Parcheggiai la macchina e salii velocemente nel mio appartamento perché non vedevo l’ora di mettermi sotto la doccia e rinfrescarmi un pochino da quel caldo afoso che avevo sopportato tutto il giorno in ufficio. Ero tremendamente eccitato e lo ero stato tutto il giorno a causa di quel grosso vibratore che quella mattina mi ero inserito nel culetto e che avevo legato con una cinghietta in modo che non uscisse. Entrai in bagno e lentamente mi tolsi i jeans e la maglietta e poi i boxer rimanendo di fronte allo specchio e osservando il piccolo cinturino di cuoio che scorreva tra le natiche e che si legava poi in vita e con estrema lentezza lo sciolsi e allungai una mano nel buchetto sentendo il grosso vibratore ancora ben piantato. Mi piegai un po’ in avanti e iniziai a sfilarlo senza respirare e rabbrividendo per la bellissima sensazione che questo movimento mi regalava. Quando anche la punta uscì dallo sfintere ricominciai a respirare con soddisfazione e con un sorriso sentii il calore che l’oggetto aveva acquisito rimanendo nella sua gabbia per tutto il giorno. Lo riposi nel cassetto e aprii l’acqua della doccia. Ero troppo eccitato. Quella sera volevo fare qualcosa di inimmaginabile e stuzzicante. Quella sera volevo essere troia fino in fondo. L’idea cominciò a balenarmi nella mente mentre entravo sotto l’acqua calda e il mio corpo iniziava a rilassarsi: sentivo ancora il prurito nel mio povero ano che per tutto il giorno era stato riempito da un oggetto estraneo, e sentivo quell’acqua carezzare il mio corpo depilato in ogni anfratto, donandomi ulteriore eccitazione e voglia irrefrenabile di toccarmi. Ma sapevo che avrei dovuto resistere, perché quello che avrei fatto quella sera mi avrebbe soddisfatto molto più lungamente e intensamente. Da almeno un anno, la mia parte femminile era emersa implacabilmente ed aveva soffocato ogni mia dignità maschile, spingendomi inizialmente a travestirmi con abiti femminili appositamente acquistati e successivamente a fare dei servizietti a uomini incontrati in cinema porno, a volte senza che costoro si accorgessero che erano alle prese con un travestito. In effetti avevo un corpo esile con delle forme e dei lineamenti molto femminili e i miei capelli lunghi e lisci mi facevano apparire quasi come una donna. Il primo rapporto sessuale che ebbi con un uomo fu proprio in seguito ad un incontro in un cinema: lui era un uomo di mezza età e dopo alcuni palpeggiamenti sulle poltroncine mi propose di fare un giro in macchina con lui. Si fermò in una piazzetta di sosta alla periferia di Roma e senza molti preamboli portò fuori e mi piegò sul cofano abbassandomi le mutandine. Dopo pochi secondi avevo il pene di quello sconosciuto che mi stantuffava il culetto e mi sbatteva sul cofano tutto il corpo. Non provai dolore perché mi ero già penetrato una infinità di volte con dei vibratori ma la sensazione di essere preso come una vera femmina, e per di più senza alcuna dolcezza mi procurò delle sensazioni fantastiche e indicibili. Ebbi diversi altri incontri con sconosciuti, più o meno interessanti, ma quella sera volevo fare le cose in grande. Volevo superare me stesso. Dopo la doccia rigenerante e immerso con il pensiero nel mio piano, mi recai avvolto nell’asciugamano nella mia camera a prendere l’occorrente per farmi “bella”. Mezzora dopo ero pronto. Anzi, per meglio dire, ero “pronta”. Mi guardai nel grande specchio della mia camera e quella che vidi di fronte a me era ne più e ne meno che una bellissima ed eccitante troietta. Avevo indossato una minigonna a vita bassa bianca di cotone molto corta e aderente che metteva in risalto il mio dolce culetto e dalla quale, appena mi muovevo, si intravedeva il bordo delle calze autoreggenti; un top rosa con delle micro-spalline lasciava esposto il mio pancino e la morbida pelle che attorniava l’ombelico. Infine mi ero messa un paio di scarpe rosa con un tacco altissimo e una fascia bianca sui capelli. Al collo portavo una catenina d’oro molto sottile che si abbinava perfettamente con un paio di braccialetti ai polsi e agli orecchini a ciondolo. Appena terminato di truccarmi con un filo di mascara ed un rossetto poco pronunciato guardai l’orologio che segnava le 22.15, quindi presi la borsetta e andai a prendere