Lidia aveva accettato l’invito a cena di Carlo, suo marito si trovava a Berlino per lavoro, lo stage l’avrebbe tenuto lontano da casa per almeno dieci giorni, la lasciava sola spesso ormai. Aveva conosciuto Carlo dal dottore in sala d’attesa, i suoi occhi neri e profondi l’avevano subito catturata, usciti dallo studio il ragazzo invitò la donna a prendere un caffè -Sono sposata- Lidia aveva subito messo le cose in chiaro -Non sto mettendo in pericolo la tua virtù, voglio solo la tua compagnia- Aveva risposto lui con un sorriso sincero, facendo sentire la donna una stupida Prima il caffè poi aveva cominciato a frequentare quel ragazzo, solo perché era un’affascinante oratore e una buona compagnia, e lei ora era sola, si era accorta però che Carlo aveva qualcosa di speciale, qualcosa di estremamente affascinante, era riuscito a convincerla a uscire a cena, era la prima volta che usciva da sola con un uomo che non era suo marito, Carlo era un’ uomo stupendo, sapeva farla ridere e divertire, cosa a cui non era più abituata, finita la cena, tornarono nell’auto, guardò Lidia e se ne uscì con un’altra delle sue -Un mio amico ci ha invitati a una festa in maschera- -No non…mio marito…non saprei, poi non ho neanche il costume- Gli aveva detto lei, tentando di rifiutare Lui aprì il cofano dell’auto, -Tuo marito non è qui, quanto al costume l ‘ho io anche per te, avanti andiamo, o preferisci andare a casa a guardare qualche film stupido – Era pazza l’aveva seguito, sperava solo che il marito non telefonasse a casa. Arrivarono alla festa, non aveva provato il minimo imbarazzo a cambiarsi in auto davanti a quell’uomo fino a qualche giorno prima sconosciuto, mentre guidava i suoi occhi squadravano il ragazzo, un viso spigoloso ma sensuale, fisico prestante le braccia grosse e muscolose, abbassò lo sguardo fino alla patta, “deve avercelo grosso” quel pensiero la impaurì, che diavolo stava facendo, usciva con un uomo che conosceva appena, e ne misurava mentalmente il sesso, da troppo tempo stava sola. La villa era alla periferia della città, prima di entrare lui gli porse una mascherina -Mettila, lo fanno tutti, almeno nessuno potrà riconoscerti, e nessuno potrà dire a tuo marito che esci per feste mondane- Il salone immenso di quella villa era stupendo, si aspettava di trovare più gente visto che si contavano solo una ventina di persona. Da cavaliere Carlo l’aveva presentata a tutti i presenti, nascosta da quella mascherina si sentiva relativamente al sicuro, la compagnia era buona, il buffet sfizioso e il vino eccellente, il vino, ne aveva bevuto due calici, scendeva facilmente, un vino secco e pastoso lasciava sul palato un effluvio robusto, doveva essere veramente forte, perché dopo un altro mezzo bicchiere iniziò a girargli la testa Carlo l’aveva fatta accomodare su uno dei tanti salottini, aveva iniziato a carezzarle le tempie, fortunatamente quel massaggio e quell’attimo di pausa migliorò stato della donna, ora si era accorta che l’uomo era appiccicato a lei, sentiva sul fianco destro il calore che quel corpo giovane emanava, lei era sulla soglia dei trentatre anni mentre lui ne aveva appena ventiquattro eppure non sentiva la differenza d’età, qualche giorno prima non avrebbe neanche guardato un ragazzo con dieci anni in meno, il fiato bollente le batteva sul collo, aveva l’alito profumato sapeva di mente, gli piaceva. -Ti è passato?- Chiese dolcemente lui -La testa non mi gira più, ma sono un po’ brilla- Lui avvicinò le labbra alle sue, non voleva o forse si, sentiva la lingua dell’uomo forzarle dolcemente le labbra, poi lei ricambiò, la sua lingua incontro quella di lui, era morbida e aveva l’afrore del vino, la succhiò, come si fa con un membro, poi si bloccò -Scu…scusami io- -Lasciati andare- Gli sussurrò all’orecchio lui -Qui puoi farlo, non ti conosce nessuno, guardati intorno- Lidia guardò la sala, la musica ora era un sensuale sottofondo, guardò un’altra coppia che sedeva al salottino più nascosto, all’inizio non capì, la donna era chinata sul bacino dell’uomo e un altro stava dietro di lei