Sono passati appena tre giorni, tre giorni di Elena a tempo pieno, dopo la serata passata a casa mia, ho pensato continuamente a lei ma non voglio starle troppo sopra quindi mi faccio vedere poco in facoltà. Alle 18 sento suonare alla porta, chi sarà che scoccia? Nessuno, solo una busta gialla di quelle imbottite a terra, non è indicato ne il mittente né il destinatario, una sola scritta su uno dei due lati: “Riservato”. Rientro in casa sono curioso, torno nel mio studio e apro lentamente il plico, è di Elena, è il suo diario, sono solo le prime pagine. Dal diario di Elena: Martedi 20 giugno – ore 22.00 Ieri sono stata a casa di Ottavio (il titolare del mio dipartimento) – mi ha chiesto di tenere un diario su cui devo annotare tutte le cose che faccio, che penso, che desidero e che dico, mi ha detto che verrò punita per tutto quello che lui riterrà “atteggiamento non corretto”. Non sono sicura del significato, quindi cercherò di tenere aggiornato questo diario con tutti i dettagli della mia vita, ogni settimana lo consegnerò al mio padrone e attenderò istruzioni. Oggi a ora di pranzo mi sono masturbata nel bagno della biblioteca, pensavo a lui, a quello che è successo ieri sera a casa sua, per venire mi sono dovuta strizzare forte i capezzoli, non l’avevo mai fatto prima. Mi sono accorta che durante il giorno, ma anche di notte, le mie mutandine sono bagnate, mi sveglio eccitata – vado a letto eccitata. Perché non mi chiama? Sono stata tutto il giorno in facoltà, l’ho aspettato tutto il giorno, ho chiesto per ben due volte alla sua segretaria quando sarebbe arrivato – non è venuto. Mercoledi 21 giugno ore 15.00 Non sono riuscita ad incontrarlo neanche questa mattina… perché mi evita? L’ho deluso, sono sicura di averlo deluso. Oggi ho incontrato Enrico (il programmatore del 2° piano) mi ha offerto il caffè, abbiamo chiaccherato un poco del più e del meno, mi ha invitato ad andare a vedere il concerto dei R.E.M. con lui, gli ho detto che ci penso – mi piacerebbe, ho notato che mi guarda spesso le gambe e la scollatura forse gli piaccio – lui è carino ma non affascinante, comunque mi piace farmi notare da lui. Giovedi 23 giugno ore 09.00 Non ho dormito, sono distrutta, ho passato parte della notte su internet, sono arrivata tramite alcune parole chiave (schiava – sottomissione – padrone – bondage) ai siti che cercavo, ho bisogno di capire. Ho letto articoli che mi avrebbero inorridito fino a poco tempo fa – ora no! Sono stata in una chat, ho conosciuto un Master, abbiamo scambiato pareri e riflessioni, mi ha chiesto di toccarmi, io l’ho fatto – vorrebbe conoscermi meglio – io voglio conoscere meglio il mio di master ma lui non mi cerca più – E’ finita! Bene la mia bambina è proprio brava mi sta facilitando il lavoro, quanti spunti mi ha dato per punirla? Vediamo, circa 6 buoni motivi, si è masturbata senza il mio permesso, si eccita continuamente, chiede informazioni su di me alla mia segretaria, fa la civetta con altri uomini, frequenta siti e chat Bdsm, e dulcis in fundo, si fa dare ordini da sconosciuti via e-mail. E’ arrivato il momento, la convoco per domani sera. Elena, la guardo dallo spioncino della porta, sta aspettando che vada ad aprirle, è bellissima, emozionata si morde le labbra, si tocca i capelli, apro, abbassa lo sguardo, la lascio entrare e chiudo la porta. A sorpresa le blocco i polsi dietro la schiena. Nessuna reazione, mi lascia fare, chiudo le manette, la bendo e l’accompagno sul divano. “Come vanno le cose in facoltà? Stai lavorando o in mia assenza fai solo l’oca in giro? Ho letto quello schifo del tuo diario, allora cosa hai da dire? Sei stanca di aspettare, volevi essere considerata più di quello che meriti?” “Chiedo perdono, ma lei mi ha ordinato di scrivere e annotare tutto e io ho eseguito” “Ti rendi conto di quanti ‘atteggiamenti non corretti’ hai avuto? Vediamo se sei sveglia abbastanza da elencarli” “Non saprei, forse due” La colpisco con uno schiaffo sul volto, vedo la testa scomporsi violentemente e poi tornare in posizione, la prendo per i capelli e mi avvicino al suo viso, pochi millimetri: “Sei una puttana in calore, non mi piaci più, se accetti il mio addestramento devi ubbidirmi, niente smancerie in giro, internet ti è proibito fuori dal lavoro, e soprattutto devi smetterla di farti i ditalini, ci siamo capiti?” “Ci siamo capiti” “Bene, veniamo alle punizioni, hai da scontarne sei, non credo di farcela tutte stasera quindi quelle che avanzano saranno “compiti a casa”. La sollevo di peso, le tolgo le manette e la bacio sulla bocca, le infilo tutta la lingua dentro, nello staccarmi le mordo il labbro inferiore forte, emette un lamento strozzato, la sento ansimare allungo una mano tra le sue cosce e