Eravamo due fidanzati modello. La mia lei una vera pudica dentro e verginella fuori. La sua situazione familiare volle che crescesse con i soliti pregiudizi che la donna deve indossare vestiti canonici e che è da svergognate far vedere uno strappo dei jeans. La madre, quando uscivamo faceva sempre delle storie per quei fottutissimi jeans. Io spesso rimanevo a dormire da lei perché i nostri paesi sono lontani. Il padre di lei era mancato anni addietro. L’andazzo di quella famiglia ridotta a due unità era il più rispettabile possibile. Facevamo l’amore nella sala che si trova lontana dalla camera della madre. Era sempre così attenta a non fare rumore che finii per rimpiangere la fidanzata precedente che godeva con una melodiosa voce di sesso. La mia ossessione era di trasformarla in troia. Mi piaceva l’ idea di vederla troia. Appena accennava ad esserlo io sentivo di amarla di più. Ma quando rinnegava quello spirito di vita avvicinandosi agli schemi della madre immacolata, automaticamente io mi allontanavo. Era bella! Cavolo se era bella. Aveva una pelle olivastra che d’ estate sembrava oro scuro. Le sopracciglia arcuate e degli immensi occhi verdi. Era un poco bassina, ma con due tette favolose. Non erano grandissime, ma prosperose ed abbondanti. Da tempo avevo scoperto la sua vera natura perché nella nostra intesa erotica venivano fuori le nostre fantasie. Io le proponevo di essere posseduta da vari uomini tutti assieme e lei aumentava i mugolii e gli spasmi mentre i n! ostri corpi si sbattevano. Io la trattavo da troia mentre la scopavo, a lei piaceva, e si esaltava quando le descrivevo l’eventualità che qualcuno intervenisse. Certe cose si capiscono proprio dai segnali che il sesso regala. Con altre donne ho provato ad avere la stessa intesa, ma producevo frustrazione e paura, per cui se facciamo il totale scopriamo che la vera natura di una donna viene fuori anche solo descrivendo le situazioni piccanti. Una fantasia ricorrente era quella di un secondo uomo. La gang bang (più maschi) era accettata parimenti, ma concentrarsi sulle persone reali che evocavo come terzi la eccitava di più. A volte scherzavo dicendole che avevo voglia di regalarle un vibratore, e lei come per contrastare il clima monastico della sua casa mi rispondeva che era meglio un cazzo vero. Per cui mi autorizzava a freddo, a proporre cose nuove nelle fasi sessuali. Ripeto il nostro paese in provincia non ci permette di esprimere appieno tutto. Ma questa storia mi ha segnato profondamente, e voglio scriverla. Capitò nel nostro paese un mio carissimo amico. Figlio di un cugino di mio padre. Venne solo. Ma iniziammo subito ad avere un’intesa particolare. Lui mi confessò più volte di essere felice di avere una ragazza troia. Ella, uguale alla madre rispettiva, nello spirito e nel corpo, era carinissima. Bionda con gli occhi azzurri, un visetto da madonnina ma troia fino in fondo nell’anima. Quando io dico troia ad una donna intendo farle un complimento. Mi diceva che nelle sue fantasie c’era di farla scopare da uno sconosciuto, e di poterla spiare addirittura senza che lei lo sapesse. Ma era fedele, e non voleva farlo. Io gli dicevo se lui glielo avesse proposto, e mi rispondeva affermativamente, ma era ancora giovane ed insicura. Credeva di essere l’unica così trasgressiva. Certo che a quell’ età, diciannove anni quasi venti, non si conosce il mondo ed ancor meglio non si conosce la nuova diffusione della libertà sessuale e dell’ esibizionismo. Ma andiamo per gradi. Eravamo al mare. Ed il cugino della montagna che ci era venuto a trovare ovviamente passava tutto il suo tempo con noi, tanto che era difficile trovare un attimo di intimità. La mia lei ha un appartamento nel mio paese. Quindi sfidando tutto e tutti io spesso mi fermavo a dormire da lei lasciando mio cugino a casa. Le nostre notti erano infuocate dalla fantasia di fare un triangolo. Io le ripetevo il nome del ragazzino (sette anni meno di me) e lei si eccitava al pensiero di essere posseduta da entrambi. “Senti le sue mani sulle tette mentre io ti fotto …” “Adesso mentre me lo succhi immagina che lui ti tocchi la fica e ti lecchi quelle meravigliose tette da troia …..” “Siiii sono la tua troia e voglio scopare con due cazzi ….” E la scenetta proseguiva tutte le sere. Una sera le chiesi se poteva uscire nuda sotto il vestito. Aveva una gonna leggerissima molto lunga ma di quelle simili ai “Pareo”, cioè con uno spacco laterale. Non