e… lo stava succhiando, e quello dietro di lei era intento a masturbarla, incredibilmente non provò imbarazzo-Dove diavolo mi hai portato- tentava di dare un tono grave alla voce ma era falso, non capiva il perché ma non era arrabbiata con lui, e Carlo lo capì, gli infilò una mano tra le gambe, all’inizio la donna le teneva serrate, poi lui gli carezzò dolcemente il viso, la baciò sul collo, l’eccitazione cresceva veloce nell’intimo della donna, leggermente aprì le gambe, sentì quelle dita carezzarle l’interno coscia, dal ginocchio fino quasi alla vulva, ma si fermava lì, lei si stava accendendo, da troppo non aveva un’ uomo e ora quel giovane stupendo, il vino, e quel posto… -Andiamo via, dove possiamo stare soli- Quelle parole gli uscirono da sole, lui gli afferrò la mano, e se la portò sul membro coperto dalla stoffa che iniziava a gonfiarsi, la baciò di nuovo, Carlo continuò a accarezzarle le cosce dalla pelle di pesca, poi lentamente fece salire la mano, quandò arrivò al tessuto delle mutandine rimase piacevolmente colpito nel sentirle umide -No, non qui- Lui ignorò quelle parole, scostò l’elastico e carezzò le labbra che si andavano gonfiando, il fiato di Lidia si faceva sempre più pesante, strinse la mano su quel membro ormai duro e iniziò a masturbarlo da sopra la stoffa, non si era accorta che un’ uomo si era avvicinato, appoggiato a una colonna osservava i due mentre con la mano si vezzeggiava la patta. Quando senti un dito di Carlo penetrarla cacciò un’ urlo, si guardò intorno sentiva gli occhi di tutti i presenti addosso, “eccola” lì li sentiva dire, “sposata con un brav’uomo che si diverte con un ragazzino”, tutto questo invece di raffreddarla la eccitava di più, si sfilò la mascherina, quel gioco la stava travolgendo, sapientemente sbottonò la patta e finalmente liberò il sesso dell’uomo -Dio come sei grosso- Nella sua vita aveva visto dal vivo solo il sesso del marito che in confronto a quello era un pisellino, Carlo si tirò un po’ di lato poggiò una mano dietro la sua nuca, lei accettò l’invito si abbassò e baciò quel palo di carne, lo baciava e lo leccava, ogni tanto si fermava ad’ammirare quella mazza dura, poi vinta dall’eccitazione tentò di cacciarselo tutto in bocca, voleva impossessarsi di quel membro fremente, lo voleva mangiare, inghiottire, riusciva a prenderne solo poco più della metà, sentì due dita entrare dentro di lei, allargo di più le gambe, le voleva in profondità, poi le dita dell’uomo abbandonarono quel nido bollente -No- Si sentiva vuota voleva che il ragazzo ricominciasse -Mettiti in ginocchio sul divano- Quello di Carlo era quasi un ordine Vinta dalla forte eccitazione come un’ automa obbedì, sentì le sue mutandine calare, l’uomo le gettò a terra, ora la sua natura e il suo sedere erano offerti alla vista di tutti, svergognatamente, oscenamente quasi Carlo prese a masturbarla, con una mano teneva le labbra della donna allargate e con l’altra gli torturava il clitoride. Lidia aveva la testa ovattata, voleva ripagare quelle splendide folate di piacere con la stessa moneta, afferrò il sesso dell’uomo con entrambe le mani e lentamente se lo cacciò in bocca centimetro dopo centimetro fino a riuscire a prenderne metà. Lo teneva fermo in bocca anche se si sentiva soffocare, d’un tratto senti una mano carezzargli le natiche, si girò spaventata, l’uomo che li osservava si era avvicinato e ora la stava toccando, stava per alzarsi quando Carlo la bloccò -Lascialo fare lo conosco, lascialo fidati, Franco è un amico – La trattava come una puttana, e ora la offriva a un altro ma non aveva la forza di andarsene Intanto non aveva smesso di masturbarla, le mani di Carlo si dedicarono al suo seno mentre l’altro la infilò con due dita, ci sapeva fare le infilava completamente e le muoveva in tutte le direzioni girandole dentro di lei, Lidia per non gridare di piacere si dedicò di nuovo al palo di Carlo -Sapevo che eri una puttanella Lidia- Gli sussurrò l’uomo all’orecchio, lei lo guardò e sorrise. Sapeva che era sbagliato, forse stava facendo l’errore più grosso della sua