CAPITOLO XV – IL BALLOI giorni continuarono a trascorrere felici in casa Foisson. La fine dell’anno scolastico si avvicinava ma ormai c’erano pochi dubbi sulla promozione di Jennifer. La conclusione dei corsi veniva per tradizione celebrata con un grande ballo che rappresentava anche il più importante evento di gala della cittadina in cui sorgeva la scuola. Il ballo era l’occasione per le allieve della Harper’s Hill di mettere in mostra tutta la loro bellezza rinunciando finalmente alla lugubre divisa scolastica. Era anche il momento di fare sfoggio dei soldi di famiglia, sotto forma di magnifici abiti da sera, gioielli e lussuose automobili. Il ballo non era infatti tenuto nell’istituto ma in un grande e storico edificio situato dal lato opposto della città. Il corteo di limosine che attraversava il centro accompagnando le ragazze dalla scuola al luogo del ballo era ormai diventato una piccola attrazione turistica per la gente del posto. A scortare le studentesse al ballo erano i cadetti di una vicina e non meno prestigiosa accademia militare. La seduzione reciproca era, dopo la danza e il pavoneggiarsi, l’attività maggiormente praticata in quella sera ed il personale della scuola era così costretto a vigilare costantemente per salvaguardare la presunta purezza delle irrequiete adolescenti.Marie sapeva che Jennifer non era interessata a dare sfoggio di sé, né tantomeno a sedurre un cadetto. La donna era però decisa a far ben figurare la ragazza. Come amante provava sempre il desiderio di ricoprire la sua amata di regali ma come tutrice non voleva viziare la giovane e derubarla della sua modestia e semplicità. Il ballo era l’occasione perfetta per fare della sua ancella una principessa, anche se solo per una sera. Jennifer era inizialmente perplessa all’idea di partecipare al ballo ma alla fine si lasciò convincere. Ogni sera, dopo la cena, Marie insegnava alla ragazza a danzare e nonostante che le lezioni finissero perlopiù con le due che facevano l’amore sul sofà, i progressi di Jennifer furono notevoli. Una settimana prima del giorno fatidico la donna diede alla giovane l’abito da sera che le aveva comperato. Jennifer lo trovò magnifico e Marie fu ricompensata con una notte di passione sfrenata. La sera del ballo, prima di uscire, la tutrice fece alla ragazza un ultimo regalo. Era una collana d’argento con un ciondolo di rubini e diamanti che rappresentava una rosa rossa e una rosa bianca intrecciate. Nonostante il suo valore la foggia del gioiello era semplice ed elegante. Perfetta per le fattezze delicate della giovane. Jennifer, senza parole, abbracciò forte la donna sforzandosi di non piangere per non rovinare il leggero trucco che la tutrice le aveva concesso di mettere."Vorrei tanto che potessimo ballare insieme!" disse infine."Lo so, tesoro. Anch’io lo vorrei tanto. Vuol dire che festeggeremo inprivato.""Sì, però io vorrei che tutto il mondo sapesse che l’amo … ma non accadrà mai, vero?""Chi può dire cosa ci riserva il futuro? Possiamo solo vivere un giorno alla volta e finché leggerò nei tuoi occhi l’amore non saranno giorni che rimpiangerò.""Nemmeno io!""E adesso basta con le smancerie e muoviamoci o finirà che faremo tardi!"A dispetto delle cure di Marie, Jennifer non fu considerata la più affascinante ragazza del ballo. La sua bellezza era ancora troppo acerba per suscitare il generale apprezzamento. Ciò non impedì a molte sue compagne di rodersi il fegato dall’invidia e a un paio di cadetti di cercare di appartarsi in qualche angolino buio insieme a lei. Finito il ballo, la ragazza tornò subito a casa mentre Marie rimase bloccata ancora per un bel pezzo dai suoi doveri sociali. Una volta rientrata fece appena in tempo a chiudere la porta che Jennifer le saltò addosso gettandole le braccia attorno al collo e baciandola freneticamente."Perché ci ha messo tanto? Non ne potevo più!" esclamò la giovane."Ehi! Ma …""Scommetto che si è pure divertita a guardarmi ballare con quei tizi. Io invecenon ho fatto altro che pensare a lei. Cristo! Ero così eccitata che