Valentina si guardò nello specchio dell’ascensore, prima che le porte si aprissero, e si sistemò critica una ciocca di capelli. Era stata al ristorante cinese con delle amiche e ora tornava a casa, ma la serata non era ancora finita. Avrebbe infatti trovato Roberto che, approfittando della sua uscita, aveva organizzato una cena con amici conosciute in rete. Ci teneva quindi a fare bella figura.Davanti alla porta si lisciò la gonna al ginocchio e controllò che lo spacco fosse nel punto giusto. Mosse le labbra per ravvivare il rossetto che si era rimessa in macchina, aggiustò la catenina di brillanti che le circondava la vita chiedendosi se non sarebbe sembrata loro troppo elegante, poi si fece coraggio e infilò la chiave nella serratura. Subito l’odore di fumo le pizzicò le narici. Sperò ardentemente che il marito avesse chiuso le porte delle stanze. Non le piaceva il fumo. Il vociare sembrava essersi fermato, evidentemente l’avevano sentita entrare e l’aspettavano. Percorse il piccolo corridoio, con il cuore che le batteva leggermente più forte del solito, poi indossò uno dei suoi sorrisi più allegri e si affacciò alla porta della sala da pranzo, solo con la testa. “Ciao a tutti!” esclamò. “Ciao amore! – l’apostrofò il marito tendendole un braccio – vieni qui che ti faccio conoscere questa compagnia di matti!” Valentina si fece avanti, cercando di essere il più disinvolta possibile, mentre la tavolata le rispondeva allegra. Gli amici del marito si alzarono poi in piedi per salutarla, e lei cominciò il giro del tavolo, stringendo le mani: “Federico, ciao!” “Marco, piacere.” “Alfonso, ciao” “Io sono Enzo, ciao!” “Paolo, molto piacere!” “Ciao, Giovanni.” “Chiamami Schiavo” disse l’ultimo provocando le risate di tutti. “Ehi Roberto, non ci avevi detto che tua moglie era così bella!” fece poi uno di loro dando al marito di Valentina un leggero pugno sulla spalla. “Te la tenevi nascosta, dì la verità…!! – disse un altro – Ecco perché non gioca mai a calcetto con noi, questo stronzo….”Mi fa male il ginocchio… dice…si si….col cavolo!!” proseguì imitando Roberto e scatenando altre allegre imitazioni. Valentina rideva di gusto, stando al gioco. Sentiva che non la stavano adulando, che i complimenti erano sinceri. Non negava di essere una bella ragazza; quella sera poi si era curata particolarmente, sapendo di dover incontrare tutta la combriccola del marito. La sensazione di essere ammirata da tutte quelle persone la inebriava. E ancora di più la inebriava lo sguardo orgoglioso di Roberto, che la fissava adorante. Si sedette vicino a lui, su una sedia prontamente portata da uno dei ragazzi. Si versò del moscato e mentre la conversazione riprendeva, si prese un po’ di tempo per osservarli con più attenzione. Erano tutti ragazzi sulla trentina. Qualcuno poteva essere più giovane, uno di loro un po’ più grande. Sembravano molto simpatici. Come in tutti i gruppi che si rispettino c’era qualcuno più timido, che parlava poco e beveva molto, e qualcuno che sapeva tenere banco per decine di minuti raccontando barzellette di dubbio gusto. L’argomento principale della conversazione era ovviamente quello per il quale si erano conosciuti su Internet, ma spesso qualcuno cercava di coinvolge anche lei con domande sul suo lavoro, o con battutine spiritose sul marito; evidentemente Roberto aveva taciuto loro che anche lei era un’ottima conoscitrice di Access. Con un pizzico di malizia decise di non dir niente, salvo poi intervenire ad un certo punto nella discussione, chiarendo un punto su cui sembrava esserci una certa confusione. Aveva combattuto con un istruzione simile pochi giorni prima, e ne conosceva quindi ogni segreto. Fece una figura niente male. I ragazzi ammutolirono, mentre il marito ridacchiava leggermente evitando i loro sguardi. La guardarono a bocca aperta, poi scoppiarono a