La prima volta che incontrai Marcello fu su un Eurostar, durante uno dei numerosissimi viaggi in treno che mi capitava di affrontare in quegli anni da studentessa universitaria fuori sede.Io tornavo da Milano, lui era salito a Firenze (la sua città), e aveva occupato il posto di fronte al mio. Sebbene fosse un bel ragazzo, non lo avevo degnato che di una distratta occhiata, tornando subito ad immergermi nelle mie letture. Avevo con me il libro “Le parole non dette”, un’antologia di poesie di Kahlil Gibran, ed ero rapita dai versi del poeta libanese.Nemmeno lui aveva prestato particolare attenzione a me. Finché dalla sua borsa da viaggio non spuntò fuori un libro identico a quello che stavo leggendo. Mi sorrise, gli sorrisi, e fu inevitabile attaccare discorso. Ci trovammo subito a nostro agio l’una con l’altro, e la conversazione spaziava liberamente dalla poesia a mille altri argomenti.Nel frattempo era cominciato un serrato gioco di sguardi, di gesti, di espressioni. Ci piacevamo a vicenda, e facevamo di tutto per comunicarcelo.Ad un certo punto si sedette nel posto accanto al mio, per indicarmi sul libro certi passaggi particolari di una poesia. Eravamo seduti in un “isola” da quattro posti. Gli altri due posti erano liberi e quindi avevamo una certa protezione dagli sguardi degli altri passeggeri del vagone. Leggemmo insieme alcuni brani, fianco a fianco, accorgendoci di ricercare con piacere il reciproco contatto. Posò distrattamente una mano sopra la mia coscia, e io lo lasciai fare. Quando la sua mano prese a salire, addirittura allargai, sia pur impercettibilmente, le gambe, facilitandogli la strada. Indossavo una tuta da ginnastica molto comoda, dal tessuto leggero. Lui colse l’invito; scivolò man mano più in alto fino a sfiorarmi l’inguine con il taglio della mano. Poi cominciò a muoverlo in millimetriche carezze. Continuavamo a leggere insieme poesie d’amore, facendo finta di niente, ma le mie mutandine erano sempre più bagnate.Mancava pochissimo alla fine della parte comune del viaggio. Lui sarebbe sceso a Roma, io avrei proseguito per Napoli. Mi alzai. “Vado un attimo in bagno” gli sussurrai. Dovevo andarci davvero, ma mi accorsi che il mio tono di voce e lo sguardo con cui lo fissavo potevano dar adito a ben altre interpretazioni. I nostri occhi corsero insieme sulla copertina del libro. “Le parole non dette”. Ci scambiammo un altro sguardo. Andai.Quando aprii la porta del bagno per uscirne, lui era lì. Mi aveva seguito. Dai finestrini si vedevano già scorrere le case della periferia esterna della Capitale. Ci abbracciammo, e ci baciammo, lingua in bocca. Lui entrò e chiuse la porta alle sue spalle. Lo speaker annunciò la fermata imminente.Mi prese e mi pose a sedere sul lavandino. In un attimo i calzoni della tuta e le mutandine erano intorno alle mie caviglie. Lui si slacciò i pantaloni, e li fece scivolare giù. Poi mi abbracciò e si spinse contro di me, penetrandomi con facilità. Cominciò a dare colpi frenetici con il bacino, tenendo le mani sulle mie natiche e tirandomi ritmicamente verso di lui. Una posizione sicuramente non ideale, ma la fretta, la sorpresa, la tensione, rendevano tutto molto eccitante. Nel frattempo continuavamo a baciarci, strofinando furiosamente le nostre lingue. Il treno, fischiando ad intermittenza, stava già rallentando. Stavamo entrando in stazione.Si sfilò da me e con un paio di convulsi colpi di mano arrivò all’orgasmo, schizzando il suo seme sulla mia pancia, tra l’ombelico e i peli del pube. Il treno si fermò. Sarebbe ripartito per Napoli nel giro di pochi di minuti.”Ti prego, Rita, dammi il tuo numero!” mi disse, ancora ansimante per il piacere.Glielo dissi, e lui lo memorizzò rapidamente sul suo cellulare. Mi diede un altro bacio veloce. “E’ stato bellissimo. Ma devo scappare!” Non aveva tempo per troppi convenevoli. Lo capivo.Uscì dal bagno, e si precipitò verso il suo posto per recuperare il bagaglio, navigando controcorrente rispetto agli altri passeggeri che si recavano verso le porte per scendere. Io me la presi più comoda e rimasi ancora chiusa nel bagno, sia per eludere il caos di gente che saliva e scendeva, sia per evitare che qualcuno notasse qualcosa di strano. Nella frenesia dei saluti la mia maglietta era ricaduta sul suo sperma, imbrattandosi. Decisi di lasciare tutto così, senza nemmeno provare a pulire. Mi limitai a chiudervi sopra la zip della giacca della tuta. Mi piaceva l’idea di tenermi quel suo ricordo addosso. Il treno, sferragliando, ripartì.Tornai al mio posto. Nessuno sembrava aver notato nulla di particolare. L’odore di sperma che veniva da sotto i miei vestiti mi sembrava fortissimo, e mi augurai che la gente intorno non lo avvertisse, anche se in fondo l’idea mi stuzzicava. Sentivo dentro di me un senso di piacevole calore per quell’imprevisto momento di follia.Pochi minuti dopo il cellulare squillò. Era lui. Mi disse che gli dispiaceva essere scappato via in quel modo, che ero una ragazza fantastica, che voleva assolutamente rivedermi. Fui felice di quel pensiero, e gli dissi che anche per me era stato tutto molto bello, cercando le giuste perifrasi per evitare che il senso fosse troppo ovvio per i passeggeri intorno a me. Poi il segnale cominciò a perdersi e la linea a cadere. Terminammo la comunicazione scambiandoci un paio di SMS, dandoci reciproco appuntamento per una imprecisata “prossima occasione”.In realtà, non pensavo davvero che ci saremmo rivisti. Ero sicura che fosse stata solo una piacevole avventura ferroviaria, senza conseguenze.* * * * *Qualche tempo dopo, Marcello mi contattò. Mi disse che stava per scendere di nuovo a Roma da Firenze, e mi propose di raggiungerlo lì da Napoli, dove frequentavo l’Università. Rifiutai, seppure con molta gentilezza. Avevo un esame di lì a poco ed ero spaventosamente indietro, ma dentro di me pensavo che anche se così non fosse stato molto probabilmente avrei trovato una scusa. Non ne avevo particolare voglia. L’episodio del treno lasciava intendere chiaramente cosa avrebbe significato rivederci. In un certo senso, era qualcosa di più impegnativo, rispetto al lasciarsi andare ad un’occasione improvvisa. Non ero così sicura di volerlo. Forse anche perché allora ero appena venuta fuori da un’altra storia e sentivo che quello era il momento di una doverosa pausa di riflessione. Ma di questo parlerò più avanti.Mi chiamò ancora, il mese successivo. Scoprii in seguito che scendeva a Roma con una cadenza mensile abbastanza regolare. Stavolta fu più fortunato. Mi colse durante un periodo difficile: gli studi non andavano bene ed ero un po’ sconfortata. Inoltre stavo attraversando una piccola crisi con il ragazzo con cui da poco stavo insieme, un giovane che frequentava la mia stessa facoltà. Pensai che distrarmi un po’ mi avrebbe fatto bene.Lo raggiunsi a Roma. Mi venne a prendere alla stazione e mi accompagnò con un taxi nell’albergo dove alloggiava. Si mostrò interessato a me, mi chiese dei miei studi, della mia vita, mi accorsi che ricordava benissimo tutti i particolari di quello che gli avevo detto di me durante quel primo nostro incontro. Insomma, fece tutto per farmi sentire a mio agio. Poi mi baciò, cominciò a spogliarmi pian piano, e a ricoprire di baci e di carezze con la lingua tutto il mio corpo che man mano veniva allo scoperto. Aveva sapientemente sciolto le mie titubanze e alimentato la mia crescente eccitazione. Quando fui completamente nuda si fermò per spogliarsi a sua volta e mi raggiunse, intenzionato a baciarmi e a leccarmi ancora. Nel corso di queste manovre ad un certo punto mi ritrovai carponi sul letto.”Sai che hai davvero un bel culo?” mi sussurrò.”Grazie” risposi. “Forse è un po’ grosso…”Ho sempre avuto un rapporto difficile con le forme generose del mio corpo. Avrei voluto essere alta, bionda, magrissima, eterea ed invece ero l’esatto contrario: una moretta piccolina e formosa. Direi “mediterranea”, se non fosse per la mia carnagione chiara. Nel complesso ben fatta, dicevano. Ma agli antipodi del mio tipo ideale.”Un po’ abbondante, forse. Ma davvero carino. E’ sexy…” disse, e prese ad accarezzarmelo. Si inginocchiò dietro di me sul letto e cominciò a leccarmi tra le natiche, correndo con la lingua dalla fica al buco. Usava la lingua con molta abilità, e mi stava regalando sensazioni molto piacevoli.Man mano, la sua lingua era sempre più attratta dal buchino, come una calamita. Tra una passata e l’altra continuava a farmi complimenti.”Il tuo è un culo che ispira sesso… fa venire voglia di farselo… è quasi impossibile