vita ma rimaneva incollata su quel divano mentre con la fica imbrattava di umori il velluto del sofà, per lei ora valeva solo godere, si sentì allargare le natiche, poi la lingua di Franco si fece strada tra le sue labbra vaginali. -Si leccamela, o siii- Il muscolo di Franco entrava e usciva dalla sua fica come un piccolo cazzo con lo stesso ritmo lei faceva entrare e uscire il membro di Carlo dalla sua bocca, era vicina all’orgasmo,a quel punto non avrebbe smesso neanche se avesse visto il marito entrare, il suo sposo, ogni volta che pensava al marito una sferzata di libidine gli offuscava il cervello, era una puttana adultera, finalmente si sentiva questo, quello che si era sentita sempre nelle sue fantasie, aveva poggiato un piede a terra per permettere all’uomo dietro di lei di entrare meglio nella sua ferita, sentì l’orgasmo avvicinarsi, partire dalla bocca dello stomaco, si bloccò con il membro di Carlo ficcato per metà in gola, voleva godersi quel momento, il piacere arrivò, lei si scoprì a mugulare sul sesso di Carlo, senti l’onda di piacere migrare dal cervello alla vagina, strusciava la vulva sul viso dell’uomo che la leccava, si riprese lentamente, Carlo aveva afferrato il suo vestito, lei l’aiuto a denudarsi avanzando con le braccia. Era rimasta soltanto con un corpino nero allacciato da stringhe di raso sul davanti, le allentò pensando fossero quelle a tagliargli il respiro -Voglio scopare- La domanda era rivolta a uno dei due, non importava quale, voleva essere riempita, Carlo si sdraiò sul divano puntando la cappella verso il soffitto, la donna gli montò a cavallo, punto il glande tra le labbra spinse dolcemente il bacino verso il basso, fu lui a completare l’opera con un colpo di reni, senza dargli il tempo di abituarsi a quell’intrusione Franco gli mise il membro davanti alla bocca, era grosso anche quello e lei ne fu riservatamente felice, lo accolse in bocca mentre l’altro prendeva a muoversi aprendo allargando quella ferita come mai prima Lidia muoveva la bocca allo stesso ritmo del bacino di Carlo, sentiva il membro sciaguattare mentre entrava e usciva, più volte aveva abbassato gli occhi per guardarlo scomparire dentro di lei, era entrato con una facilità che l’aveva sorpresa, all’inizio aveva sentito un leggero fastidio, non aveva mai preso niente di così grosso, ma poi le viscide secrezioni avevano permesso al membro di pistonarla facilmente, non si preoccupava più della gente che aveva intorno pensava solo al suo piacere, sentiva la cappella di Carlo massaggiargli l’interno della vagina, quando riceveva colpi più profondi lo sentiva fin nell’utero, le piaceva essere penetrata fino alla radice, adorava quel grosso ramo, quando lo sentiva dentro fino alla radice si fermava strusciando il clitoride sul pube dell’uomo che ormai aveva i peli pubici completamente ricoperti di secrezioni viscide, l’odore delle sue secrezioni gli solleticavano il naso Lidia si sentiva bagnata come mai prima -Sto colando, Cristo sono aperta- Parlava più con se stessa che con i suoi amanti, aveva cominciato a spingere più in basso il bacino -Tutto dammelo tutto- Non aveva mai parlato in quel modo un colpo più forte dato da Carlo la stimolò in profondità, l’orgasmo la colse all’improvviso, cavalcò Carlo con maggior vigore mentre urlava il suo godimento, quando il piacere la lasciò guardò Carlo negli occhi -Voglio che godi anche tu, mi hai fatto impazzire- Voleva ripagarlo, ripagare quel piacere immenso -Allora fatti inculare- -Sei pazzo mi farai male, sei troppo grande- Franco che aveva ascoltato iniziò a stimolare l’ano della donna, dopo averlo umettato con la saliva infilò prima un dito, poi due nel budello di Lidia, la donna che nella pancia teneva piantato in profondità il sesso di Carlo iniziò ad’apprezzare il lavoro delle dita nel suo secondo canale, sentiva il buco aprirsi sotto i colpi delle dita di Franco, Quando Carlo sentì Lidia vicina all’orgasmo si bloccò -Voglio mettertelo nel culo- l’afferrò per i fianchi e la tirò su, si sdraiò a terra sopra la moquette -Prendilo da sola- Aveva