ridere insultando a più non posso Roberto e incolpandolo di aver tenuto loro nascosto anche questo pregio della moglie. L’atmosfera si era fatta piacevole e rilassata. L’argomento data base ad un certo punto fu abbandonato e, spinti dalla confidenza che si era creata fra di loro, Roberto e gli amici cominciarono a scambiarsi sagaci battutine sulle donne, come sempre succede alle cene fra amici. Il fatto che Valentina fosse presente non sembrava inibirli anzi, forse in qualche modo amplificò le battute, i giochi di parole. Valentina si ritrovò a pensare che non erano poi tanto diversi da un qualsiasi altro gruppo di primati: ognuno cercava di farsi più bello ai suoi occhi. Negli altri animali però tutta la fatica avrebbe poi portato ad un vantaggio concreto per il migliore di loro, che avrebbe potuto accoppiarsi con la femmina. In questo caso, pensò Valentina cogliendo al volo lo sguardo ammirato di uno dei ragazzi e restituendogli un sorriso, era ovvio che nessuno ci avrebbe rimediato nulla, ad esclusione di Roberto. Eppure l’istinto di questi uomini reagiva nella stessa identica maniera di quello di tutti i maschi di moltissime specie animali! Ridacchiando fra sé e sé per questi paragoni da biologa si alzò per andare a prendere altro gelato in cucina. Al suo ritorno il marito volle farla sedere sulle sue ginocchia. “Meglio di no, tesoro…” Gli disse Valentina cercando di opporsi. “Eddai…” le sussurrò Roberto con un tono a cui non sapeva dire di no. Si sedette quindi, anche se immaginava che in quel modo si sarebbe intravisto dallo spacco il pizzo della calza, e infatti fu così. Il ragazzo seduto vicino a loro cominciò a sbuffare e a sventolarsi come se fosse assalito da improvviso calore e chiese, fingendo urgenza, un bicchiere d’acqua. “Che succede!?” Chiesero gli altri quasi in coro. Roberto posò una mano sulla gonna della moglie e, lottando contro le sue resistenze, alzò di qualche altro centimetro la stoffa. “Ma smettila Roby!” Esclamò Valentina cercando affettuosamente di farlo smettere. Con un cenno degli occhi il marito però chiamò i suoi amici a godere di quello spettacolo. Dall’apertura dello spacco adesso si intravedeva tutto il margine della calza. Mentre Valentina rideva e cercava di coprirsi, i ragazzi esprimevano la loro meraviglia e ammirazione, lanciando insulti scherzosi all’indirizzo dell’uomo. Qualcuno fece battute un po’ audaci sul suo corpo, ma quelle allusioni non fecero che lusingarla. Si sentiva ormai euforica, allegra, e aveva cominciato a troieggiare leggermente, cosa che le riusciva benissimo, a detta del marito. Mentre si muoveva sulle sue ginocchia per evitare una mano maliziosa, Valentina percepì sotto le gambe l’erezione del marito: Roberto si stava eccitando nel vederla scherzosamente concupita da tutti quegli uomini. Chissà quali fantasie gli passavano per la testa…. Valentina si sentiva così meravigliosamente bene che per un attimo pensò di poterle esaudire tutte! Questo pensiero la eccitò ulteriormente. Cambiò posizione affinché la gonna salisse ancora un po’ e si girò verso di lui, baciandolo lascivamente. Sentiva gli sguardi degli amici su di loro, nonostante avessero ripreso a chiacchierare come niente fosse. La cosa le piaceva molto. “Quanti anni hai, Valentina, se si puo’ chiedere…?” Fece ad un certo punto Federico sporgendosi leggermente sul tavolo. “Tu quanti me ne dai?” Ribatte’ la ragazza, come faceva di solito a quella domanda. “Va bene, va bene – intervenne Roberto prima che Federico potesse rispondere – sparate la vostra previsione, chi indovina vince….un baciamano alla mia donna!” Tutti dissero concitatamente la loro. Marco cambiò idea ben tre volte. Alla fine tre indovinarono: 29 anni. In fila indiana, con aria galante, sfilarono davanti a lei per baciarle la mano. L’ultimo, Vincenzo, fece finta di pulirle bene la mano con