resistere” mi diceva. Mi piaceva sentirlo così tentato. Rimasi docile in quella posa a farmi leccare, aspettando curiosa le sue prossime mosse.”E’ vergine questo buchino?” mi chiese.”Non più” gli risposi, “ma non da molto…””Da quanto?””Un mese e mezzo, circa…”Riprese a leccarmi, tentando piccole penetrazioni con la punta della lingua. La sensazione era molto stuzzicante, e mi eccitavo sempre di più.”E… ti è piaciuto?””Sì… Molto…””Lo hai fatto altre volte, da allora?””No.”Tornò a forzarmi con la punta della lingua. Mi inarcai ulteriormente per aprirmi e facilitarlo. Continuava a leccare e a spingere, deliziandomi. Ma ormai la lingua non mi bastava più. Ero bagnatissima, prontissima. Cosa aspettava?”Vorresti farlo di nuovo?””Oh, sì… sì…”Senza dire altro, si alzò in piedi ai bordi del letto ed appoggiò la cappella contro il buco, cominciando a spingere. Mi aprii a lui, e lui dolcemente entrò in me, facilitato dalla lubrificazione della sua stessa saliva. “Non si direbbe, sai?” mi disse, qualche secondo dopo.”Cosa?””Non si direbbe che è la seconda volta che lo fai… Pensavo di trovarlo molto più strettino…”Sorrisi. “Il fatto è che… in quella prima volta… ho ricevuto molte attenzioni…””Cosa vuoi dire?”Gli raccontai qualche dettaglio di quella mia esperienza. Brevi cenni, perché mentre parlavo lui continuava a muoversi dentro di me, e non era facile fare discorsi troppo elaborati. Sentivo che quello che gli dicevo lo eccitava sempre più. Fino al punto da non riuscire a trattenere un improvviso orgasmo.”Ma stavi dicendo sul serio? Ti è successo davvero?” mi disse, qualche secondo dopo, mentre riprendeva fiato, steso al mio fianco.Confermai.”Ma è incredibile! Devi assolutamente raccontarmi tutta la vicenda, dall’inizio alla fine.”Fu così che cominciai a raccontare a Marcello la storia di quella che fino a quel momento era stata l’esperienza erotica più intensa della mia vita.* * * * * Venivo da un’adolescenza tranquilla vissuta nel mio paese d’origine, un piccolo agglomerato di casupole nell’Italia meridionale. Un ambiente all’antica, di stretta osservanza cattolica, ma tutto sommato una realtà serena. Ero una ragazza come tante, né bella, né brutta, che aveva vissuto le tipiche prime esperienze sentimentali, le cotte, le delusioni, le prime uscite con il ragazzo, le piccole crisi di coppia, il rimettersi insieme. Le prime maldestre, ma tutto sommato emozionanti, esperienze sessuali.A smuovere questo scenario d’altri tempi, arrivò Internet. La diabolica Rete che annulla le distanze e alla velocità della luce ti fa entrare a contatto con realtà, culture, situazioni, mentalità, del tutto lontane da quelle dell’ambiente in cui vivi.Conobbi Gilberto in una chat room. Era un ragazzo più grande di me, e per molti versi era l’esatto opposto. Molto ricco di famiglia, viveva in una grande città del Nord, Milano, in un ambiente molto più moderno, molto più libero da inibizioni morali e religiose. Succede spesso che gli opposti si attraggano, e tra noi nacque una splendida amicizia a distanza, fatta di colloqui in chat, email, e poi sms e chiamate al cellulare.Si parlava soprattutto di sesso. Era incuriosito ed intenerito dalla mia inesperienza, dai miei pudori. Per recuperare terreno, gli parlavo delle mie fantasie che ritenevo selvagge, mentre ai suoi occhi erano assolutamente ingenue e pure. Mi cominciò a segnalare dei link dove trovare racconti erotici, o esperienze di vita vissuta. I miei orizzonti in materia sessuale si ampliarono rapidamente, e le stesse mie fantasie cominciarono ad essere più audaci ed elaborate. Non così la mia vita reale, dove continuavo a soffrire tanto dei tabù della mia educazione, quanto della mentalità puritana dell’ambiente.A volte le fantasie che confessavo a Gilberto riguardavano ragazzi che conoscevo, e che avevano dato segni di apprezzamento nei miei confronti. Lui mi diceva di buttarmi, di agire, di avere coraggio. Ma io non ce la facevo, e lui mi prendeva bonariamente in giro.Era un’amicizia sincera e affettuosa, che non sottintendeva altro tipo di rapporti. La distanza geografica sembrava proibitiva, e sinceramente non ero nemmeno particolarmente interessata ad incontrarlo. Né mi sembrava lo fosse lui. Dai pochi cenni che mi faceva al proposito si capiva chiaramente che aveva una vita sessuale abbastanza movimentata, e davvero non c’era ragione di credere che volesse perdere tempo con un’inesperta ragazza di paese come me.Nel frattempo avevo iniziato l’Università, a Napoli. Durante la settimana mi trasferivo lì, in una casa in affitto con altre studentesse, e nel weekend tornavo al paese. Il caso volle che all’inizio del terzo anno di studi ebbi l’occasione di andare a Milano per tre giorni, per seguire un breve seminario. Feci così una sorpresa a Gilberto, annunciandogli il mio arrivo.Ci incontrammo, lui mi piacque da morire, e fui felice di scoprire che anche io sembravo interessargli. Parlammo, passeggiammo, rompemmo il ghiaccio. Ci accorgemmo di stare bene insieme. Mi portò a cena in un bel locale, e dopo cena mi chiese se mi sarebbe dispiaciuto andare a casa sua. In realtà non intendeva la villa lussuosa in cui viveva, ma un piccolo appartamento in periferia, che probabilmente usava soprattutto per gli incontri galanti. Non rifiutai, anzi ero contentissima ed emozionatissima. Le cose andarono talmente bene, che quando mi chiese di tornare in quell’appartamento il giorno dopo, e poi quello ancora successivo, accettai con entusiasmo. Di quel seminario, non seguii un minuto.Su suo invito, tornai a Milano la settimana successiva, e poi quella ancora dopo. Da allora, per un certo periodo, per me fu un continuo va e vieni per l’Italia, da Napoli a Milano e ritorno, sempre per vedermi con lui. Utilizzavo una speciale tariffa per studenti che rendeva sostenibili le spese di viaggio, e, per quanto riguarda l’alloggio, ero sua ospite in quell’appartamento. In quei mesi trascurai parecchio gli studi e i corsi, ma d’altra parte quella storia mi prendeva fino al midollo. Per inciso, fu proprio durante uno di quei viaggi che mi capitò in seguito di conoscere Marcello.Sin dalla prima volta gli incontri con Gilberto erano stati diversi da come me li ero aspettati. Non mi penetrava mai. Non mi scopava. Facevamo un sacco di sesso orale reciproco, che a me comunque non dispiaceva affatto. Data la mia inesperienza, all’inizio ero piuttosto impacciata quando toccava a me andare su di lui. Ma lui fu paziente e comprensivo, e cominciò subito a darmi consigli e spiegazioni. Fui allieva appassionata e diligente e nel giro di poche sedute imparai ad offrirgli pompini del tutto all’altezza. Gradualmente riuscii a ricevere in bocca il suo sperma, a berlo, e ad apprezzarne il sapore. Arrivai ad essere orgogliosamente capace di esibirmi in qualche spericolato affondo di gola profonda. Man mano che acquisivo padronanza dell’atto scoprivo quanto fosse piacevole ed eccitante dare piacere ad un uomo in quel modo, sentirlo sempre più duro e fremente nella bocca, sino al momento magico dell’esplosione finale.Ma non ci si limitava ai rapporti orali. Gilberto aveva la mania di portarmi ogni volta degli indumenti intimi particolari, molto sexy, chiedendomi di indossarli e di assumere, a suo beneficio, particolari pose. Gli piaceva guardare mentre mi masturbavo, con vari oggetti, più o meno vibranti, che portava lui. In quei casi spesso si masturbava a sua volta, mentre mi guardava, e gli piaceva venirmi addosso. L’unica costante dei nostri incontri era il pompino che mi chiedeva di fargli al termine degli stessi, come fosse una specie di sigla finale.Mi chiedeva spesso delle mie esperienze precedenti. Avevo davvero poco da raccontare e soprattutto nulla di particolarmente interessante. Tra l’altro già sapeva praticamente tutto, visto che era da anni il mio confidente. Ogni tanto faceva qualche domanda su qualche dettaglio. Voleva assicurarsi, senza farsene accorgere, che non avessi avuto rapporti anali, e che quindi il mio buchino fosse ancora inviolato. Ma questo lo avrei capito solo dopo.Un giorno, durante un incontro, mi disse che aveva un desiderio. Gli sarebbe piaciuto vedermi mentre facevo sesso con un altro uomo. Accettai, senza nemmeno dargli il tempo di spiegare che sarebbe stata una persona fidata, che poteva assolutamente garantire per lui, eccetera.Ancora oggi mi chiedo cosa mi spinse a prestarmi così tranquillamente ad una proposta del genere. Sicuramente ero in una fase di entusiastica scoperta del mondo erotico, e guardavo con molta disponibilità la