Il mio nome è Anna e sono una bella donna di quarantadue anni. Mi descrivo: alta 1.75 m,occhi e capelli neri, labbra carnose, 4^ misura di reggiseno,culo alto e sodo e due bellissime gambe. Insomma non passo inosservata anzi molto spesso vengo apostrofata con espressioni tipo, faccia da troia,succhiacazzi, scrofa,vacca ecc. Sono sposata con Ferdinando,un ometto cinquantenne grassottello e calvo a cui sono sempre stata fedele, almeno fino a che non sono accaduti alcuni episodi. Io ho sempre svolto la professione di insegnante (insegno lettere) mentre mio marito è un ingegnere edile. Proprio a causa della sua professione fummo costretti a trasferirci a Palermo dove viviamo adesso e dove si sono svolti i fatti che adesso andrò a raccontarvi. Infatti, proprio per seguire mio marito,dovetti adattarmi ad insegnare presso una scuola serale ed è proprio in questa scuola che la mia vita di tranquilla signora borghese, si è trasformata in quella di una femmina in calore. La scuola era un istituto professionale per meccanici ed io ero l’unica insegnante donna. Io insegnavo in quattro classi ed i miei alunni,naturalmente tutti uomini, erano ragazzi con età compresa tra i 25 ed i 30 anni. Il primo impatto fu molto traumatico, infatti i miei alunni mi guardavano, o per meglio dire mi radiografavano, in maniera molto intensa e commentavano, spesso ad alta voce, elencando le mie doti fisiche più appariscente: – guarda che faccia da troia ha la signora professoressa – – visto che tette sembra proprio una vacca da mungere – – e con quel culo che si ritrova, deve essere proprio una spasso inchiappettarla – – e quelle labbra da succhiacazzi sono un istigazione a commettere atti osceni – Io inizialmente facevo finta di non sentirli e tentavo di rimanere indifferente, ma con il passare dei giorni, mi rendevo conto che la situazione mi turbava o per meglio dire: la situazione mi eccitava. Infatti quando tornavo a casa, tentavo inutilmente, di istigare mio marito a soddisfarmi, ottenendo solo dei netti rifiuti o nella migliore delle ipotesi una rapida ed insipida scopatina che lasciava intatto ogni mio desiderio, vista si la durata e viste le dimensioni veramente ridicole della “virilità del mio uomo “ (7-8 cm in piena erezione). Così iniziai a trasformarmi dapprima nell’abbigliamento, infatti acquistai abiti attillati con delle scollature molto generose e soprattutto in lunghezza arrivavano buoni 10 cm sopra il ginocchio. Sostituii le mie scarpe a tacco basso (tipo ballerine) con sandaletti scollatissimi e con tacchi veramente vertiginosi,dai 10 ai 13 cm, che mi conferivano una andatura vistosamente ancheggiante e che mi conferiva sempre di più un aspetto da gran troia. Così una sera entrai in una classe per svolgere le ultime due ore di lezione.Era l’unica classe presente quella sera all’interno della scuola, anche il personale non docente era assente, infatti il bidello mi aveva consegnato una copia della chiave del portoncino d’entrata, pregandomi di chiudere una volta usciti dalla scuola. I ragazzi quella sera erano alquanto irrequieti continuavano a distrarsi e a non seguire la mia lezione, a questo punto mi inalberai ed iniziai a sbraitare: – insomma ragazzi finitela di fare rumore, siamo un in un aula scolastica non in un baccanale – piantatela o vi metto una nota sul registro – A questa mia uscita seguì un immediato silenzio, che mi fece credere di aver ottenuto la loro attenzione e soprattutto il loro rispetto. Invece dopo qualche secondo di silenzio, dal primo banco, si alzo un bel ragazzone moro che,fissandomi negli occhi disse: – signora professoressa la devi finire di rompere i coglioni con le tue lezioni l’unica lingua che ci interessa è la tua sul nostro cazzo e adesso tu buona buona ti spogli nuda e poi vieni banco per banco succhiarci il cazzo, è tutto chiaro bella troiona matura – – come ti permetti – risposi io con poca convinzione Quindi intervenne anche il suo compagno di banco: – si grandissima succhiacazzi da oggi in poi la lingua non la devi usare più per parlare, ma solo per la funzione per la quale tu ne sei stata dotata: sucare le minchie questo provocò la