un tovagliolo, prima di appoggiarvi le labbra, e l’allegra brigata rise di nuovo. “Carino questo gioco – disse Enzo, uno di quelli che non aveva vinto – dai, facciamone un altro!” “Ok – esclamò Valentina in un impeto di esibizionismo – vediamo chi indovina la mia misura di reggiseno!!” Un brusio di sorpresa si alzò dal tavolo. “Che si vince?” fece Enzo con aria finta professionale. Roberto la strinse leggermente a se’ con la mano che le poggiava in vita. “Direi…una tastata sul seno! Che ne dici cara?” Disse poi sporgendosi per guardarla negli occhi. “Direi che mi sembra onesto…” replicò lei ridendo. “Va bene, ma non è che si veda molto vestita così…” ribattè Vincenzo. Gli altri si dimostrarono d’accordo. “Un aiutino??” aggiunse Giovanni maliziosamente. “Va bene… – fece Valentina alzandosi – piccolo però!” Detto questo portò le mani a coppa sotto al seno, facendo quindi aderire la camicetta al busto. In questa posizione girò ben bene il corpo in modo da mostrasi da tutte le angolazioni, poi si risedette sul marito, sistemandosi i capelli con aria sbarazzina. Qualcuno tossicchiò, lo spettacolino era stato piuttosto eccitante, nonostante tutto. “Non vale, non vale!! – esclamò Vincenzo – sotto la camicia potresti avere chissà quale reggiseno…uno di quelli che tirano su, come si chiamano….” “Vero! – aggiunse Roberto – potresti avere uno di quegli orribili push up, cara!” “Non ce l’ho! Giuro!” Rispose Valentina “Dai, facci vedere, sbottonati un attimo la camicetta, amore!” Insistette il marito. “Uff, e va bene!” Valentina si alzò di nuovo in piedi e cominciò a slacciare il primo bottone. Un silenzio innaturale era calato nella stanza, a quel gesto. Nonostante si sentisse avvampare le gote Valentina proseguì nell’operazione, lentamente. Arrivata all’ultimo bottone lasciò cadere l’indumento lungo le spalle, fino a che non le si arricciò nell’incavo dei gomiti. Il balconcino di pizzo e velo marrone le nascondeva appena le areole rosate. Lo sguardo eccitato di alcuni dei presenti la riportò alla realtà. Si riabbottonò in tutta fretta, e si sedette di nuovo nel rassicurante abbraccio del marito. “Ecco fatto!” disse sorridendo. Vincenzo, il più estroverso di loro, prese per primo la parola. “Beh, ehmm….perfetto, credo che come dimostrazione possa bastare, che ne dite ragazzi? Io dico terza.” “Io seconda” “Ma va….si vede lontano un miglio che è una quarta…” Ognuno disse le sua. Si accesero anche piccole discussioni scherzose. Valentina si divertiva un mondo a sentire quanto poco i ragazzi ci capissero di misure femminili. Alla fine furono Enzo, Federico e Alfonso a vincere. Valentina si girò verso il marito. “E adesso?” Gli chiese con gli occhi spalancati. “Adesso devi farti tastare le tette, amore” Le rispose l’uomo sorridendole innocentemente e marcando l’ultima parola. “Ma dai, Roberto, si scherzava…” cominciò a dire Alfonso arrossendo violentemente. Roberto lo zittì con uno sguardo gelido. Non era quello il momento di tornare indietro. Si avvicinò poi all’orecchio di Valentina, e le spiegò cosa fare. La donna ridacchiò, poi si diresse silenziosamente verso la parete, appoggiandovi le braccia tese. “A chi tocca?” chiese Roberto scrutando i volti intorno al tavolo. I vincitori lo guardavano sorpresi, immobili. “Ma…” disse Federico. “Niente ma. Vai.” Così dicendo gli fece uno sguardo chiarificatore, come a dire ‘Non roviniamo tutto proprio adesso’. Il ragazzo si avvicinò a Valentina, ancora ferma contro il muro, e infilando una mano tremante sotto la camicetta le sfiorò il ventre. Valentina sentì le gambe cederle per l’emozione, ma si costrinse a restare immobile. La mano nel frattempo era risalita lungo la sua pelle e ora impugnava un seno, stringendolo leggermente. Enzo decise di intervenire proprio in quel momento. Si avvicinò e infilò la mano nella scollatura della donna, arrivando