credo di aver sgocciolato tutta sul pavimento!"Marie aggrottò un sopracciglio dando alla ragazza quello sguardo che significava essersi appena guadagnata una dura battuta ma Jennifer non vi diede alcun peso ma continuò con l’aria di chi la sa lunga."E come se non bastasse se uno di quei porci avesse deciso di palparmi ilsedere avrebbe potuto scoprire l’altro mio piccolo segreto …""Eh?""Lo so che mi sono comportata da bambina cattiva ma la colpa è sua. Ha voluto che venissi al ballo ma non ha voluto che danzassimo insieme così ho deciso di portare qualcosa che mi facesse sempre pensare a lei …"Marie non riusciva a capire cosa intendesse la giovane che nel frattempo le si strofinava contro come una gatta."Mi tocchi! La prego!" implorò ancora la ragazza. Finalmente la donna prese a carezzare le natiche di Jennifer. Infilò una mano sotto la gonna e percorse con le dita il solco tra i glutei. Ad un certo punto avvertì, sotto la seta delle mutandine, la presenza di qualcosa di rigido. Intensificò le sue indagini e si rese conto che la ragazza aveva inserito nell’ano un piccolo fallo. Non riusciva a credere che Jennifer avesse trascorso l’intera serata con quell’oggetto dentro di lei! Poteva solo vagamente immaginare come dovesse essere ballare con quell’affare che la tormentava ad ogni movimento."Spogliati!" ordinò sussurrando Marie. Jennifer si denudò velocemente, felice nella sua convinzione di vedere finalmente appagato il proprio desiderio. Quando fu nuda la tutrice le ordinò di sdraiarsi sulla scrivania. La ragazza fece quanto richiesto solo per accorgersi con orrore che la donna si stava avvicinando con in mano un piccolo flagello. Fu presa dal panico."No! Madame la prego, non mi punisca adesso! Può castigarmi in qualsiasimomento ma ora ho bisogno … delle sue carezze. È tutta la sera che aspetto! Quando sono rientrata avevo così tanta voglia che stavo per fare tutto da sola. Poi però ho voluto conservarmi per lei. Almeno per questo, la prego, mi punisca più tardi …""Basta! Fai silenzio! Ti comporti da sgualdrina e poi vorresti pure comprensione? La frusta è l’unica cosa che meriti! Altro che pietà. Anzi visto che stasera hai la lingua tanto lunga vorrà dire che subirai un trattamento che ti farà urlare così forte che dovrai rimanere in silenzio per una settimana …"Marie fece una breve pausa durante la quale si divertì a percorrere il corpo della giovane con le corde dello strumento, osservando compiaciuta la pelle intirizzirsi dopo il suo passaggio. Infine riprese a parlare ma questa volta con tono suadente anziché minaccioso."Forse però possiamo trovare … un impiego migliore per la tua linguetta. Che dici, ti viene qualche idea?"Jennifer si sentì sollevata. La tutrice le aveva lasciato la possibilità di evitare la punizione. Sarebbe bastata una parola e non sarebbero più state le lacrime a bagnarle il viso. Era però stranamente incerta. Non sapeva se la punizione era meritata o meno ma sapeva bene che la sua signora era desiderosa di infliggergliela. Anche adesso che le stava sorridendo con dolcezza, i suoi occhi erano accesi di quel fuoco che solo la completa sottomissione alle nerbate da parte della sua devota schiava poteva spegnere. Jennifer conosceva la donna così come conosceva lo strumento che impugnava e il modo in cui sarebbe stato usato. Soprattutto conosceva il dolore che lo strazio delle sue tenere carni le avrebbe provocato. Eppure c’era qualcosa che l’attirava in quel gorgo di sofferenza. In passato aveva accettato le punizioni prima come metodo di correzione e successivamente come dimostrazione d’affetto da parte della tutrice. Ora però le cose erano cambiate. Una nuova consapevolezza era presente in lei. La consapevolezza del piacere che dava la dominazione ma anche quella del potere che aveva sulla sua padrona. Stava a lei decidere se concedere alla donna di assaporare la delizia di essere carnefice. Questo cambiava le cose. La sua sottomissione acquisiva un nuovo valore. Non era più un modo per mendicare affetto o attenzioni ma qualcosa di più. Un