Giulia fa strani pensieri da quando ha scoperto che Roberto, il suo Roberto, la tradisce con una collega di lavoro. Non sono i pensieri nati dalla gelosia quelli che la mettono a disagio. La gelosia è un tarlo insonne, un tormento costante, un cilicio che le strazia il cuore ad ogni ora del giorno, che la sveglia all’improvviso, in piena notte, lasciandole solo il vago ricordo di un incubo, immagini confuse di donne bellissime avvinte in amplessi impossibili con lui, l’uomo che le dorme accanto e che ancora non sospetta nulla, sicuro di essersi guadagnato per sempre la sua fiducia di donna. Quell’uomo, che solo sei mesi prima le ha chiesto di sposarlo, certo del suo sì perché lui è sempre stato l’unico amore, quello che l’ha corteggiata con fiori e cenette a lume di candela, che si è conquistato la fiducia di suo padre e di sua madre tanto da riuscire a portarla con sè in una vacanza a Santorini dopo un solo mese di frequentazione; lui, quello delle e-mail romantiche e dei regali costosi. Lui le ha insegnato a fare l’amore, prendendola su quella spiaggia deserta, sotto un cielo da planetario, sussurrandole di lasciarlo fare, che le sarebbe piaciuto. Giulia ricorda le sensazioni provate allora, il dolore straziante dell’imene spezzato, la dolcezza dei suoi baci, l’imbarazzo provato nel sentirlo venire e quel fluido caldo che la riempiva tutta e la lasciava, nonostante tutto, insoddisfatta. Quello è il Sesso, da allora, per loro. Un dolore iniziale e poi tanta dolcezza. Giulia attende ogni volta di sentirlo godere dentro di lei, eccitata da quel gemito, quasi un grugnito, che precede la calda viscosità del seme che la inonda, carezzando le pareti del suo sesso, per poi farle fremere le piccole labbra colandole lungo le cosce. Continua, vorrebbe dirgli ogni volta, continua, ti prego, fammi venire come sei venuto tu, fammi gemere, rantolare, gridare come fai tu. Ma il pudore la frena, non osa dire nulla a quell’uomo perfetto, che sembra conoscere tutto ciò di cui lei ha bisogno, che dopo l’orgasmo la bacia e le dice ti amo, per poi mettersi a dormire stretto a lei come un bambino al suo peluche. E’ davvero lo stesso uomo che lei ha sentito pronunciare parole oscene montando il corpo di un’altra donna in quella videocassetta che ora giace, forse, nascosta in un cassetto del suo ufficio? Giulia l’ha trovata per caso, una settimana fa, cercando una penna della ventiquattrore del marito. Ha subito pensato ad una sorpresa per lei, alla registrazione di quel concerto dei Genesis che le aveva promesso di farle avere, al film delle vacanze in Australia di Paolo e Teresa e, del tutto ignara, ha inserito nel lettore quella vecchia videocassetta priva di etichetta ed è rimasta a guardare mentre l’identità di quei corpi sudati e ansimanti diventava inequivocabile sotto i suoi occhi. Allora, davanti a quelle immagini non destinate a lei, sono iniziati i pensieri, languidi, lascivi pensieri che la imbarazzano e disorientano. Non si è mai sentita così in vita sua, mai tanto eccitata, sfacciata, vogliosa. Vorrebbe piangere al pensiero di quella donna posseduta come una giumenta in calore dall’uomo che credeva essere suo, e invece si sorprende a toccarsi, in auto, in ufficio, in ascensore, nella toilette di un grande magazzino, nella vasca da bagno… immagina di essere al posto di quella donna, a quattro zampe sul letto di un anonimo albergo, a mugolare sotto i colpi di quello stallone impazzito che assomiglia a suo marito. Godi, puttana. Quelle parole, come le ha sentite pronunciare dal suo uomo, la fanno venire sempre, in pochi secondi, le labbra serrate per non gridare, le dita strette agli slip fradici di godimento. Succhiami il cazzo, troia. Adesso. Mettiti in ginocchio e succhialo fino a spomparlo. Giulia non riesce a togliersi dalla testa quella donna, nuda eccetto che per le autoreggenti nere e i tacchi a spillo, docilmente inginocchiata ai piedi del suo uomo, mentre gli prende in bocca il sesso turgido, così gonfio che pare sul punto di scoppiare e lo succhia, con avidità oscena, accompagnando