a prolungare ancor più gli affondi, ritraendosi fino al punto quasi di scivolare fuori da lei, si mosse appunto in modo che il suo cazzo uscisse dalla vagina. Con agilità poi riuscì anche a svicolare il suo abbraccio appassionato e a salire sopra il corpo sinuoso di Sonia, che aveva sempre ammirato apertamente e, in maniera segreta, invidiato. Mentre la ragazza sotto di lei aveva ancora il cazzo di gomma nel didietro si adagiò contro di lei, baciandola con fervore sulla bocca e movendo le mani verso i suoi seni abbondanti e il resto del corpo. Automaticamente prese a muovere i fianchi, strofinando il proprio pube su quello di lei in modo irresistibile per entrambi.“Che troia!” pensò in quel momento Sonia nonostante fosse completamente presa dall’amica che le si strusciava contro “vuole farsi vedere dal fidanzato mentre lo fa con me…”. Non poté poi formulare molti altri pensieri razionali, anche lei era vogliosa di donarsi pienamente, mente e corpo.Giulio, sorpreso dal rapido movimento che lo aveva lasciato solo a mezz’aria, lo fu ancor più quando si rese conto di cosa aveva intenzione Elena. Provò un misto di varie sensazioni in cui infine prevalse il desiderio: aveva sempre sognato di trovarsi in una situazione del genere, tanto valeva a quel punto godersela appieno! Fra l’altro aveva sempre sospettato che Elena potesse avere una relazione lesbica con qualche sua amica, ne parlava non apertamente, ma sicuramente non si faceva riguardi a farne qualche vago accenno, come se la cosa non le fosse del tutto estranea.Mentre le guardava limonare furiosamente fra di loro, con le loro mani che non finivano mai di vagare da una parte all’altra del corpo, il lento e ritmico movimento del bacino di Elena gli suggerì una cosa che lo stuzzicò non poco. Del resto, vedere così esposto il culetto della fidanzata mentre dondolava in quel modo così sensuale non poteva che produrre quell’effetto.Provò a muoversi verso di loro senza che nessuna delle due desse segno di accorgersi della sua vicinanza, e lo stesso fu quando andò a posizionarsi sopra di Elena. Certamente col suo peso gravava un po’ su entrambe, ma non in maniera abbastanza fastidiosa da farle fermare. Oppure erano semplicemente troppo prese dalla foia e dal desiderio per farci caso…Baciò la fidanzata fra le scapole, in un punto che lei gradiva sempre: infatti si inarcò e sollevo il suo culetto quasi a volerglielo offrire… Tuttavia Giulio non colse al volo quella sua silenziosa richiesta, ma preferì chiederle una sorta di consenso, sussurrandole all’orecchio la sua proposta:”Ti va di prenderlo dietro?”.Lei non rispose nemmeno ma si mosse finché le sue natiche andarono ad appoggiarsi sul suo membro eretto, strusciandolo in modo oltremodo provocatorio. Non poteva esserci per lui risposta più esplicita di quella e subito ne approfittò: lo guidò con una mano verso il suo ano, che se anche non era pronto per accoglierlo, non avrebbe fatto molte difficoltà.Procedette con lentezza e senza fretta per timore che potesse farle male: d’altra parte, per quanto fosse una pratica a cui si dedicavano con una certa frequenza, non glielo aveva lubrificato in nessuna maniera. Quel giorno però poté più l’eccitazione di Elena che un’adeguata lubrificazione: scivolò infatti dentro di lei come nulla fosse. A dire la verità la ragazza provò un certo dolore per la presenza estranea, ma il dolore non fece altro che amplificare la sua eccitazione e poi anche il suo piacere… Gemette pian sommessamente ma a lungo, proprio di fronte alla bocca dell’amica che non esitò a baciarla, mentre il suo corpo si muoveva non solo perché continuava a strusciarsi su quello di Sonia, ma anche risentendo delle penetrazioni del ragazzo.Sonia allora andò con le mani a toccarla sulle gambe, senza disdegnare di carezzare anche lui, e avanzò lentamente verso le sue natiche in continuo movimento. Infilandosi fra i loro corpi in