dono. Una dimostrazione del suo amore e della sua fiducia. Il piacere del dare piacere."Madame non sia così buona con me. Non lo merito. Mi sono comportata male e devo essere punita. La prego mi faccia male …"Marie che aveva rinunciato all’idea di torturare la giovane, fu talmente felice di quella richiesta che solo a fatica riuscì a dominare l’impulso di stringere a sé la pupilla dicendole quanto l’amava. Il momento per la dolcezza sarebbe venuto più tardi. Ora sarebbe stata la frusta a regnare. Senza che le fosse richiesto Jennifer aveva divaricato le gambe per meglio offrirsi al flagello. Marie si mise subito in posizione, digrignando i denti, e diede inizio alla battuta. I primi colpi furono per l’interno delle cosce ma appena la tutrice si scaldò fu l’umido sesso della giovane a subire quelle carezze infuocate. Jennifer sopportò i colpi con una disciplina che stupì lei quanto la sua carnefice. Ma quello che la sorprese veramente fu che il dolore non riuscì a spegnere il desiderio ma sembrò semmai aumentare l’eccitazione. Questo le era già capitato ma mai con questo genere di punizione che invece aveva sempre paventato. Certo, lo strumento era tra i più leggeri, studiato appositamente per evitare di danneggiare le carni più delicate, però non era costruito solo per fare scena, era abbastanza pesante da infliggere reali sofferenze e non solo brividi di paura. Dolore e piacere possedevano ora il suo corpo spartendoselo da buoni amici. Ad un certo punto Jennifer strinse i suoi seni tra le mani palpandoli e strizzandoli come era abituata a fare la sua tutrice durante qualche breve tregua concessa nelle sessioni più lunghe. Presto però quello stimolo non fu sufficiente e la ragazza portò le mani tra i petali armai arrossati e li dischiuse esponendo al cuoio crudele la rosea polpa del suo dolce frutto. Così aperta ogni colpo era un’agonia ma anche un avvicinarsi all’estasi. Le urla che ogni fendente le strappava nascevano dal dolore e si spegnevano nel piacere. All’improvviso, dopo un ennesimo colpo particolarmente ben riuscito, Jennifer lanciò un grido lungo e monocorde. Il suo corpo si arcuò di scatto per poi piegarsi su di un fianco e racchiudersi in posizione fetale. Contemporaneamente le gambe si serrarono intrappolando un mano tra esse. Rimase così. Distesa su un lato, con una mano che le racchiudeva e massaggiava il sesso, prolungando il suo viaggio.Ebbe bisogno di tempo per riprendersi. Si era forse addormentata? Si accorse che la giacca della tutrice ora ricopriva il suo corpo sudato. Ne assaporò per qualche istante l’odore, poi cercò la donna con lo sguardo. La trovò sdraiata sul sofà. Le uniche cose che indossava erano un frustino nero e uno sguardo da lupa famelica. Jennifer si alzò e fece per avvicinarsi. Poi però si fermò. Depose la giacca sulla spalliera di una sedia e si inginocchiò. A carponi si avvicinò a Marie che quando fu abbastanza vicina fece sporgere una gamba fuori dal divano in direzione della giovane. La ragazza le baciò deferente il piede. Poi presolo quasi con devozione lo baciò e ribaciò infinite volte fino a che non scorse un sorriso beato sul viso della tutrice. Allora Jennifer prese ad usare la lingua. Leccò ben bene il piede di Marie. Fece lo stesso col polpaccio e poi con la coscia. Infine, saltando il boccone più succulento, iniziò a baciare e leccare l’altra coscia. La donna sembrò non gradire molto l’idea perché afferrò la giovane per i capelli trascinandole dolorosamente il viso verso il luogo da lei ignorato e non mollò la presa finché esso non divenne in centro di tutte le attenzioni della ragazza. A quel tempo Jennifer era ormai esperta in quella sublime arte. Questo, insieme allo spettacolo che la giovane aveva concesso in precedenza, avrebbero costretto Marie a una rapida resa se la donna non avesse deciso diversamente. Così ogni volta che sentiva di non poter resistere oltre allontanava a forza il volto di Jennifer e contemporaneamente iniziava a somministrarle una fitta dose di nerbate sul fondoschiena. Non smetteva finché le