Il tradimentoIl mio nome è Giorgio e quello di mia moglie Franca. I fatti che sto per narrare sono avvenuti pochi anni fa quando avevamo entrambi poco più di trent’anni. Mia moglie è una bella castano-bionda con gli occhi verdi e la pelle ambrata. Non è molto alta ma è ben equilibrata: il seno non è grande, una seconda abbondante, le gambe affusolate che finiscono in un bellissimo culo e il ventre un po’ arrotondato, tipico delle trentenni, che è la parte del suo corpo che mi fa eccitare di più. Ci eravamo conosciuti circa cinque anni prima e abbiamo avuto un’intensa vita sessuale prima di sposarci, anche perché io vivevo da solo e lei pur vivendo con la famiglia aveva la libertà di passare qualche notte fuori. Prima di conoscerci avevamo avuto ciascuno diverse storie che sicuramente hanno arricchito la nostra vita sessuale. Io qualcuna l’ho avuta anche dopo che ci siamo messi insieme ma erano scopate quasi di dovere, senza storia né futuro. Ci è piaciuto sempre moltissimo scopare e non solo a letto. Anzi erano pochissime le volte che lo facevamo lì. Scopavamo ovunque ci capitasse, nel bagno in casa di amici durante una festa, dietro un muretto di campagna mentre dall’altra parte del muretto si svolgeva la festa di altri amici, sul parapetto del balconcino di un albergo, nell’ascensore del palazzo di amici nostri….. Insomma, situazioni varie e spesso arrapanti. Non posso di certo affermare che conducevamo una vita sessuale piatta. Eppure poco tempo prima di sposarci questa tensione erotica cominciò a rallentare. All’inizio non ho dato molto peso alla cosa attribuendola alla normale stanchezza della vita da single e allo stress per i preparativi del matrimonio. Pensavo che dopo esserci trasferiti a casa nostra saremmo stati più tranquilli e tutto sarebbe ritornato come prima. Mi sbagliavo, questa storia si tirò avanti per altri due anni quasi. Ne parlavo spesso con Franca la quale però cercava di minimizzare dicendo che dopo tanti anni insieme un periodo di assestamento era normale. A me, comunque, non andava giù per cui cercai di stimolare la nostra vita sessuale con diversi accorgimenti. Un giorno comprai con una rivista il film di Tinto Brass “Così fan tutte”. L’abbiamo visto insieme e finì con una grande scopata come non succedeva da tempo. Così cominciai a comprare delle riviste di fumetti erotici d’autore che leggevamo insieme ma spesso lei li leggeva da sola in bagno. Questo ci aiutò molto ma ancora non avevamo recuperato. Qualche volta ho pure noleggiato qualche videocassetta porno ma presto ci siamo stufati. Tranne qualcuna di tipo amatoriale che ci aveva eccitati, le altre ci sembravano ridicole e impossibili. Cominciai allora a insistere sul suo abbigliamento. Qualche volta che doveva uscire di pomeriggio con un’amica le suggerivo di non mettersi le mutandine. Le dicevo che camminare per le strade nuda di sotto potrebbe essere eccitante. All’inizio era molto contrariata, poi un giorno acconsentì mettendosi i collant senza mutandine. Quando tornò a casa non ha voluto accettare che si era eccitata ma qualche giorno dopo che siamo usciti per andare al cinema si è messa un paio di autoreggenti senza mutandine prima che io glielo chiedessi. Al cinema sedeva tutta casta perché aveva paura che la gonna si scostasse e le sue parti intime venissero in contatto con la stoffa della sedia (aveva paura delle infezioni). Quando stavamo per uscire, in mezzo alla calca le misi una mano sotto la gonna e le toccai la fica, che si bagnò immediatamente, infilandoci dentro due dita. Per come eravamo pressati nella fila, poteva essere la mano di chiunque. Per questo ho fatto finta