Andrea era rimasto apposta a casa dal lavoro, perché la generosa e sfrontata Marcello lo aveva punto nell’orgoglio: in mia presenza, si era messa a sghignazzare senza pietà quando lui aveva asserito con aria sicura che non c’era donna che gli avesse mai resistito.Io mi ero mosso con disagio, sulla comoda sedia dov’ero, perché conosco fin troppo bene il caratterino di Marcella e avevo già presagito il peggio per il povero Andrea…..Lui aveva continuato, ignaro del pericolo, asserendo con aria divenuta quasi autorevole, che sotto il suo cazzo “entro e non oltre un quarto d’ora” le donne sbrodolavano senza fine, in un orgasmo dietro l’altro.Marcella se lo studiò per un lungo istante, suadrandolo ben bene, soprattutto in zona inguine, poi con un sorrisone molto, ma molto, innocente, aprì la bella bocca larga a cuore e sussurrò:”Potrei Provare anch’io ? Ne avrei una voglia….””Cert, bella mia, che puo’ riprovare il palo rovente dello zio Alfredo, vieni di là in camera che te ne do subito una razione industriale !” ruggì lui guardandola, mentre lei accavallava le cosce floride tanto per mostrargli che senza mutandine lei non ci andava, ma che non erano certo la sua spesa principale, quanto a metraggio di stoffa.”Però si scommette – fece lei con aria noncurante – si scommette che se entro e non oltre il famoso quarto d’ora, in non mi sono sciolta sotto i tuoi colpi, io faccio di te quello che mi pare…..””Ma scommettiamo quello che vuoi, anche una sega di tre ore consecutive, se non riesco a farti godere come una porca….. Andiamo di là e facciamola finita subito!”Così dicendo, le rifilò un pizzicone sotto le gonne, che lei accettò senza fiatare, e la spinse verso la camera da letto. Io mi sollevai un attimo dalla sedia e poi mi ci riaccomodai, tanto sapevo che sarebbe finita come poi veramente finì.Finì cioè che Alfredo leccò tutta la vaccina che gli aprì come un succo maturo, la leccò e la massaggiò, la sditalinò e la succhiò fin nei più intimi recessi, quindi la infilzò in sette posizioni diverse, vainando continuamente al grido di “Godi vaccona!”.Lei si digerì con facilità le carezze, le leccate, le dita che frugarono culo e fica, gradì anzi molto tutte quelle attenzioni, poi si fece menare come una puttanella inesperta, soffiando e mugolando come una che sta continuamente per venire. E magari venne anche, ma c senza darlo a vedere e senza che lui se ne accorgesse per niente. Si accorse però che lei gli mostrava un minuscolo orologio, dicendo: “Venti minuti abbondanti, carino!”.Con un sorrisino tirato lui afferrò il proprio orologione subacqueo, ma dovette dare ragione alla morona, che già si era sollevata sul letto, lo aveva sbattuto di schiena e gli aveva impugnato il suo bastone, smanettandole a tutta forza.La scommessa era persa: bisognava pagare e non ci fu bisogno di molte parole…….La prima sborrata arrivò circa alla mezz’ora dall’inizio della disfida, e Alfredo spalancano occhi e bocchi per ringraziare la bellina della goduta che gli regalava.”Aspetta, aspetta a ringraziarmi” diceva in cuor suo la porcina che ormai giocava con quell’uccello come voleva, sempre masturbandolo, ma di volta in volta sfiorandolo con le mammelle poderose, con le labbra supertruccate, perfino con la fica, senza mai staccare la mano – o le mani – dal palo.Che emise un altro denso spruzzo dopo circa venti muniti si smanettamenti.Marella proseguiva senza sosta, con l mano piena di sborra sull’uccello che tendeva ad ammosciarsi, ma che sotto lo stimolo continuo non cedeva mai del tutto.Dopo un’ora o poco più, lei era riuscita a farlo venire per la terza volta.Gli portò un bicchierone di acqua fresca, gli stampò un bacione sulla cappella e riprese a masturbarlo con forza.Dopo due ore Alfredo era venuto sette volte, era ridotto a una larva, non aveva più nemmeno la forza di alzare la testa, mentre Marcella, dopo una bella doccia tonificante, riprese a masturbarlo a tutta forza, alternando nell’ultima mezz’ora mano e labbra sul provatissimo bastone del mio amico.Lo provocò talmente bene che lo fece venire ancora tre volte, prima dello scadere delle tre ore, lasciando a quello che sembrava un mozzicone di cazzo, sopra due palle sgonfie e impregnate di sborra.Quello che all’inizio era stato un geyser orgoglio di densa panna, alla fine buttava schizzetti simili ad acqua minerale – di quella non guasta precisava ridendo Marcella – e lei poteva togliersi il gusto di sbatacchiarlo tra due dita, inerme e molliccio.Marcella aveva visto tutta la linea, come aveva previsto, e non aspettò un minuto per andarlo a raccontarlo al bar, tutta felice per aver spompato il maschio più cazzone del quartiere.
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