infilo due dita negli slip, è già bagnata, la amo, penso proprio di amarla. La spoglio con calma, lei è in piedi davanti a me, le mani alzate dietro la nuca, i seni piccoli e sodi svettano contro il soffitto, li pizzico, stringo i capezzoli tra le dita modellandoli come pongo. La giro e la spingo con la testa sul divano, il culo in mostra, le allargo le natiche per guardare bene il buco del culo, è meraviglioso, è così stretto che non riesco a decidermi ad allargarlo, dopo non sarà mai più così, lo fisso a lungo, voglio depilarla prima di iniziare la sessione punitiva, il mio cazzo sta esplodendo nei boxer, devo mantenere la calma ho bisogno di tempo, questa sarà una lunga serata, la bambina uscirà di qui a pezzi. E’ mia, Elena non esiste più. “Ascoltami bene senza mai ribattere, ti voglio depilata, figa e culo, ti voglio sempre depilata figa e culo, adesso la mia brava bambina mi segue in bagno a fare le pulizie” Elena è sempre bendata, la conduco io, la faccio sedere su uno sgabello a gambe larghe, le depilo bene tutta la passerina che ora sembra quella di una bambina, le piccole labbra si vedono appena tanto sono minute, il clitoride è eretto, le colano umori vischiosi, vorrei leccarli via, devo trattenermi, la faccio girare a pecorina, il culo in bella mostra, ora depilo anche quello, perfetto. “Vieni tesoro, la conduco nel mio studio, la faccio stendere con le gambe in aria sulla mia scrivania, mi siedo davanti a lei, le lego i polsi e le gambe in modo che non possa stringerle, prendo un vasetto di lubrificante, diamo inizio alla mia opera. “Rilassati cagnetta, più rimani calma più facile sarà per entrambi, quando ti entrerà comodamente questo oggetto nel sederino ci alziamo di qui” Le mostro un dildo, è un oggetto d’antiquariato in avorio, un’acquisto di vecchia data, penso sia di origini orientali perché la base riproduce in bassorilievo alcuni simboli dell’antica Cina, non è enorme ma non è neppure piccolo per quel fiorellino inviolato. Sono emozionato come un bambino con un giocattolo nuovo desiderato per lungo tempo. Inizio a lubrificarle il buchetto, entro con l’indice, fino in fondo, Elena geme ma non si muove, aggiungo il medio, li allargo, la bambina è elastica non fa resistenza “Brava tesoro, rimani così rilassata, come vedi non tutte le punizioni sono dolorose” Tolgo le dita, sono leggermente sporche, piccole tracce marroni lasciano intuire che non è andata in bagno, parte un ceffone, la colpisco in pieno, il rumore sorprende anche me. “Ascolta Elena, ci sono cose che una schiava deve sapere, quando è destinata al suo padrone deve sempre avere cura del proprio corpo, farsi la doccia, profumarsi e vestirsi accuratamente non basta, devi imparare a farti il clistere prima di ogni nostro incontro, se preferisci posso farlo io, ma non sarebbe un divertimento per te, che sia la prima e ultima volta, intesi?” “Non succederà più, lo giuro” Continuo il mio lavoro, ungo il dildo e comincio a forzare l’ano della mia cerbiatta, si ritrae, emette lamenti flebili, quasi silenziosi, la osservo, sul volto una smorfia di paura, incalzo: “cosa succede piccola, non dirmi che hai paura, dovresti essere felice di allargarti per il tuo padrone” Ecco, questo è il momento, spingo con forza, stringe i pugni ma resiste “Ecco fatto, è tutto dentro, ora lo ruoto lentamente, sta andando tutto bene”. E’ fantastica, fisso ipnotizzato la base cesellata del dildo che esce dalle sue terga, la superficie beige monocroma con la sua pelle, il buco dilatato ha perso tutte quelle meravigliose grinze, l’aiuto ad alzarsi, le tolgo la benda e la bacio a lungo sulla bocca, la tengo per i capelli premuta contro il mio viso, la sento sospirare di piacere, la mia eccitazione è incontenibile. La faccio voltare, la piego sulla scrivania, mi tolgo la cinta dei pantaloni e inizio a frustarla sulle natiche, forte, sempre più forte: “Dai piccola ora puoi urlare, puoi piangere, non sai quanto mi diverte sentirti supplicare” Elena resiste, sobbalza ad ogni colpo ma non urla, non si dispera, quando smetto e la faccio voltare i suoi occhi sono lucidi di pianto, ha il viso arrossato, un tremore la percuote come carta velina al vento, la amo. La porto nel mio letto, facciamo l’amore, voglio farla venire come non c’ è mai riuscita, indugio sui preliminari, le mie mani percorrono tutto il suo corpo senza tralasciare nessun angolo, la penetro con calma sussurandole parole d’amore fino a quando non vedo le sue iridi voltarsi all’indietro, fino a quando non la sento sospirare di piacere, una, due, tre volte… ecco posso lasciarmi andare anch’io, un orgasmo violento che ci lascia muti e spossati ma stretti in un’abbraccio senza fine.
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