il lavoro delle sue labbra con carezze sui testicoli e attorno all’ano. La telecamera non ha ripreso tutto, era fissa, sistemata forse su un mobile di fronte al letto, così Giulia non riesce a vedere le dita di lei che si insinuano nel buco di lui un attimo prima che il membro congestionato esploda, inondandole di sperma la faccia e i seni. Non le vede, ma immagina e, notte dopo notte, deve trattenersi dall’allungare una mano su quel membro addormentato, per accertarsi che sia lui e non un altro quello che ha visto godere in quel modo.Lei conosce quella donna. Sono andati a cena insieme, una volta, una cenetta a quattro. La donna, che nel video si faceva montare alla pecorina e si lasciava eiaculare in faccia da suo marito, doveva avere almeno trentacinque anni, non era particolarmente bella e quella sera si era presentata insieme ad un insipido commercialista sulla cinquantina, suo attuale compagno. Giulia si era sentita in vantaggio, con i suoi venticinque anni e l’abitino nero aderente che le sottolineava il seno e i fianchi ben modellati. Roberto, seduto accanto a lei in un elegante abito grigio, le appariva bello come un dio, l’uomo più affascinante della sala. Evidentemente anche la donna che lavorava con lui aveva pensato la stessa cosa e, da allora (o anche prima?) qualcosa era iniziato. Qualcosa che li aveva portati in quella stanza d’albergo, a scopare come due animali infoiati davanti ad una telecamera messa lì per riprendere tutto il possibile, perché ogni istante di quel pomeriggio – o era sera? Roberto era stato fuori fino a tardi due martedì prima… – non andasse perduto. Avevano intenzione di riguardarselo? Probabilmente sì. Giulia immagina spesso lei e Roberto, lei e non l’altra, davanti a quel video, sempre più eccitati, uniti nel desiderio da quelle immagini che avrebbero dovuto dividerli; vede il membro di lui inturgidirsi e tendergli la stoffa dei pantaloni e allora sogna di chinarsi sopra quel turgore, di abbassare la lampo e sentire il sesso caldo di lui colpirle la faccia, obbligandola ad aprire la bocca. Succhialo, troia, lo sente sussurrare. Succhialo fino a spomparlo. E lei obbedisce, felice di essere la sua troia, impaziente di vedere quel membro prepotente esploderle in faccia, riempiendole la bocca, le narici, i capelli, del suo denso nettare. Godi, puttana. Giulia gode, nel calore avvolgente della vasca da bagno, il dito medio infilato nella vagina, il pollice premuto sul clitoride. Non deve reprimere il grido, questa volta, perché è sola in casa. Roberto tornerà soltanto tra un’ora, ignaro di tutto, con la sua ventiquattrore dalla quale ha fatto sparire la videocassetta, che lei vi ha prontamente riposto come se nulla fosse accaduto. Ha scopato con lei anche oggi? Quanti filmati come quello nasconde nel suo ufficio? Giulia è gelosa, ma, più di tutto, è eccitata. Non sa più come fare per nascondere quella voglia che non le dà pace, non le sembra normale, non è dignitosa per una moglie tradita.Gli deve parlare, non ha altra scelta. Lui deve sapere che la donna che ha sposato non è una bambina innocente da preservare contro le torbide passioni dei “grandi”. Lui non può continuare a negarle se stesso e il piacere che riserva alle donne che non ama. Giulia sa, sente che ce ne sono state altre. Le immagina, sono le stesse che popolano i suoi incubi, bellissime, docili, pronte a compiacere quell’uomo che a lei non chiede nulla. Ha deciso: lo attenderà sul tappeto del salotto, inginocchiata, nuda, le natiche appoggiate sui talloni, come una geisha in attesa del suo signore. Indosserà solo un perizoma, bianco come l’innocenza che lui le dovrà togliere. Già lo immagina, il sorriso affettuoso da bravo marito dissolversi dal bel volto di lui, lasciando il posto all’uomo, al maschio esigente, che vuole godere della sua femmina ad ogni costo, dovesse anche prenderla con la forza.Giulia esce dalla vasca, languida, fiaccata dall’orgasmo che si è appena procurata. Il suo corpo, riflesso nello specchio del lavabo, è snello, sensuale, adolescenziale. I piccoli seni