sperimentazione di nuove situazioni. Sicuramente avevo una fiducia cieca in lui, e mi ero resa conto che aveva la straordinaria capacità di leggermi dentro e capire per cosa mi piacesse, cosa no, per cosa fossi pronta e per cosa ancora no. Sicuramente ci tenevo a far vedere che non ero poi in fondo la pudica provinciale inibita che lui prendeva bonariamente in giro in chat, ed ero pronta ad accettare quella sfida per dimostrarlo. Tutte ragioni credibili, pensandoci a posteriori. Ma se mi affido alla memoria, quello che ricordo della mia reazione in quel momento è che quella proposta non mi sembrò una cosa “strana”. Avevo accettato di fare sesso con un perfetto sconosciuto, senza nemmeno sapere chi, come, quando, in che modo. Una cosa che a ripensarci mi sembra inconcepibile. Ma in quel momento, nel mio stato mentale ed emotivo, nell’atmosfera che c’era in questo rapporto con Gilberto, mi sembrava una proposta del tutto normale.E così, la volta successiva, invece di restare in quella sua seconda casa, prendemmo una stanza in un albergo. All’inizio in quella stanza fummo soli Gilberto ed io. Lui mi assicurò che l’amico sarebbe arrivato presto, aggiungendo che comunque potevamo utilizzare utilmente il tempo dell’attesa. Facemmo la doccia insieme e lui volle insaponarmi e lavarmi su tutto il corpo. In quella occasione, mentre mi passava una mano insaponata tra le natiche, mi chiese esplicitamente se il mio buchino fosse ancora vergine. Quando glielo confermai, fece un grande sorriso e volle abbracciarmi stretta stretta, sotto il getto dell’acqua calda.Poi mi aiutò ad asciugare e sistemare i capelli, mi spalmò sul corpo creme idratanti, mi fece indossare poche gocce di un profumo francese dolcissimo. Infine tirò fuori, da una busta che aveva con sé, un completino intimo da urlo, raffinatissimo, tutto pizzi, probabilmente costoso. Finì l’opera chiedendomi di mettermi sul volto un filo, proprio un filo, di trucco. Aveva portato tutto il necessario. Mi portò a guardare l’effetto complessivo in un grande specchio nella camera da letto. Sgranai gli occhi. Quella che mi guardava, dall’altra parte del vetro, era un gran bel fiore di ragazza, chiaramente pronta per fare sesso, per essere scopata. Fino a quel momento avevo provato una certa inquietudine relativamente alla possibilità che questo misterioso amico potesse trovarmi non in linea con i suoi gusti. Ora ero molto più tranquilla da quel punto di vista. Restavo piccolina di statura, ma il completino intimo valorizzava in pieno le mie curve generose, le quali, di concerto con quel filo di trucco sul viso, esaltavano il senso di femminilità che emanava dal mio aspetto. Per la prima volta in vita mia, guardandomi alla specchio, mi sentii sicura di essere in grado di suscitare il desiderio sessuale di un uomo, di qualsiasi uomo. Fu una sensazione esaltante. Ero un gran bel bocconcino e l’amico di Gilberto, ne ero certa, avrebbe fatto sesso con me molto volentieri.Proprio in quel momento Gilberto compose un numero con il cellulare.”E’ pronta. Puoi salire” disse al telefono. “E’ qui sotto. In un minuto sarà qui.” Mi spiegò. Un’ondata di panico tornò ad assalirmi. Gilberto se ne accorse.”Stenditi sul letto, rilassati e chiudi gli occhi. Aprili solo quando tornerai a sentirti a tuo agio.”Feci così. Sentii l’amico entrare, scambiare i saluti con Gilberto. Mi sentivo ridicola a fare “la morta” sul letto. Poi Gilberto si avvicinò, sussurrandomi di stare calma, e prese ad accarezzarmi con le mani su tutto il corpo. Cominciai a lasciarmi andare. Sapeva bene come risvegliare la mia eccitazione. Quando le mani sul mio corpo divennero quattro la cosa non mi infastidì, anzi. Ed ero sempre più eccitata. Poi le mani tornarono ad essere solo due. Gilberto, intuii, si era messo a sedere nella comoda poltrona in un angolo della stanza, per gustarsi lo spettacolo.Anche le due mani rimaste sapevano bene come carezzarmi. Presto alle mani si aggiunse una lingua guizzante, che cominciò ad esplorare i seni per poi scendere pian piano attraverso il ventre, fino ad atterrare nella valle sempre più umida tra le mie cosce.Quella lingua mi faceva impazzire. Si infilava insinuante dappertutto, strappando ovunque scintille di piacere, mai troppo leggera né troppo pesante, mai troppo veloce né troppo lenta, mai troppo rigida né troppo molle. Stavo viaggiando a vele spiegate verso l’orgasmo.Decisi che era il momento di aprire gli occhi, pur temendo una delusione. Invece quel ragazzo con la testa immersa tra le mie cosce era semplicemente splendido. Aveva un viso con tratti da indio, occhi allungati all’orientale, fisico assolutamente da copertina, asciutto e abbronzato. Un vero schianto. Quella rivelazione aggiunse piacere al piacere, e in pochi minuti arrivai ad un violentissimo orgasmo. Rimasi qualche minuto senza fiato sul letto, a godermi gli spasmi del piacere che pian piano si facevano più tenui lasciandomi in uno stato di assoluta serena beatitudine.Gilberto mi guardava, soddisfatto. Si era avvicinato al letto per seguire le ultime fasi della leccata. La sua fremente erezione dimostrava quanto fosse eccitato.Nemmeno il tempo di riprendere fiato, e il ragazzo mi fece voltare, mettendomi carponi e cominciando a leccare il buco. La sua lingua tornò a dimostrarsi divina. Prima mi accarezzò dal di fuori, bagnandomi bene, poi cominciò a tentare affondi sempre più insinuanti. Mi accorsi che mi piaceva tantissimo, e istintivamente mi aprii per permettergli di affondare con la lingua ancora di più. Quindi passò a giocare con le dita, entrando a fondo, prima con uno, poi con due dita per volta. Io ero sempre più eccitata. La sensazione delle sue dita dentro di me mi faceva impazzire. Avevo un sospetto molto chiaro di dove avrebbe portato quel gioco, ma non ne ero affatto spaventata. Anzi, non vedevo l’ora. Per questo quando il ragazzo appoggiò la punta del suo cazzo sul buco, cominciando lentamente a spingere, ero prontissima e felicissima di riceverlo dentro di me.Ma intervenne Gilberto.”No. Lì no. Non è ancora il momento per quella cosa.”Espressi il mio dispiacere con un gemito. Il ragazzo non sembrò prendersela più di tanto. Posizionò la cappella qualche centimetro più in basso e scivolò nella fica, trovandola bagnata e disponibile. Ebbi così modo di consolarmi ampiamente. Fui scopata per bene in quella posizione, sin quando il ragazzo non venne in me.A quel punto, mentre quel giovane restava momentaneamente fuori dai giochi, Gilberto mi raggiunse sul letto cominciando ad accarezzarmi e a masturbarmi. Mi fece raggiungere più volte l’orgasmo in questo modo, malgrado io lo pregassi di smettere, esausta. Mentre Gilberto continuava la sua dolce tortura, il ragazzo tornò ad avvicinarsi, offrendo il suo cazzo alla mia bocca. Mi eccitava moltissimo sentire il sapore dei miei umori misto a quello del suo sperma. Quando alla fine Gilberto desistette, il ragazzo mi volle in ginocchio davanti a lui, in piedi, per portare a termine il pompino in quella posizione. Gilberto si avvicinò ad osservare attentamente la scena, masturbandosi.Feci del mio meglio. Volevo dimostrare a Gilberto che avevo assimilato alla grande le sue lezioni e che sapevo applicarle anche con altri uomini. Allo stesso tempo il ragazzo mi piaceva molto ed avevo davvero voglia di sentirlo godere nella mia bocca. Avevo quattro occhi maschili che mi guardavano attentamente dall’alto. Fui brava.Mentre il ragazzo veniva, Gilberto raggiunse a sua volta l’orgasmo. Mi schizzò sul viso, mentre avevo ancora la bocca piena del cazzo e dello sperma dell’altro.Il ragazzo andò a farsi una doccia, mentre Gilberto mi abbracciava con entusiasmo. Disse che era soddisfattissimo di me, che stavo imparando, che ero stata fantastica, che lo eccitavo sempre di più. Il tono era quello dell’esperto insegnante con una sua promettente allieva che ha appena superato una prova impegnativa.Anche io ero soddisfatta di me stessa. Avevo superato con sufficiente disinvoltura l’impatto del “sesso con uno sconosciuto”. A quel ragazzo bellissimo era evidentemente piaciuto fare sesso con me, ed io trovavo la cosa molto gratificante. Gli stessi complimenti di Gilberto mi gratificavano, ed era fondamentale per me apprezzarmi ai suoi occhi. Ultimo, ma non meno importante, mi ero divertita molto, dall’inizio alla fine. Ero stata scopata, ed era una sensazione che mi mancava, visto l’andazzo degli incontri con Gilberto. L’unico rimpianto era quello di non aver provato l’altro atto, pur essendoci andata vicinissimo. Ma le parole di Gilberto