di niente aspettando che fosse lei a dire qualcosa. Non le avevo detto niente neanche dopo che fossimo usciti ma non ne ha fatto parola neanche lei. Il fatto che lei cercasse di nascondermi una cosa del genere mi eccitava molto. Qualche volta le ho suggerito di andare così anche in ufficio e lei lo fece. Quando tornava a casa era quasi sempre eccitata e finiva con una scopata che tuttavia non era quello che mi aspettavo. L’avevo convinta pure a prendersi più cura delle sue parti intime; a tenere cioè la peluria ben curata e corta (non mi piacciono le fiche pelose) e depilarsi accuratamente il solco delle natiche e le grandi labbra. Qualche volta si è depilata completamente. In queste operazioni l’aiutavo io perché mi divertiva e mi eccitava tantissimo. L’atto stesso della depilazione delle parti intime ha per me una forte carica erotica non tanto per il risultato ma per quello che significa per chi lo compie. Qualche volta mi ha raccontato che sentire l’aria fresca passare sotto la gonna sulla fica appena depilata l’ha eccitata per strada mentre camminava e ha avuto paura che le persone avessero capito la sua eccitazione.Poi era stata in ospedale per una piccola operazione dove ha conosciuto una ragazza creola e sono diventate amiche. Era una donna simpatica, aveva qualche anno più di noi ma ne dimostrava di meno. Capelli neri corvini, pelle scura, un paio di occhi neri e grandi, insomma, una bella donna e molto simpatica. Mia moglie diventò più allegra. Usciva spesso con Nicòle e lei spesso veniva a mangiare a casa nostra. Di certo non era una donna alle prime armi e si vedeva. Avevo notato anche qualche sguardo birichino nei miei confronti ma non avevo pensato assolutamente di provarci perché mi sembrava brutto nei confronti di mia moglie. Non sono mai stato moralista ma l’amicizia l’ho sempre considerata sacra. Le nostre avventure, se dovessero accadere, sarebbero dovute avvenire al di fuori delle nostre cerchie di amici per evitare situazioni sgradevoli. Di questo avevo già parlato con Franca sin dai primi tempi che ci siamo messi insieme. Ben sapendo che qualche avventura potesse capitare in qualsiasi momento a lei o a me, era preferibile cercare di evitare il coinvolgimento di persone che conoscevamo entrambi. Anche se allora era contrariata al mio discorso mi era sembrata d’accordo con il concetto. Per quanto riguarda la sua amicizia con Nicòle mi incuriosiva il suo attaccamento a questa donna. Un giorno, eravamo in primavera, parlavamo dopo pranzo sorseggiando un bicchiere di vino. Mi raccontava come camminando per le strade della città molti si giravano a guardare quella copia chiaro-scura formata da lei e Nicòle. Le dissi che avevano ragione. “Pensa come sarebbe il contrasto chiaro-scuro dei vostri corpi nudi sul letto”. Sorrise maliziosa. Presi coraggio e continuai: “Mi piacerebbe vederti a letto con Nicòle”. La sua risposta mi spiazzò. “Pure tu?”. “Che significa pure io” le dissi ”perché chi altro te l’ha chiesto?”. Rimase perplessa, le era scappato. “Gianni, il mio collega” mi disse dopo qualche secondo. “Ma perché, sei così intima con questo tuo collega da parlare di queste cose?” incalzai subito. Non mi rispose. La cosa mi aveva fatto incazzare ma mi incuriosiva pure parecchio. “Dimmi una cosa, hai scopato con questo Gianni? Dai raccontami che sono curioso”. Il vino mi aveva sciolto molti freni ma anche a Franca. “Ma sei scemo che te lo dico? Poi ti incazzi e finisce tutto male”. Già la sua risposta era una mezza affermazione ma glielo volevo sentire chiaramente dalle sue labbra. “Non ti preoccupare” le dissi “ti ho sempre detto che nessuna avventura potrebbe intaccare il nostro rapporto. Tranne che questa tua non è solo un’avventura ma qualcosa di serio. Se così è la dobbiamo mettere su un altro piano ma dobbiamo parlare lo stesso”. “No no non è niente di serio” mi disse subito. “Allora raccontami” le dissi “com’è successo?”