la macchina in garage: la mia avventura stava per cominciare. Dopo una decina di minuti di viaggio, fermai la macchina nei pressi della stazione Termini. MI ci volle qualche minuto per prendere coraggio e scendere, ma ormai la cosa mi intrigava moltissimo e comunque non era certo la prima volta che mi facevo vedere da sola di notte vestita da donna. Scesi e mi diressi verso la stazione che a quell’ora brulicava ancora di parecchia gente e decisi di continuare a camminare la parte destra, perché vedevo in lontananza dei gruppetti di persone che chiacchieravano, probabilmente erano extracomunitari. I tacchi sull’asfalto facevano il loro bel rumore e i miei fianchi ondeggiavano seguendo una sensuale oscillazione che attirò subito l’attenzione di tutti quelli che mi incrociavano; il top e la minigonna aderente facevano risaltare le mie forme quasi a farmi sentire nuda al cospetto di quella gente e vedevo alcune persone che appena superatami si voltavano verso di me facendo degli apprezzamenti sconci o fischiando. Questa cosa mi piaceva non poco, e sentivo salire ancora di più l’eccitazione, ma sapevo che questo era solo l’inizio. Dopo un po’ mi ritrovai a camminare lungo una strada piuttosto frequentata, in cui erano presenti per la maggior parte extracomunitari che parlavano tranquillamente tra loro ma che appena mi vedevano passare mi fissavano e mi seguivano con lo sguardo. Ad un certo punto mi diressi decisa verso uno di questi gruppi, composto da una decina di uomini e mi avvicinai timidamente. “Ehm….scusate, sto cercando il mio ragazzo che….ehm.. doveva arrivare alla stazione…ma mi sa che mi sono persa…” Tutti fecero silenzio appena apri bocca e tutto il gruppetto si girò verso di me. “…sapete dirmi per dove si torna alla stazione?” Uno di loro si fece avanti e si avvicinò a me mentre gli altri vedevo che mi spogliavano letteralmente con gli occhi, chissà da quanto tempo non scopavano! Il nero che si avvicinò era terribilmente grosso, sui trent’anni, coi capelli corti e dei baffetti. “Da dove doveva arrivare il tuo ragazzo?” disse con una voce profonda “Da Firenze, ma doveva essere già qui…” Dissi con voce falsamente affranta “Beh allora non credo che arriverà più. Forse lui perso treno, magari arriverà domani” Rispose avvicinandosi ulteriormente e sorridendomi in maniera maliziosa. “Si, lo credo anch’io, infatti mi sa che mi conviene tornare a casa adesso. Puoi dirmi per dove si torna alla stazione?” dissi io sbuffando e girando lo sguardo nel vuoto. A questo punto, speravo che mi dicesse quello che volevo, ed infatti mi rispose: “Oh, ma è presto! Perché invece di tornare a casa non mi tieni un po di compagnia? Mi fa sempre piacere chiacchierare con una bella italiana…” Accennai un sorriso a quelle parole ma la felicità interiore per averle sentite non aveva limiti. Era esattamente quello che volevo. E lui non voleva certo chiacchierare con me… “Beh d’accordo, anche a me fa piacere fare quattro chiacchiere con gente che non conosco.” Il nero mi sorrise e mi prese dolcemente a braccetto conducendomi qualche metro più distante dal gruppetto dei suoi amici che vedevo crepavano letteralmente di invidia nei confronti del mio cavaliere. Ci sedemmo in una specie di scalino nei pressi di un muretto e iniziammo a parlare del più e del meno, lui richiese come mi chiamavo e cosa facevo nella vita e poi mi raccontò un po’ di lui. Si chiamava Karim ed era arrivato un paio di anni fa dall’Angola per cercare lavoro a Roma, la sua famiglia non la sentiva da un bel pezzo e attualmente si barcamenava con dei lavori saltuari e viveva con dei suoi amici in un piccolo appartamento li vicino. Vedevo che mentre mi parlava, sempre sorridente, lanciava spesso lo sguardo sulle mie gambe. Ero tremendamente eccitato per il fatto che mi guardava e mi parlava proprio come fossi una donna tanto per qualche istante pensai davvero di esserlo, dimenticandomi di quel cosino che avevo in mezzo alle gambe. Ma non volevo essere una cattiva sorpresa e quindi decisi ad un certo punto di dirgli la verità. “Scusami Karim, ma devo dirti una cosa che forse non hai compreso fino adesso. In realtà non sono una ragazza, sono un travestito. Un uomo. Ho preferito dirtelo subito prima che nascano delle indesiderate