suggerivano che quell’appuntamento era solo rimandato. Evidentemente aveva in mente per me qualche sorta di percorso, e io volevo raccogliere la sfida, abbandonandomi ai suoi piani, quali che fossero.Finita la doccia il ragazzo si rivestì e ci salutò con un “ciao”. Fu allora il turno di Gilberto a lavarsi. Non mi permise di fare altrettanto. Mi fece rivestire con ancora “l’odore di sesso” (così lo chiamava) addosso, e non volle che indossassi le mutandine. Mi accompagnò alla sua seconda casa, quella dove alloggiavo, e volle chiudere la giornata in bellezza, al solito, chiedendomi un pompino. Lo accontentai con gioia.Mentre lo succhiavo golosa, inginocchiata davanti alla sua poltrona preferita, mi chiese se l’esperienza di quel pomeriggio mi fosse piaciuta. Mugolai deliziata un convinto assenso, senza nemmeno staccare la bocca dal cazzo. Mi chiese allora se ero disponibile a farlo ancora, con un altro suo amico. Mugolai ancora, come prima, guardandolo fisso negli occhi. Due secondi dopo avevo la bocca piena del suo sperma.Da allora ci furono molti altri incontri di quel tipo, sempre in una stanza d’albergo, sempre con un uomo diverso. Anche i rituali, la doccia, il profumo, la biancheria intima raffinata, si ripetevano grossomodo secondo lo stesso schema. I “terzi” non furono più bellissimi come il primo (sospetto tuttora che per quella prima occasione Gilberto non volle rischiare un mio mancato gradimento, assoldando un “professionista”), erano ragazzi normali, ma comunque piacenti, gradevoli, simpatici, e soprattutto molto disinvolti a letto. Io mi divertivo sempre moltissimo.Avevo scoperto il gusto perverso di rendermi sessualmente disponibile per uno sconosciuto. Di farmi trovare sul letto, truccata e profumata, sempre con quegli stupendi capi intimi addosso, pronta a darmi ad un uomo sempre diverso, pronta ad offrire il mio corpo al suo piacere, senza neanche sapere chi fosse. La sottile inquietudine dell’attesa di vedere in faccia l’uomo che da lì a poco mi avrebbe scopato era diventata una inesauribile fonte di eccitazione. Mi aiutava il fatto che questi uomini si erano sempre rivelati partner di letto piacevolissimi, e soprattutto mi aiutava la presenza rassicurante di Gilberto. Ma ciò non rendeva meno perverso e morboso quel piacere. Mi sentivo un po’ puttana, e mi piaceva. Mi dava una inebriante sensazione di potere, qualcosa che non avevo mai provato in vita mia.Nel giro di qualche settimana ero stata a letto con più uomini di quanto pensavo potesse capitare in media ad una donna in tutta la vita. Gilberto durante questi incontri guardava. Talvolta interveniva in prima persona, per mettermelo in bocca mentre l’altro mi scopava, o cose simili, ma per la maggior parte del tempo guardava. Naturalmente non mancava mai il pompino finale, a volte direttamente in albergo, a volte a casa, nella solita poltrona, quando mi riaccompagnava. Spesso, quando l’incontro era stato particolarmente di suo gradimento, entrambe le cose. Ormai ero una vera esperta di come dargli piacere con la bocca, e riuscivo a farlo venire senza problemi anche se non era passato molto tempo dall’orgasmo precedente. Tra un “terzo” e l’altro, continuavamo ad avere i nostri incontri a due, sempre centrati sul sesso orale. Così, tra una cosa e l’altra, gli facevo una quantità industriale di pompini. Ma continuava a non scoparmi, e continuavo a non capire perché. Le ipotesi più assurde si affacciavano alla mia mente, ma nessuna mi convinceva.Una volta, a sorpresa, insieme al “terzo” venne una donna, e mentre il “terzo” si dedicava a me, Gilberto si spogliò e si mise a darsi da fare con la ragazza.Presto cominciò a scoparla, e come se la scopava! Mentre lo faceva, mi guardava con aria provocante. Replicava con lei tutto quello che il “terzo” faceva a me. Si divertiva un sacco a farlo sotto i miei occhi. Io facevo ogni sforzo per nascondere quanto la cosa mi infastidisse, e a fingermi indifferente. Invece in realtà mi bruciava da pazzi, anche perché quella ragazza era davvero molto bella. Era alta, slanciata, magra ma comunque femminile. Sembrava fatta apposta per spargere sale sulle ferite dei complessi che avevo per il mio aspetto.Ad un certo punto Gilberto chiese alla donna di dedicarsi a me. Mi ribellai, non volevo fare sesso con una donna. Lui mi spiegò che io non avrei fatto nulla. Per farla breve, l’incontro si concluse con la testa della ragazza tra le mie gambe, e i due uomini che si alternavano nella mia bocca.Nei successivi incontri, con mio sollievo, non ci furono altre donne. Forse si era accorto che le presenze femminili mi mettevano a disagio. Ogni tanto capitava qualche “terzo” che avevo già visto, ma la maggior parte di loro continuavano ad essere nuovi.Un giorno Gilberto volle organizzare un festino nella sua villa, che così ebbi per la prima volta occasione di vedere. C’erano altri quattro ragazzi, con cui ero già stata, e due ragazze, quella che avevo incontrato e un’altra. A me fu assegnato un ruolo da semplice osservatrice, e passai tutta la serata su una poltrona a guardare, nuda, con addosso solo delle autoreggenti. Ne fecero di tutti i colori, in particolare Gilberto, che era scatenato.Anche l’altra ragazza era bellissima. Guardavo i corpi delle due e li trovavo perfetti, in tutto: la forma dei seni, la linea dei fianchi, le pelle delle gambe. Sembrava che non avessero mai avuto un pelo superfluo, mentre io dovevo sempre penare per presentarmi ad ogni appuntamento in condizioni decenti. E poi erano anche molto disinvolte nel fare sesso, affrontando ogni atto con grazia ed eleganza, mantenendo un invidiabile compostezza persino quando si lasciavano andare all’orgasmo. Sentivo di uscire perdente da tutti i confronti.Loro erano lì, al centro della festa, circondate da uomini appassionati, compreso lo stesso Gilberto, e io me ne stavo in disparte, a guardare, quasi non fossi degna.D’altra parte, Gilberto con loro scopava. E come, se scopava! Con me invece no.Perché Gilberto mi sottoponeva a questa umiliazione? Qual era il messaggio? Cosa dovevo capire?Tornati a casa, mi chiese il solito pompino in poltrona. Ubbidii, mettendoci l’impegno e l’abilità di sempre. Non il solito entusiasmo. Gli feci un pompino “triste”. Lui capì il mio stato d’animo e cercò di consolarmi, facendomi capire che anche quella serata era un passaggio necessario del percorso, e lasciandosi sfuggire che nella prossima occasione il mio ruolo sarebbe stato tutt’altro che marginale.Le festività natalizie interruppero per qualche settimana i nostri incontri. Pensavo che tornare a respirare l’aria del mio paese d’origine, tornare alle mie radici, mi potesse schiarire le idee. Permettermi di vedere le cose un po’ meglio in prospettiva. Stavo obiettivamente prendendo una brutta piega. La mia condotta in campo sessuale era assolutamente inaccettabile per quelli che erano i miei principi appena qualche mese prima. Ma soprattutto, stavo colpevolmente trascurando i miei studi. Passavo sempre più tempo a Milano, e anche quando ero a Napoli la mia mente era completamente assorbita da pensieri di sesso. Non riuscivo a studiare né a seguire i corsi con un minimo di profitto. Dovevo assolutamente darmi una calmata.Invece ottenni l’effetto opposto. I vecchi amici di infanzia mi sembravano scialbi e sonnacchiosi, persino quelli per i quali avevo sempre avuto un debole. Le cose che si facevano in comitiva erano sempre le stesse, e cominciavano a sembrarmi squallide e senza sugo. Avevo la netta sensazione di non appartenere più a quel mondo.Mi consolava il fatto che riuscivo a mantenere i contatti con Gilberto. Mi chiamava al cellulare quasi tutte le sere, e tornava a farmi respirare l’atmosfera eccitante dei nostri incontri. Mi diceva che stava organizzando qualcosa per la prossima volta, aggiungendo che sarebbe stata una serata speciale, ma non lasciava trapelare dettagli.Così, passata l’Epifania, scalpitavo per riprendere le mie trasferte a Milano. Il viaggio successivo fu proprio quello legato alla partecipazione a questa “serata speciale”.Siamo così arrivati all’ultimo capitolo delle mie avventure milanesi. Quello che in un certo senso segnò il culmine di tutta la vicenda, ma da un altro punto di vista fu anche l’evento che mi portò a rompere quel rapporto e a chiudere quella storia. Ripensandoci poi, mi sono accorta di come tutta la relazione con Gilberto fosse stata un “percorso” non, come pensavo, orientato a me, per farmi “crescere”, per liberarmi dalle inibizioni e introdurmi ad una sessualità più aperta. L’unico scopo del “percorso” era per Gilberto la realizzazione di quella che da tempo era una sua fantasia (in seguito ricordai che ai tempi della chat me ne aveva vagamente accennato), e che richiedeva l’utilizzo di una ragazza giovane, facile da manipolare e suggestionare, e, soprattutto, con il buchino posteriore intatto.Quella serata si tenne nella villa di un amico di Gilberto, uno dei tanti che aveva fatto da “terzo” ai nostri incontri. Gilberto era eccitatissimo. Lo vedevo da come si comportava mentre ci recavamo in macchina al luogo della festa. Parlava, parlava, senza fermarsi un attimo, ma era sempre evasivo ogni volta che chiedevo informazioni su quello che sarebbe successo.”E’ una sorpresa” ripeteva. “Che sorpresa sarebbe se te ne parlassi ora? Comunque, vedrai che ti piacerà…”Mi fidavo di lui e tanto mi bastava.Al nostro arrivo il padrone di casa mi abbracciò e mi baciò, con un affetto e un calore che mi sembrò eccessivo. Nel salone c’erano una decina di uomini, e anche loro al mio arrivo mi vennero incontro per salutarmi con grande entusiasmo, rivolgendomi frasi come “Allora, Rita, ci siamo, è la tua sera!”, “E’ arrivato finalmente il grande momento!”