al seno rimasto libero. Valentina, ad occhi chiusi, non riuscì a trattenersi, e ripiegò la testa all’indietro, sospirando. Pensò un attimo a Roberto, a quanto dovesse avere il cazzo duro, in questo momento. Avrebbe voluto sentire quelle mani frugarla molto si più. Invece sentì il gelido “No, grazie” di Alfonso. I due che la toccavano si ritrassero contemporaneamente, facendole mancare quella sensazione di calore che stava cominciando ad assaporare. “Sei mitica” Le disse Federico mentre le scoccava un bacio sulla guancia. Enzo invece la prese per la vita, accompagnandola amichevolmente dal marito. “Hai una donna splendida.” Gli disse. Valentina si sedette di nuovo sulle gambe di Roberto e lo baciò con passione. Notò che aveva gli occhi lucidi. Era davvero molto eccitato, quasi quanto lei! Con qualche imbarazzo la conversazione riprese. Nessuno aveva il coraggio di proporre un altro gioco, e di nuovo fu Roberto a prendere in mano la situazione. “Qualcuno ha qualcosa da proporre per continuare il gioco?” Disse quindi. Nessuno gli rispose, tutti facevano i vaghi. Fa Valentina a stupirlo, esclamando nel silenzio generale: “Vediamo chi indovina come sono…laggiù!! – e si indicò fra le gambe con lo sguardo. – pochi, tanti, depilata…cose così!” Roberto la guardò: aveva una faccia sbarazzina che lo avrebbe fatto arrapare in qualunque situazione…figuriamoci in quella. Era davvero partita. I ragazzi non erano meno stupiti di lui. Alfonso scuoteva la testa, incredulo, lo sguardo sconvolto. Gli altri ridacchiavano, si scambiavano battute imbarazzate. Nessuno di loro si era mai trovato in una situazione del genere. “Devi – ehm – devi mettere una posta, amore….” disse Roberto che per la prima volta nella serata ebbe bisogno di schiarirsi la voce. “Giusto! – fece Valentina – Beh, direi che potei farla… annusare al vincitore! Che ne dite??” Vincenzo scoppiò a ridere. “Adoro questa donna…- disse poi – e secondo me ce l’ha… del tutto depilata!” “Nooo…io dico di no, e ne ha pure parecchi, per me” Disse Federico arrossendo. “Secondo me li ha curati, tagliati, insomma” obiettò Marco. Paolo invece era convinto che avesse lasciato solo una striscia al centro. Come prima, ognuno fece la sua ipotesi, tranne Alfonso che ormai se ne stava immusonito in un angolo del tavolo. “Beh? – le fece Roberto quando tutti ebbero espresso il loro parere – chi ha vinto?” Valentina li guardò uno per uno con quello sguardo da troia che ormai non riusciva più a levarsi dagli occhi. “Vincenzo!” Esclamò infine. Il ragazzo lanciò un urlo, lasciandosi andare a manifestazioni di gioia “Ma vieniiii….ma vaaaaiiii!” gridava saltellando per la stanza e facendo il verso ad un noto comico. Nell’eccitazione generale Roberto diede istruzioni alla moglie su come comportarsi. Valentina si alzò per l’ennesima volta, le gambe un po’ meno sicure stavolta, e si appoggiò con la schiena allo stesso muro di prima, le gambe leggermente divaricate. Senza bisogno di nessun incitamento Vincenzo si alzò e le andò vicino. Si inginocchiò davanti a lei, mentre tutti trattenevano il respiro. Quando ebbe la faccia del ragazzo a pochi cm dal pube, Valentina posò le mani sulle cosce e con studiata lentezza alzò la gonna, centimetro dopo centimetro, finché non lasciò scoperto il primo lembo dello slip. Guardò il ragazzo inginocchiato davanti a lei, e la testa le girò. Continuò a sollevare la gonna, e quando l’ebbe arrotolata sui fianchi sporse leggermente il pube verso di lui. Il ragazzo si avvicinò ad occhi chiusi, ed inspirò rumorosamente un paio di volte. L’eccitazione nella stanza era ormai tangibile. Qualcuno aveva allungato una mano sotto il tavolo per lenirla. La voce di Roberto li fece sobbalzare tutti. Si volsero verso di lui. “Cara – e dovette schiarirsi ancora la voce – come possiamo essere sicuri che sia proprio lui il… vincitore?” Gli