risata di tutta la scolaresca, poi il ragazzo proseguì: – troia non stiamo scherzando, se entro 30 secondi non sei nuda ti veniamo a spogliare noi e i vestiti li bruciamo e dopo averti scopato ti mandiamo a casa nuda da quel cornuto di tuo marito – – Sai che sputtanamento attraversare la città con il culo di fuori – Aggiunse un altro dei ragazzi. Io ero spaventata dalla situazione ma nello stesso tempo sentivo salire in me uno stato di estrema eccitazione e noncurante delle conseguenze del mio gesto, acconsentii alle richieste di quei bruti ed iniziai a spogliarmi, rimanendo nuda con l’eccezione delle scarpe e di un paio di calze nere con la riga sorrette da delle giarrettiere. Il mio spogliarello fu accompagnato da ululati e fischi di approvazione e quando mi tolsi anche le mutande ci fu una vera e propria ovazione. Così tutta nuda, rossa dalla vergogna e dall’eccitazione, sculettai verso i due ragazzi del primo banco da cui era partita la proposta indecente e con voce rotta dall’emozione esclamai: – ecco ragazzi sono nuda come mi avete chiesto, ma mi raccomando che non trapeli nulla di quanto sta accadendo qui, fuori dall’ambito della classe – – basta che adesso prendi il cazzo in bocca, così lo fai indurire bene, poi con un righello lo misuri e ti scrivi la lunghezza sul registro e quando avrai finito annotare tutte le nostre misure, potrai rivestirti e tornare da quel gran cornutone di tuo marito – Così rassegnata mi accovacciai ai piedi di uno dei due ragazzi che nel frattempo aveva estratto dai pantaloni un membro veramente enorme e prima con la lingua iniziai a lambire la cappella e poi lo accolsi nella bocca per quanto me ne fu possibile. – basta sucare troia che se no mi fai venire, prendi il righello e misura – Così obbediente a quanto dettomi estrassi il cazzo dalla bocca e lo misurai: era veramente enorme 24 cm, segnai sul registro la dimensione e passai al suo compagno di banco. Li misurai tutti e 20, erano tutti enormi, il più piccolo raggiungeva i 23 cm il più grande era almeno 27 cm. Finita l’operazione “catastale“ mi fecero abboccare nuovamente uno ad uno tutti i cazzi, questa volta per scattarmi una fotografia che ritraeva, il mio volto ben riconoscibile in primo piano, con il cazzo in bocca . Fecero 20 foto una per ogni cazzo. – Bene troia ora abbiamo queste e se non vuoi che vengano distribuite in giro è meglio che diventi una troia ubbidiente- – Come sai tutti i giovedì sera come oggi saremo l’unica classe presente nell’istituto, quindi in questo giorno tu starai in classe abbigliata come adesso e sarai a nostra disposizione per ogni nostro capriccio – – Gli altri giorni ti consentiremo di rimanere vestita ma potremo pretendere da te qualche prestazione particolare, niente comunque che potrà essere percepito al di fuori dall’aula – Finito di impartirmi questi ordini mi fecero tornare (naturalmente ero sempre nuda) verso la cattedra e nel tragitto, visto che passavo in mezzo a due file di banchi, i ragazzi iniziarono a sculacciarmi sonoramente, mentre mi insultavano indecorosamente tra sguaiate risate. – dai vaccona cammina – – si facci vedere come sculetti bene – – guarda come gli ballano quelle tettone – Arrivai alla cattedra con i segni delle loro manate ben visibili sulle mie candide natiche e in uno stato di eccitazione elevato, infatti il contatto e la vista dei loro cazzoni aveva avuto su di me un effetto devastante che era stato poi completato dalle manate e dagli insulti . – ragazzi va bene sono a vostra disposizione accetterò ogni vostro ordine, farò qualunque cosa – dissi io speranzosa di subire la loro libidine e soprattutto di placare la mia. Purtroppo rimasi delusa, infatti i ragazzi con un insospettabile grande autocontrollo,mi invitarono a rivestirmi e ad andarmene a casa – – basta troia, per stasera abbiamo finito se hai voglia di cazzo te la fai togliere dal quel cornuto di tuo marito, noi adesso ce ne andiamo – ci vediamo domani – e poi uno di loro aggiunse – domani vai dal parrucchiere e fatti raccogliere i capelli in uno chignon, che quando ci suchi la minchia ci serve un appiglio – Così veramente eccitata dovetti rivestirmi