si vedeva nulla certo ma lei nella sua vecchia castità si sarebbe sentita peccatrice, quindi era tanto. Sarebbe bastato staccarle il laccetto che faceva la fasciatura di quel pareo alla vita per averla al naturale. Mi piaceva l’idea di saperla nuda mentre tutti la credevano imbustata. Le si vedevano i capezzoli dal corpetto celeste, ed anche per quello si sentiva nuda. Non era abituata. Mentre eravamo sul lungomare in una passeggiata io presi sottobraccio mio cugino. E gli proposi un piano. Lui aveva un debole per la mia donna. Me lo aveva confessato un anno addietro quando eravamo andati a fare la settimana bianca. Ma era solo, adesso invece avevamo qualcosa in comune. “Mi piacerebbe fare una cosa, una cosa che tu capirai non da cornuto, ma un gioco particolare con te e la XXXXX …..” Mi guardò allibito. “Perché non mettiamo in pratica quello che sono le nostre fantasie? Facciamo una prova no?” “Io proporrò di andarcene a letto, tu farai finta di andartene, invece ti lascio la porta di casa della XXXX aperta. Tu ti introdurrai dentro quando te lo dirò io, poi salirai le scale e ti nasconderai dietro la porta di cucina. Attenderai fino a quando non capirai, sarò io a chiamarti …….. poi quello che succederà, nel bene o nel male sarà a tua volta offerto a me, tuo biscugino e vecchio amico ….. ok???” Mi guardò con un sorrisetto a mezza bocca. Non si oppose ma non seppe dire nemmeno di si. Comunque quando ce ne andammo via lui si allontanò con gli altri mentre io e la mia lei ci incamminammo per il vicolo dove c’era l’appartamento-bordello. Non andò nell’altro paese, ma si mise fuori della porta della casa dove ero io e la mia fidanzata. Appena andò in bagno a struccarsi io andai ad aprire la porta per far entrare mio cugino. Lo feci andare su per le scale che portavano al piano superiore disabitato. Lui si sedette sulle scale da dove si sentivano tutti i rumori. Dopodichè lei uscì dal bagno con la vestaglietta di cotone. Era stupenda: senza reggiseno e senza mutandine ma quella vestaglietta di cotone risaltava la sua pelle scura. Le tette mantenevano uno stato di indurimento che non sarebbe mai servito il reggiseno. Le coscie scure finivano dentro quel bianco risaltante e semplice al di sotto del quale non c’era nulla. Il fatto che baciarla e stringerla potesse muovere quella vestaglietta corta scoprendo inavvertitamente le sue forme mi eccitava. Mi eccitava baciarla ed allo stesso tempo guardarci allo specchio. Mi sentivo in un film. Mentre la stringevo accarezzavo il cotone al di sotto del quale avrei dovuto sentire qualcosa ma invece sentivo la sua forma incontaminata. Se le stringevo i fianchi, il gonnellino da notte si arcuava mostrando la parte bassa del suo sedere. La presi da dietro, mordicchiandole l’ orecchio ed il collo adesso scoprivo a tratti la sua fichetta depilata guardando la scena allo specchio davanti a noi. Anche lei si guardava allo specchio, e nel profondo dei suoi occhi e dalla sua espressione lessi il fatto che fosse realmente troia: come mi piaceva a me. Accennavamo una danza sensuale e lei si toccava i fianchi sulle mie mani accompagnandomele sul gonnellino facendomi gustare la peluria e la morbida fica sotto di esso. Le toccavo le tette sul cotone, e le si scopri! va la fica. Era uno spettacolo sensualissimo. Peccato che non fosse un’abbronzatura integrale. Sapevo che da qualche parte mio cugino stava spiando. Non me l’ha mai detto, ma sicuramente lo fece, io l’avrei fatto. Poi si voltò verso di me e si abbassò prendendomelo in bocca. Ora io ero di fronte allo specchio. Se abbassavo gli occhi vedevo il suo labbro superiore che si gustava il mio cazzo superduro dall’emozione, se alzavo lo sguardo verso lo specchio vedevo me, le mie spalle e le sue spalle. Si era accovacciata sulle ginocchia per cui dallo specchio si vedeva spuntare il culetto dal vestitino da notte bianco. Poi si alzò, e come di consueto volle che gliela leccassi. Ma non era uguale. C’era qualcuno là con noi! E poi quel vestitino, non l’avevo mai leccata senza denudarla. Io mi sdraiai di schiena, e lei si pose sulla mia bocca. Il vestitino mi accarezzava la fronte mentre lei assecondava con brevi e lenti movimenti del bacino, la mia lingua sul grilletto. Si toccava i fianchi e poi prese le mie mani e se le mise sulle tette. La sdraiai sul letto e la devastai con la mia bocca. La percorsi tutta e le succhiai a lungo le tette. Era eccitata e gemeva. Le stringevo forte le chiappe mentre ci rotolavamo sul letto. Poi la scopai forte senza mai scendere, poi iniziai con le solite fantasie orali: “Cosa vorresti che ti facessi …..?” “Scopami dai ….. ti prego fottimi …..” “Cosa vorresti?” “Vorrei un altro cazzo, vorrei succhiare un altro cazzo mentre tu mi sbatti ….”