Decisi che quel week-end lo avrei passato in Toscana e messa un po’ di biancheria intima nella valigetta saltai in macchina e mi diressi verso Firenze. Verso le mezzogiorni arrivai in un paese vicino Firenze, avevo deciso di percorrere la statale, ed ecco che avvenne quello che mai volevo che avvenisse. La macchina comincia a fare i capricci ed a stento riesco ad arrivare ad un distributore di benzina. Mi avviai verso la cassa, dove c’era una donna e, dopo avergli spiegato le condizioni in cui mi trovavo, le chiesi se conosceva qualche meccanico e lei, dopo aver fatto una smorfia, mi disse che suo marito era meccanico, ma che lavorava solo mezza giornata in quanto era sabato, ma che avrebbe telefonato. Parlarono al telefono per circa 5 minuti e dopo aver riagganciato mi disse che tutto era fatto. Di stare tranquillo che fra poco sarebbe arrivato lui e avrebbe preso in consegna la macchina. Poco dopo era lì, una rapida occhiata al motore, riprova a mettere in moto e poi la triste diagnosi: – Un bel pasticcio ci vorrà qualche ora…. – Fantastico – pensai – Scusate ma non potete farmela per oggi. Il meccanico guarda l’orologio, si gratta la fronte e finalmente mi dice che essendo sabato e per giunta mezzogiorno la cosa le era difficile. A questo punto intervenne la moglie, si spostarono di poco, parlottarono tra di loro e il meccanico disse: – Se non vado a pranzo… se lavoro come un asino.. credo che riesco a farcela prima di sera. – Non era la migliore delle notizie, comunque non avevo scelta e pensai che mio weekend orami se ne era andato a puttane. Mentre il marito si occupava di come trainare la macchina in officina, era venuto insieme ad un ragazzo, io ritorno verso la cassa, dove la signora si era tornata a sedere, per ringraziarla e lei, senza nessun problema, mi disse: – Oggi è sabato e lavoriamo solo mezza giornata…. vuole che l’accompagno da qualche parte? La guardai un po’ attonito accennando un sorriso, ma lei subito si riprese e mi dice: – Che stupida! Siete di Roma e immagino che non conoscete nessuno qui. – Non conosco nessuno e nemmeno i posti, non voglio che si disturbi ancora, al massimo se conoscete un posto dove posso pranzare e poi se mi lasciate l’indirizzo dell’officina di Vostro marito in modo che io possa raggiungerla per ritirare la macchina. – Aspettate, vado a chiedere a Marco se vicino all’officina c’è un ristorante. Subito dopo ritorna verso di me e mi dice che tutto è a posto di aspettarla il tempo di chiudere e poi saremmo andati. Mentre l’aspettavo, pensavo alla mia sfortuna e speravo di avere al più presto la macchina. Ero preso dai miei pensieri e non sentii la signora che mi chiamava, allora lei per attirare la mia attenzione da due colpi di clacson con la sua auto, mi volto di scatto e lei mi fa cenno di raggiungerla in auto. Salgo in auto e lei parte, si chiamava Giusy. Durante il tragitto mi chiese alcune cose su di me, tra le quali se ero sposato. Risposi che ero separato e che, al momento non avevo nessuna compagna. – Mi dispiace molto. Rispose lei. – Cose che succedono nella vita – risposi – anche se in determinati momenti la solitudine si sente e in particolar modo la mancanza di una donna. Rimase qualche minuto di silenzio e poi mi disse: – per un bell’uomo come lei non è difficile trovare una compagnia femminile. – Non sempre si trova quella giusta – risposi. – Ha ragione, ma non bisogna mai disperare. Ferma l’auto e guardo fuori dal finestrino mentre lei parcheggia, però non vedo ristoranti o locali dove si possa pranzare. Interviene subito lei dicendo: – ho chiesto a mio marito dove potevo accompagnarla, lui mi ha detto che vicino all’officina non c’erano ristoranti e visto che lui il pranzo lo salta ed è già pronto, beh, in poche parole benvenuto a casa nostra. Mi sentii imbarazzato in quel momento, avevo sentito parlare bene dell’ospitalità dei toscani ma non pensavo fino a quel punto. – … ma no aspetti, non mi sembra il caso, troppo disturbo… Non mi ascoltò, aprì il portone di casa e sorridendo mi invitò ad entrare. – Dai entri a me non piace pranzare da sola, anzi fa piacere pranzare insieme ad un bell’uomo come lei. La seguii su per le scale, non sapevo cosa dire, anche perché rimasi perplesso per le parole che mi aveva detto ed ora, sinceramente, la guardavo con altri occhi. Era bruna, capelli lunghi e lisci, occhi neri, un sorriso che ispirava fiducia, alta circa 170 centimetri , non pesava più di 60kg, ma aveva un seno che sicuramente era una sesta. Alla fine del pranzo, dovetti ammettere, oltre che essere una bella donna, che era una brava cuoca e un’ottima padrona di casa, il vino fresco poi aveva contribuito a farci rompere il ghiaccio. In attesa della telefonata del marito ce ne stavamo seduti sul divano a raccontarci cose di noi e a riderci sopra, ancora non immaginavo minimamente cosa sarebbe successo da lì a poco. Ma ecco che un suo movimento brusco le fa cadere addosso il caffè che era sul tavolino. Quest’accaduto ci fece scoppiare entrambi in una sonora risata. Mi chiese scusa e si avviò verso la camera da letto. La porta era proprio davanti a me e lei la lasciò aperta. Cominciò a rovistare