e con la fica che grondava umori mi rivestii e riluttante tornai a casa. Nel tragitto verso casa pensai a quanto successo e questo non fece che accrescere ulteriormente la mia eccitazione.Arrivata a casa iniziai a fare le moine a mio marito movendomi sinuosamente fino ad arrivargli di fronte. Qui feci affondare la sua faccia nella mia scollatura, si perché tra i tacchi e tra il fatto che lui era alto non più di 1.60 m la sua faccia arrivava giusto all’altezza delle mie tette. Lui infatti aveva protestato per il mio cambiamento di look, infatti oltre ad essere più desiderabile agli occhi degli altri uomini, con i tacchi lo sovrastavo di quasi una trentina di cm rendendolo ridicolo agli occhi degli altri, quando andavamo a passeggio. Essendo però lui caratterialmente abbastanza succube accettò suo malgrado questo mio nuovo atteggiamento. Comunque tornando a quella sera io ero eccitatissima ed avevo assolutamente bisogno di un uomo, anche di un ometto come lui, che mi soddisfasse. Quindi lo spogliai ed estratto il suo cazzettino dalle mutande me lo feci infilare immediatamente nella fica, ma dopo solo due tre spinte quel minidotato di mio marito mi sborro nella fica lasciandomi inappagata.Ma non mi persi d’animo e pretesi anche io il mio piacere: – brutto nanetto pelato – dissi rivolgendomi a lui e poi prosegui – adesso visto che non sei in grado di farmi godere con il cazzo, come farebbe un vero uomo, mi farai godere con la lingua, su pisellino lecca – gli dissi mentre salivo a cavalcioni sulla sua faccia, lui tento di protestare dicendo che la mia fica era piena di sperma, ma io non volli sentire scuse ed anzi aggiunsi: – meglio che ti abitui a sentire il sapore della sborra nella mia fica perché la prossima volta ti potrebbe capitare di sentire il sapore il sapore dello sperma di un altro – A questa minaccia il mio maritino non reagì ed inizio devotamente a leccarmi la fica procurandomi un intensissimo orgasmo nel giro di pochi minuti . – si godo, si caro il mio cornutone adesso godo, bevi il mio succo mischiato al tuo sperma – Dopo aver goduto smontai dalla sua faccia e alzatami mi recai in bagno. Mio marito mi segui e preoccupatissimo inizio a chiedermi spiegazioni a quanto avevo urlato durante l’orgasmo. Così colsi l’occasione e gli spiegai senza omettere nulla a quanto era accaduto quella sera a scuola,rimarcando soprattutto sulle dimensioni dei membri dei ragazzi: – hanno dei cazzi fantastici altro che il tuo pisellino – – mi hai preso in giro per 15 anni con il tuo insignificante cazzettino ora è arrivato il momento che provi dei veri cazzi – ed aggiunsi – se ti va è così, altrimenti sei libero di andartene, ma se rimani dovrai accettare di buon grado di essere un bravo cornuto – Lui, come avevo previsto, accetto suo malgrado il suo nuovo stato di cornuto anzi si scusò per il fatto non era in grado di farmi godere a dovere e aggiunse che mi avrebbe capito se mi sarei presa soddisfazioni fuori dal talamo coniugale – – puoi starne certo – aggiunsi seccamente e me ne andai a letto. Il giorno dopo mi preparai con cura per la serata, infatti avevo solo un’ora di lezione ed era proprio con la classe della sera prima . Così andai dal parrucchiere e mi feci un’acconciatura nuova come ordinatomi dai ragazzi, capelli tutti tirati indietro e raccolti, in modo da fornire loro un comodo appiglio mentre li sbocchinavo. Mi lavai e profumai accuratamente calzai le scarpe con un tacco da tredici cm e un paio di calze a rete nere sostenute naturalmente da 2 giarrettiere rosse. Avevo comprato per l’occasione un mini abito che arrivava a meta coscia che oltre ad una generosa scollatura mi lasciava nude buona parte delle spalle. Sembravo proprio una puttana, mio marito quando vide che stavo per uscire cosi combinata tentò di abbozzare una protesta, ma basto un mio sguardo per dissuaderlo . – scusa cara sei libera di fare quello che vuoi, io starò qui buono buono ad aspettare il tuo ritorno – – si da bravo cornuto – risposi io ridendo mentre uscivo do casa vogliosa di provare quei bei cazzi che la sera prima avevo potuto solo ammirare o poco più. Così gia in stato di eccitazione