CAPITOLO XIII – L’AMORE …I giorni successivi furono per Marie un tormento. La donna aveva giustificato l’assenza di Jennifer da scuola con una brutta influenza e restava costantemente a fianco della ragazza cercando di alleviarle il dolore come meglio poteva, straziata dal vedere il bel corpo della sua amata ricoprirsi di lividi orribili. Ognuno di essi le sembrava un occhio accusatore. Non un istante poté dimenticare le sue colpe. Anche se costantemente vicine, Jennifer e Marie quasi non scambiarono parola in quelle lunghe ore. La ragazza trascorreva le giornate sdraiata su un fianco sotto l’effetto narcotico del televisore. Solo dopo una settimana la giovane iniziò a ritrovare un poco della sua vitalità. Sembrava anzi che si sforzasse di comportarsi con la serenità e la spensieratezza di un tempo come per cancellare quello che era avvenuto. Una sera quando la tutrice venne ad augurarle la buonanotte chiese il permesso per l’indomani di potersi alzare e riprendere a studiare."Altrimenti finirà che rimarrò indietro e per un po’ vorrei evitare altre punizioni …" concluse con un sorriso solo leggermente forzato.Per Marie anche quelle parole scherzose erano una pugnalata. Così, più per liberarsi la coscienza che per l’opportunità della situazione, decise che era venuto il momento per dire chiaramente alla giovane come intendeva i loro futuri rapporti. Si sedette sul letto a fianco della giovane e presele le mani tra le sue iniziò a parlare pur non avendo il coraggio di guardarla negli occhi."Tesoro, io … ho preso una decisione. Non ti punirò più …""Ma Madame, aveva promesso …""Continuerai ad abitare con me e io continuerò a prendermi cura di te ma non me la sento più di punirti.""Ma perché?""Non vedi cosa ti ho fatto? Come è ridotto il tuo povero corpo?""Sì, ma meritavo una punizione …""Nessuna azione merita una punizione simile e poi … in realtà … il motivo per cui ti ho punita non è quello che hai fatto …""Cosa vuol dire?""Vedi, quando ho deciso di prenderti sotto la mia protezione per me tu eri solo una ragazzina a cui serviva una bella lezione, una specie di animaletto con il quale divertirmi. Poi però ho imparato a conoscerti e a volerti bene e così sono iniziati i problemi. La verità è che io ti voglio … troppo bene e … in modo sbagliato. Mi piace stare insieme a te. Mi piace vedere il tuo corpo nudo. Mi piace umiliarti, sottometterti e anche farti soffrire. Ogni volta che ti punivo dovevo lottare con me stessa per non far sì che le tue sofferenze non fossero altro che uno strumento per il mio piacere. Purtroppo spesso ho perduto queste battaglie, soprattutto negli ultimi tempi. Mi illudevo che in fondo le mie punizioni anche se troppo crudeli ti fossero utili. A volte mi illudevo che anche tu potessi trovarle … piacevoli. Così quando ti sei ribellata tutte le mie colpe mi si sono presentate davanti ed io mi sono vista per quello che realmente sono. Ero arrabbiata con me stessa ma alla fine è su di te che ho scaricato la mia rabbia. Quello che ti ho fatto non può essere giustificato. Non solo sono stata crudele ma ho messo a repentaglio la tua stessa salute. Ho rischiato di persino di accecarti! Come posso tornare a punirti come se niente fosse?"Mentre parlava il volto di Marie si era rigato di lacrime per poi finire nascosto nel grembo di Jennifer che istintivamente prese a carezzare dolcemente la donna. Era quella una scena che le due avevano vissuto molte volta ma che ora si svolgeva a ruoli invertiti. Lo sguardo di Jennifer era perso nel vuoto. Mille pensieri le si affollavano in mente. Avrebbe voluto dire che sì, anche lei amava la dura disciplina a cui la tutrice l’aveva sottoposta, che anche i suoi sentimenti andavano oltre la soglia del lecito, che nulla le dava piacere come potersi gettare tra le braccia accoglienti della tutrice al termine di una dura battuta. Ma c’era dell’altro. In cuor suo doveva ammettere che da tempo le attenzioni della sua