sguardi dei presenti tornarono subito su Valentina. Lei ci pensò un attimo poi disse con un sussurro, rivolta a Vincenzo: “Scosta gli slip.” Il ragazzo deglutì, ma allungò la mano che tremava visibilmente e con una lentezza esasperante infilò un dito sotto l’elastico dello slip. Il contatto con la pelle della donna lo fece letteralmente sobbalzare. “Mio dio…” Sussurrò. Poi sembrò prendere coraggio e scostò il tessuto. La fica liscia e luccicante di umori fu visibile a tutti, ma per un attimo. Durò poco perché la donna lasciò cadere la gonna, e Vincenzo si alzò in fretta, timoroso di aver osato troppo. La guardò, ma lei non era affatto arrabbiata, aveva invece lo sguardo di chi sa di aver vinto una sfida. Quando si fu risistemata e seduta sulle gambe di Roberto, nessuno ancora aveva osato dire una parola. Fu Marco a rompere il giaccio: “Beh! Che si dice del tempo?? Pare che domani pioverà, avete sentito?” Tutti scoppiarono in una risata liberatoria che contribuì ad alleviare la tensione che si era creata, e la conversazione tornò su binari meno pericolosi. “Sai, amore – disse ad un certo punto Roberto con aria indifferente – prima che arrivassi avevamo fatto una scommessa, con i ragazzi, qui…” Marco e Paolo cercarono di fermarlo “Roberto, non è il caso… dai!”, “Finiscila, Rob!” “Ma davvero?! – esclamò Valentina rivolta alla tavolata mentre si versava qualcosa da bere – di che tipo?” Tutti sembrarono evitare il suo sguardo, chi fischiettò fingendo indifferenza, chi ridacchiò, chi indicò Roberto come unico colpevole. Valentina si rivolse al marito con un sorriso: “Allora?” “Semplice – disse Roberto infilando una mano sotto la stoffa leggera della gonna e sfiorandole la pelle accaldata – ho scommesso che avresti riconosciuto il mio cazzo fra quello di tutti loro, prendendolo in bocca.” Valentina rimase un attimo di sasso, poi scoppiò a ridere. “Non ci posso credere!! Ma stai dicendo sul serio??” riuscì a domandargli. La confusione che si era creata quell’affermazione fra i loro ospiti aveva fortunatamente nascosto il leggero tremore nel suo tono. Nessuno se ne era accorto a parte Roberto. “Certo che dico sul serio…scherzo mai io, quando scommetto?” le rispose lui serio. Valentina percepì chiaramente l’onda dell’eccitazione travolgerla di nuovo. L’atmosfera si era fatta di nuovo incandescente. Era bastato poco. “Chi diceva che non ce l’avrei fatta?” Chiese poi cercando di dimostrare una calma che non aveva. Quasi tutte le mani si alzarono lentamente, tranne un paio. “Come vedi amore, se ci riesci vinceremmo un bel po’ di soldi!” esclamò il marito ridendo. “Ma va!!” “Buffone!!” “Non dargli retta, Valentina! – esclamò Vincenzo seguito a ruota dagli altri – non abbiamo scommesso niente…era solo una battuta scema…!” Valentina finse di picchiare il marito. “Disgraziato!! Potevi almeno scommettere una milionata, che ci pagavamo le vacanze!!” Una nuova ondata di ilarità attraversò la stanza, ma la situazione rimaneva scottante. Valentina poteva percepire l’eccitazione inumidirle la fica. Doveva essere un lago, là sotto. Prima che l’euforia del momento passasse disse: “Va bene, ci sto.” Tutto si fermò per un attimo. Le sue parole erano state come una sferzata. Tutti erano ammutoliti per l’ennesima volta nella serata. Fu di nuovo Roberto a parlare. Il suo tono era dolce ma serio, adesso. Sapeva che sarebbe bastato poco per spezzare l’incantesimo. “Sapevo che avresti accettato…Vieni qui, amore.” La prese per mano e la condusse sul divano. “Siediti.” Lei lo guardò solo per un attimo. Giusto il tempo di leggergli la stessa sua voglia negli occhi, poi Roberto afferrò un foulard nero e la bendò, stringendo bene il nodo dietro alla nuca. Valentina si chiese da dove diavolo l’avesse tirato fuori, rendendosi però conto che non gliene importava nulla, in realtà… era contenta che fosse