E’ agosto. Sono a casa da solo; sia i miei genitori, che mai sorella sono in ormai all’estero in vacanza. Un giorno entrando al supermercato, incontro mia zia. Anche lei è sola a casa, perchè tanto mio zio, come le sue figlie sono al mare; lei, invece, ha già trascorso in luglio il suo periodo di vacanza. Scambiamo quattro chiacchiere, quindi lei mi invita a cena a casa sua. Io sulle prime oppongo un cortese rifiuto per educazione, poi vista la sua insistenza e ben conoscendo la sua abituale timidezza, acconsento per la sera stessa. Sono in un certo imbarazzo, perchè è la prima volta che io e lei pranziamo insieme da soli; temo infatti che la cena scivolerà via formale e noiosa, conoscendo la sua introversione; tuttavia è stata lei ad invitarmi, mi dico; n on ho nulla da temere. D’altra parte sono anche curioso, perché mia zia è, fin dalla mia adolescenza, una mia segreta passione. Oggi è una donna di 50 anni passati, tuttavia ancora molto attraente; fisico asciutto, un bel seno, anche se non troppo grande, un culo da sempre, ed ancora oggi di prima categoria. A ciò aggiungo che d’estate lei indossa d’abitudine delle mise molto comode ed attraenti, che ne evidenziano, senza cadute di gusto, le forme sensuali. La sera quindi mi presento, carico di speranze; lei mi accoglie con molta gentilezza; indossa un camicione lungo piuttosto ampio. La cena è piuttosto rapida; non parliamo molto, ma è gradevole. Appena terminata, lei mi invita a vedere un film alla televisione, o qualcosa, insomma. Io fingo di essere stanco, lei insiste ed io accetto. Si chiacchiera. Una volta terminato il film, mi chiede se io voglia fermarmi a dormire; mi sembrerebbe di causare troppo disturbo, le dico; lei nega con gentilezza. Inoltre, aggiunge, mi sentirei più sicura con qualcuno in casa. Così accetto, nella speranza che succeda qualcosa. Ti preparo un bagno, mi dice, sarai stanco; l’idea mi stuzzica. Nudo in casa sua, con lei sola, ancorché in bagno, non è male, mi dico. Dopo che l’acqua ha riempito la vasca, lei mi lascia il bagno a completa disposizione; entro nella vasca ed inizio a pensarla; mi parte allora un’erezione d’acchito. Inizio a masturbarmi, quando dopo pochi minuti lei bussa alla porta del bagno; mia zia mi chiede di entrare perché vorrebbe lavarsi i denti per poi potere andare a dormire, purché io sia nella vasca, beninteso. Acconsento, anche se mi ha fermato sul più bello. Lei entra e subito noto che ha cambiato abito; ora indossa una tenuta da notte bianca, ma evidentemente trasparente; i seni si vedono con evidenza, non si intravedono. L’espressione giusta è: non capisco più un cazzo, e non, non capisco più nulla. L’erezione riprende immediatamente, senza domandarmi il permesso. Sono chiaramente, in uno di quei momenti nei quali le proprie azioni sono solo parzialmente controllabili. Lei si scusa per l’intrusione, non fa nulla dico io; anzi, ma questo mi limito a pensarlo. Piuttosto e per fortuna, lei ha inserito nella vasca una razione di bagnoschiuma, altrimenti, sai che figura. Inizia a lavarsi i denti; io ce l ‘ho di fronte a me, che mi rivolge il fianco sinistro. Si piega sopra il lavandino e così vedo il suo seno flettersi: noto anche i suoi slip bianchi, dal bordo così sottile. Ora si gira, mi mostra il sedere. Si piega verso una cassettiera; cerca qualcosa, ma chi se ne frega, il fatto è che mi mostra in tutto il loro splendore i suoi glutei. Non ce n’è di storie; avrà 50 anni passati, i fianchi si saranno ingrossati, ma se una è una bella donna, alla sua età è ancora una bella donna, meglio di tante ragazzette. In questa agitazione, una sola cosa non mi è chiara; il perché di un atteggiamento così spregiudicato da parte sua, tanto più se penso al fatto che lei non concede per solito, molta confidenza a nessuno. E se stesse agendo così di proposito; non faccio in tempo a pensarci, che