dea erano divenute troppo ruvide e indiscriminate. Non voleva rinunciare alle sue catene ma nemmeno essere trattata come un oggetto di piacere. Poteva solo sperare che la sua padrona avesse imparato la lezione. Anzi poteva forse imporglielo."Tutto questo non ha importanza" disse infine la giovane dopo un lungo silenzio."Ma …""Una volta mi ha detto che dire di amare qualcuno non significa niente se nonlo si dimostra con le proprie azioni. Bene, io ho bisogno di chi si prenda cura di me. Una persona che mi guidi e che mi costringa a comportarmi bene. Se lei smettesse di punirmi sono sicura che prima o poi tornerei a mettermi nei guai. Se davvero mi vuole bene deve continuare a castigarmi ogni volta che me lo merito. Se ciò le crea dei problemi questo è affar suo non mio. Non è giusto che io venga danneggiata dalle sue mancanze. Vorrà dire che se commetterà degli errori verrà punita anche lei. Mi sembra giusto, no?""Ma Jennifer …""È giusto o no?""Sì, è giusto.""Accetta di essere punita?""Sì.""Accetta che sia io farlo?""Sì.""Accetterà qualsiasi punizione decida di darle?""Sì.""Qualsiasi punizione? È sicura?""Sì. Accetterò qualunque punizione.""In questo caso possiamo iniziare subito. Si spogli. Completamente!"Senza dire nulla, Marie prese lentamente a spogliarsi. Anche se il ruolo di vittima non le si addiceva era compiaciuta del fatto che Jennifer potesse vendicarsi su di lei. Dopo si sarebbe sicuramente sentita meglio. Una volta nuda, la ragazza le ordinò di inginocchiarsi sul letto con le gambe ben divaricate, le mani intrecciate sopra la testa e gli occhi chiusi. Dopo averle detto di non muoversi, Jennifer uscì dalla stanza alla ricerca di un adeguato strumento di disciplina. Tornò poco dopo con un flagello e prese a camminare attorno al letto ammirando la figura della tutrice. Inaspettatamente si sentiva eccitata. Il corpo della donna era come uno splendido frutto maturo. Una pesca dolce e succulenta nella quale affondare i denti con voluttà, lasciandone colare i succhi lungo il mento. Quel pensiero le pulsava nel cervello con una forza impressionante. Non era solo la bellezza dell’altra a intossicarla ma l’idea che questa fosse completamente alla sua mercé. Poteva farne ciò che voleva. Vederla urlare dal dolore o mugolare di piacere era solo una sua scelta. Era la prima volta che Jennifer aveva un’idea di ciò che la tutrice provava a tenerla in suo potere e anche se non aveva mai avuto fantasie in tal senso il desiderio di torturare la donna era adesso forte. Se non poteva amarla liberamente avrebbe almeno potuto possederla attraverso le lingue del flagello. D’impulso alzò lo strumento pronta a colpire, fermandosi solo all’ultimo istante. Non era questo quello che aveva progettato. Non era per questo che aveva chiesto alla tutrice di sottomettersi ai suoi comandi. Eppure la volontà vacillava di fronte al pensiero del flagello che si abbatteva sui seni indifesi della donna. Per interminabili secondi combatté i suoi istinti fino a vincerli. La posta in palio era troppo alta. Non poteva rischiare di perderla solo per un piacere passeggero.Marie sentì Jennifer muoversi vicino a lei e poi salire sul letto. Quando le fu chiesto, stese una mano davanti a sé. Si aspettava una vergata sulle nocche ma invece sentì che la ragazza le metteva in mano un oggetto. D’istinto apri gli occhi e vide che l’oggetto era un piccolo flagello. Jennifer era sdraiata al suo fianco, supina. Era nuda."Cosa significa questo?" chiese la tutrice stupita."Ho deciso che la sua punizione consisterà nel flagellarmi. Così imparerà a non venire meno ai suoi doveri …""Ma non posso farlo, ti prego …""Questa è una punizione, non le deve piacere. Le assicuro che il dolore cheproverà non sarà nulla a confronto delle sofferenze che mi ha impartito."Vi fu un breve silenzio. Entrambe erano turbate dalla durezza di quelle parole."Va bene, Jennifer" disse infine Marie. "Farò come vuoi però credo sia