. Non capivo a cosa si riferissero.Erano tutti uomini con cui ero stata a letto, negli incontri insieme a Gilberto. Mi fece una certa impressione vederli tutti insieme, e pensare di aver fatto sesso con tutti. Però ero stata bene insieme a loro, e mi sentivo abbastanza a mio agio.C’erano anche delle ragazze. Le due che avevo già visto. Anche loro mi rivolsero frasi dello stesso tenore, insieme a grandi sorrisi, abbracci e baci.Il tempo di salutare tutti, e Gilberto mi portò via con sé, verso un ampio bagno della villa. Lì dentro, con tutta la calma del mondo, inscenò il consueto rituale di doccia insieme, creme, profumo, ma con un’aggiunta inedita: una depilazione completa dei peli del pube. Alla fine mi fece indossare l’ennesimo completino intimo sexy: autoreggenti bordeaux scuro e un corpetto di quelli con le stecche, bordeaux e nero. Tocco finale, una mascherina da mettere sul viso, nera, con un bordo di pizzo bordeaux. Come al solito, ogni capo mi andava a pennello. Gilberto conosceva benissimo le mie misure. Uscii dal bagno con quegli indumenti addosso, mentre Gilberto era completamente nudo.Quando tornammo nel salone, l’atmosfera era completamente cambiata. C’erano luci soffuse, e una musica esotica in sottofondo, forse indiana. Da qualche parte erano state accese delle candele d’incenso profumato. Le ragazze erano vestite (si fa per dire) come me, con tanto di mascherina. Anche gli uomini indossavano una mascherina, più spartana, e per il resto erano completamente nudi. Mi girai e vidi anche Gilberto, al mio fianco, mettersi sugli occhi la stessa identica mascherina.Le altre persone erano tutte schierate lungo le pareti, come in attesa. Invece Gilberto, tenendomi per la mano, mi portò verso il centro del salone, laddove c’era una zona più illuminata, con dei cuscini per terra. Ci stavano tutti guardando attentamente. Sentii crescere l’imbarazzo, ma Gilberto mi sussurrò dolcemente che andava tutto bene, di stare tranquilla e di non preoccuparmi.Mi abbracciò, mi baciò e cominciò a toccarmi dappertutto. Lo lasciai fare, passivamente, non sapendo bene come dovessi comportarmi. Lui era molto eccitato, e lo percepivo chiaramente nel contatto tra i nostri corpi abbracciati.A questo punto mi fece inginocchiare davanti a lui, e fui certa di capire il segnale. Voleva un pompino da me, ed ero pronta a farglielo. Invece, con mia sorpresa, si inginocchiò anche lui, alle mie spalle, e cominciò a baciarmi sulla nuca e sul collo. Scese poi con la lingua delicatamente lungo la mia schiena, spingendomi nel frattempo pian piano verso una posizione carponi. Si ritrovò così a baciarmi e leccarmi le natiche, a leccarmi il buco, a penetrare con la sua lingua nel buco. Intanto con le mani mi masturbava piano, facendo crescere velocemente la mia eccitazione.Le sue dita presero il posto della lingua. Prima un indice, che dolcemente entrò fino in fondo, cominciando poi a muoversi, ad agitarsi, a ruotare, facendomi vibrare tutta. Poi tentò con due dita. Sentii un po’ di dolore e mi contrassi, ma lui subito cominciò a sussurrarmi all’orecchio di stare tranquilla, di rilassarmi, che sarebbe stato tutto bellissimo.Giocò ancora a lungo con le sue dita nel mio buco. Poi le sfilò e a quel punto sentii qualche altra cosa spingere per entrare. Mi guardai intorno. Tutti ci osservavano, sorridendo sotto le mascherine. Era il momento topico. Gilberto continuava a sussurrarmi di stare calma, di rilassarmi, che era tutto bellissimo, e intanto il suo cazzo, dolcissimamente, prendeva possesso del mio culetto vergine.Non capivo più niente. Ero suggestionata dalla messa in scena, stordita dalla musica e dall’incenso. Mi rendeva assolutamente felice che Gilberto finalmente mi penetrasse, e allo stesso tempo mi emozionava provare quell’atto su cui avevo tanto spesso fantasticato, tra tentazioni e paure. Quando fu tutto dentro di me, gli altri, come ad un segnale convenuto, cominciarono a loro volta a fare sesso, scopando e facendosi succhiare a turno dalle due ragazze, e la cosa contribuiva a farmi eccitare ancora di più.Nel frattempo il cazzo di Gilberto aveva cominciato a muoversi, regalandomi sensazioni incredibili. Mi accorsi subito di quanto quell’atto, se paragonato alla penetrazione “normale”, fosse più intenso, più coinvolgente, più sconvolgente. Si sentiva tutto di più. Man mano affondava nelle mie viscere con maggior confidenza, e i suoi rintocchi risuonavano in ogni parte del mio corpo. Mi sembrava di sentirlo nella pancia, lungo la schiena fino alla nuca, in gola, sembrava che ogni cellula del corpo lo sentisse vibrare. C’era anche dolore, all’imbocco del buco, dove sentivo i tessuti tirare all’inverosimile, ma mi accorgevo che era sopportabile, fin tanto che riuscivo a rilassarmi, a convincere il mio corpo e la mia mente ad aprirmi tutta a lui.Ero eccitatissima. Mi stava piacendo da impazzire. Stava piacendo moltissimo anche a Gilberto, che dopo qualche minuto esplose nell’orgasmo, dentro di me.Si appoggiò alla mia schiena, e mi sussurrò dolcissimamente: “Rita, è stato eccezionale, bellissimo, indescrivibile. Credo proprio che ti chiederò un bis, più tardi…”Si alzò, e pensai che quella fase della festa fosse finita. Non ebbi nemmeno il tempo di fare il gesto di alzarmi, che altre mani maschili mi presero decise per i fianchi, mantenendo chinata in basso la mia schiena, e un altro uomo si fece largo in me, nello stesso buco appena lasciato libero da Gilberto.In un attimo mi trovai di nuovo proiettata in quel paradiso infernale di sensazioni che, come avevo appena scoperto, è in grado di regalarti un uomo che ti penetra dietro. Mi ritrovai ancora felicemente immersa in quella dolorosa e gioiosa estasi. Fin quando anche lui finì, dentro di me, ed un terzo prese il suo posto.Quella sera tutti gli uomini presenti alla festa mi hanno inculata, uno dopo l’altro, senza un momento di tregua. Diversi di loro, a partire da Gilberto, più di una volta. Un’esperienza da impazzire. Ancora mi eccito da morire a ripensarci.* * * * * “…Ancora mi eccito da morire a ripensarci.”Marcello mi aveva ascoltato attentamente, con entusiasmo sempre maggiore. Non sembrava particolarmente colpito dai dettagli relativi alla coreografia e alla scenografia, all’atmosfera, alle emozioni. Il suo interesse verteva tutto sul fatto concreto di quel finale a sorpresa.”Una decina di cazzi diversi nel culo, tutti nella stessa sera! Uno dietro l’altro! Non ci posso credere! Ed era vergine! Dio bono, ma questa è una storia fantastica!”Il racconto lo aveva visibilmente eccitato. Il cazzo era tornato a svettare nell’aria. Anche per me era stato eccitante ripercorrere con la mente quelle situazioni. Mi inginocchiai tra la sue gambe e chinai la testa per poter leccare e baciare la sua erezione. Mi ero stancata di raccontare e volevo tornare a fare sesso con lui. Ma lui sembrava sconvolto dalla mia storia, e continuava a fare commenti e a chiedermi particolari.”Capisco bene perché hai deciso di troncare! Con quel popò di scherzetto che ti ha combinato…”Gli rispondevo continuando a dedicargli le mie attenzioni orali, alternando le frasi con piccoli baci, leccate e succhiate.”Ero infastidita… Mi scocciava il fatto di non aver saputo niente… fino all’ultimo… mentre tutti sapevano… Il fatto di essere parte di un piano ben preciso… e di essere l’ultima a saperlo… Mi sono sentita