. Dopo qualche minuto di indecisione cominciò il suo racconto.“Tutto è iniziato l’estate scorsa” disse, “tu eri quasi sempre fuori per lavoro e spesso mancavi per tre-quattro giorni di seguito. Io mi sentivo insoddisfatta un po’ di tutto. Di te, di me, del mio lavoro… Per Gianni ho avuto dall’inizio una particolare simpatia contraccambiata. Ci siamo trovati a parlare più spesso e a raccontarci le nostre cose. Un giorno, tu eri partito e sua moglie era dai genitori, mi invitò a cena. Ho accettato senza secondi fini. Tutto è filato liscio, dopo cena ci siamo fatti una passeggiata e poi siamo tornati in macchina. Appena saliti mi guardò e mi disse che avevo dei piedi bellissimi e se gli permettevo che li baciasse. Non sapevo cosa rispondere, lui mi prese il piede destro e se lo portò alle labbra. Iniziò a baciarlo e ad inserire la lingua tra le dita. Portavo i sandali e dopo la passeggiata i miei piedi non erano certo puliti. Glielo dissi e cercai di ritirarlo. Era come impazzito, mi disse che gli piaceva di più così. Lo lasciai fare per un po’. Provavo sentimenti contrastanti, da una parte schifo e dall’altra ero terribilmente eccitata. Alla fine ha vinto il primo sentimento. Ritirai il piede e gli chiesi di accompagnarmi subito a casa. Mi ha chiesto scusa e siamo tornati. Per qualche mese ci siamo quasi evitati ma io ci pensavo spesso a quel che mi aveva fatto. Un giorno mi raccontò che aveva un’amante, con sua moglie erano in rottura, e da allora spesso mi raccontava le sue avventure via via con particolari sempre più spinti. Questi racconti mi eccitavano molto e se ricordi cominciai a chiedere anche a te di raccontarmi le tue avventure passate con dovizia di particolari”. In effetti quel periodo me lo ricordavo abbastanza bene perché dopo alcuni miei racconti abbiamo fatto delle scopate favolose. “La storia continuò in questi termini per tutto l’inverno. Poi un paio di mesi fa c’è stata la svolta. Quel giorno ero andata al lavoro con una gonna corta a portafoglio, le autoreggenti blu e non mi ero messa le mutandine. Durante la pausa pranzo eravamo rimasti quasi soli negli uffici, io mi ero portata i crackers e lui di solito non mangiava. Ci siamo messi nella sua stanza e cominciò a raccontarmi l’ultima sua avventura. Eravamo seduti su due poltroncine uno di fronte all’altra. Mi stava raccontando come mentre leccava la fica della sua amante all’improvviso le iniziò a colare sangue perché le erano venute le mestruazioni. Era divertente ma anche eccitante. Man man che andava avanti con il suo racconto io mi eccitavo e senza volerlo mi stavo allargando le cosce. Considerata la vicinanza non poteva non accorgersi che non portavo le mutandine. Mi fissò la fica e mi disse sorridendo “sai, io sono bravo a leccare”. L’idea mi arrapava ma gli dissi che era molto pericoloso lì e in quel momento. Lui mi rispose che aveva fatto il doppione delle chiavi della porta di servizio degli uffici e se mi andava potevamo uscire per ultimi e, dopo che il custode avesse chiuso il portone potevamo rientrare da lì. Accettai, uscimmo per ultimi e siamo andati a prendere un caffè al bar di fronte. Dopo aver visto il custode che se ne andava siamo entrati nel vicolo che portava alla porta di servizio. A quel punto fermai il suo racconto e la portai nello studio. La denudai quasi con violenza e dopo averla distesa sulla mia