PremessaCiao a tutti!Finalmente ho finito il mio racconto.Non avevo pensato di scrivere qualcosa di così lungo ma il racconto mi ha preso la mano. Forse noterete qualche differenza tra i primi capitoli e i quelli successivi. Ad un certo punto la storia ha preso una strada diversa da quella pensata in origine (anche se poi ho rimaneggiato il tutto).Il racconto ha uno stile un po’ diverso dagli altri. Visto che ci ho lavorato parecchio spero comunque che non lo cestinerete dopo le prime righe (anche perché, almeno credo, migliora mano a mano che si procede).Dato che non troverete amplessi in ogni momento vi anticipo il genere del racconto:F/f, D/s, spanking, enema, anal, sex, rom (però non saltate subito ai punti ‘caldi’, l’evoluzione dei personaggi è il nocciolo della storia).Detto questo aspetto di leggere i vostri commenti.Il sesso sicuro non è quello che si fa con il lattice ma quello che si fa con la conoscenza e il rispetto: non cercate di imitare le protagoniste della mia storia senza sapere come evitare ogni danno alla vostra o al vostro partner.LA TUTRICE Il racconto è suddiviso nei seguenti capitoli: CAPITOLO I – MADAME FOISSONCAPITOLO II – JENNIFER CAPITOLO III – NUOVA CASA, NUOVA VITA CAPITOLO IV – LE REGOLE DI CASA FOISSON CAPITOLO V – UNA PUNIZIONE RIVELATRICE CAPITOLO VI – UNA GIORNATA DI VACANZA CAPITOLO VII – UNA NUOVA PUNIZIONE CAPITOLO VIII – SCAMBIO DI RUOLI CAPITOLO IX – INFERNO E PARADISO CAPITOLO X – UNA NUOVA VETTA CAPITOLO XI – UNA SERATA PARTICOLARE CAPITOLO XII – L’ORDALIA CAPITOLO XIII – L’AMORE … CAPITOLO XIV – … E IL PIACERE CAPITOLO XV – IL BALLO CAPITOLO XVI – LA MADRE CAPITOLO XVII – L’ADDIO CAPITOLO XVIII – EASY RIDE, DYKE BIKER EPILOGO CAPITOLO I – MADAME FOISSONMarie Foisson sollevò per qualche istante lo sguardo dalle carte che ormai conosceva a memoria per gettare un’occhiata alla vecchia pendola, l’oggetto più prezioso dell’elegante arredamento vittoriano del suo ufficio. Erano le quattro e mezza del pomeriggio. Tra meno di mezz’ora Jennifer Larson sarebbe entrata in quella stanza e lei avrebbe dato via a un piano sul quale aveva fantasticato per anni. Era troppo tardi per dei ripensamenti.A soli 37 anni Marie era la figura più influente nella prestigiosa scuola femminile di Harper’s Hill. Il doppio ruolo di insegnante di francese e di vicedirettrice era già notevole per una donna della sua età però il suo vero potere derivava dal fatto di essere figlia e unica erede dei due fondatori dell’istituto.Sua madre si era trasferita dalla nativa Francia negli Stati Uniti molti anni prima in qualità di insegnante madrelingua. Aveva poi sposato un franco-canadese e la coppia aveva insieme fondato la scuola. I primi anni erano stati difficili. Le idee non proprio progressiste dei due coniugi mal si conciliavano con il clima politico degli anni sessanta. Fu necessario attendere gli anni ’80 e la riscossa del neo-puritanesimo perché la scuola iniziasse realmente a prosperare. Sembrava che l’intera aristocrazia dello Stato non desiderasse altro che di poter spedire le proprie figlie in un collegio che desse loro una bella ‘raddrizzata’. Marie Foisson non era però una semplice raccomandata di ferro. Era completamente dedita al suo lavoro e era stata la sua abile regia che aveva dato alla scuola la filosofia grazie alla quale era ormai tra le più rinomate di tutti gli States. La Harper’s Hill si era sempre distinta per una disciplina particolarmente severa e un po’ ottusa, frutto delle inclinazioni dei suoi fondatori più che di un’idea didattica o commerciale. Marie aveva cambiato tutto questo. La disciplina era divenuta ancor più maniacale ma a ciò corrispondeva a una precisa strategia. La scuola si era specializzata nella educazione delle più scapestrate tra le ricche e viziate figlie dell’alta borghesia del paese. Il punto di forza dell’istituto era che le ragazze turbolente anziché essere espulse, come nelle altre scuole, venivano invece ‘rieducate’ fino a farne delle perfette debuttanti. Le iscrizioni e le