un po’ presa per i fondelli… in tutti i sensi… Però non è per questo… che ho rotto i contatti…””E perché allora?”Esitai un attimo. La risposta a quella domanda era un fatto molto personale, molto intimo. Non aveva molto senso aprirmi così con un ragazzo che appena conoscevo. Ma d’altra parte gli avevo confidato già molto, era difficile fermarmi in quel momento. Glielo stavo prendendo in bocca. Non è sempre facile essere del tutto lucide, in certi frangenti.”Non so come spiegare… Quella specie di doppia vita che conducevo mi stava assorbendo troppo… Avevo abbandonato a se stesse tutte le altre cose della mia vita… Sentivo come una specie di dipendenza… Mi ritrovavo a pensare al sesso per tutto il giorno… Vivevo per il sesso… Non sapevo dove questa situazione mi avrebbe portato… Ho avuto paura… Non potevo andare avanti così… Quella serata poi mi aveva del tutto sconvolto… Continuavo a pensarci continuamente, e mi eccitavo… La stessa mia reazione mi spaventava… Mi era piaciuto troppo… troppo…”Le mie parole gli fecero effetto. Sentii il cazzo farsi ancora più duro nelle mie mani, tra le mie labbra, e mi piacque. Era stuzzicante vederlo così eccitato per quello che dicevo. Senza nemmeno accorgermene mi ritrovai assorbita in una specie di gioco perverso. Continuavo a rispondere alle sue domande, mentre lo leccavo e lo succhiavo, cercando di rendere più maliziose possibili le mie risposte, e il tono di voce con cui le davo. Mi divertivo molto a vedere le sue reazioni, e non mi rendevo conto che, presa dal gioco, stavo mettendo a nudo tutti i dettagli più intimi e inconfessabili dei miei desideri e delle mie fantasie.”Ma davvero ti è piaciuto così tanto farti inculare da dieci uomini, nella stessa sera?””Oh, sì… da impazzire…” e affondavo la bocca sul suo cazzo con un goloso mugolio. “Mi piaceva un sacco essere presa in quel modo… e mi eccitava che fossero tanti… sentivo che era una cosa… così porca… adoravo le sensazioni dentro di me… non finivano mai… appena uno terminava c’era sempre un altro che prendeva il suo posto… Mi sembrava di perdermi sempre di più in un abisso…””Ma non sentivi dolore?””In quel momento no… Nei giorni successivi sì… ho avuto parecchio fastidio… Ma durante, no… ero troppo eccitata per sentire dolore…” e gli leccavo la cappella guardandolo negli occhi. “Sentivo solo piacere… molto piacere… era sconvolgente…””E lo rifaresti?” La sua voce era roca per l’eccitazione.Esitai, continuando a succhiarlo mugolando. Mi piaceva tenerlo in sospeso. Lo sentivo vibrare nell’attesa della mia risposta.”Mmmmm… Rifare cosa… esattamente?” gli chiesi, passandomi la cappella sulle labbra.”Farti inculare da più uomini… molti uomini… uno dopo l’altro.”Sospirai e ripresi a succhiarlo. Poi, tenendolo in mano davanti alla mia bocca e leccandolo di tanto in tanto, ripetei quell’ultima sua frase, lentamente, in tono sognante, come se la stessi valutando, immaginandomi la situazione.”Farmi inculare… da più uomini…. molti uomini…. uno dopo l’altro…”Marcello sospirava forte. Ma mi stavo eccitando anche io. Fino a quel momento non avevo mai preso seriamente in considerazione la possibilità di ripetere un’esperienza simile. Quella domanda puntava dritta su uno dei vortici più bollenti delle mie fantasie erotiche, dei miei desideri inconfessabili. Mi spostai in basso a leccargli i testicoli, quasi come per nascondermi, continuando a masturbarlo piano con la mano.Risposi a voce bassa. Lo stavo ammettendo a me stessa, per la prima volta, prima ancora che a lui.”Sì… Credo proprio di sì… Lo rifarei… Per me è un chiodo fisso, ormai…””Cazzo… ho trovato la terza per Sandro…” disse, come tra sé e sé. Non feci domande, e ripresi a succhiarlo. Ero scossa e turbata da quella mia esplicita ammissione, ma in qualche modo ne ero anche eccitata.Mi accorgevo che anche Marcello continuava imperterrito a rimuginare sulle cose che gli avevo detto. Il suo cazzo era sempre più duro, ma non sapevo se fosse merito della mia bocca, delle parole che gli avevo detto, o del suo immaginarsi la scena che gli avevo raccontato. O chissà quale altra scena.Ad un tratto disse: “Rita, ho una voglia pazza di incularti ancora”. Senza aspettare altro, tornò alle mie spalle e mi penetrò. Ne fui felice, perché quei discorsi mi avevano messo addosso la stessa voglia. Da quella famosa sera era la prima volta che tornavo a riprovare quell’atto, e il primo round con Marcello era stato decisamente troppo breve. In questo secondo assalto invece resistette un po’ più a lungo, e fu sicuramente più intenso e coinvolgente.Dopo essere venuto di nuovo dentro di me, Marcello sembrò più rilassato e volle dedicarsi al mio piacere. Mi lavorò a lungo di lingua, con grande abilità, donandomi momenti sublimi. Alla fine crollammo tutti e due nel sonno, esausti.La mattina dopo era ancora eccitato dalla mia storia. Continuava a chiedermi altri dettagli, e volle di nuovo prendermi dietro, mentre facevamo la doccia insieme. Fu molto eccitante, farlo così, sotto il getto dell’acqua tiepida, coi corpi insaponati. Trovavo stuzzicante questa sua predilezione per il mio buchino, e mi divertiva vedere quanto la mia storia lo avesse ossessionato.Quando mi riaccompagnò in stazione mi sentivo soddisfatta del tempo passato con lui, e mi trovò assolutamente disponibile quando cominciò a parlare della possibilità di rivederci il mese successivo. Mi chiese se poteva farmi una proposta audace. Lo ascoltai.Mi confessò che quando scendeva a Roma era solito frequentare un club privè, uno dei più noti d’Italia, situato appena fuori della città. Mi disse che l’ambiente era assolutamente gradevole, che si incontravano persone interessanti, che ci si poteva divertire parecchio sessualmente, ma allo stesso tempo ci si poteva anche limitare a guardare, se lo si preferiva. Nessuno era obbligato a fare nulla. Disse che gli sarebbe piaciuto moltissimo andarci con me.Declinai l’invito. L’idea non mi attirava affatto. Non mi interessava, nemmeno per togliermi lo sfizio di una curiosità. Sembrò deluso, ma tornò subito all’attacco con un’altra proposta audace.”E se la prossima volta portassi con me un amico?”Una luce eloquente mi si accese nello sguardo. Non ci fu bisogno di rispondere.* * * * *Il mese successivo venne a prendermi in stazione insieme a Giancarlo. Un ragazzo romano della sua stessa età, meno bello, ma anche lui atletico, con un portamento simpatico e disinvolto. Scoprii in seguito che anche lui faceva parte del giro di persone che ruotava intorno a quel famoso club. Marcello conosceva parecchia gente di quel giro.Andammo subito in albergo, senza perdere troppo tempo per salvare le apparenze. Appena in stanza mi rifugiai in bagno per una rapida doccia. Quando ne uscii ero vestita solo di un asciugamano. Loro mi stavano aspettando completamente nudi, Marcello sul letto, Giancarlo in piedi. Fu Giancarlo il primo ad avvicinarsi, per togliermi il telo e cominciare a baciarmi e ad accarezzarmi il seno. Marcello lo seguì a ruota, e così mi trovai in piedi, stretta tra quei due fusti che mi toccavano dappertutto e mi baciavano sul collo e in bocca, mentre le loro erezioni si sfregavano piacevolmente sul mio corpo nudo. Mi ritrovai subito eccitata. Ci spostammo sul letto, e Marcello scese subito con la testa tra le mie cosce, mentre la lingua di Giancarlo si dedicava al mio seno. Ero in paradiso.Per un bel po’ continuai ad essere oggetto di piacevoli carezze, manuali e di lingua, da parte di entrambi. Giancarlo mi parlava molto. Diceva che era molto eccitante trovarsi in quella situazione con me, che non vedeva l’ora di conoscermi meglio, che ero una ragazza molto interessante, che voleva provare tutto di me. Mi chiedeva perché lo facessi, cosa mi aspettavo da quell’esperienza. Gli spiegai che volevo scoprire cosa si prova a fare sesso con due uomini insieme, e che, in particolare, volevo sfruttare l’occasione per provare quella che era una mia fantasia proibita da molto tempo: farmi prendere da due uomini contemporaneamente, davanti e dietro. Sembrava molto interessato ad ogni mia risposta.Dopo la lunga fase preliminare, cominciarono ad alternarsi nella mia fica, scopandomi ognuno brevemente prima di lasciare spazio all’altro, e così via. Tutto molto eccitante, ma la situazione stentava ancora a decollare. Sembrava che tutti e tre fossimo in attesa di qualcos’altro.Ad un certo punto, mentre stavo scopando cavalcioni su Marcello, Giancarlo suggerì che forse era arrivato il momento giusto per farmi vivere la mia fantasia proibita. Mi schiacciai su Marcello