Patrizia è nata a Taranto trentaquattro anni fa. È una donna alta, molto avvenente, con capelli castano chiari, pettinati corti fin sotto il collo, porta la terza di reggiseno ed ama vestire comodo, ma femminile; nel suo abbigliamento non mancano mai le scarpe con tacchi abbastanza alti.Lavora come segretaria da più di un decennio e grazie alla sua intraprendenza è abbastanza apprezzata nel suo ufficio anche perché ha sempre svolto il proprio lavoro con assiduità e competenza e non si è mai lasciata andare ad alcun tipo di diversivo durante gli orari di lavoro, almeno finché non sono arrivato io.Con Patrizia ho immediatamente instaurato un buon rapporto, confidenziale ed amichevole nonostante ricoprissi una carica superiore alla sua; in breve tempo è diventata la mia segretaria ed abbiamo avuto molto tempo per conoscerci. Lei su questo punto ha sempre scherzato, dicendo che passava più tempo con me che con il marito.Tuttavia il nostro è sempre stato un rapporto basato sulla reciproca stima e ci siamo sempre rispettati, non superando mai il limite del consentito. Lentamente però ho portato i nostri discorsi su argomenti intimi: dapprima ho cominciato, ogni mattina, con il riempirla di complimenti; lei arrossiva ad ogni mio commento, ma i miei apprezzamenti l’hanno sempre lusingata. Un giorno ebbi la conferma che su di lei esercitavo ormai un certo ascendente; infatti le dissi che il suo profumo non mi piaceva e che a mio giudizio la sua femminilità ci avrebbe guadagnato se avesse indossato una minigonna molto corta, così da evidenziare le sue lunghe ed eccitanti cosce.La mattina dopo Patrizia si presentò in ufficio con una minigonna a fior di culo (non l’avrebbe mai fatto sino a poco tempo prima) ed aveva provveduto a cambiare profumo con uno più dolce, in quanto le dissi che preferivo gli odori dolci. Quella mattina Patrizia fece di tutto per mettersi in mostra dinanzi ai miei occhi, ma per un gusto sadico non le mostrai la minima attenzione, anzi ne approfittai per incazzarmi con lei per un lavoro, secondo me, mal fatto, sapendo benissimo invece che lo aveva svolto ottimamente.Alla fine di quella giornata la chiamai nel mio ufficio e lei venne con lo sguardo mortificato, pensando che non aveva fatto alcuna presa su di me. Le dissi di avvicinarsi alla mia sedia e quando mi fu accanto la osservai per alcuni secondi; Patrizia abbassò gli occhi pentendosi per essersi vestita in maniera così provocante; aspettava che da un momento all’altro mi dovessi incazzare per il suo abbigliamento e cercò di allungare la gonna, ma con scarsi risultati. Finalmente interruppi il silenzio e le dissi:”Finalmente ti sei vestita da troia; così mi piaci>; le allungai una mano sulla coscia, accarezzandola fin sotto la gonna. Patrizia rimase immobile, stupita ed eccitata, quindi arrivai con le dita a scostarle le mutandine: la fica era bagnatissima ed il clitoride aveva assunto dimensioni notevoli. Lo solleticai dolcemente; Patrizia si piegò su se stessa per il crescere dell’eccitazione. A quel punto, senza mai smettere di massaggiarle il clitoride, presi il telefonino, inserii la funzione vibrocall e lo infilai nella sua caldissima fica. Patrizia si lasciò fare tutto, composi il numero e lasciai che le vibrazioni del telefono si spandessero tra le labbra della sua fica. Patrizia raggiunse un mega orgasmo che la sfinì; si piegò sulla mia scrivania cercando il mio cazzo; la bloccai e le dissi:”domani siamo soli in ufficio; gli slip ed il reggiseno lasciali a casa, per il resto vai bene così”. Lei sorrise ed annuì, si ricompose ed uscì dalla porta dandomi l’appuntamento per l’indomani mattina.Patrizia arrivò in ufficio dieci minuti dopo di me e nel vederla mi eccitai all’istante: indossava una minigonna a portafoglio ed una camicetta abbastanza sbottonata; era evidente la mancanza di reggiseno e non appena si sedette la gonna si aprì mostrando il pizzo delle