poggiato lì, e che lui non si fosse dovuto allontanare da lei, per prenderlo. Era tesissima. Avvertiva nettamente la fibra un po’ ruvida del divano sotto le gambe, i respiri dei ragazzi, i loro passi mentre si avvicinando cautamente, di nuovo increduli. Sentiva la stoffa della gonna tendersi sulle cosce, e l’aria fresca lambire la pelle lasciata scoperta dallo spacco. “Metti le mani dietro la schiena, amore” La voce del marito la sorprese, in tutto quel silenzio, facendola sobbalzare. Lui le legò anche i polsi dietro la schiena. “Sei sicura, tesoro?” Disse la voce calda di Roberto. Lei annuì. “Ci alterneremo davanti a te, allora, uno dopo l’altro. Ti sfioreremo la testa quando potrai cominciare. Sarai tu a decidere quando basta. Ok?” Valentina tentò di rispondere, ma la voce si rifiutava si uscire. Annuì con forza. “Ah, Alfonso se ne è andato. Siamo sette, quindi. Va bene, amore?” Lei annuì di nuovo. Amava questo suo cercare di metterla a suo agio. Poi lo sentì. Il rumore delle cinture che venivano slacciate: prima una, quella di Roberto, immaginò, poi, timidamente, una seconda. Infine le altre, quasi contemporaneamente, come se i ragazzi si fossero dati coraggio l’un con l’altro. Sette cinture. Il rumore di ferro delle cinghie e del cuoio che scorreva e schioccava. Un suono che conosceva bene, e che amava produrre lei stessa quando sbottonava il marito. Così amplificato però, la scosse con forza, dandole finalmente la percezione di quello che stava per succedere. Ormai era ben oltre il punto di non ritorno. Si ritrovò a godere di quel suono, e si morse il labbro. Subito dopo sentì il fruscio della stoffa. Un’altra sferzata. Sette paia di pantaloni che venivano abbassati. Cercò di capire fino a dove. Poco sotto il sedere, decise Valentina. Il rumore non era durato molto. Qualche risatina sommessa, qualcuno che sussurrava concitatamente “No, dai…non possiamo” poi il rumore inconfondibile delle mani che scorrevano sui cazzi. Pelle su pelle. Valentina credette di impazzire. Le piaceva essere legata e bendata. Ma ora era in presenza di altri uomini, sconosciuti praticamente. In più era seduta, in posizione di inferiorità. E quegli uomini avevano tutti il cazzo in mano, pronti a metterglielo in bocca. Una situazione pazzesca. Si sentiva tesa come una corda di violino, concentrata al massimo per sentire il suono di quelle sette mani che scorrevano sulla pelle. Riusciva ad immaginarli, i ragazzi. Ognuno che si menava il cazzo lentamente. Ripercorse i loro volti nella memoria, cercando di abbinare a quel ricordo quello che le suggeriva l’immaginazione. Si sentì le labbra improvvisamente secche, e le umettò con la lingua. Fu come un segnale. Subito percepì i passi di qualcuno molto vicini a lei, e una mano leggera le sfiorò la testa. Era il momento. Si bagnò di nuovo le labbra, poi si sporse leggermente in avanti, la lingua di fuori, cercando il primo cazzo. Lo incontrò subito. Un odore forte la assalì. Non era quello di Roberto. Era molto più dolce, quasi vanigliato. Avrebbe potuto già dire che non era lui, e passare al successivo, ma quell’odore la incuriosiva. Bagnò con la lingua il glande che aveva di fronte, poi sporse le labbra in fuori e lentamente lo avvolse. Voleva essere bella, mentre lo faceva. Tornò indietro per bagnarsi di nuovo le labbra, poi lo affondò in gola. Era molto grande. Più largo di quello di Roberto, sicuramente. E non era arrivata alla base, ne era sicura. Cercò di prenderlo tutto in bocca, ma le dimensioni glielo impedirono. La cosa la fece uscire di testa. Un gemito si alzò da qualche parte della stanza. La fica eccitata le doleva. Infine dovette riconoscerlo con se stessa. Aveva voglia di fare un pompino a questo cazzo grande e profumato. Ne aveva una voglia terribile. Lo succhiò un’ultima volta poi si staccò, a forza. “Mmmhh…” Fu tutto quello che