qualche maniera gliele strinse, godendo di avere fra le mani i glutei sodi di lei, poi scese a sfiorarla sulla fighetta grondante di umori e di eccitazione. Ricambiò il gioco di poco prima e le sue dita percorsero le labbra del sesso, scendendo di tanto in tanto nel solco. Non resistette e sentì il bisogno di toccarsi anche lei: le bastò spostare le dita di una mano sul suo sesso, facendosi strada verso il proprio clitoride che iniziò a stimolare lentamente.Sentì l’orgasmo a quel punto avanzare implacabile, tanto che implorò entrambi perché si dedicassero un attimo a lei:”Elena, Giulio, sto per venire… è fantastico… vi prego, fatemi venire…”.I due fidanzati si fermarono ed Elena si mosse in avanti strusciandosi sul corpo di lei: Giulio si ritrovò quasi completamente fuori dal suo culetto e capì che cosa volesse fare. Tolse il pene eretto dallo stretto avvolgimento e lo appoggiò invece alla sua micetta agognante: si mosse con estrema ed accurata lentezza, cercando di regalarle sensazioni di piacere quanto più intense fosse possibile.Sonia gemeva riconoscente e continuava a incoraggiarlo di non fermarsi, di scoparla senza posa, mentre il piacere montava in lei: non resistette più ed andò ad afferrare il cazzo di gomma che ancora aveva nel suo ano e lo affondò con forza dentro di sé, masturbandosi con una decisione che stupì il ragazzo.Prima che potesse richiamare l’attenzione di mezzo albergo con le sue urla di folle piacere, Elena pensò bene di baciarla sulla bocca, smorzando i suoni gutturali che ne uscivano. La sentì però pulsare in maniera vistosa sotto di lei, travolta da un orgasmo tanto intenso come non le era mai capitato di vedere prima. Quando finalmente si fu calmata la strinse con un abbraccio, aderendo a sé, mentre Giulio si ritraeva da lei per l’ultima volta. Elena gli lanciò uno sguardo invitante e rimase in quella posizione, sopra l’amica sfinita dal lungo rapporto: quando gli fece l’occhiolino lui capì e tornò ad appoggiare il glande sulla sua rosellina, spingendo il cazzo dentro il suo culetto.”Elena, Giulio… grazie, è stato qualcosa di fantastico… non ricordo di aver mai provato niente del genere…”.Ormai il peso dei corpi dei due amanti iniziava a darle sinceramente fastidio, ma non se la sentiva di certo di dire loro di togliersi, almeno non ora che le avevano appena regalato quel piacere incredibile. E poi era troppo sfinita per poter dire qualcosa più del necessario… Andò solo a togliersi dal sedere il cazzo finto, che iniziava ormai a dolerle, quando ebbe un’intuizione… Avrebbe potuto continuare a giocare con il suo passatempo!Quando Elena lo sentì appoggiarsi con la punta fra le sue labbra del sesso si sciolse letteralmente: si fermò quasi nel suo movimento in modo che potesse penetrarla agevolmente e si ritrovò a essere scopata con un’incredibile doppia penetrazione che l’avrebbe condotta rapidamente al suo orgasmo. Sonia e Giulio non le diedero tregua, anzi, sembrava si fossero alleati per farla fremere come poco prima aveva goduto senza ritegno la sua amica.Non si trattenne dall’urlare il suo piacere, mentre stringeva la testa di Sonia contro i suoi seni: l’amica capì al volo cosa desiderasse e il fatto che fosse andata a stringerle i capezzoli fra le labbra non fece altro che contribuire al suo piacere.Solo lui non aveva ancora goduto, ma sentendo Elena in preda all’orgasmo si fermò e dopo poco si ritrasse, anche perché ormai la posizione non era certo la più favorevole per continuare: era al limite dell’equilibrismo.Rimasero per un po’ tutti e tre distesi sul letto, cercando di riprendere fiato e almeno un po’ di energie. L’erezione di Giulio non sembrava dar alcun cenno di cedimento, anzi, era più ferrea che mai: d’altra parte era del tutto comprensibile, doveva ancora dar sfogo al suo piacere ed era al fianco di due bellezze incredibili che si erano impegnate fino a quel momento anche per tenerlo