scrivania la penetrai con un colpo solo. Era bagnatissima. Tenendo le sue gambe sulle mie spalle la scopavo con violenza. Lei dopo un po’ mi fermò. “Aspetta” mi disse “che devo fare la pipì. I tuoi colpi mi stimolano la vescica, non ce la faccio più”. “Non m’interessa” le risposi “ti faccio pisciare addosso”. Non ho fatto in tempo di finire la frase che un getto di urina colpì il mio pube. Mi stava pisciando addosso con il mio cazzo ben piantato nella fica. Aspettai che si svuotasse e continuai con la stessa violenza fino a che non venni anch’io. E’ stata una cosa travolgente. La baciai con passione mentre dalla sua fica colava lo sperma sul lago di pipì a terra. Abbiamo pulito tutto e ci siamo fatti una doccia. Dopo siamo andati a distenderci nudi sul letto. Dopo qualche minuto di silenzio le chiesi di continuare il suo racconto.“Il cuore mi batteva forte” ricominciò lei giocherelando col mio cazzo. “Siamo entrati dalla porta di servizio ma io avevo paura che qualcuno fosse rimasto lì. Perciò lo mandai a controllare tutti gli uffici. Dopo, abbiamo deciso di metterci nella stanza in fondo che fungeva da archivio dove c’era un grande tavolo in mezzo. Mi sedetti su quel tavolo e lui si mise in ginocchio davanti a me. Mi allargò le gambe e si tuffò sulla mia fica. Leccava veramente bene. Mi succhiava il clitoride e le labbra della mia fichetta come se facesse un pompino. Mi ha fatto venire diverse volte prima di alzarsi e infilarmi il suo cazzo nella fica. La interruppi perché spontanea mi era venuta la domanda “Com’è il suo cazzo? Più grande o più piccolo del mio?”. Lei mi sorrise “E’ più lungo del tuo ma molto più sottile. Sembra una carota. Tant’è vero che nella fica non lo sentivo tanto”. “Perché da qualche altra parte lo sentivi di più?” la incalzai subito. Capì che aveva commesso un secondo errore e non poteva più tirarsi indietro. “Veramente si” mi disse abbassando gli occhi ”dopo che gli ho detto che non lo sentivo tanto ha cercato di mettermelo nel culo”. “E ci è riuscito?” le chiesi con apprensione. “No, anche insalivandolo mi faceva un po’ male e perciò quel giorno finimmo così. La cosa però mi intrigava molto anche perché essendo così sottile avrebbe potuto incularmi senza provocarmi dolore mentre tu con il tuo cazzone mi avresti lacerata. Abbiamo provato tante volte senza riuscirci neanche con la vaselina non ti ricordi? Così l’indomani mi portai da casa il tubetto di vaselina che avevi comprato per le nostre prove e verso le tre, quando se ne sono andati tutti, ci intruffollamo di nuovo nella stanza dell’archivio. Mi ha leccata di nuovo tutta infilando spesso la sua lingua nel mio bucchino. Poi me l’ha cosparso di vaselina, ha fatto lo stesso col suo cazzo e me lo puntò sul bucchino posteriore. Cominciò a spingere, io cercai di rilassarmi e all’improvviso me lo ritrovai tutto dentro. Era una sensazione strana. Mi sentivo molto porca con quel cazzo che mi scivolava dentro e fuori il culo senza provocarmi dolore ma piacere. Comunque era di più un piacere mentale che fisico. Mi venne dentro e sentii il suo sperma bollente allagarmi le budella”. Io ero diventato rosso dall’incazzamento ma il mio cazzo che era di nuovo diventato come il marmo dimostrava anche un furioso eccitamento. “Ma come” le dissi “da me non hai mai voluto essere inculata e ti fai inculare cosi da un estraneo?”. “Ma dai amorucio, non fare cosi. Abbiamo provato tante volte a farlo ma mi facevi male. Ho pensato che se lui me lo aprisse un po’, tu avresti potuto entrare più facilmente”. La sua risposta era perversa ma mi sembrò logica. “E te l’ha aperto abbastanza?”