meglioaspettare qualche giorno. Sei ancora tutta segnata …""Non dappertutto però …" disse la ragazza divaricando le gambe. Era un chiaro invito a fare del suo sesso il bersaglio principale dei colpi. Marie quasi non credeva ai propri occhi ma aveva promesso e perciò prese a colpire. Non molto forte."Colpisca seriamente o altrimenti la costringerò a battermi fino a farmi sanguinare!" disse subito Jennifer, accompagnando l’ordine con un doloroso pizzicotto su un gluteo della tutrice. Marie eseguì il comando e intensificò la durezza della battuta anche se a ogni colpo si sentiva straziare. La mano di Jennifer non aveva abbandonato la natica della donna che adesso veniva massaggiava energicamente. L’esplorazione si allargava con il procedere della punizione. Le dita della giovane trovarono presto la rosea fenditura della tutrice, indugiandovi a lungo. Lentamente il capo della ragazza si insinuò tra le gambe della flagellatrice e la sua lingua sostituì le dita. Marie continuò per qualche tempo a colpire Jennifer ma poi incapace di dominarsi gettò il flagello e si tuffò a baciare il sesso dolente dell’amata. Sentire la lingua di Marie dentro si sé fece raddoppiare gli sforzi della ragazza il cui entusiasmo cercava di sopperire alla scarsa esperienza. Nonostante l’impegno costante di entrambe, nessuna delle due riuscì ad andare oltre una generica sensazione di piacere. La tensione accumulata in quei giorni, l’altalena emotiva degli ultimi minuti e l’incerto futuro del loro amore impedivano la serenità necessaria offrirsi alla compagna. Così, senza dire nulla, Marie si separò da Jennifer, le rimboccò le coperte, la baciò sulla guancia e lasciò la stanza sorridendole prima di spegnere la luce. Entrambe si addormentarono nei loro letti chiedendosi se quello che era successo era una fine o un inizio.Dopo un paio di giorni la ragazza riprese a frequentare la scuola. La giovane studiava sodo, sempre sotto le cure affettuose ma imbarazzate della sua tutrice. Non avevano riparlato di quello che era successo e si muovevano a tentoni nella ricerca di un nuovo equilibrio tra loro. Fu Jennifer a fare la prima mossa. Una sera mentre Marie era a letto immersa nella lettura sentì un sommesso bussare alla sua porta. A Jennifer accorse qualche secondo per avere il coraggio di entrare dopo che la donna l’aveva invitata a farlo. Avanzò a piccoli passi fermandosi a metà strada tra la porta e il letto della tutrice. Era imbarazzata. Come un fenicottero si reggeva su una sola gamba mentre l’altra sembrava voler attorcigliarglisi attorno, simile a un boa su di un ramo."Cosa c’è, mia cara?" chiese Marie."Niente, solo che non riesco a dormire …""Vuoi che ti prepari qualcosa? Una cioccolata calda?""No. Pensavo che … forse …""Sì?""Potrei dormire qui, stanotte?"La donna le sorrise e senza dire nulla liberò dalle coperte parte del letto battendovi poi sopra con il palmo della mano per invitare la giovane a raggiungerla. Jennifer, raggiante, si gettò sul letto con gioia fanciullesca. Marie la rimboccò con cura i poi si distese anch’essa. Le due erano adesso sdraiate su un fianco, l’una di fronte all’altra, ma separate da una barriera di spazio vuoto. Marie chiese alla ragazza qualcosa sulla scuola e Jennifer le rispose. Al dialogo delle loro parole si aggiunse quello ben più intenso dei loro sguardi. Quando un provvidenziale ciuffo ribelle cadde sugli occhi della giovane, la donna allungò la mano e gentilmente lo rimise al suo posto. Jennifer ne approfittò per afferrare la mano della tutrice e costringerla a carezzarle il viso. Una volta lasciata la presa, Jennifer sentì le mani di Marie che la afferravano per i fianchi e che la trascinavano verso di sé fino a che i loro corpi non si toccarono. A quel punto la ragazza abbracciò la tutrice stringendosi forte a lei."Le voglio bene, Madame.""Anche io ti voglio bene, piccolina. Tanto, tanto …"Rimasero a lungo così, godendo della loro ritrovata