riuscì a dire, e le uscì come un sussurro roco. Gli uomini davanti a lei si mossero, cambiando posizione. Poteva sentire solo i loro passi e il rumore della loro masturbazione, forse la cosa che la eccitava di più. Avanzò con il busto per cercare il secondo. Lo esplorò con la lingua, bagnandolo di saliva. Sentì di nuovo la testa girarle per l’eccitazione, ma si sforzò di essere lucida. Analizzò la consistenza. Era simile a quello di Roberto come dimensioni. Lo prese in bocca completamente, lo estrasse quasi del tutto, poi se lo rimise in bocca. Aveva la cappella piccola, poco pronunciata: non era lui. Quella di Roberto la faceva impazzire per come si staccava dall’asta, in modo netto. Quello successivo si fece attendere qualche istante di più. Valentina sentiva il rumore di qualcuno che si masturbava velocemente molto vicino a lei, a pochi centimetri dal suo viso. Doveva avere qualche problema con l’erezione, intuì. Alla fine una mano tremante, con un forte odore di profumo, le sfiorò la testa. Nonostante avesse già capito che non era il marito, avanzò con la bocca aperta. Il cazzo che le entrò dentro era piccolo, neanche molto duro. Evidentemente non era quello del marito. Lo succhiò alcune volte, senza che diventasse comunque duro, poi nel modo più gentile possibile, si staccò. Di nuovo il rumore dei passi sostituì il silenzio irreale che la circondava, e prima ancora che il successivo le sfiorasse la testa, avvertì uno sgradevole odore di urina. Si sporse un po’, e quando incontrò il cazzo che le stava davanti lo leccò appena. Non le andava proprio di prenderlo in bocca. Si ritrasse, scuotendo la testa e facendo capire di passare al successivo. Qualche risata sommessa si alzò nella stanza, un rumore di passi che si allontanavano in fretta. Non le importava, che si offendesse pure. Non era mica una puttana, lei… Forse lo era, invece. Si osservò dal di fuori. Legata, bendata, con la bocca aperta in attesa del prossimo cazzo, il respiro tanto affannoso da sembrare un gemito. Era una puttana, oh, si, se lo era… Il suono di quella parola le fece girare la testa. I sospiri nella stanza aumentavano sempre di più. Valentina immaginò che qualcuno poteva essere sull’orlo di venire. Immagini di donne ricoperte dalla sborra di più uomini le si affacciarono alla mente. Desiderò per un attimo ricevere lo stesso trattamento. Ansimò violentemente. Chissà se qualcuno immaginava cosa le passava per la testa…chissà come sarebbe andata a finire questa serata. La prospettiva di essere penetrata da tutti e in tutti i buchi in questo momento le sembrava l’unica accettabile. Prese in bocca il cazzo che aveva di fronte come una furia. Un’eccitazione del tutto primordiale si era impadronita di lei. Era un bel cazzo, molto simile a quello del marito. Sagomato, come piaceva a lei, abbastanza grosso, ma non troppo. Riusciva a sentire i peli dell’inguine solleticarle il volto quando arrivava fino in fondo. Ma aveva una leggera curva verso destra che quello di suo marito non aveva. Lo succhiò avidamente, ancora presa dalle immagini che le avevano riempito il cervello poco prima. Fu l’uomo alla fine che si allontanò. Lo sentì staccarsi quasi con violenza dalla sua bocca, ansimando. Forse aveva esagerato. Il rumore delle mani sui cazzi era più frenetico, ora. I respiri più pesanti. Il suo era ormai un rombo sordo che le riempiva le orecchie. Finalmente ebbe in bocca il cazzo di Roberto. Lo riconobbe subito. Anche l’odore era famigliare. Ritrovò con facilità i movimenti che le piacevano di più, ma lo succhiò senza troppo entusiasmo, non voleva dargli questa soddisfazione. Si ritrasse poco dopo per ricevere l’ultimo. Le gambe le dolevano terribilmente per la tensione, così come le mani legate dietro la schiena, ma non pensò neanche per un attimo di alzarsi. Allungò la lingua fuori, meno