mi chiede se voglia che lei mi lavi la schiena. A questo punto i miei dubbi sono certezze, mi dico. Il problema è l’erezione; se mi muovessi, l’acqua sposterebbe la schiuma, e con tutta probabilità apparirebbe in tutta la sua evidenza. Ma chi se ne frega, mi dico. Lei si avvicina. Ho il suo seno a non più di quaranta centimetri. Vorrei alzarmi a massaggiarglielo. Lei mi passa dietro, mi accarezza la schiena col sapone. Non ci credo, non è possibile. Urge fare qualcosa, per no n apparire ancora più pirla del normale. Ma non è necessario. Lei mi chiede di alzarmi un poco per poter lavare bene la schiena; acconsento, anzi mi alzo del tutto in piedi; prima però l’avviso di ciò che mi ha provocato; vorrei ben vedere mi dice, sorridendo. Sono in piedi, il mio piede è eretto, duro come non mai (l’espressione è abusata, ma nessuna altra renderebbe, ora). Lei mi massaggia il sedere ora. Ricomincio a masturbarmi. Lei appoggia la vestaglia e il suo seno alla mia schiena; continuerà lei, mi dice. Fallo con le tette, le chiedo io; non sono pratica, mi dice. Ci penso io, le rispondo. Le sfilo finalmente quell’inutile veste. Le sue tette sono lì, dinanzi a me: le massaggio, le lecco, le passo un dito sulle mutandine. Non aspetta altro. Si piega. Il suo seno è sul mio pene eretto. Sono ancora nella vasca, lei no. Glielo stringo, affinché mi stringa a sua volta l’uccello. E’ ormai bloccato tra le sue tette; vado avanti e indietro. Continuo così per un poco, fino a che lei non comincia a massaggiarmi i testicoli. Sto per venire. Le chiedo di continuare con la bocca. Lei, con un po’ di vergogna, mi dice che non lo ha mai fatto, non vorrebbe, insomma. Mi fermo, anche lei. Esco dalla vasca. Le sfilo le mutandine. Il suo pelo folto e nero è li ad u n passo dalla mia lingua. La faccio accomodare con il sedere sul bordo della vasca e comincio a leccarla dalle ginocchia in su. Si vede che apprezza. Salgo lentamente, comincio a leccarle la fica. Sta godendo, non capisce più nulla, è ormai senza inibizio ne. Viene rapidamente. Mi rialzo, le appoggio il pene ancora duro sul braccio destro; ora tocca a te, le dico. Non vorrebbe, si vede. Ma è curiosa, è altrettanto chiaro. Infine cede. E’ lì, nella sua bocca. La guardo, guardo come lo succhia, guardo come e sce ed entra dalla sua bella bocca. Il mio pelo vicino alle sue labbra; sto per venire, la avviso; non in bocca, in faccia , le dico. Lo estraggo. Poco dopo parte il fiotto di sperma; la colpisce in pieno volto, poi abbasso il pene, di scatto e la colpisco sulle tette, entrambe le tette. Questa visione, se possibile, ma razionalmente ne dubito, mi eccita ancora di più. Finora abbiamo scherzato, le dico. Lei dapprima sorride, poi mi confida che vorrebbe continuare ancora a lungo. Non si è ancora lasciata andare del tutto, ne sono convinto. Sono tutto bagnato, non mi sono ancora asciugato. Mi dirigo verso la cucina, le faccio cenno di seguirmi. Siamo completamente nudi e giriamo per casa sua, è bellissimo. Le chiedo di accomodarsi sul tavolo della cucina; l ei è un igienista convinta, non vorrebbe appoggiare il sedere sul legno del tavolo; non è elegante, mi dice. Non importa, le rispondo, l’eleganza ora è fuorilegge. La massaggio di nuovo, si convince. Ricomincio, chinandomi, a leccarla tra le gambe. Mi chiede, ora esplicitamente di penetrarla: non chiedevo altro, pensando alle premesse e ai timori del pomeriggio, soprattutto. Mi alzo. E’ lei ad impugnare il mio membro e ad infilarselo tra le gambe con dolcezza; le sollevo le cosce e le appoggio alle mie braccia, quasi a bloccarle. Inizio un avanti-indietro lento e piacevolissimo; la visione, poi mi manda in visibilio; lei gode moltissimo. Mi incita a continuare così. L’afferro per i fianchi e la sposto avanti e poi indietro, prima lentamente poi con maggio r ritmo; non sta più nella pelle. Viene. Allora