incomprensioni.” Dissi questo con molta calma e tranquillità, perché ormai ero convinto che non mi avrebbe comunque mandato a quel paese, ed infatti la sua espressione fu solo di sorpresa “Cosa? Vuoi dire a me che non sei ragazza? Che sei ragazzo?” La sua espressione era quasi beffarda, ma per nulla delusa. “beh, si. Magari te ne eri già accorto, ma preferisco essere chiara. Naturalmente mi sento donna nella mente e mi travesto perché mi piacerebbe anche esserlo fisicamente.” Dissi io sorridendogli “Davvero non accorto di questo. Sei proprio bella comunque in ogni caso. Uomo o donna che tu sia.” E sorrise di nuovo accarezzandomi le guancie e guardando ancora il mio corpo con espressione incredula. “Proprio bella….sembri proprio donna…” poi si fermò un attimo a pensare e disse “Ma, allora tuo fidanzato? Cosa è? Uomo o donna?” Io risi a quella domanda. Era arrivato il momento fatidico. La balla veniva svelata. “Sai Karim, in realtà non ho nessun fidanzato che arrivava alla stazione.” “Cosa? E perché…” iniziò a dire Karim ma io lo interruppi subito “Ho raccontato questa storia solo per attaccare bottone con te. Avevo voglia di conoscere gente nuova, mi piace.” Questa ultima mia frase forse gli fece comprendere il perché della mia presenza li vicino a lui, e del mio comportamento. Infatti, sempre con il sorriso sulle labbra, si avvicinò a me e mi mise delicatamente una mano sulla coscia dicendomi “Sono felice, anche a me piace conoscere belle donne italiane….” Quello che successe dopo non ha bisogno di molte spiegazioni, perché senza quasi dire una parola Karim mi fece alzare e mi accompagnò in un vicolo li vicino. Appena voltato l’angolo, lontani da occhi indiscreti, mi si buttò addosso spingendomi verso il muro e iniziando a baciarmi e palparmi. La sua rugosa lingua si era infilata dentro alla mia bocca ed io rispondevo al suo bacio contraccambiando con la mia e roteandola dentro al mio palato per aumentare il contatto, mentre le sua mani avevano iniziato a cingermi e toccarmi su tutto il corpo. Mi cinse prima le mani attorno al culetto premendo forte e tastandolo in maniera animalesca e poi mi infilò la sue mani robuste sotto la gonna alzandola e prendendomi per i fianchi con veemenza. Il suo bacino era incollato al mio e sentivo il suo cazzo durissimo che premeva sul mio pancino. Ero totalmente in estasi, sentivo i brividi al contatto con la sua bocca e con le sue mani e istintivamente aprii le cosce e gli cinsi il collo con le braccia attirandolo sempre di più a me. “Che puttana che sei!” mi disse mentre si staccava dalla mia bocca e io mugolavo dal piacere cercando ancora la sua lingua e la sua pelle con la mia bocca. Poi si staccò e mi prese per i capelli facendomi inginocchiare “Ora mi tiri fuori cazzo e lecchi puttana!” Era partito anche lui per l’eccitazione e ora mi trattava come una prostituta da strada, ma era proprio quello che volevo. Mi lanciai con le mani verso suoi pantaloni e li aprii infilando dentro alle sue mutande una mano e saggiando quel suo prezioso arnese. Non fu certo difficile trovarlo, era enorme e completamente in tiro. Duro e caldo, potente e pronto a entrare in qualsiasi buco. Ed i buchi che avrebbe riempito erano la mia bocca e il mio bel culetto. Gli abbassai le mutande mentre lui mi prendeva la testa e me la avvicinava al suo poderoso membro, e mi ritrovai con le labbra a contatto con quella meravigliosa pelle scura e turgida. Sentivo l’odore pungente che emanava Karim dalle sue parti basse e capivo che come igiene non era proprio un perfezionista, ma la cosa mi eccitava moltissimo. Ora avevo fatto uscire la mia lingua e lappavo la cappella del mio uomo sentendo intorno a me solo i suoi respiri affannosi che mi indicavano il piacere che anche lui provava nel farsi fare una pompa da un travestito in ginocchio su una strada buia. Presi il suo cazzo con la mano e me lo infilai in bocca i profondità ma faticavo a contenerlo tanto erano le sue dimensioni e iniziai a andare avanti e indietro con la testa lisciando con la mia saliva tutta la superficie che potevo far entrare… “Siiiiiiii…..puttana bianca!!!Succhia succhia il mio cazzo Troiaaaaa” Mi continuava a dire sconcerie che non avevano altro effetto che farmi eccitare di più e poi sentii che con la mano sulla