Lo zio rise avanti all’imbarazzo di lei e a passi decisi si mise esattamente fronte alla ragazza, inchiodandole lo sguardo addosso, affascinato dalla sua giovane bellezza e dall’abito che pareva solo un velo luminoso sul suo corpo. La pelle bianca rifulgeva al lume delle candele e nel loro riflesso lo zio vide dinanzi a sé una donna, snella e aggraziata, il seno pieno e tondo, che si riversava generosamente e seducentemente fuori dalla veste. E il seno si sollevava e abbassava lentamente a ogni respiro. Le si accostò e con un fulmineo movimento le cinse la vita con un braccio, quasi sollevandola da terra; poi posò la sua bocca avida su quella della fanciulla, La ragazza vide se stessa come se fosse uscita dal proprio corpo e sentì che lo zio tentava di penetrarla. La resistenza della ragazza sembrò far desistere l’uomo che fece un passo indietro, sempre sorridendo, ma con un nuovo fuoco che gli ardeva nello sguardo. Con gesto repentino le strappò le vesti che caddero in un mucchietto attorno alle caviglie. Lei fissò l’uomo con gli occhi dilatati, muta per lo stupore poi si chinò per raccogliere gli abiti, ma le mani dello zio la presero per le spalle e la sollevarono, si trovò così racchiusa tra le sue braccia. Questa volta lottò e lottò divincolandosi dalla stretta Lo zio si era liberato delle sue brache e il membro nudo svettava minaccioso e a tratti le si appoggiava addosso. Lei restava senza fiato ogni volta che la bocca dello zio s’impadroniva della sua e che i suoi baci appassionati le coprivano il volto e il seno. Sentì le mani dello zio scenderle lungo la schiena e poi le sue dita che la frugavano nelle parti più intime. Quando un dito dello zio si piantò con forza nel suo culo, atterrita, vinta dal panico, spinse con tutte le sue forze e per un attimo riuscì a svincolarsi. Lui scoppiò in una risata più fragorosa di quelle precedenti e noncurante delle lacrime della fanciulla si sbarazzò della camicia, mentre i suoi occhi ardevano di passione godendosi lo spettacolo delle grazie completamente svelate, di gran lunga più incantevoli di quanto avesse immaginato o persino sperato. Quella nipotina aveva un corpo degno di una Dea. Lei sbarrò gli occhi dall’orrore nel vedere dianzi a se per la prima volta un uomo nudo. Rimase inchiodata al pavimento finché lui non fece un passo avanti, urlò a più non posso, Lottò e si dimenò più volte, ma ogni suo movimento non faceva che assecondare l’intento dello zio. I capelli le si sciolsero, accendendo ancor di più il desiderio dello zio. La verga dello zio sembrava acciaio rovente. La cercava , la frugava tra le cosce, poi, con un colpo secco, l’impalò, muovendosi rapido nel culo di lei. Lei si sollevò di scatto, dalle labbra le sfuggì un grido, e un dolore cocente parve diffondersi nelle reni. Lo zio si ritrasse bruscamente, attonito per lo stupore, e abbassò lo sguardo su di lei. Le sfiorò teneramente la guancia e mormorò qualcosa con voce bassa e impercettibile, le si accostò dolcemente, baciandole i capelli e la fronte sudata e accarezzandole il corpo con le mani. Poi penetrò nuovamente a fondo incapace di trattenersi oltre la nipote, che aveva l’impressione che ogni suo movimento la squarciasse, e le salirono le lacrime agli occhi. Quando le dita dello zio le frugarono nuovamente l’ano, involontariamente s’inarcò favorendo ancor di più l’inserimento del pene tra le labbra della sua vulva. Il ritmo dello zio si fece cadenzato e lei, con ancor più terrore, sentì che la clitoride, insensibile ai richiami della ragione e dell’orrore di ciò che le stava accadendo, reclamava il piacere drizzandosi come uno stelo, e le ghiandole cominciarono ad emettere linfa abbondante come le sue lacrime. Sperò che ciò favorisse la conclusione di quello stupro, ma il membro statuario pareva diventato insensibile bronzo. Non poteva vedere il volto dello zio, ma lo immaginava teso nello sforzo di resistere quanto più possibile alla tentazione di eiaculare. Allora lo strinse con le cosce e lo avvolse con le mani, premendo le mammelle gonfie sul torace dello zio. Avvertì la verga gonfiarsi in modo pauroso e, nella sua inesperienza, comprese che tra non molto lo sperma di zio avrebbe rinfrescato le pareti dolenti della sua vagina. Un ancor più acuto terrore la prese, al pensiero di restare incinta, ma fu incapace di ribellarsi. Il pube fece un movimento in avanti che spinse sino alla bocca dell’utero la punta del membro. Come da un abisso infinito, violento, frenetico lo sperma corse a fiotti lungo la canna, lo sentì con le labbra della vulva, finché l’abbondante getto vischioso la riempì completamente E dopo uno ne venne un altro, poi un altro e poi un terzo e, mentre perdeva ogni capacità di ragione tranne che il poter sentire piacere nel pieno di un orgasmo violento, gridò gridò godendo e come percossa da un fulmine, si accasciò svenuta ai piedi dello zio mentre l’ultima goccia le cadeva sul candido ventre perlato.
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