rette conobbero un’impennata impressionante, trasformando la Harper’s Hill in una vera miniera d’oro. Alla luce dei suoi successi Marie avrebbe potuto pretendere di assumere la direzione dell’istituto ora che i suo padre era morto e sua madre si era trasferita in Francia. Se non lo aveva fatto non era però per modestia ma perché il suo ruolo di vicedirettrice che la rendeva responsabile per le questioni disciplinari era per lei fonte di insospettate soddisfazioni. Non voleva certo rinunciarvi proprio ora che per una sentenza della Corte Suprema aveva ufficialmente permesso la reintroduzione delle punizioni corporali che peraltro non erano mai andate in disuso nella scuola.Sino da bambina Marie era stata molto disciplinata e giudiziosa. Non aveva mai dovuto assaggiare i trattamenti che sua madre dispensava così largamente alle sue allieve. Fu solo molti anni dopo, quando dopo essersi laureata, accettò a malincuore di fare alcune supplenze nella scuola dei suoi genitori, che scoprì la sua particolare vocazione. La prima volta che le capitò di assistere ad una sessione disciplinare, solo cinque nerbate sul posteriore ben tornito di una sedicenne, non ne fu folgorata ma la cosa comunque suscitò il suo interesse. Quando qualche tempo dopo sua madre le chiese di sostituirla in una di queste sessioni a causa un attacco di artrite, ne fu lieta. La madre la istruì adeguatamente e le fece fare pratica su un cuscino. Il gran giorno venne. La ragazza aveva 15 anni, una espressione impertinente e lunghi capelli biondi. Venne fatta entrare nella stanza in cui si trovavano solo Marie e sua madre. Le fu spiegato che sarebbe stata Marie ad amministrare la punizione e fu fatta mettere in posizione. La ragazza si chinò sulla pesante scrivania in legno di quercia e sollevò la gonna sulla schiena lasciando esposte le terga, ricoperte da vezzose mutandine rosa. Furono necessari tre colpi di verga prima che Marie, vincendo il proprio timore da neofita, riuscisse a imprimere allo strumento una forza adeguata. Il quarto colpo fu perfetto e Marie poté così concentrarsi sull’effetto dei suoi colpi. Dopo aver sopportato in silenzio l’inizio della propria punizione la ragazza iniziò a perdere la sua baldanza ed ad emettere sordi gemiti ogni volta che il crudele attrezzo la sfiorava. Marie osservava estasiata i fianchi della sua vittima che oscillavano sotto i suoi colpi, gli sforzi della ragazza per mantenere la corretta posizione, le mani che stringevano con forza il lato distante della scrivania. I lamenti soffocati a stento le parevano dolci come i sospiri degli amanti durante l’amplesso. Solo all’ultimo momento la donna si rese conto del suo stato di eccitazione e che in preda allo stesso aveva eccessivamente aumentato il ritmo e la potenza della battuta. Ci volle un grande sforzo di volontà per riuscire a riacquistare il controllo di sé e a non assestare colpi extra alla malcapitata allieva. Marie getto uno sguardo di sfuggita alla madre e con sollievo la vide intenta a massaggiarsi il polso dolorante. Non si era accorta di nulla.Marie non diede troppo peso al fatto di essersi sessualmente eccitata durante la sessione disciplinare. Era successo e basta. Non avrebbe certo cambiato la sua vita! Si sbagliava. Il momento della verità venne qualche tempo dopo, quasi al termine del suo periodo di supplenza. La madre le chiese ancora una volta di sostituirla nell’amministrare una punizione ma questa volta non si fermò ad assistere alla somministrazione. La ragazza da punire aveva 16 anni, copiosi riccioli rossi, seni molto sviluppati e qualche chilo di troppo. Non era comunque sgradevole. Non appena le due si trovarono sole nella stanza, chiusa a chiave come da prassi, Marie sentì un forte brivido di eccitazione al solo pensiero di avere l’altra alla propria mercé. Marie lesse alla studentessa i motivi della punizione e impugnò lo strumento designato."Sembra proprio che tu non sappia tenere la lingua a freno. Vedremo se 30 colpi con questa canna ti insegneranno un po’ di disciplina!" aggiunse con un ghigno crudele.La ragazza deglutì. La punizione era piuttosto severa per una infrazione di poco conto come la sua ma sapeva che essere recidiva comportava un aumento della pena. Senza dire una parola si mise in posizione e si sollevò la gonna dell’uniforme. Marie si spostò a sinistra della sua vittima e iniziò a colpire. I colpi erano netti e decisi. Ormai non era più presente alcuna cautela reverenziale. Quasi subito la ragazza prese a gemere e a contorcersi dopo ogni sferzata. Anche se la punizione non era eccezionalmente dura, per gli standard della Harper’s Hill, la sua capacità di sopportare il dolore non era mai stata molta. Dopo il decimo colpo non poté fare a meno di sollevarsi e di portare una mano verso il suo tormentato fondoschiena."La prego non ce la faccio più!" piagnucolò."Silenzio!" replicò Marie. "Sai benissimo di non potere né muoverti né parlare durante la punizione. Per ogni infrazione sono previsti 5 colpi aggiuntivi. Quindi ancora 30 colpi!"Resasi conto del guaio in cui si era cacciata la ragazza divenne quasi isterica."La prego" disse "so che devo essere punita. Non voglio sconti, solo … solo vorrei che mi concedesse qualche minuto di tregua tra una serie di colpi e un’altra.""Ah sì? E quanto di grazia?" replicò ironica la donna."Credo … credo che … 5 minuti ogni 5 colpi … riuscirei a sopportarli …i colpi voglio dire …" sussurrò con un filo di voce la ragazza impaurita."Non posso mica perdere tutto il pomeriggio con te!" rispose seccamente Marie.Stava per riprendere la battuta quando improvvisamente ebbe un’ispirazione. Si voltò ostentatamente verso la grande finestra fingendo di meditare sul da farsi ma in realtà per nascondere l’espressione luciferina che sentiva essersi dipinta sul suo volto. Attese qualche istante, poi con tono calmo prese a parlare."So che in fondo sei una brava ragazza quindi ti farò una concessione. Potrai scegliere tra due alternative. La prima è di avere 30 colpi, come quelli che di ho già dato, con 3 minuti di intervallo ogni 10 colpi. La seconda è di ricevere 15 colpi. 10 con questa sottile striscia di cuoio e dopo 5 minuti di intervallo, 5 colpi con questa canna che è più leggera di quella che ho usato fino ad ora."Mentre faceva la sua offerta, Marie indicò gli attrezzi designati, appesi insieme a molti altri in una rastrelliera in fondo alla stanza. La ragazza aveva una espressione stupita. La seconda offerta sembrava fin troppo favorevole. La metà dei colpi, un intervallo più lungo e strumenti più leggeri, sicuramente meno dolorosi."Naturalmente" aggiunse la donna con voluta nonchalance "nel secondo caso non ti sarà concessa la protezione delle mutandine. Hai 5 minuti per decidere."Il viso della ragazza divenne rosso dall’imbarazzo. Sapeva che punizioni del genere venivano occasionalmente comminate ma lei non ne aveva mai subito una. Che fare? Sapeva che non avrebbe potuto sopportare i 30 colpi in modo disciplinato e che pertanto la punizione sarebbe stata di nuovo aumentata. I 15 colpi sulla pelle nuda sarebbero stati sicuramente più imbarazzanti ma probabilmente non più dolorosi. Almeno così sperava."Scelgo i 15 colpi, signorina" disse quasi balbettando. "Cosa … cosa debbo fare?""Mettiti davanti alla scrivania, abbassati le mutandine e assumi la solita posizione" rispose Marie. La ragazza, con le mani tremanti, abbassò le mutandine quanto bastava per lasciare interamente scoperti i candidi glutei e iniziò a chinarsi in avanti. Marie, in piedi dietro di lei, la fermò immediatamente. "Così non va bene! Le mutandine devono essere abbassate fino alle ginocchia" disse. "E vedi di non farle cadere sul pavimento durante la punizione altrimenti sarà peggio per te!"Lentamente la giovane abbassò le mutandine fino alle ginocchia e si sdraiò sulla scrivania. Per evitare che le scivolassero più giù dovette divaricare leggermente le gambe regalando a Marie la fugace visione del suo sesso e della sua fitta peluria rossastra. La donna era intenzionata a sfruttare al