nell’armadio per trovare un vestito da sostituire a quello macchiato con il caffè. Prese il vestito dall’armadio e lo poggiò sul letto e con movimenti lenti e studiati iniziò a spogliarsi. Mi colpì il suo corpo e il suo seno era di una forma perfetta. Poche volte avevo visto, in una donna di 45 anni, un corpo così bello. Cercavo di distogliere la mia attenzione su di lei, ma non ci riuscivo, fino a quando Giusy si accorse che io la stavo guardando, subito si coprì prendendo il vestito che era sul letto, ma il movimento che fece per coprirsi era più un invito ad entrare in camera che a coprire il suo corpo. Entrai nella camera, pensando che non tutti i mali vengono per nuocere. – No senti… io non volevo spiarti, è solo che… sei bellissima. Non trovavo le parole, notai però nei suoi occhi uno sguardo particolare, non di una persona offesa o arrabbiata, le tolsi lentamente il vestito dalle mani facendola rimanere di nuovo nuda, lei lo lasciò andare continuando a fissarmi negli occhi, – Hai un corpo bellissimo. Le mie mani si appoggiarono delicatamente sui suoi seni, li sentivo ancora pieni e sodi. Ho sempre avuto un debole per il seno, i suoi capezzoli si inturgidirono subito, lei rimaneva immobile lasciando che le mie mani scivolassero lungo i suoi fianchi fino a raggiungere il suo sedere, cominciai a baciarla sul collo. – … ma no dai… io… io non so se voglio…- mi sussurrò, allora mi spostai di poco e ricominciai ad accarezzare di nuovo il suo seno. Fece un lungo e profondo respiro quando con le mani le stuzzicai i capezzoli. – Spogliati – mi disse con voce languida. Non aspettavo altro, mi spogliai mentre lei mi precedette sul letto, mi distesi vicino e non ebbi il tempo di prendere nessuna iniziativa. Giusy aveva già il mio membro in bocca. Un mio amico, una volta mi disse che le donne brutte, per trovare chi le scopa, devono imparare ad essere bravissime a letto. Giusy era l’esempio di quella teoria, sembrava che nella vita non avesse fatto altro che pompini, non erano gesti meccanici, ma tutto studiato. Era chiaro che le piaceva farlo. Stavo quasi per prendere l’iniziativa e fermarla prima che tutto si concludesse in quel modo, ma si fermò da sola. La guardai mentre si preparava a mettersi sopra di me, la sua mano che sollevava il mio membro e lo indirizzava tra le labbra della sua figa. La guardavo mentre il suo corpo scendeva lentamente e il mio membro la penetrava. Rimase ferma qualche secondo quando il membro era totalmente dentro di lei, fece dei piccoli movimenti con il bacino, delle piccole rotazioni e il suo volto si trasformò in una maschera di piacere. – …siii. siii… che bello!- esclamò. Poi comincio ad andare lentamente su e giù, il mio membro era lucido, bagnato dalla sua voglia, durissimo nel suo corpo che mi sembrava bollente. Era uno spettacolo vederla muovere su e giù e gemere per il piacere, pregavo perché il mio orgasmo ritardasse il più possibile. Si fermò a mio malincuore, la guardai mentre si metteva in ginocchio: – Prendimi così ora – Accettai volentieri l’invito, mi spostai dietro di lei e di nuovo il mio membro era dentro, la tenevo per i fianchi, stretta, movendomi ad un ritmo più veloce del suo. L’ascoltavo ansimare e la sua voce roca che continuava a ripetere: – che bello!!! Non fermarti ora… continua…!!! Non avevo nessuna intenzione di fermarmi, anzi aumentai il ritmo, guardavo le sue mani che stringevano le lenzuola, poco dopo il suo volto sprofondava sul letto per soffocare i suo gemiti, quasi delle grida di piacere. Aveva raggiunto il suo orgasmo. Ancora una volta fu lei a decidere cosa fare. Si distese sul letto e mi fece un invito che nessun’uomo potrebbe rifiutare, mi misi a cavallo sopra di lei. Giusy cominciò a masturbarmi, ero anche io sul punto di avere un orgasmo e le ci vollero pochi secondi per permettermi di averlo, il mio sperma schizzò ovunque, sul suo volto sul seno. Dopo cinque minuti mentre stavamo fumando una sigaretta mi disse: – devo confessarti una cosa…. Era più di un anno che non scopavo così. Lo squillo del telefono ci fece tornare alla realtà, lei si distese sopra di me per attraversare il letto e prendere la cornetta: – si ciao, dimmi…. ah ok tra un paio d’ore porti la macchina. Ok glielo dico, ciao. Rimase in quella posizione mentre le accarezzavo il sedere, facendo scivolare un dito nel solco e sfiorando il buchino, – beh hai capito era mio marito, un paio d’ore ha detto… hai tutto il tempo per provarci anche lì. Così dicendo si rimise a leccare il cazzo che subito ritornò duro e mettendosi a pecorina si aprì le chiappe con una mano, mentre con l’altra prendeva il mio cazzo e lo appoggiava sul suo buchetto. Appena cominciò ad entrare emise degli urli che più che di dolore erano di piacere. Raggiunse l’orgasmo contraendo il buchetto e subito anche io le scaricai dentro tutto il mio seme. Abbiamo concluso con un rapporto orale, un sessantanove da brivido, è stato un pomeriggio bellissimo e purtroppo non ci siamo mai più rivisti. Ero in autostrada sulla mia macchina, funzionava meglio di prima, suo marito aveva fatto un ottimo lavoro… anche Giusy.
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