guance della giovane non venivano ad essere solcate dalle lacrime e a quel punto le ritrascinava il capo tra le cosce, costringendola a riprendere la sua devozione. Dopo che questa prassi si fu ripetuta diverse volte Jennifer comprese che l’unico modo per sfuggire alle frustate era quello di riempire la sua dea di tanto piacere da non fargliene desiderarne altro. Però, nonostante il suo entusiasmo e la sua abilità, non riuscì a soddisfare la donna. Non abbastanza. Per fortuna il dolore della frusta mischiato al piacere liquido che le colava tra le gambe riuscirono a ispirarla. Fece dare alla lingua un ultimo saluto alla clitoride della tutrice e poi la fece scorrere verso il basso, prima attraverso alle labbra sottili, poi oltre i bordi della coppa. Il viaggio proseguì fino a che non giunse all’unica fessura della donna che era rimasta vergine alle sue esplorazioni. Con la punta della lingua iniziò a percorrere cerchi sempre più stretti intorno all’ano della tutrice. Al tempo stesso fece ripiegare le gambe della donna verso l’alto per meglio esporne l’occhio grinzoso. Marie, ipnotizzata, rimase inerte come un manichino, passiva. Jennifer, ora più audace, usò le mani per divaricare i glutei sodi della donna e quindi affondò la lingua nel solco percorrendolo avanti e indietro. Marie aveva un sobbalzo ogni volta che l’esploratrice passava sopra il sensibile buchetto lasciando dietro di sé una scia di bava. Finalmente Jennifer, schiava della sua stessa voluttà, diede un bacio appassionato alla piccola apertura. Mentre con le dita prendeva a massaggiare la clitoride della tutrice, il bacio proseguiva. La lingua ora assaltava l’ano della donna cercando disperatamente di penetrare oltre la porta di carne. Marie muggì di piacere quando sentì il suo recesso dischiudersi all’ospite. Poi un orgasmo possente come un’onda dell’oceano la trascinò via.Anche dopo che la tutrice si riprese le due amanti rimasero immobili in silenzio. Marie sdraiata sul sofà e Jennifer ai suoi piedi, in ginocchio, con lo sguardo abbassato. La ragazza era profondamente imbarazzata da quello che aveva fatto. Sapeva di aver dato piacere alla sua compagna ma ne era ugualmente disgustata. Come aveva anche solo potuto pensare di fare una cosa simile? Cosa c’era in lei che non andava? Perché l’idea di quel gesto ancora adesso le dava un brivido che non era solo di orrore? Mentre piangeva sentì le braccia di Marie circondarla. La donna si era accorta del turbamento della giovane e si era seduta in terra davanti a lei. La tutrice strinse a sé Jennifer, facendole posare il capo sulla sua spalla."Amore mio, perché piangi così?""Io … mi vergogno …""Ti vergogni?""Per … quello che ho fatto! È … schifoso e … lo sono anch’io!""Lo hai fatto per farmi felice. E un gesto d’amore è sempre sublime …"Marie fece per darle un bacio ma Jennifer si scansò."Come può baciarmi dopo che … Dio che schifo!"Jennifer era ormai isterica e Marie decise per un cura drastica. Prima le diede uno schiaffo per ottenerne l’attenzione e poi la trascinò a forza nella stanza da bagno dove le ordinò di inginocchiarsi. La ragazza non aveva alcuna voglia di giocare e cercò di ribellarsi ma la tutrice le rispose con un altro violento ceffone. La giovane si inginocchiò in silenzio. Era triste. La tutrice la stava di nuovo trattando come una cosa di sua proprietà. Aveva forse dimenticato tutte le sue promesse? Intanto Marie aveva preso un pezzo di sapone e lo aveva spaccato per fargli raggiungere le dimensioni volute. Poi ordinò alla ragazza di aprire la bocca. Jennifer eseguì senza fiatare e la tutrice le pose in bocca il pezzo di sapone come fa un sacerdote con l’ostia consacrata. Sempre seguendo le istruzioni della donna, la giovane prese a masticare l’orribile boccone. Riprese a piangere. Non solo per l’irritazione provocata da quel pasto indesiderato ma soprattutto perché si sentiva tradita da colei cui aveva dato il suo cuore e la sua fiducia. A un certo punto però Marie si inginocchiò davanti a lei e sollevandole il capo, la baciò, penetrando con la