. “Beh, quel giorno ho goduto moltissimo. Essere inculata senza sentire dolore è arrapante e molto diverso dal prenderlo in fica. Gli ho chiesto se un altro giorno potevamo riprovare. Lui era felice e mi disse che ci avrebbe pensato lui a comprare la vaselina. Era meglio non usare più quella nostra, potevi accorgertene e io volevo farti una sorpresa”. Buggiarda! Pensai io. “Da allora mi ha inculata spesso e mi veniva sempre dentro. Poi correvo a casa a chiudermi in bagno perché lo sperma nel culo aveva l’effetto del clistere. “Brutta troia” esclamai “sono due mesi che ogni giorno ti chiudi in bagno appena torni dal lavoro!!! Tutte le volte avevi il culo pieno di sperma?”. “Dai amore” mi disse lei “non è stato proprio ogni giorno”. “Si” dissi io stizzito “esclusi i sabati e le domeniche. Ma visto che hai già il culo sfondato posso provare anch’io ad incularti?”. “Ma certo amore mio” disse lei premurosa “prendi la vaselina”. Dopo aver cosparso il suo buchino e il mio cazzo di vaselina lo poggiai nello sfintere e cominciai a spingere. Lei si sforzava ad aprirsi ma nonostante i suoi sforzi era entrato solo il glande. Le tenevo le gambe sulle mie spalle e apprezzavo tutta la sua buona volontà nell’operazione. Era tutta sudata. Ho cominciato a spingere un po’ ma appena vidi la sua faccia travolta dal dolore smisi l’azione e lo tirai fuori sconsolato. “Mi fai male” cercò di giustificarsi “dai mettici ancora un po’ di vaselina e riproviamo”. “Lascia stare” le replicai “deve essere un piacere per entrambi, altrimenti niente”. “Sai che facciamo?” mi disse “domani mi faccio inculare da Gianni e subito dopo torno a casa e riproviamo”. La sua proposta mi eccitò moltissimo. La feci mettere a quattro zampe e glielo infilai nella fica e dopo un po’ la allagai di sperma.L’indomani mattina si mise un tallier grigio con autoreggenti nere senza mutandine. “Preparati per il pomeriggio” mi disse con un sorriso malizioso uscendo di casa. Quella mattina al lavoro non sono riuscito a combinare nulla. Pensavo sempre a lei. Verso le tre tornai a casa e pensando che probabilmente in quel momento mia moglie veniva inculata dal suo collega su un tavolo dell’ufficio mi sparai una sega. Verso le quattro sentii il portone della casa aprirsi. Lei mi sorrise tutta rossa in faccia. “Aspetta un attimo che vado in bagno a svuotarmi e a lavarmi e vengo” mi disse. Ma io ero troppo arrapato per aspettare. Entrai in bagno con lei. La feci appoggiare le mani sul lavandino, mi inginocchiai dietro di lei e le alzai la gonna allargandole le natiche con le mani. Aveva il buco del culo tutto unto e arrossato. Ipnotizzato dallo spettacolo mi imbrattai il cazzo di vaselina, glielo poggiai sul bucchetto e detti una spinta forte e decisa. Entrò di colpo fino a metà strappandole un grido, ma stavolta non mi fermai. “Piano” mi disse con voce strozzata “fallo entrare piano che è grosso”. Continuai a spingere lentamente fino a che non entrò tutto dentro il suo culo burroso. “Mamma mia mi sento piena” si lamentò. Aspettai un po’ per farla abituare e poi cominciai a muovermi lentamente. Allo specchio vedevo il suo viso tutto rosso e sudato. Pian piano aumentai il ritmo. Il suo culo era bollente e stretto e il pensiero che era anche pieno dello sperma del suo amante mi fece andare in tilt. Lei cominciava a godere. I suoi lamenti presto si trasformarono in mugolii di piacere e io non sono riuscito più a trattenermi inondandole le budella di sborra. Lo estrassi lentamente lasciandole il buco mezzo aperto che colava sperma. Mi diede un bacio appassionato e con movimenti incerti è andata a sedersi sul water.
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