paura, ma ora dopo il lavoretto di preparazione subito dal suo sfintere lo voleva nel culo, temeva la circonferenza ma il fatto di essere aperta l’eccitava ancora di più della penetrazione stessa Si posizionò sopra di lui dandogli le spalle, con i suoi stessi umori continuò a umettarsi l’ano già leggermente aperto dalle dita di Franco, era stata sodomizzata qualche volta dal marito, ma le misure ora erano diverse, puntò il membro sul suo orifizio anale, Carlo non appena sentì che la strada era quella giusta diede un colpo di reni, il grosso pisello dell’uomo entrò in profondità nel budello di Lidia, il pube urtò con violenza sulle natiche, stavolta Lidia urlò di dolore. Chiuse gli occhi, ora sentiva a ragione gli sguardi su di lei, un cameriere guardava la scena divertito, non ebbe il coraggio di guardare gli altri, ma sentiva chiaramente gli occhi della piccola folla puntati addosso, il forte dolore aveva scacciato l’eccitazione e l’aveva riportata alla realtà, in un attimo mille torvi pensieri gli affollarono la mente, sempre impalata nel sedere da quel fallo generoso iniziò a pentirsi, i sensi di colpa assaltavano la sua coscienza, cosa ci faceva li? Stava tradendo nel modo più perverso l’uomo che amava, e lo amava! Le lacrime iniziarono a solcargli il viso, dal dolore e dalla vergogna, si stava facendo scopare in un locale della sua città, potevano esserci colleghi o amici del marito, gia sentiva le battute sulle “moglie e il giovanotto dal grosso cazzo”, per colpa della sua eccitazione incontrollabile, era così da quando era adolescente, se eccitata perdeva coscienza e pudore, fino a quel giorno era riuscita a non tradire il marito, se gli accadeva qualcosa di particolarmente eccitante fuori casa si infilava in macchina con la fica gia gocciolante, si chiudeva in bagno e si masturbava furiosamente fino a calmarsi, a volte rimaneva chiusa in bagno per ore masturbandosi ogni cinque minuti. Sentì la mano di Carlo arrivare fino al clitoride inizio a titillarlo ripetutamente, il ragazzo sentiva le gambe della donna tremare, era seduta di peso sul suo ramo di carne, non sapeva se avrebbe retto, prese a masturbarla sempre tenendo il membro piantato dentro di lei in profondità -Alzala Franco- Disse Carlo all’amico che sollevò le gambe della donna così che lei si trovò veramente impalata non aveva punti d’appoggio se non il suo sedere infilato sul perno Doveva essere un gioco che facevano spesso Franco la teneva per le caviglie dondolandola sul sesso dell’amico, la vulva di Lidia era offerta oscenamente agli occhi dei presenti, fu assalita di nuovo dalla vergogna, in quello stato perverso l’eccitazione tornava a crescere -Toccati, avanti Lidia toccati- Lidia obbedì. Le mani della donna arrivarono al clitoride, era gonfio e duro, a ogni tocco dei polpastrelli veniva colpita da una stilettata al ventre, spinse la mano più in basso fino a toccare i testicoli dell’uomo che la inculava, li sentì bagnati, toccò i peli pubici anche quelli erano fradici, erano state le sue secrezioni, ne sentiva l’odore, tutta la sala doveva sentirlo, pensò, aveva chiuso gli occhi per l’imbarazzo -Voglio scoparla anche io- Evidentemente Franco era arrivato al limite, fino ad allora si era accontentato della bocca della donna ma ora eccitato dagli eventi chiedeva di più. Carlo la sollevò quasi di peso, togliendosela da sopra -Ora che iniziavo a prenderci gusto- rampognò Lidia all’uomo, i sensi di colpa erano stati di nuovo scacciati dall’eccitazione, Lidia tornava la donna spudorata che mendicava il pisello Franco si sdraiò, lei capì e gli fu subito sopra, lo baciò in bocca rovistando il palato e denti con la lingua -Mi hai leccato in modo divino Franco, tenterò di ripagarti- Si calò su quel palo prendendolo centimetro dopo centimetro fino pancia, prese a muoversi lentamente, la schiene gli doleva ma non era ancora sazia, guardava la vulva inghiottire il membro dell’uomo, lo vedeva uscire duro e lucido di secrezioni, sorrise tra se quando fece il paragone tra quel sesso e il membro del marito, quando sentì Carlo