mi recai a scuola, arrivai in classe in anticipo quando questa era ancora vuota. I ragazzi arrivarono alla spicciolata e al suono della campanelle furono tutti in classe. Io quando si furono tutti accomodati io rimasi in piedi davanti alla cattedra per farmi ammirare fasciata dal miniabito che indossavo ed in attesa dei loro commenti, che naturalmente non si fecero attendere. – hai visto la professoressa si è vestita proprio come una troia stasera – – già si vede la vista dei nostri cazzi ieri sera la mandata proprio in fregola – e poi rivolgendosi a me: – Hai voglia dei nostri cazzi puttana? – Dai rispondi – – Si ragazzi non so cosa mi sta succedendo ma mi avete una smania addosso che non so più quello che faccio – – Hai capito la prof è in calore, ha voglia di cazzo,non è vero troia? – – Si ragazzi – risposi io abbassando gli occhi – Bene zoccola sarai accontentata,ma non subito, prima dovrai abituarti e dei cazzoni come i nostri – E mentre diceva questo il ragazzone estrasse dalla sua borsa un cazzo di plastica di buone dimensioni 20 cm di lunghezza ed un diametro di 3 cm e proseguì con delle cinghie di cuoio alla base, per fissarlo: – ora la nostra cara professoressa prende questo bel cazzone e se lo infila tutto su per il culo – io tentai di protestare dicendo che li non lo avevo mai preso, ma loro incuranti delle mie suppliche mi intimarono di ubbidire e sotto il loro sguardo divertito, mi introdussi l’oggetto nel culo in tutta la sua interezza. Questa violazione naturalmente mi provocò notevoli sofferenze ma nonostante queste compii fino in fondo il mio dovere. Poi mi fissarono le cinghie alle cosce, in modo da evitarne la fuoriuscita mi fecero indossare nuovamente le mutandine e come se nulla fosse con il cazzo posticcio che mi violava il buco del culo mi dissero di cominciare la lezione, naturalmente dopo essermi seduta normalmente dietro la cattedra. Ed in questo clima veramente surreale inizia la lezione come se nulla fosse fino al suono della campanella. I ragazzi reggevano perfettamente il gioco, infatti non solo ascoltavano la mia esposizione in silenzio ma avevano ripreso a trattarmi con rispetto e pure a darmi del lei. Ero veramente interdetta non riuscivo a capire a che gioco stessero giocando ero li disponibile ad essere la loro TROIA e loro si limitavano solo a stuzzicarmi e non approfittavano di avermi in loro potere. Come mi stessi sbagliando in questo mio giudizio l’avrei scoperto solo in seguito, comunque quella sera fui costretta a tornare a casa con il cazzo finto nel culo e con le mie voglie ancora intatte. E solo all’uscita dalla classe fecero menzione di quanto avevo ficcato nel culo e mi invitarono a tornare a casa con il cazzo ficcato nel culo e poi aggiunsero: – domani quando tornerai a scuola dovrai avere ancora il cazzo su per il culo – – gradiremmo che ti vestissi meno da troia, solo l’abbigliamento intimo deve essere da quella puttana che sei, ma il vestito deve essere da signora per bene – – quindi quello straccetto che indossi sta sera, usalo per uscire con quel cornutone di tuo marito e non per venire a scuola – tutto chiaro puttanona? Adesso puoi tornare a casa – Naturalmente il rientro a casa non fu un impresa facile, visto quanto avevo introdotto nel culo. Arrivata a casa mi spogliai e sempre con il cazzo ficcato nel culo mi feci leccare la fica da quel cornuto di mio marito e anche sta volta, dopo pochi colpi di lingua raggiunsi l’orgasmo. La sera seguente prima di recarmi a scuola mi infilai,come ordinatomi dai ragazzi, il cazzo di plastica su per il culo e poi mi vestii,sempre come indicatomi dai ragazzi. Infatti la biancheria intima era come le volte precedenti,mutandine molto sgambate calze nere a rete rette da giarrettiere, reggiseno molto scollato a balconcino..Mentre il vestito era composto da una giacca ed una gonna e quest’ultima ben 5 cm sotto il ginocchio, sotto la giacca una camicetta allacciata fino al collo.Anche le scarpe erano cambiate,infatti indossavo dei sandaletti con un tacco un poco più moderato rispetto alla sera precedente, 8-9 cm. Così vestita entrai in classe.Per prima cosa i ragazzi, controllarono