mia nuca iniziava a spingermi la testa con decisione accompagnando il movimento avanti e indietro. “Succhia troia…che sto per venirti in bocca…..” A quelle parole ebbi un attimo di esitazione perché non volevo che venisse e feci il gesto di staccare la bocca la suo cazzone ma subito la mano che mi premeva su quell’asta mi costrinse a riprenderlo dentro. Pochi secondi dopo senti Karim irrigidirsi con tutto il corpo e un fiotto di liquido caldo entrarmi in bocca e invadermi con il suo calore tutto il palato. “Ahhhhhhhhhhh…………” Disse mentre io mi sforzavo di non tossire e allontanò il suo arnese dal mio volto facendo un passo indietro. Io lo guardai un po esterrefatto e deluso mentre, senza dire altre parole, si alzò le mutande e i pantaloni riassettandosi con aria soddisfatta. Lo avevo fatto sborrare dentro la mia morbida bocca e ora soddisfatto mi avrebbe piantato li senza darmi alcuna soddisfazione. La rabbia mi stava crescendo perché aveva pensato solo ai suoi comodi mentre io ero rimasto come un idiota in ginocchio con i rivoli del suo sperma che mi uscivano dai lati delle labbra. Cazzo no poteva mollarmi così! “Karim! Ma mi molli così? E io avrei perso la serata solo per fare un misero bocchino?” dissi io furente “Che cazzo vuoi troia? Adesso non ho più voglia di scopare…. quindi vai a casa e non rompere palle” E mi sorrise con aria strafottente “Sei proprio uno stronzo Karim! Una mezza sega che non resiste più di un minuto! Impotente del cazzo!” Ero incazzato nero dal suo atteggiamento e dalla sua prestazione che non era stata come mi aspettavo. Il pompino doveva essere solo un riscaldamento e poi avrei voluto sentire quel cazzone durissimo penetrarmi il culetto fino a farmi venire. Ma adesso tutto era finito e quello stronzo non aveva più voglia di scoparmi! Mi rialzai da terra e lo mandai a quel paese tentando di incamminarmi fuori dal vicolo ma lui mi prese per un braccio e mi strattonò facendomi voltare verso di lui. “Cosa hai detto tu? Che sono impotente? Brutta puttana adesso insegno a te come si devono trattare le troie bianche!” E detto questo mi mollò un ceffone con la mano che mi fece barcollare e lanciare un grido. Poi mi spinse a terra e mi tirò un calcio sulla pancia. Ero stordito e piegato su me stesso per il dolore e sentii che si piegava su di me tirandomi per i capelli. Poi con voce bassa ma inviperita mi disse “Adesso ti faccio vedere io cosa ti combino.” Si rialzò lasciandomi a terra accucciato e dolorante mentre lo sentivo allontanarsi a grandi passi fuori dal vicolo. Appena ebbi un po’ di lucidità cercai di domandarmi cosa avesse in mente quel bastardo, ma in quel preciso istante sentii delle voci che si avvicinavano e guardandomi attorno vidi un gruppetto di uomini, scuri, che si avvicinavano a me. Davanti a loro c’era Karim. Cominciai ad avere paura e cercai di rialzarmi per scappare ma on ebbi il tempo di muovermi perché delle braccia mi presero con forza e mi tapparono la bocca affinché non gridassi. “Ciao bella travestita. Abbiamo saputo che non hai trattato male il nostro amico Karim e che meriti una lezione. E visto che ti sei lamentata del fatto che non ti ha soddisfatto sessualmente, abbiamo intenzione di farti tutti la festa questa notte. Spero che ti piacciano molto i cazzi perché tra poco ne vedrai entrare ed uscire dal tuo corpicino in quantità esagerata” Quello che aveva parlato probabilmente era il capetto di quel gruppo e certamente le sue parole mi fecero tremare dalla paura perché mi avrebbero preso con la forza tutti. Tentai di parlare e quello che mi teneva la mano sulla bocca lasciò la presa. “Vi prego non fatemi del male…chiedo scusa se ho offeso Karim, non lo farò più vi giuro….” Dissi quasi piangendo “Certo che no lo farai. Ma comunque una bella lezioncina no te la leva nessuno anche perché il tuo culetto e il tuo fisico da troietta ci hanno fatto sognare tutta la sera. Ma non preoccuparti, non ti faremo del male. Forse ti divertirai anche tu”. E senza dire altro mi portarono fuori dal vicolo dove una macchina ci aspettava. Quello che successe poi lo racconterò la prossima volta, ma vi anticipo che, seppure con molta sofferenza, la mattina tornai soddisfatta alla mia casetta. Naturalmente chiesi un giorno di ferie per riprendermi.