calze autoreggenti e parte del reggicalze, entrambi nere; ai piedi calzava un paio di decollete classiche con il tacco a spillo di almeno dieci centimetri.Mi avvicinai a cominciai a massaggiarle il collo; Patrizia si lasciò palpare, chiuse gli occhi ed assaporò il contatto delle mie mani. Lentamente scesi ad accarezzarle il collo, le sbottonai completamente la camicia e con ogni mano raccolsi un seno solleticandole i capezzoli che immediatamente si inturgidirono.Patrizia si girò verso di me e, rimanendo seduta, abbassò la cerniera del pantalone, mise la mano dentro i boxer e tirò fuori il cazzo già eretto; alzò lo sguardo verso di me e si mise a smanettarlo con cura, quindi abbassò gli occhi verso il mio membro, lo scappellò completamente e lo leccò dapprima in cima alla cappella, poi passò la lingua intorno al glande, quindi lo inumidì ai lati sino a succhiare la sacca delle palle; scese con la lingua fin quasi l’ano e nel frattempo aveva ripreso il cazzo in mano per masturbarmi. Mi leccò in quella posizione per diversi minuti, quindi tornò a leccare la verga e finalmente se la infilò in bocca. Cominciò il pompino: più succhiava più si ficcava il cazzo dentro fino a farlo scomparire nella sua cavità orale. Si mantenne con le mani ai miei fianchi e con la testa si mise a pompare incessantemente. Un fiotto caldo le arrivò in gola e continuò a ciucciare finché non ebbe ingoiato l’intera sborrata.Si alzò e si spogliò lasciandosi addosso soltanto le calze, il reggicalze e le scarpe. Il cazzo era ancora moscio, perciò lo prese in mano e gli dette un aiuto a rialzarsi. Si piegò e lo rimise in bocca: bastarono poche pompate perché la mazza fosse nuovamente pronta all’uso.Patrizia si piegò in avanti appoggiando le mani alla scrivania, divaricò le cosce e mi invitò a chiavarla. Le appoggiai il glande sulle grandi labbra quindi scivolai facilmente dentro il suo sesso. Cominciai a trombarla con forza e Patrizia si eccitò all’istante facendo sgorgare dalla sua passera infiniti umori. La trombai con continuità e Patrizia non faceva altro che gemere e godere. La presi per i capelli e la incitai a scopare con più vigore:”Dai troione, senti il cazzo come ti riempie quella fica da maiala che ti ritrovi. Senti come ti chiava e sei fai la brava dopo ti rompo il culo”. Patrizia raggiunse l’ennesimo orgasmo; non capì immediatamente le mie intenzioni quando tolsi il cazzo dalla fica. La verga era fradicia dei suoi umori e ben lubrificata, così pensai di puntarla subito verso il suo buco del culo. Quando sentì la cappella sbattere contro il proprio ano, Patrizia cercò di ribellarsi:”Nooo nel culo non voglio, non l’ho mai fatto””E adesso lo farai per la prima volta. Voglio farti diventare la migliore puttana del paese>”Ti prego non farlo, ho paura>, ma non fece in tempo a finire la frase che il cazzo aveva sverginato il suo piccolo buco. Dopo un primo intenso urlo di dolore, Patrizia cominciò a gemere ed a segui9re il ritmo dell’inculata. Rimase sempre piegata in avanti per favorire la penetrazione e si eccitava nel sentire le palle sbattere contro le proprie chiappe perché pensava che tutti i miei diciannove centimetri erano dentro il suo culo. Lei raggiunse diversi orgasmi prima di voltarsi e di dirmi con voce eccitata “schizzami in faccia”Si mise in ginocchio di fronte al mio membro ed avida lo prese tra le mani, dapprima ammirandolo, poi cominciando a smanettarlo. Godetti all’improvviso riempendole il viso di caldo sperma. Patrizia sentiva l’odore del liquido pervaderle tutto il volto ed anche i capelli furono riempiti di liquido denso e biancastro.Patrizia leccò il cazzo che pian piano divenne moscio, finché lo presi in mano e mi misi a pisciarle in faccia. Estasiata aprì la bocca cercando di bere quanta più pipì fosse possibile, poi si asciugò il viso e si rivestì.Per lei era cominciata una nuova vita
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