Dopo aver letto quelle poche e fredde righe rimasi sconcertato.Perchè Cristina aveva voluto quel rapporto? E poi perchè nonvoleva più rivedermi? Come sono strane le donne! Forse èproprio questo che le rende amabili ed adorabili. Forse è questoche le fa sembrare irraggiungibili e che ci mette sempre in unacondizione di inferiorità psicologica nei loro confronti. Noiuomini sembriamo molto più vulnerabili di loro in fatto di amoree, soprattutto, di sesso.Mentre pensavo e ripensavo a questi argomenti lo squillo deltelefono mi riportò nella realtà, risposi, era il marito diCristina che la cercava, quando seppe che la moglie non era inufficio si incavolò, poi mi salutò con rispetto ed attaccò.Che strano, pensai, il marito si è incavolato per così poco!Eppure sembravano una coppia molto affiatata, da quello che avolte, le pochissime volte, lei mi aveva detto.Tornai nella mia stanza e, stranamente, mi lasciai andare suldivano. Mi addormentai. Mi risvegliai il mattino dopo con unforte dolor di testa dovuto sicuramente alla posizione tenuta suldivano, il telefono squillava, risposi: era mia moglie che sichiedeva come mai non ero rientrato. Trovai una scusa e le dissiche sarei sicuramente rientrato a pranzo. Pensai a Cristina: chepeccato averla persa, avrei fatto qualunque cosa per farlaritornare, pensai di chiamarla a casa, composi il numero:"Pronto" rispose lei. "Signora Cristina, sono io" le dissi. "Buongiorno, dottore, come mai mi ha chiamata?". "Veda, Cristina, io …io…" blaterai, "No, non dica nulla, lasciamo le cose così come sono, leconviene" affermò lei. "Senta, Cristina, io vorrei … insomma…desidererei chelei continuasse a lavorare per me, mi faccia questo regalo"le dissi con voce quasi rauca. "Guardi, dottore, lasciamo stare…le conviene…"affermò lei, ma io intervenni subito "perchè non facciamo colazione insieme e neparliamo?". "D’accordo, vengo lì e ne parliamo". Cristina venne all’ufficio dopo circa un’ora, sempre elegante eben truccata, era bellissima!. Nel frattempo io avevo chiamato ilbar per la colazione ed avevo preparato il tutto nella miastanza. Tra un caffè ed un cornetto Cristina mi disse: "ma veramente vuole che io torni?", "certamente, ne sarei felice" risposi. "Ora non sarebbe più la stessa cosa" disse lei confare altero "ora lei , anzi tu dovresti sopportare le mie manie che sonoveramente insopportabili per un uomo abituato a comandare,dovresti sottometterti ai miei voleri. Se vuoi allora possiamopensarci". "Io farò tutto quello che tu, anzi lei mi chiederà"risposi io mentre il cuore mi arrivava alla gola."Proprio tutto?" rispose lei, "Si" dissi deciso. "Allora ti metterò alla prova, ora riinizio il lavoro, poi,quando ne avrò voglia, ti chiamerò". La chiamata non si fece attendere: "ho i piedi freddi, vieni a riscaldarmeli" disse leidecisa. Mi recai nella sua stanza, la trovai con i piedi poggiati sullascrivania, le si vedevano le gambe che erano quasi totalmentescoperte, ed era una gioia guardarle. Iniziai a scaldarle i piedicon le mani e con l’aiuto della bocca, riempendoli di baci,soffiandoci sopra aria calda, lei sembrava compiecersene molto,in effetti mi aveva messo alla prova, ora poteva osare! "Perchè non tiri fuori l’uccello, dal gonfiore che hai quìsotto (mi toccò con un piede) mi sembra che è diventato bellogrande" mi ordinò lei. Immediatamente mi sbottonai i pantaloni, li tirai giù insieme aiboxer e rimasi scoperto nelle parti intime. Lei iniziò apalparmi i testicoli, ci giocava come si può giocare con duebiglie di vetro, poi tirò fuori la lingua e, dolcemente, iniziòa lapparmi il glande. La lingua leccava e roteava ed il glandediventava sempre più paonazzo. Poi, improvvisamente, lei risucchiò nella sua bocca tutto ilcazzo. La cappella arrivò alla sua gola. Con un risucchio dellagola lei mi afferrava la cappella stingendo e rilasciando, piùvolte. Furiosamente le venni nella gola, quasi soffocò. Ildesiderio aveva richiamato una grande quantità di sperma. Loingoiò tutto, poi leccò ancora il cazzo. Quando alzò la testasi leccò le labbra: gli occhi le brillavano dal desiderio, lasua mano stringeva sempre i miei testicoli. "Così mi piace" disse lei "voglio poter usare un uomo per il mio piacere". Si tolse gli slip ed iniziò a gingillarsi il grilletto, nonesitai ad inginocchiarmi per sostituire il suo dito con la mialingua. Era bagnatissima, il suo odore era soave. La mia lingualambiva le labbra della sua passerotta entrando ed uscendo comeun piccolo pene. La leccai finchè lei non emise un grosso gemitostringendomi la testa con le gambe, poi mi rialzai. Lei rimase aguardarmi, il cazzo si stava risvegliando ed iniziava a farecapolino, lo afferrò e mi disse : "Ora basta, dobbiamo lavorare, più tardi, forse…!".
Aggiungi ai Preferiti