sodi sono ancora eccitati, i capezzoli protesi verso baci e carezze che non tarderanno ad arrivare. Giulia li sfiora, compiaciuta. Sa che così gli piacerà. Sarà la sua puttana, la sua troia che gode presa alla pecorina. E sarà anche il suo amore, la sua complice, la compagna di tutte le trasgressioni attraverso cui la vorrà condurre. Si asciuga e scioglie i capelli biondi, che ricadono soffici sulle bianche spalle; massaggia il seno, le natiche e le gambe con un olio profumato e aggiunge un trucco leggero al volto da bambina. Indossa il perizoma: è pronta. Il tappeto è ruvido sotto le ginocchia, chissà quanto tarderà il suo Roberto. Ha voglia. Vorrebbe toccarsi ancora, ma resiste. Sarà lui, tra poco, a farla godere, lui a possederla in tutti i suoi orifizi, portandola all’estasi. I vicini la sentiranno. Vuole che la sentano. Li vorrebbe addirittura lì, in quella stanza, a guardarla mentre si fa scopare come una cagna in calore. La chiave gira nella serratura. Quanto tempo è passato? Giulia ha un attimo di esitazione, pensa di alzarsi, di correre in camera da letto, di cambiarsi, prima che lui la veda così… Roberto è di fronte a lei, la valigetta nella sinistra, l’ombrello nella destra. Non dice nulla, la guarda serio, vagamente confuso, come se avesse capito tutto ma non sapesse da dove cominciare. “Prendimi”. La voce di Giulia è calda, sensuale, diversa dalla voce infantile che è solita fare quando gli parla. E’ Giulia quella? Non c’è tempo per le domande. Il suo sesso, addormentato fino ad un attimo prima, si va inturgidendo ad un ritmo imbarazzante e adesso preme contro la stoffa dei suoi eleganti pantaloni gessati con la prepotenza di un ordine. Giulia lo guarda negli occhi mentre le si fa vicino; osserva le sue dita che slacciano e sflilano la cintura e per un attimo sogna di sentirsela stringere attorno al collo quella cintura… guarda il bottone scivolare fuori dall’asola, la lampo abbassarsi. Il grosso membro di lui è ad un millimetro dalla sua bocca. Giulia desidera succhiarlo, muore dalla voglia di sentirselo in gola, ma attende. Vuole sentirglielo dire. Lui la guarda, impaziente, le labbra tremanti che non osano pronunciare l’ordine osceno che alle altre impartisce senza problemi. “Dillo”, lo incoraggia lei. “Dimmi cosa vuoi che ti faccia”.”Succhiamelo”. E’ solo un bisbiglio, ma il sorriso con lui lei accoglie quell’ordine lo libera da ogni dubbio. Giulia sa, ha visto tutto, vuole tutto.”Succhiamelo, troia”, ordina. Con la destra le afferra una ciocca di capelli e la attira contro quel sesso esigente. E’ lui a spingerglielo in bocca, prima ancora che lei si sia accorta di aver aperto le labbra. Giulia si avvinghia a lui, succhiandolo con l’avidità di un assetato, inebriandosi di quell’odore muschiato che la manda in estasi. Mi sta scopando la gola, pensa mentre la sua testa viene manovrata dalla mano di lui stretta sui suoi capelli, senza lasciarle alcuna iniziativa, senza darle modo di leccarlo come vorrebbe. Le viene in bocca, con un rantolo e Giulia beve quel succo denso, stupita di sentirlo così salato, quasi sgradevole, eppure eccitante nella sua arroganza.”Scusami”, sussurra lui, lasciandosi cadere sfinito sul tappeto. I loro occhi si incontrano, imbarazzati. Lui si sofferma sulle gocce di sperma che imperlano il mento di lei, scivolando lente lungo la gola candida. Giulia è consapevole di offrire uno spettacolo indecente e irresistibile, e attende, senza dire nulla, lasciando che sia la sua bocca bagnata a rendere inutili quelle scuse sussurrate. Per cosa le chiedeva scusa? Per esserle venuto in bocca in meno di trenta secondi o per averla tradita? Giulia non vuole saperlo, è troppo felice. “Voglio berti ancora”, lo prega, sfiorandogli una mano. “Voglio berti sempre”. Lui la attira a sè, dolcemente, la bacia per un tempo che le sembra infinito, la sonda e la stuzzica con la lingua, le succhia le labbra come fossero un clitoride, la morde appena poi si ferma, per guardarla, così abbandonata, gli occhi semichiusi, le labbra aperte; riprende a leccarla, tenero e