con tutto il mio peso cercando di rendere il buco accessibile, mentre Giancarlo si avvicinava dietro di me. Iniziò a prepararmi, prima con la lingua, poi con le dita. Ma quando fu il momento di penetrarmi non gli fu facile trovare una posizione idonea. Ci fu tutta una serie di “Sposta la gamba” “Togli il braccio” “Vieni più su” “Stai più indietro” dall’effetto abbastanza comico. Finché non decidemmo una sosta, anche per permettere a Marcello di sgranchirsi un po’, schiacciato come era dal peso di noi altri due.Per qualche minuto mi dedicai a loro con la bocca, alternandomi un po’ su l’uno un po’ sull’altro, finché non mi sembrarono pronti per un secondo tentativo. Stavolta riuscimmo a trovare una posizione più adeguata, ma non fu facile lo stesso. Giancarlo mi faceva male nei suoi tentativi di forzarmi il buchino. Io cercavo di rilassarmi, ma non è così semplice rilassarsi mentre hai un altro uomo che ti riempie da davanti. Marcello a sua volta non riusciva a stare troppo fermo, diceva che gli veniva istintivo muoversi, e lo faceva anche per mantenere meglio l’erezione. Giancarlo cercò di facilitare la situazione, tornando a leccarmi il buco, commentando ironicamente quanto poco gli piacesse stare con la lingua di fuori ad un centimetro dalle palle pelose dell’amico.Alla fine riuscì ad entrare tutto in me, lentissimamente. Eravamo talmente incastrati tra di noi, dentro e fuori, che era quasi impossibile ogni movimento. Fui io a provare ad oscillare un po’. Mi sentivo pienissima e ogni piccola vibrazione mi dava una scossa su tutto il corpo, di dolore e di piacere. Era molto eccitante, e pian piano stavo imparando come muovermi per gustare tutto al meglio. Cominciava decisamente a piacermi. Ma i miei due partner non condividevano il mio gradimento. Quei movimenti minimi che a me davano mille brividi, erano poca cosa per loro. Per quanto fosse eccitante la situazione, tutto quello che sentivano era di tenere il cazzo stretto in una morsa di carne e di non poterlo muovere come avrebbero desiderato per trarne il dovuto piacere. Marcello, in particolare, era in una posizione sacrificatissima, e cominciava a lamentarsi. Alla fine decidemmo di desistere, tornando stesi sul letto, uno accanto all’altro, con me in mezzo.”Peccato, però…” sospirò Giancarlo. “Mi stava piacendo molto prenderti in quel modo. Non ti dispiace se continuo, vero?”Non mi dispiaceva. Mi girai e sollevai il culetto per offrirglielo, piegando le ginocchia sotto di me, mentre lui si sistemava alle mie spalle, pronto a penetrarmi. Fu tutto molto agevole, se paragonato alle difficoltà di qualche minuto prima, quando c’era l’ingombro del cazzo di Marcello nella fica e tutti i tessuti erano dolorosamente in tiro. Era anche molto più piacevole. Senza nemmeno accorgermene mi trovai a sospirare e a gemere rumorosamente ai suoi ritmati affondi.”Oh sì…” sussurrai. “Così è molto meglio…””Tutta un’altra cosa, vero?” chiese conferma Giancarlo.”Decisamente… Continua ti prego… Mi piace…””Continuo volentieri…” disse lui. “Spero di bastarti, però… in fondo sono uno solo…”Gli sfuggì la battuta. Confermava i sospetti che avevo avuto sin dall’inizio. Marcello aveva riferito a Giancarlo la storia della mia iniziazione. Anche lui, quindi, sapeva che ero stata presa da molti uomini, in quella prima volta, e probabilmente anche quanto mi fosse piaciuto. Ora mi spiegavo tutto quell’interesse per me, tutte quelle domande, e anche tutta quella voglia di “provarmi tutta”, che in fondo non significava altro che fare esattamente quello che stava facendo in quel momento.Forse avrei dovuto essere seccata per la scarsa discrezione mostrata da Marcello, ma in quel momento mi stavo divertendo troppo per pensarci. E poi era eccitante pensare che Giancarlo fosse venuto a quell’appuntamento così desideroso di provare il mio culetto, per effetto del racconto che gli aveva fatto l’amico.Marcello si avvicinò a me. Mi carezzò i capelli e mi baciò su una guancia. Forse temeva la mia reazione e cercava di rabbonirmi.”Giancarlo moriva dalla voglia di prenderti dietro, sai?” mi sussurrò all’orecchio con tono affettuoso. “Gli ho accennato qualcosa della tua storia, e non vedeva l’ora. Sai bene che anche a me ha fatto l’identico effetto… e ancora non mi è passata!”Mi carezzò ancora i capelli, mentre l’altro continuava ad incularmi di gusto.”Sai? Abbiamo entrambi una voglia pazza di farti rivivere qualcosa di simile a quella tua serata a Milano. Certo, siamo solo in due, ma faremo del nostro meglio…”Compresi in un attimo la situazione. Ecco cosa si agitava di nascosto dietro i loro modi galanti e rispettosi, le loro gentilezze, le loro attenzioni, la loro generosità nel darmi piacere con i baci, con le carezze, con la lingua. Sotto sotto, quello che li infiammava era la prospettiva di fare la festa al buchino di una ragazza che lo prendeva dietro volentieri. L’idea era premeditata. Non avevano nessun motivo per pensare che non avrei gradito il programma. Con un brivido perverso mi ritrovai ad ammettere a me stessa che avevano perfettamente ragione: quel programma piaceva molto anche a me.Mentre pensavo queste cose, Giancarlo si sfilò e Marcello prese il suo posto. Era il primo dei tanti cambi della guardia che si sarebbero succeduti da lì in avanti. La temperatura erotica stava decisamente salendo. La festa era finalmente decollata.Per tutto il resto della giornata non fecero altro che incularmi. Si alternarono dentro di me, prima nella classica posizione carponi, poi sperimentando tutte le possibili varianti. Da sopra, da sotto, da davanti, di fianco. Si gustarono il mio culetto disponibile in tutti i modi, in tutte le salse, da tutte le angolazioni. E io mi gustavo loro.Andarono avanti fino a sera prima di crollare. Erano esausti dopo essere venuti tre volte ciascuno dentro di me. Mi ritrovai in mezzo a loro, a pancia sotto, distrutta, dolorante.Presero a ricoprirmi di coccole e di attenzioni, a farmi un sacco di complimenti. A dirmi che a letto ero la fine del mondo, che erano fortunati ad aver avuto l’occasione di stare con me. Fu un momento molto tenero, in curioso contrasto con la selvaggia brutalità con cui avevano infierito sul mio didietro nelle ore precedenti.Credo che una donna abbia sempre bisogno di un po’ di coccole, dopo che si è abusato del suo buchino posteriore. Per quanto l’atto in sé possa piacere da impazzire, il “dopo” è sempre un momento difficile. Ci si ritrova avvolte da una sensazione che è insieme fisica ed emotiva, che parte da sotto, da quel dolore sordo proveniente dal buco e si irradia pian piano nell’anima. Ci si sente sporche dentro, violate nel profondo, corrotte. Si fa fatica ad accettarsi di nuovo.Per questo in quei momenti un po’ di miele, un po’ di dolcezza, sono apprezzatissimi. Gilberto era stato tenerissimo con me dopo la sera della mia iniziazione. Mi aveva curato il buchino con creme lenitive, preparato tisane rilassanti, mi era stato vicino con tutto il calore possibile. Persino mentre maturavo la decisione di non vederlo più, non riuscivo ad avercela con lui. Anche quella sera Marcello e Giancarlo mi aiutarono molto a superare l’impatto con il “dopo”.Prima di addormentarmi, pensai che non era stata un’esperienza intensa e sconvolgente come quella della mia iniziazione, che ormai nella mia mente aveva assunto contorni mitici. Non era solo una questione di numero. Non c’era stata quell’atmosfera magica abilmente costruita che aveva reso la deflorazione del mio forellino una specie di rituale pagano, e che secondo me era stata importantissima per mettermi nelle condizioni mentali giuste per godermi al meglio tutto ciò che era successo. Più ci ripensavo, più mi rendevo conto di quanto Gilberto fosse stato un grande. Per moltissime ragazze la prima esperienza di quel tipo avviene con un coetaneo, affettuoso e appassionato quanto si vuole, ma spesso inesperto e maldestro. Tutto si riduce a cinque minuti di dolore insensato e inutile, mentre lui raggiunge il proprio piacere. Se c’è una seconda volta, è ancora peggiore, perché non c’è più il brivido della scoperta, ma al contrario si aggiungono l’ansia e la disillusione dell’esperienza precedente. Di solito, entro la terza ci si mette la croce sopra, per sempre. Io stessa, ricordando i miei primi approcci con i ragazzi del mio paese, ero stata vicinissima ad un percorso del genere.Invece, grazie a Gilberto, ero veramente stata “iniziata” al piacere del sesso anale, e avevo scoperto da subito come quel piacere si nutra di estremi, di esagerazioni, di abissi