timidamente, ormai, per cercare l’ultimo cazzo. La stupì subito la grandezza della cappella. Il piccolo foro dell’uretra era enormemente dilatato. Non resistette alla tentazione e vi insinuò la punta della lingua, che entrò con facilità. Il cazzo venne spinto in avanti, premendo per entrare fra le sue labbra. Nascondendo un sorriso si lasciò penetrare. Lo accolse tutto, rimanendo qualche secondo immobile, poi lo succhiò, senza arretrare. Quando il respiro cominciò a mancarle, si staccò, ansimando. Un leggero filo di saliva le colò a lato della bocca. Lasciò che scendesse e le segnasse il viso. Si sentì terribilmente troia. Muovendosi cercò il bagnato degli slip, ricavandone altro piacere. In lontananza, da qualche parte, i ragazzi stavano riabbottonandosi, sentiva vagamente il rumore della stoffa che strusciava sulla pelle. “Era l’ultimo?” chiese con una voce che non riconobbe. “Si tesoro” rispose il marito sedendole accanto e sciogliendole le bende. Valentina attese qualche secondo prima di aprire gli occhi. Quando lo fece la luce non la accecò, poiché solo un lume lontano era stato lasciato acceso. Senza girarsi e senza guardare nessuno, si avviò con le gambe ancora tremanti verso la porta della camera da letto. Sentiva un fuoco fra le gambe. Aveva bisogno di scopare, o di masturbarsi. Attese qualche secondo poggiata allo stipite, dando loro la schiena, poi si girò a guardarli, finalmente. I ragazzi sedevano sui divani con aria chi imbarazzata, chi soddisfatta. Qualcuno si premeva fra le gambe, cercando di non farsi notare, nel tentativo di alleviare l’eccitazione. Valentina li guardò tutti con un sorriso malizioso. Federico, Marco, Enzo, Paolo, lo Schiavo, che poi era Vincenzo, e suo marito. Di tutti questi uomini aveva appena preso in bocca il cazzo. E non si sentiva imbarazzata, solo maledettamente eccitata, con un desiderio enorme di essere penetrata da qualcosa. Avrebbe risolto presto questo problema, si disse, ma prima la scommessa. Si schiarì leggermente la voce, perché non era sicura che le sarebbe uscita. “Quello di Roberto era….- e lasciò passare qualche secondo – …il sesto!” disse infine sorridendo maliziosa. Poi entrò in camera chiudendo la porta dietro di se. Era stata una gran bella uscita, pensò complimentandosi con se stessa e insieme dandosi della bambina. Si appoggiò alla porta con un sorriso scemo sulle labbra. Non accese la luce. Si buttò a pancia in sotto sul letto, abbassandosi in fretta le mutande a metà coscia, dove le piaceva sentirle. Aveva assolutamente bisogno di qualcosa dentro. Frugò con la mano nel cassetto vicino e tirò fuori il vibratore. Si penetrò furiosamente. L’altra mano si mosse veloce sul clitoride, finche’ il piacere arrivò, immediato e potente. Le carezze di Roberto la svegliarono, poco dopo. Si stiracchiò fra le sue braccia, rendendosi conto di avere ancora il vibratore in mano. “Sono andati via?” chiese con voce impastata dal sonno mentre si accoccolava fra le sue braccia. “Si, quasi tutti…” “Perché quasi?” “Due sono rimasti, gli ho chiesto io di stare ancora un po’…” “Ah…” “Mi sembravi particolarmente eccitata, stasera… che ne dici, ti va?” Valentina si ritrovò improvvisamente sveglia, ma si abbandonò alle sensazioni che ancora l’avvolgevano. “L’idea mi attira, si.” Roberto le sfiorò una coscia morbida. “C-chi hai tenuto?” Chiese Valentina che non riusciva a pensare a molto altro che alla mano del marito che risaliva leggera verso il suo sesso. “Quelli che ti sono piaciuti di più…” disse Roberto carezzandole la fica ancora turgida e umida di piacere. “Mmmhh….sembri sicuro di te.” “Lo sono, infatti.” “E…se non fossero loro?” Chiese Valentina mettendogli una mano sulla patta dei pantaloni. Roberto la guardò negli occhi con un sorriso che aveva solo in certe occasioni. “Scommettiamo…
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