la presenza del vibratore nel mio culo: – signora professoressa si chini a 90° con la faccia sulla cattedra – disse uno dei ragazzi ed io eseguii immediatamente, quindi il ragazzo venne subito a mettersi alle mie spalle. Poi, con fare molto “professionale “,mi sollevo la gonna e abbassandomi le mutande a metà coscia, verificò la presenza del cazzo posticcio nel mio culo. A questo punto impugno l’arnese di plastica e iniziò a stantuffarmelo su per il culo tra le risate generali della classe. – Ti piace troia il cazzo nel culo? – Guardate ragazzi come gli entra bene – Controlla se si è bagnata la troia – disse uno dei ragazzi al mio torturatore La richiesta non cadde inascoltata infatti il ragazzo mi ficco due dita in fica – cazzo la troia è bagnatissima – rispose il ragazzo mentre mi sditalinava in fica Così mi trovavo a 90° con il culo scoperto un cazzo di plastica nel culo ed un mio alunno che mi sditalinava davanti a tutta la classe. Se me l’avessero raccontato solo 15 giorni prima avrei pensato che era una follia, io una signora borghese moglie fedele certe cose non le avevo neanche immaginate, figuriamoci farle. Invece .in quella posizione indecente, dopo pochi minuti di quell’insana carezza ebbi un rumorosissimo e devastante orgasmo che provocò ai ragazzi, dapprima stupore poi ilarità, infatti iniziarono ad insultarmi con i peggiori epiteti mentre ridevano sguaitamente: – Guardate questa bagascia è proprio senza ritegno – – Si gode come una scrofa in un porcile – – Sotto quell’aria da santarellina è solo una grandissima puttana – Dopo che si furono calmati il ragazzo mi estrasse il cazzo dal culo, mi tirò su le mutande e giù la gonna, mi diede una pacca sul culo e mi invitò a prendere posto a ginocchioni sotto la cattedra che poi avrei dovuto interrogare. Mi spiegarono che d’ora in poi le interrogazioni si sarebbero svolte così: io in ginocchio sotto la cattedra, loro seduti sulla mia sedia a leggere il libro mentre io da sotto avrei dovuto spompinare l’interrogato. Mi passarono il registro e mi invitarono a chiamare per l’interrogazione un alunno di mia scelta specificandone il nome,il cognome e la lunghezza del cazzo,che due giorni prima avevo annotato sul registro. E così feci. – Alfio Caruso 24 cm – dissi io – Vengo subito professoressa – rispose il ragazzo Che si piazzo sulla mia sedia ed estrasse dai calzoni la sua splendida verga invitandomi senta tanti indugi a sucargliela – Suca puttana di una professoressa che poi ti riempio la gola di sborra – Mentre gli leccavo il cazzo il ragazzo leggeva la vita di Manzoni come se stesse rispondendo ad una mia domanda. Lui leggeva ed io lo sbocchinavo con una maestria tale, che fino a quel giorno, neppure io sospettavo di avere. Alternavo lunghe leccate sull’asta del cazzo a delicati succhiotti sul filetto o abboccavo al cazzo ficcandomelo in gola fino quasi a soffocare.Il ragazzo sembrava gradire molto il trattamento, tanto che smise di leggere ed iniziò a rivolgermi una serie di improperi: – minchia sta sucaminchia come lo suca bene – – professoressa sei una virtuosa del bocchino – – sei una bocchinara figlia di bocchinara – Il ragazzo nonostante l’enorme stato di eccitazione ristette a lungo e solo dopo mezz’ora,afferratomi per la nuca,mi spinse la cappella fino in gola e li mi riverso la copiosa sborrata- – Vengo troia ti vengo in bocca lurida puttana sucaminchia – – Bevila tutta che ti fa bene, professoressa di sto cazzo – Dopo gli nettai tutto il cazzo con la lingua, lasciandoglielo perfettamente mondo da ogni traccia di liquido seminale. – bene professoressa adesso che ha finito di sucarmi può darmi il voto per l’interrogazione – disse il ragazzo facendosi una risata . – certo Alfio, hai meritato un bell’otto – risposi compitamente io dandogli un bacio con lo schiocco sulla cappella. Nel frattempo suonò la campanella mi rassettai alla meglio e salutando i ragazzi usci dalla classe sculettando. Mentre andavo a casa pensai a quanto accaduto quella sera e immaginando quando sarebbe accaduto l’indomani (giovedì ultime due ore e soli nella scuola n.d.r.).
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