. Allora mi misi di schiena, e lei scese dal letto perfarmi un bocchino. Vidi mio cugino pronto sulla porta, meno male che ancora non era entrato. Mentre lei me lo succhiava era a pecorina col culo verso mio cugino. Lui aveva un asta che gli scoppiava nelle mutande. Dopotutto, mi dissi, è solo uno sfregamento di carne, non lascia nessuna ferita. Non lascia nessuna ferita se fatto con la consapevolezza che il cuore non deve essere toccato. Un gioco e basta, senza proseguo. Mio cugino era innamorato della sua donna. Mai avrebbe pensato alla mia ben più grande di lui. Le toccavo le cosce mentre mi! succhiava il cazzo e dietro c’era lui. La fioca luce della lampada nascosta alla bisogna illuminava le gambe scure della mia coriacea troia. Erano divaricate. Io alzavo la gonna e mostravo la fica al vuoto, e mio cugino si toccò. Poi le dissi: “Immagina che ci fosse qui XXXXX (mio cugino) …” Fece un cenno col capo e il suo torace prese ad ansimare con un ritmo più alto, soffocato dalla presenza del mio cazzo in bocca. “Pensa che bello se ci fosse il mio cugino dietro di te …… e che ti si avvicinasse toccandoti la fica mentre mi succhi il cazzo …… ” Era allo spasimo. “Giura di non voltarti e di immaginare intensamente mio cugino ….” Ansimava come non mai. Ma fece cenno col capo quasi sapesse. A quelle parole XXXXX fece il primo passo, e si avvicinò toccando le cosce e le chiappe a XXXX. Fece un sobbalzo sgranando gli occhi e guardandomi intensamente. Io le accarezzai il viso, le feci un sorriso con dolcezza. Anche lui era in gamba, la accarezzava soltanto. Se io avessi visto la sua donna con la fica aperta l’avrei subito scopata. Poi lei guardò nel vuoto per ascoltare le sensazioni di un altro sulla pelle. Io le accarezzai le spalle ed il collo. Lui scese sotto le ascelle ed arrivò alle tette. Le sue tette, meta ambita da moltissimi, se le palpava quasi fossero le uniche cose che cercasse. A lei piaceva, ma ancora non aveva allontanato la tensione. Poi si addolcì socchiuse gli occhi alle sue sempre più pressanti mani e si riprese in bocca il randello che aveva poc’anzi abbandonato. Lo tirò fuori appoggiandolo fra le chiappe di lei tanto da far spuntare la testa dalla schiena ai miei occhi, mi guardava come se cercasse un consenso nei miei occhi. La prese per i fianchi e gli strusciava l’asta fra le mele. Poi d’un tratto lei si alzò, prese le due verghe in mano, le maneggiò come se fosse incerta sul da farsi. Ma poi si voltò verso il secondo maschio, e si sedette su di me infilandosi nella fica il mio randello, toccò i fianchi nudi del ragazzo, mentre io vedevo dallo specchio la scena dal davanti. Lei mi voltava le spalle. Dolcemente si allontanò per togliersi definitivamente il vestitino, poi lo accarezzò sui fianchi. La sua asta puntava dritto in faccia alla mia lei, e dallo specchio scorsi un suo sguardo da puttana rivolto a lui, ed un sorrisetto da troia prima di infilarsi senza toccarlo il cazzo in bocca coprendolo fino alla base. Se lo avvicinava ed allontanava dal viso toccandogli i fianchi con quelle mani affusolate e quelle unghie femminili. Mentre io la scopavo da sotto. Mugolii su mugolii partirono dalla sua bocca, ed io stentavo a tenere dentro il mio sperma. La fermavo apposta, perché non volevo permettere di terminare all’inizio. Poi cambiammo posizione. Lei mise sotto di schiena. Lui passò in sella scopandola dal davanti. Io mi posizionai accanto con i piedi sul pavimento ed il cazzo sulla sua bocca. Per un po’ me lo succhiò, ma poi si concedette alla più ampia e soave tonalità di voce colpita dalle stantuffate del mio cugino venuto di lontano (il dna non è un’opinione). Lui la desiderava, lei pure, e lo sapevano entrambi. Le sue tette sballottavano su e giù, ed io ci appoggiai il cazzo sopra. Mi prese l’uccello in mano e iniziò a scorrerci sopra la mano come se dovesse oliarlo. Mi voltai verso lo specchio, vi notai un intreccio di gambe ed attaccato a quelle di sopra un pendolo che sprofondava in XXXX ad intervalli regolari e sussultori. Mi voltai e XXX stava già porgendo il suo viso per la mia venuta.
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