infiniti, di perdita totale del controllo. Avevo imparato subito cosa aspettarmi, cosa cercare, come goderne. Non sapevo se c’era qualcosa in me, di psicologico o di fisico, che mi rendeva particolarmente predisposta per quell’atto, o se dipendeva tutto da quella fortunata prima volta. Ma in ogni caso ero felice della mia capacità di provare piacere in quel modo.Anche quel giorno, con Marcello e Giancarlo, mi ero divertita davvero moltissimo, e provavo una specie di strano senso d’orgoglio al pensiero che il mio buchino, da solo, fosse riuscito a mettere al tappeto quei due fusti che russavano ai miei fianchi.La mattina dopo li ritrovai di nuovo eccitati e vogliosi, seriamente intenzionati a riprendere il discorso interrotto la sera prima. Quei due cazzi dritti che mi accerchiavano, a destra e a sinistra, apparivano ora come una terrificante minaccia per il mio buco che, dopo gli stravizi del giorno precedente, era troppo malconcio per essere disponibile ad ulteriori abusi. Cercai di indurli a desistere, ma loro inscenarono per gioco la parte degli irremovibili. Scherzosamente ci ritrovammo a mercanteggiare, per stabilire cosa potevo offrire in cambio della loro rinuncia. Alla fine mi impegnai di gratificare entrambi con un pompino che promisi “indimenticabile”. Si atteggiarono a scettici, ma mi concessero di provare.L’atmosfera tornò subito meno scherzosa e più erotica, quando cominciai a tener fede al patto dedicandomi con la bocca a Giancarlo, mentre Marcello si godeva attentamente lo spettacolo, in attesa del suo turno. Misi in campo tutte le lezioni e l’esperienza che avevo acquisito con Gilberto. Furono sorpresi e deliziati di tanta abilità, e si divertirono entrambi parecchio. Ma anche per me fu piacevole ed eccitante farli godere nella mia bocca.Quando più tardi Marcello mi riaccompagnò al treno (Giancarlo ci salutò prima perché aveva un impegno) ero ancora più felice e soddisfatta del mese precedente. Mi ero divertita da morire, e gliene ero grata. Aspettavo con ansia che si parlasse del prossimo incontro nel mese successivo, sperando in qualche nuova proposta a sorpresa, ancora più audace. Provai per questo un po’ di vergogna: ero tornata da poco insieme al ragazzo dell’Università e non mi stavo comportando benissimo nei suoi confronti. Anche perché a lui non concedevo che un castissimo petting, in linea con quell’immagine di brava ragazza di paese, un po’ all’antica, cui ero associata nell’ambiente universitario. Ma non volevo rinunciare per niente al mondo a questi appuntamenti mensili all’insegna del sesso.Quando l’argomento “prossimo incontro” venne fuori, mi accorsi di pendere dalle labbra di Marcello. Speravo solo che non tirasse nuovamente in ballo la storia del club privè.”Ti ho mai parlato di Sandro?” mi disse.Ricordai vagamente che lo aveva nominato durante il nostro primo incontro, ma non mi aveva dato altri dettagli.”E’ una persona estremamente interessante, che tra le altre cose ha l’hobby di organizzare feste di tipo erotico.” Evidentemente era un altra conoscenza legata al giro del club.”Orge?” chiesi. L’idea non mi piaceva troppo. Mi infastidiva in particolare la possibilità di essere oggetto di attenzioni femminili.”Non proprio. Sono incontri molto esclusivi, di erotismo raffinato. Spesso sono feste a tema.””A tema?””Sì… giochi o situazioni particolari, per stuzzicare la fantasia. Ho parlato di te a Sandro, e penso che voglia farti una proposta. Te ne vuole parlare direttamente lui, ma posso anticiparti che dovresti trovare la sua proposta particolarmente interessante…”Mi porse un foglietto. “Questo è il suo cellulare. Chiamalo nei prossimi giorni.”Dopo circa una settimana, trovai il coraggio e feci quella telefonata. Fu un gesto fatto di impulso e dettato più che altro dalla curiosità. Pensavo che per quanto potesse esserci di particolare o raffinato si sarebbe comunque trattato di qualche variante di orgia. Non mi piaceva molto l’idea, per le ragioni che ho detto. La mia intenzione era quella di ascoltare la proposta e rifiutare gentilmente, per poi richiamare Marcello e concordare un programma alternativo.”Pronto?” rispose una voce da uomo.Mi presentai, secondo le istruzioni, come “l’amica di Marcello”.”Ah, sì, certo… Mi scusi, posso richiamarla tra cinque minuti esatti?”Attesi. Richiamò quasi subito.”Salve… Rita, vero? Ci diamo del tu?… Perfetto. Scusami per prima, ma ero con alcune persone, e dovevo liberarmene… Veniamo a noi. Quanti anni hai, prima di tutto? Ventidue?… Bene, sei molto giovane, ma maggiorenne. Marcello ti ha anticipato qualcosa? Nulla? Bene, ora ti spiego…”Era una bella voce, calda e cordiale, quasi da speaker radiofonico. Si intuiva un uomo maturo ma giovanile, di cultura superiore alla media, benestante, raffinato. L’effetto complessivo era rassicurante.”Vedi, Rita, a me piace organizzare degli incontri erotici… definiamoli pure delle ‘feste’… ispirate ogni volta ad un tema diverso. Sempre però con un numero ristretto di persone, scelte con cura. Gente aperta di intelletto, culturalmente libera, capace di apprezzare certe raffinatezze del sesso.”Ascoltavo attenta, aspettando che venisse al dunque.”Da tempo sto cercando di organizzare una serata particolare, seguendo una mia ispirazione piuttosto originale, che dovrebbe rivelarsi molto stuzzicante per chi parteciperà. Voglio chiamarla la Serata delle Tre Scimmiette.”Non avevo idea di cosa potesse significare.”Tu conosci sicuramente le tre scimmiette della favola… non vedo, non sento, non parlo… ecco, prova ora ad immaginare una trasposizione delle tre scimmiette in campo erotico…”Non ci arrivavo.”Ma è semplice! Basta sostituire orecchi-naso-bocca delle scimmiette della favola con i tre orifizi erotici del corpo femminile. Le tre scimmiette saranno tre ragazze che metteranno a disposizione degli ospiti uno ed uno solo dei propri orifizi, ognuna uno diverso. Non è un’idea curiosa e intrigante? Quello che ho saputo di te da Marcello, ma correggimi se sbaglio, ti renderebbe l’interprete ideale per il ruolo di una delle tre scimmiette. Immagino che hai capito quale…”Avevo capito quale. Provai un brivido caldo su tutto il corpo. Mi tornò in mente la mia serata con Gilberto, l’intensità di quelle sensazioni, l’eccitazione, il senso di vertigine, l’abisso. Mi accorsi di quanta voglia avevo di rivivere emozioni di quell’intensità. E adesso mi si presentava un’occasione, probabilmente irripetibile.Sandro non sapeva come interpretare il mio silenzio, e continuava a parlare con toni rassicuranti, cercando di convincermi.”Naturalmente la cosa viene fatta con lo spirito del gioco, con un senso di complicità tra tutti i presenti. L’obiettivo è quello di passare una serata piacevole e divertente per tutti, all’insegna di un sesso trasgressivo, ma raffinato. Non faccio per vantarmi, ma nessun uomo e nessuna donna sono mai usciti insoddisfatti dalle mie feste. Posso dire di avere un certo nome, nell’ambiente, e la partecipazione alle mie iniziative, ti assicuro, è richiestissima. Saremo poche persone. Beh, diciamo il minimo indispensabile per dare un po’ di pepe al tutto. Ma non di più. Detesto le ammucchiate.Ah, voglio aggiungere che una tua eventuale risposta positiva non sarà vincolante. Fino a quel giorno, se ci ripensi, sarai liberissima di chiamarti fuori. E anche in qualsiasi momento durante la festa. Qui a Roma avrai una stanza d’albergo tutta per te, a mie spese, e non appena dovessi decidere che ciò che sta avvenendo non è di tuo gradimento, sarai immediatamente riportata in albergo, senza la minima esitazione. Su questo hai la mia totale garanzia.”Non lo stavo nemmeno seguendo. La mia mente vagava a mille miglia di distanza. Ascoltai in silenzio la mia stessa voce rispondere con un tremito.”Sì… Mi interessa. Accetto.””Bene!” Il tono calmo e controllato non riuscì a nascondere del tutto il suo entusiasmo. “Sono davvero felice. Hai fatto la scelta giusta e sono sicuro che alla fine ne resterai pienamente soddisfatta. D’altra parte è noto a tutti che le mie feste…”Pensai che poteva piantarla con quei discorsi da venditore. Ormai avevo accettato.”Per gli aspetti organizzativi pratici, direi che la cosa migliore sia fare di Marcello il nostro punto di riferimento. E’ un ragazzo davvero in gamba, che forse finora avevo un po’ sottovalutato. Sarà lui a riferirti tutti i dettagli. La festa è programmata per il 29 di questo mese. Ci vedremo lì. Allora grazie Rita, e piacere, davvero piacere, di averti conosciuto. A presto.”
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