massimo la situazione. Sferrò cinque colpi violenti in rapida successione per mettere la sua vittima nel giusto stato d’animo. Prese poi qualche secondo di pausa per permettere alla ragazza di assaporare il crescente dolore e tornò a colpire. Questa volta i colpi erano ben distanziati l’uno dall’altro e Marie poteva gustarne pienamente l’effetto. Ogni volta che la lingua di cuoio colpiva si avvolgeva sinuosamente alle bianche rotondità dei glutei e dei fianchi della malcapitata che riusciva a stento a conservare la posizione richiesta. Al termine dei primi 10 colpi le natiche della studentessa erano solcate da numerose linee color rosso fuoco che risaltavano fiere sulla carnagione pallida delle altre aree. La ragazza piangeva e singhiozzava. Marie, ansimante di piacere, osservava la scena compiaciuta. Ordinò alla ragazza di attendere in un angolo, faccia al muro, che trascorressero i 5 minuti di intervallo, sempre con le mutandine abbassate e la gonna sollevata.Lei nel frattempo, sorpresa dal suo stesso grado di eccitazione, si era seduta dietro la scrivania, si era cautamente sfilata le mutandine e aveva iniziato ad accarezzarsi fra le cosce. Maledizione … non c’era abbastanza tempo per questo! Bisognava riprendere la punizione. Rimessa in posizione la sua vittima, Marie riprese a colpire con tutta la sua forza per fare in modo che la leggera canna utilizzata potesse comunque farsi temibile. Bastarono un paio di sferzate a riempire nuovamente di lacrime in viso della ragazza. Marie, ogni volta che contraeva le cosce per accompagnare il colpo, sentiva un’onda di piacere divamparle dentro. Decise di indirizzare il quarto colpo non sui glutei ma sulla parte posteriore delle cosce. Il colpo colse completamente di sorpresa la vittima che lanciò un alto guaito. Le ginocchia le si piegarono e se non si fosse aggrappata con tutte le sue forze alla scrivania sarebbe sicuramente caduta carponi. Senza attendere che la poveretta riprendesse posizione Marie le assestò il quinto colpo che le strappò un altro urlo. Resasi conto dopo qualche istante che la punizione era finita la giovane si lasciò andare accasciandosi sul pavimento, ai piedi di Marie, piangendo a dirotto e coprendosi il viso con le mani."Rivestiti e vattene se non vuoi una razione supplementare" disse Marie con voce tremante.La ragazza faticosamente si rialzò, ricompose i suoi vestiti e uscì con andatura traballante. Era troppo presa dai suoi guai per accorgersi della espressione assente della sua persecutrice e che questa, per reggersi in piedi, aveva dovuto appoggiarsi con entrambe le mani alla scrivania. L’orgasmo aveva colto Marie di sorpresa. Il fatto di essere eccitata dal corpo di un’altra femmina non era una novità per lei. Gli uomini non le erano mai piaciuti e durante il college aveva avuto modo di sperimentare l’amore fra donne. Aveva però sempre avuto difficoltà a giungere all’apice del piacere ed aveva finito per pensare che il sesso non faceva per lei. Tutto ciò che si concedeva consisteva in qualche carezza durante la doccia dopo un’oretta di jogging. Ora invece il piacere l’aveva vinta mentre non si stava neppure sfiorando!Da quel giorno la vita di Marie cambiò. Rinunciò al suo sogno di fare l’interprete e di girare il mondo e accettò invece un posto stabile alla Harper’s Hill. Divenne ben presto la più temuta tra le insegnanti. Per rafforzare il terrore delle alunne nei suoi confronti iniziò a coprire il suo splendido corpo d’atleta con lugubri abiti neri che le fruttarono il soprannome di ‘Morticia’, ben presto sostituito da altri più adeguati come ‘La frusta’ o ‘La puttana nera’. Prese anche a raccogliere dietro la nuca i lunghi e bellissimi capelli corvini e a portare frivoli occhialini anni ’50. Il tutto contribuiva a darle l’aspetto di una vecchia megera, acida e cattiva. Esattamente il ruolo che voleva recitare. La signorina Marie ormai non esisteva più. Al suo posto c’era adesso la terribile Madame Foisson.
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