intimità. Strette strette, con Marie che muovendosi impercettibilmente avanti e indietro cullava Jennifer il cui capo era affondato sul petto della donna. Quando la ragazza alzò il viso trovò il caldo sguardo della tutrice su di lei. Mordendosi vezzosamente il labbro chiese alla donna il permesso di baciarla. La sua dea stava ancora sorridendo quando le labbra della giovane raggiunsero quelle dell’altra per il primo di innumerevoli baci. Anche se presto accesa di desiderio la donna attese che fosse la sua giovane ancella la prima ad insinuare le mani al di sotto delle morbide vesti della compagna per assaporare il contatto con le carni ardenti. Marie ricambiò con gratitudine quelle dolci esplorazioni cosicché ben presto le due amanti si ritrovano prive delle loro povere armature di seta. Premute l’una contro l’altra tornarono a gustare quella droga che da troppo tempo mancava loro. L’amore della propria amata.Quando la tutrice ritenne che fosse venuto il momento per dare libero sfogo alla loro passione prese un doppio fallo dal comodino come tante volte aveva fatto in passato. Era piccolo perché voleva essere gentile in questo nuovo inizio. Chiese quindi alla giovane, tra un bacio e l’altro, di voltarsi. Lo sguardo di Jennifer sembrò spegnersi per un istante, poi la ragazza iniziò a girarsi per dare la spalle alla donna. Quel momento di doloroso smarrimento non era che un pallido riflesso della sempre maggiore ritrosia che la giovane aveva dimostrato nelle settimane precedenti al loro litigio. Ma se allora la tutrice era stata troppo insensibile per accorgersene, adesso quel piccolo turbamento l’aveva colpita. Pose una mano sulla spalla di Jennifer voltandola verso di sé."Jennifer, cosa c’è?" chiese gentilmente la donna."Niente. Davvero!""Non devi fare niente che non desideri solo per compiacermi …""Lo so …""Se non vuoi andare oltre ai baci per me va bene lo stesso. Tutto ciò chevoglio è che tu sia felice e … insieme a me.""Non è quello …""E allora cosa?""Non importa, Madame … sul serio …""Ma a me importa, mia cara. Ti prego. Non voglio che ci siano più segreti tra noi.""Non è un segreto.""Allora puoi dirmelo. Forse ti faccio male quando … ti entro dentro?""No! Voglio dire all’inizio faceva un po’ male e poi era così strano … dopoperò è diventato piacevole …""Però?""È solo che quando mi … carezza da dietro … lei mi può baciare e toccare ma io no e invece vorrei farlo … tanto …"Marie stava per mettersi a ridere ma Jennifer continuò a parlare."Però non si deve preoccupare, io … capisco perché … mi prende in quel modo e so di non meritare di più … mi basta che sia gentile … non come le ultime volte …""Cosa vuoi dire?" chiese Marie, completamente interdetta. "Cosa significa che sai di non meritare di più?""Ecco io … lei …""Sì?""Io credo che lei si sia accorta che io … non sono più … pura …""Vuoi dire ‘vergine’? Sì, certo me ne sono accorta ma … Mio Dio, Jennifer! Non penserai che è per questo che io …" La donna non terminò la frase. Il capo chino della giovane era una risposta più che esauriente alla domanda che stava facendo. La tutrice prese il viso arrossato della ragazza tra le mani costringendola a guardarla negli occhi. "Jenny, no! No! No!" iniziò a dire concitatamente. "Dio Mio, tesoro. Non è come credi tu! Non volevo certo punirti o umiliarti per quello! Il fatto che tu non fossi più vergine non ha diminuito il mio affetto per te di un solo grammo. Io ti voglio bene per come sei. Compresi i tuoi errori e le tue vecchie cicatrici, bambina mia. Non potrei mai chiedertene il conto.""Davvero non le dispiace che io … ?""Shhh! Ascolta, mia cara. Se ti ho sempre … presa in quel modo è solo perché ho una certa predilezione per il tuo buchetto. Credo che questo tu lo abbia capito anche da sola, non è vero?""Sì …" rispose Jennifer non del tutto convinta."Però c’è una ragione più importante per cui l’ho fatto …" proseguì seriaMarie."Quale?""Me ne vergogno ma vedi … ho