aggressivo, fino a farla gemere; i capezzoli, duri come nocciole,sfiorano il suo petto sotto la camicia, invocano i suoi baci. Giulia freme quando lui glieli tocca, sfiorandoli appena con il dorso delle mani; e continua a sfiorarli, senza dire nulla, senza baciarla, beandosi della vista di quel seno ansimante e sudato, che soffre e gode sotto una così dolce tortura. “Sono cattivo”, la avverte. “Non avrò alcun rispetto per te. Sarai la mia puttana, il buco dove prenderò il mio piacere, bocca, fica o culo non farà differenza, a seconda del mio capriccio”. Sorride, osservando l’effetto che le sue parole hanno avuto su Giulia. Si sta toccando, attraverso la seta del perizoma e lui riesce quasi a vedere il clitoride esasperato tendersi sotto quelle piccole dita esperte. Le piace sentirsi la sua troia, pensa Roberto, non è diversa dalle altre, come ha potuto sbagliarsi? Una parte di lui ancora esita di fronte all’innocenza di quel corpo amato e assieme sconosciuto, che gli si offre fiducioso. Non vorrebbe usare quelle parole con lei, Giulia, il suo amore. Eppure è quel corpo aperto e impaziente a reclamare parole forti, oscene, che umiliano e piegano, la violenza della penetrazione verbale, capace di portare all’estremo il piacere, fino ad esplodere in un godimento che una penetrazione soltanto fisica raramente procura.”Masturbati, porcellina”, la incita sempre più eccitato. “Fai vedere al tuo uomo quanto sei infoiata”. La guarda godere, le cosce aperte davanti a lui, i capezzoli protesi sfacciatamente verso l’alto, la schiena inarcata che tende la pelle del ventre, la bocca spalancata in un grido di piacere. La prende, mentre sta ancora godendo, affonda in lei senza difficoltà, sollevandole il bacino affinché il clitoride si sfreghi contro il suo inguine mentre la scopa. Non ha mai sentito la sua fica pulsare in quel modo attorno al suo sesso, sembra una bocca che succhia, insaziabile, vogliosa. Chissà se anche il suo culo godrebbe così con quel cazzo dentro? E’ presto, lo sa, per sodomizzarla. Ha già deciso di allargarla un pò alla volta, senza fretta, con le dita prima, poi con un vibratore, poi… l’avrebbe abituata a riceverlo tutto intero, su su fino alle reni. Le dice tutto questo mente la fotte. Le infila un dito nel culo e le chiede cosa sente. Giulia si dimena sul quel dito che non vuole uscire da lei. “Mi fai sentire porca…”, geme. “Mi stai scopando come una porca!”. Non ha mai goduto col culo, ma sente già che il piacere sarà diverso, più voluttuoso, carnale, animalesco. Lo sente montare, l’orgasmo, da dietro, e quando lui le ordina di girarsi lei ubbidisce, mettendosi a quattro zampe, la schiena inarcata, le cosce aperte, le natiche sode in mezzo alle quali il dito di lui non ha smesso di lavorare, la vagina aperta, pronta ad accogliere il sesso rigonfio che la penetra di nuovo, bestiale, godendole dentro dopo pochi colpi violenti. E’ allora che arriva l’orgasmo anale, come un’onda anomala che dal dito di lui si propaga nel suo ventre, dalla vagina fino al clitoride, su fino ai seni rigonfi di lussuria. Il suono che esce dalla sua bocca è gutturale, selvaggio, quasi un muggito. si lascia cadere sul tappeto, faccia a terra, mentre il seme di lui le scorre tra le piccole labbra, liquida carezza che accresce il piacere. Quante volte è venuta? Roberto, alle sue spalle, non dice più nulla, è sfinito. Giulia si domanda cosa si diranno ora, dopo quell’accoppiamento brutale e bellissimo, se sapranno tornare nei ruoli di moglie e marito o se, risvegliatisi da quel delirio dei sensi, stenteranno a riconoscere nell’altro la persona amata. Ha paura di voltarsi, teme di trovare disprezzo negli occhi di lui e delusione, per averla vista godere l’umiliazione verbale e la violenza fisica. Cosa vuole realmente da lei l’uomo che l’ha appena posseduta e che ora tace alle sue spalle?”Ti amo, Giulia”. Quelle parole la colgono di sorpresa. Lentamente si volta, incontrando il suo sguardo. E, in un attimo, capisce che quanto le ha detto è vero.
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