sull’attenti.”Che ne dici, facciamo venire anche lui?” chiese Sonia ammiccando divertita all’amica, distesa al suo fianco.Elena gli lanciò un’occhiata di fuoco, distesa sulla pancia mentre gli offriva ancora la schiena ma soprattutto il suo culetto eccezionale.”Perché non finisci quello che stavi facendo?” gli disse invitante, al che lui non poté certamente rifiutarsi. Nuovamente era sopra di lei a cavalcarla e a infilarsi dentro il suo ano, un guanto vellutato che stringeva la sua asta in una ferrea morsa di piacere. Procedette lentamente, senza fretta, godendosi appieno ogni istante in cui entrava fin dove poteva dentro di lei per poi ritrarsi quasi completamente: voleva fosse lento e che durasse il più possibile, in maniera che l’orgasmo fosse appagante come pochi altri.Si dimenticò però di Sonia, che non era certo dell’idea: presto si alzò e sembrava stesse per andarsene, invece non fece altro che andare ad inginocchiarsi dietro di lui iniziando a toccarlo con le sue dita leggiadre dapprima sull’asta quando spuntava, poi sui testicoli dondolanti e via via verso le sue natiche. Giocherellò a lungo con l’esterno del suo ano e infine vi aggiunse anche la lingua: furono lunghe e sapienti leccate che gli fecero perdere la ragione. In pochi secondi sentì il suo orgasmo montare dentro, il liquido seminale salire lungo l’asta a velocità folle e schizzare dentro l’intestino di Elena, inondandola. Furono ancora numerosi schizzi, accompagnati da movimenti dei suoi fianchi quasi a volerle inoculare il suo seme quanto più in profondità possibile. Elena sorrise vedendo quanto era successo, divertita per la perversità dell’amica e per come aveva reagito focosamente, pur senza trattenersi il suo ragazzo.Poi finalmente anche Giulio si abbandonò esausto sul letto, al fianco di Elena: anche Sonia si strinse a loro, in tre non erano poi tanto stretti nel letto matrimoniale, ma si poteva stare meglio… Comunque si addormentarono insieme, stravolti dalla giornata in un certo senso faticosa che li aveva lasciati senza energie. Non si preoccuparono nemmeno di rivestirsi, d’altra parte faceva caldo ed ormai erano sufficientemente in confidenza per dormire tutti e tre nudi assieme. Del resto non poteva succedere nient’altro più di quanto non fosse già successo. EPILOGO Giulio se ne tornò a casa a malincuore il giorno dopo, richiamato con urgenza a quel lavoro che il signor Barbuti non avrebbe mai apprezzato: la guardia di finanza. C’era in ballo una grossa indagine a sorpresa e in quei giorni sarebbero scattate le manette per molti pezzi grossi: era necessaria la sua presenza.Claudio, rimasto nudo in spiaggia, provò a farsi vivo con discrezione alla reception dell’albergo, ma fu cacciato in malo modo dal receptionist avvertito da Elena. Pensò bene di ripiegare in mare e di andare avanti finché non avesse trovato qualcuno… Fortunatamente, nonostante fosse ormai sera inoltrata, trovò una coppia che, pur prendendolo inizialmente a male parole scambiandolo per un guardone, capirono il suo dramma e gli procurarono qualcosa da indossare, accompagnandolo poi ad un posto di polizia. Non se la sentì di far denuncia o altro, disse semplicemente che gli avevano rubato i vestiti inventando una storia verosimile.Sonia studiacchiò un po’ in spiaggia, ma soprattutto fece incetta di maschi, che regolarmente si portava a letto, talvolta in coppia con Elena che tuttavia era sempre poco disposta a concedersi loro nei loro giochi di gruppo, ma si limitava a stuzzicare e provocare. Trovava poi il piacere con l’aiuto della fedele amica, che cercava di supplire in qualche modo alla lontananza dell’uomo amato.Tornarono a casa insieme e ricominciarono la loro vita di tutti i giorni. Se volete conoscere altre avventure di loro due, non dovete far altro che scrivermi e farmi sapere cosa più vi interesserebbe sapere!
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