inginocchiarsi dietro di lei capì immediatamente quello che voleva, con le mani si allargò le natiche, essere presa in tutti e due i buchi era da sempre una sua fantasia, il glande livido e duro dell’uomo si fermò davanti alla rosetta anale, sputò più volte sul buco poi scivolo dentro di lei, finché Lidia sentì i peli dei testicoli solleticargli le natiche, avrebbe voluto dirgli che si sentiva piena e felice, ma le parole restavano in gola, sembrava che la membrana di carne che separava i suoi due buchi stesse per strapparsi, colava e colava umori, mai così tanti nella sua vita I capelli ora liberi dalla cuffia gli ricadevano sulla schiena, li sentiva appiccicarsi sulle spalle sudate, quando gli uomini presero a muoversi dentro di lei trattenne il fiato “ora mi spaccheranno” pensò, Franco gli teneva le natiche aperte per permettere all’amico di entrare in profondità, si muovevano lentamente, sentiva il membro di Carlo rovistargli il secondo canale, la pelle elastica dell’ano era tirata fino allo stremo, l’anello del sedere gli andava a fuoco, come tutto il resto del budello, il senso di fastidio si tramutò dopo poco in una piacevole tortura, il glande di Carlo che scorreva lento dentro di lei la lasciava bollente e aperta, il calore aveva attaccato prima le natiche, poi il ventre, ora si diffondeva in tutto il corpo, Lidia si era persa nel piacere di quella doppia penetrazione, gemeva e tentava di accompagnare il movimento dei compagni -Avanti, avanti riempitemi- Riusciva a parlare a stento sentiva il membro di Carlo toccargli i polmoni fino a spingere fuori l’aria, prese a muoversi al ritmo dei due uomini, sempre più velocemente, ora il calore era divenuto fuoco, fuoco che le fondeva ventre e anima, l’orgasmo la fece di nuovo gridare, respirò affannosamente sembrava che tutti quei colpi ricevuti l’avevano svuotata d’ossigeno, quando senti l’onda del piacere lasciarla fu scossa da un altro orgasmo ancora più forte, gli occhi avevano preso a lacrimargli senza motivo, le gambe avevano ripreso a tremargli e le contrazioni al ventre lasciavano gli addominali indolenziti veniva squassata da un’ orgasmo dietro l’altro. I due cavalieri presero a muoversi scompostamente, Lidia capì che erano vicini -Si- Riuscì a dire tra i singhiozzi -Riempitemi, voglio essere piena- Carlo fu il primo a godere seguito a ruota da Franco, sentiva lo sperma allagargli il budello, mentre quello di Franco, le colava dalla fica andando a ricadere sui suoi stessi peli pubici. Franco si sfilò da lei, con la sinistra l’aiutò a sedersi sul divano mentre con la destra si menava l’uccello imitato dall’amico, Lidia li guardava senza capire, si toccava l’ano e lo sentiva aperto e slabbrato, aveva paura che non tornasse più come prima, mentre pensava cosa raccontare al marito per il culo “allargato” Carlo gli avvicinò il sesso di nuovo turgido alla bocca, lei lo prese subito tra le labbra un riflesso incondizionato, iniziò un pompino sublime come se con quello volesse ripagare quel membro che gli aveva dato tutto quel piacere, succhio il liquido seminale misto alle sue secrezioni dai peli pubici dell’uomo. Franco si uni a loro, Si trovò a leccare tutti e due gli uccelli contemporaneamente, il primo a venire fu Franco, Lidia inghiottì tutto, per la prima volta aveva bevuto lo sperma, poi passò al sesso di Carlo, lo aspirò con foga fino a che anche lui non la ripagò con un’abbondante dose di sperma, guardò l’amante e tirò fuori la lingua ancora sporca del suo seme. Continuò a leccare i due sessi fino a pulirli completamente, i tre sfiniti si accomodarono scomposti sul divano, i due uomini iniziarono a rivestirsi mentre lei ancora confusa si guardava intontita attorno, vide un cameriere avvicinarsi, “Verrà a buttarci fuori per lo spettacolo indecente” pensò, abbassò il capo, almeno non l’avrebbe vista in faccia. -Per lei signora- Il cameriere porse una bottiglia di champagne alla donna -Offerto da quella comitiva- Spiego il ragazzo -Per… per lo spettacolo- Lidia guardò Carlo e sorrise.
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