lingua la cavità irritata. Il bacio continuò fino a quando la donna non ebbe risucchiato nella propria bocca tutte le scaglie di sapone presenti in quella della giovane. Poi, sotto gli occhi stupiti di Jennifer, masticò anch’essa l’amara medicina che aveva prescritto. Alla fine sputò nel lavandino quanto rimaneva dello strano pasto e tornò a volgere lo sguardo alla ragazza. Sorrideva e si leccava le labbra con l’aria di chi avesse assaggiato chissà quale delizia anche se i lineamenti stravolti del viso indicavano chiaramente il contrario."Visto? Per me i tuoi baci sanno sempre di buono!" disse la donna. "Mi spiacese sono stata cattiva e ti ho spaventata ma volevo dimostrarti che …"Non ci fu bisogno di terminare la frase. Jennifer si era gettata tra le braccia di Marie, felice che la sua signora non avesse scordato la sua dolcezza. La donna dopo averla consolata a lungo, la sollevò tra le braccia e andò a accucciarsi nella vasca da bagno. Dopo essersi ben risciacquate il palato, fecero un lungo bagno caldo per ripulirsi dalle fatiche del ballo e degli amplessi. Si lavarono a vicenda, fermandosi di tanto in tanto per scambiarsi qualche breve ma dolcissimo bacio. La tutrice ebbe particolare cura dell’ano della giovane e da ciò la ragazza concluse che presto qualcosa di ragguardevole l’avrebbe penetrata."Oh Madame! Non vorrà mica sodomizzarmi, vero? Sono una bambina troppo piccola per certe cose …" disse Jennifer con il tono infantile che faceva impazzire la sua compagna."Veramente, mia cara, avevo altro in mente …" replicò la donna misteriosamente."Davvero? Cosa?" chiese Jennifer un po’ delusa."Volevo restituirti il favore che mi hai fatto.""Il favore? Ah! Ma non è necessario … voglio dire non so se voglio che lei …""Sono sicura che ti piacerà da impazzire e poi … ti dovrò pur insegnare a farlo nel modo giusto …""Non sono stata abbastanza brava?""Sei stata bravissima ma in certe cose bisogna essere … prudenti" "Eh?""Certo non vogliamo che la nostra bambina si prenda qualche brutta malattiaperché ha infilato la sua deliziosa linguetta dove non doveva, non è vero?""Ma allora …""… basterà usare qualche precauzione, mia cara! Vedrai … un po’ di cellophane può fare miracoli. Non diminuirà né il piacere né l’umiliazione ma eviterà infezioni. E poi sono sicura che così non avrai più alcuna remora a sollazzarmi in questa nuova maniera. Perderai ogni inibizione!""Non che me ne abbia lasciate molte …""Però devi promettermi una cosa.""Cosa?""Che continuerai ad arrossire quando ti chiederò di fare qualcosa di umiliante…""Cercherò.""Oh! Oh!""Che c’è?""Sei arrossita!""Non mi prenda in giro. Non è giusto! Io l’amo e lei se ne approfitta!""Ma anch’io ti amo, bambina mia.""Allora lo dimostri!""E come pensi che dovrei farlo?""Per prima cosa adesso mi prende in braccio e mi porta su in camera da letto …""Sì, padroncina.""Poi passerà tutta la notte a darmi piacere con la lingua …" "Sì, padroncina.""E non si illuda di limitarsi al mio buchino dietro! Con tutte le flagellate che mi ha dato la mia conchiglietta è tutta un fuoco e lei dovrà spegnerlo … a forza di saliva!""Ti ho fatto tanta bua, piccolina?""Sì! Tanta tanta! …"Troppo eccitate per continuare oltre la loro schermaglia amorosa, Marie e Jennifer si baciarono appassionatamente. Solo il desiderio di avere più spazio a disposizione le convinse a non fare immediatamente l’amore nella vasca ma a trasferirsi al piano superiore. Era già molto tardi e quando finalmente i loro amplessi ebbero termine la luce dell’alba iniziava a rischiarare la stanza. Nonostante il sonno e la stanchezza le due decisero di rimanere sveglie ancora un po’ per vedere insieme il sole che sorgeva. Come ogni giorno, l’astro di fuoco sconfisse la notte segnando la fine del tempo degli amori per le figlie della luna. I suoi raggi indiscreti giocarono con i corpi abbracciati delle amanti fino a quando una nuvola pietosa non si pose a scudo delle due ninfe addormentate, regalando loro un fresco e ben meritato ristoro.
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