estraggo con noncuranza il mio pene eretto, salgo sul tavolo e mi porto con il sedere sopra al suo viso, senza tuttavia appoggiarlo. Ti prego, leccami con dolcezza i testicoli. Lei accetta, ormai sovraeccitata. Dopo poco, quando sento che sto per venire, le chiedo di fermarsi; torno indietro e le vengo sulla pancia, tra le tette e sul viso ancora. Scendiamo dal tavolo, mi dice; facciamo una doccia; sono d’accordo. Mi incammino verso di lei e non posso che no tare il suo culetto, splendido, da urlo pensando alla sua età. Vorrei visitarlo, ma so già che sarà difficile poter ottenere un invito. Aspetta, fermati le dico. Rifacciamolo. Lei mi sorride. Mi avvicino. Glielo palpeggio, faccio come per avvicinare un dito al buco, ma lei, come già immaginato, mi blocca. Questo no, questo proprio no, mi dice. Non l’ho mai fatto in tutta la mia vita, non voglio farlo ora alla mia età, mi vergogno, e così via, con argomentazioni di questa musica. Non importa, incalzo io; c he tu non l’abbia mai fatto, non significa che tu non lo possa fare. Quanto all’età, permettimi, ma è una cretinata; sei ancora bellissima, viva e vegeta. Per la vergogna, non dovrei dirti nulla; ma se ci pensi bene, c’è altro di cui vergognarsi nella vita. Fammi provare, insisto. Lo farò con delicatezza, e se sentirai male o vorrai fermarti, ti prometto che lo farò subito, in qualsiasi momento. Non ho ancora smesso di pronunciare queste parole, che ricomincio a giocare con il mio dito. Le accarezzo il bu co, non tento ancora di penetrarlo. Dopo un poco mi allontano; mi piego, le chiedo di chinarsi alla pecorina, lei accetta. Con le due mani, le allargo le natiche, gliele massaggio. La vista è magnifica, non serve dirlo. Lo specchio del bagno è mezzo metro davanti al suo naso, quel che volevo, mi dico; non potendola guardare direttamente in faccia, la voglio vedere comunque e con lei, le reazioni del suo viso. Continuo nella mia azione; ora mi piego e comincio a leccarle il buco; non oppone reazione, per ora. Infilo due dita nella fica e continuo con il culo. Sta godendo, la sento. Ora estraggo le dita dal davanti, e ne infilo, meglio provo ad infilarne uno per il culo. Piano, piano ed è dentro. Lei geme, ma non sta soffrendo come temevo. Penso a ciò che pensa, ma non ci riesco. Mi riconcentro sul suo culo. Cerco di infilarle un altro dito. Lei ha come un sussulto; le chiedo cosa ci sia; mi risponde di continuare pure, ma con attenzione. Allora accetta, mi dico; non capisco più un cazzo, di nuovo; il mio pene è di nuovo durissimo, ancor di più se penso a cosa farò tra poco. Glielo appoggio in verticale tra le due natiche, senza infilarglielo, sfiorandole il buco, solo su e giù, per vedere la sua reazione. La guardo nello specchio, gli occhi chiusi, lo sguardo voglioso, comincia ad accarezzarsi un seno con una delle due mani. Questa visione mi dà la spinta decisiva, ma non ce ne era bisogno. Ora punto il pene sul suo buco. Inizio a spingere ma senza fare eccessiva forza. Piano, mi dice, piaaano. Insisto, la riguardo nello specchio. Ora è dentro per metà. Lei emana un gemito forte, poi un altro ed io, quasi per reazione decido di spingere con più forza. Ora urla, ma gode. Mi chiede di insistere. La sto inculando, il sogno di una vita. La riguardo nello specchio, il suo viso che si contrae dal piacere. Rallento e poi aumento il ritmo dei miei colpi. Mi dice che sta per venire. Lo estraggo dal culo. Poi glielo reinfilo. Voglio sborrarle nel culo. Così è. L’idea di esserle venuto tra le chiappe, mi eccita così tanto che l’erezione non accenna a diminuire. Lo estraggo dal culo. Ora fammi un nuovo pompino, ti prego. Lei con pazienza, mi pulisce il pene e comincia un nuovo gioco. Quando dopo qualche minuto sto per venire le chiedo di poterlo fare nella sua bocca, finalmente. Accetta.
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