pensato che dandoti il piacere in quel modo …tutto poteva essere preso come un gioco, come un semplice scambio di … gentilezze. Se invece ti avessi avuta in un’altra maniera avrebbe voluto dire … fare all’amore … ed io non ero sicura che tu volessi farlo … con me … con una donna …""Ma io lo voglio!" esplose la ragazza stringendosi forte a Marie. "Io … io l’amo e non mi importa se è una donna … io farei qualsiasi cosa per lei! Voglio solo che lei mi voglia bene.""Jennifer …""Sì?""Anch’io ti amo e se tu vorrai essere la mia … innamorata … mi renderai l’essere più felice del pianeta.""Non potrà mai essere più felice di me!"Si baciarono. Era il loro primo bacio da adulte. Il primo di molti. La tutrice sarebbe presto andata oltre ma Jennifer non era pronta. La ragazza sentiva la necessità di raccontare le sue precedenti esperienze con l’altro sesso. Lo fece serenamente ma senza pudori. Narrò dei suoi sogni infranti, delle sue troppe delusioni, di una vita che sembrava decisa a spezzarla. Mentre parlava sentiva che finalmente il peso di quelle vicende la abbandonava. Erano solo ombre destinate a scomparire alla luce dell’amore di Marie e quando terminò di parlare si sentì per la prima volta degna di esso. Dopo la lunga confessione le due amanti tornarono a scambiarsi baci e carezze. Marie usò per la prima volta il fallo per penetrare la vagina della giovane che lo accettò umida e accogliente. A dire il vero a quel punto la donna non era troppo entusiasta di utilizzare ancora quell’attrezzo. Lo sentiva come qualcosa di freddo e di artificiale che poco aveva a che fare con la sacra comunione dei loro corpi. Però se questo era quello che Jennifer si aspettava, lei l’avrebbe accontentata. Marie si mosse a lungo sopra il corpo della sua compagna, lenta e sinuosa come un pitone che si avvinghia alla sua preda. Quando finalmente, esausta, si rovesciò sul dorso, Jennifer le si strinse al fianco tutta sorridente."Sono così felice!" disse la giovane."Sono stata brava?" scherzò Marie."Così tanto che … vorrei riprovare …""Per me va benissimo, bambina mia.""Madame?""Sì?""Qualche volta potremmo … farlo come … prima?""Certo ma perché?""Il fatto è che mi è mancato …""Cosa?""Non avere niente là dietro" disse Jennifer nascondendo il volto rosso di vergogna tra i seni della compagna. Marie decise di soddisfare a suo modo la richiesta della ragazza e quando venne il momento fece in modo che Jennifer si inginocchiasse sopra di lei. La giovane apprezzò subito l’idea e si dimostrò una cavallerizza provetta. La ragazza aveva già preso molto piacere quando Marie le chiese di continuare la sua cavalcata ad occhi chiusi. Jennifer obbedì docile dando modo alla donna di prendere un piccolo vibratore e di lubrificarlo. Poi con le dita prese a lubrificare l’ano della giovane. La ragazza accettò di buon grado il trattamento anche se lo trovò troppo superficiale, non sospettando che si trattasse di un semplice preliminare. Infine la tutrice inserì il vibratore nell’ano di Jennifer. La giovane riaprì gli occhi sorridendo maliziosa alla sua compagna e riprese a danzare sopra di lei. Marie ebbe cura di muovere spesso lo strumento con il risultato di mandare sempre più su di giri la ragazza. Alla fine, quando vide Jennifer sfregarsi con foga la clitoride, accese il vibratore. La ragazza rimase come folgorata mentre il suo corpo volava verso un paradiso più elevato. Fece appena in tempo per un ultimo forte gemito mentre il piacere la investiva come un getto di liquido caldo. Dopo qualche istante si ritrovò tra le braccia sicure della tutrice con gli orifizi, liberati dagli intrusi, che ancora sembravano contrarsi attorno ai fantasmi dei loro ospiti."Non pensavo che potesse essere così bello!" disse la giovane ancora trasognata."Questo è solo l’inizio, piccolina. Solo l’inizio …" rispose Marie prima che entrambe si abbandonassero al ben meritato riposo.
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