Mary era rimasta ad attendere i suoi due amici vogliosa di farsi vedere con indosso la mini appena comprata e uno dei perizoma nuovi, ma quello che più la faceva fremere era l’idea che le frullava per la testa: avrebbe raccontato ai due la sua avventura col negoziante mentre si faceva scopare. Rimase delusa. Verso le otto di sera il telefono satellitare a bordo iniziò a squillare. Inizialmente la ragazza decise di non rispondere poi, disturbata dal continuo trillare, si decise, era Freddy. Voleva informarla che loro avrebbero fatto particolarmente tardi e che, quindi, avrebbe dovuto arrangiarsi da sola per la cena. Ma quale cena? Mary posò la cornetta con una delusione addosso forse più grande di quella provata il giorno prima, quando si era resa conto di essere stata posata dal proprio ragazzo. Decise di non rimanere sullo yacht e di scendere a terra per sbollire la rabbia. Camminò a lungo prima di entrare in un locale per mettere qualcosa sotto i denti, la fame aveva avuto il sopravvento su tutto il resto. Fu lì che un gruppo di uomini la adocchiò. Formavano una tavolata vicina a quello dove aveva preso posto la ragazza e passò poco tempo perché diventasse il centro delle loro attenzioni. Lei lo notò ma decise che non erano troppo scoccianti. Anzi iniziò a divertirsi quando capì che la sua presenza era motivo di scherno da parte di tutti verso di uno: un giovane biondino allampanato, forse l’unico ad avere meno di trent’anni. “Saverio avresti bisogno di una come lei per riprenderti.” Chissà a cosa si riferivano? Stava mangiando gli ultimi bocconi della sua pizza quando sentì il gruppo di uomini sghignazzare rumorosamente e infierire su quel poveretto. A quando capiva, aveva perso una sorta di gioco o scommessa ed era arrivato il momento di pagare pegno. Lo vide alzarsi e lo osservò incuriosita; si dirigeva con passo incerto verso di lei. Le fu accanto: “mi … mi scusi se la disturbo, ma….” Continuava ad indicare i suoi amici. Lei lo guardava silenziosa, un po’ intimorita, “io… io dovrei invitarla ad andare …. Non so! Verrebbe in una discoteca?” Era stufa di quella messa in scena, ma le seccava di far fare la figura del cretino a quel ragazzo. Gli amici lo avrebbero canzonato ancora di più. “Mi sembra presto per una discoteca, non credi?” Nemmeno finì la frase che dalla tavolata si alzarono sbeffeggiamenti in direzione del ragazzo. Le sembrarono tutti un po’ troppo ubriachi. “..però potremmo fare una passeggiata sul lungomare insieme, che ne dici…. Ma come ti chiami? Io Mary.” Ed allungo la mano per salutarlo. Quello non credeva alle sue orecchie “Sa… Saverio, piacere.” La coppia uscì dal locale scortata dagli sguardi inebetiti del gruppo di amici di Saverio. Mary, però, era certa che quei maschi non avrebbero perso tempo a seguirli, incuriositi da quel che stava capitando al loro amico imbranato. In effetti avevano attraversato la strada, facendo una decina di metri sul marciapiede che divideva la strada dalla spiaggia quando il groppone aveva fatto capolino fuori dal locale. A quel punto lei aveva rotto gli indugi, fermandosi un attimo per dare un piccolo, casto, bacio sulle labbra di Saverio. Poi incontrò il suo sguardo perplesso sorridendogli. “Non voglio passeggiare in mezzo alla folla. Portami in un posto un po’ più appartato.” Lasciarono subito il marciapiede inoltrandosi all’interno della spiaggia mentre si tenevano stretti in un abbraccio. Mary si accorse che Saverio tendeva la mano in modo da sfiorarle una mammella, pensò di ricambiarlo. Avrebbe voluto poggiare una mano sul suo cazzo che secondo lei doveva essere già duro, ma imprigionato dagli slip. Lì però erano ancora troppo vicini alla strada. Così rimase tranquilla aspettando il momento più propizio per sconvolgere Saverio e, con molta probabilità, tutti i suoi amici. Cazzo! Non lo aveva pensato, ma le eventuali effusioni tra loro due sarebbero state viste da quel gruppo di scalmanati. L’idea le mise addosso una quantità di eccitazione tale da sentirsi bagnata in mezzo alle gambe. Avevano continuato ad allontanarsi sino a giungere in prossimità di un gruppo di barche da pescatori tirate a secco. Ne superarono un po’, poi fu lei a decidere di fermarsi. “Sono stanca, ti secca se ci sdraiamo un po’”. Saverio non attendeva altro. Appena distesi si strinsero l’una sull’altro iniziando a baciarsi appassionatamente. Le mani di Saverio non persero un secondo prima di posarsi sulle gambe di lei e di risalire lungo le cosce sino ad incontrare il filo del perizoma. Il ragazzo quasi venne quando si senti sotto le dita le natiche nude di Mary e il solco sino al forellino posteriore. Di istinto piego la falange del medio verso l’interno dell’ano. Mary mugolò. L’altra mano del giovane accarezzò un fianco della ragazza e si intrufolò tra i due corpi. Un attimo dopo l’altro medio stuzzicava la clitoride. La ragazza lasciò che la eccitasse e si eccitasse con quei tocchi un po’ grossolani. In quel modo, però, non avrebbe mai raggiunto un orgasmo. Il pensiero le andò al resto del gruppo. Chissà se erano già in posizione e se li stavano osservando. Si rispose affermativamente, decidendo che era tempo di regalare loro uno spettacolino un po’ più osè. Si staccò dalle attenzioni di Saverio, lasciandolo solo per un attimo perplesso. Alzò lo sguardo per capire dov’erano e li vide subito, avevano trovato nascondiglio dietro due barconi non troppo lontani. A quel punto si mise carponi in modo che da far vedere bene ogni cosa, poi sbalordì il giovane conosciuto poco prima, sfilandogli i pantaloni e gli slip. Quello che vide fu un cazzo normalissimo rispetto ai due pali dei suoi amici neri, ma pensò di complimentarsi ugualmente. “Wow! Che bello!! Posso sapere se ha un buon gusto?” “Si. Si… certo…” lo imboccò e inizio a succhiare. Saverio era veramente un imbranato, però. L’unica cosa che seppe fare fu quella di posare le mani sulla sua nuca, scompigliandole i capelli. Mary pregustava una scopata vigorosa quando il giovane iniziò a muoversi in modo incontrollato. Non poteva essere perché fosse in procinto di venirsene, pensò la ragazza. Aveva iniziato appena il bocchino e nemmeno il cinquantenne del negozio aveva resistito così poco alle attenzioni delle sue labbra e della lingua. Invece Saverio venne subito e, per giunta, con pochissima quantità di sperma che Mary non si sentì di ingoiare. Appena percepite le prime gocce sul palato, infatti, si era staccata continuando a menare quel cazzetto che la stava deludendo così tanto. Nemmeno il suo primo uomo, un ragazzo più grande di lei di un anno quando ancora andava al ginnasio, era stato così maldestro. Cazzo!! Si era staccata da quel deficiente incazzatissima e lui, invece di scusarsi, le stava dicendo che era stata una cosa favolosa. Che idiota! Si era alzata. “Si… si, bellissimo. Però adesso si è fatto tardi e sono stanca. Torniamo indietro.” “si certo!” Si era rialzato anche lui, ricomponendosi. “Ma non vuoi venire?” Il pensiero delle sue dita goffe dentro la sua fica la fece rabbrividire. “No, non mi va. Non ti preoccupare” “Contenta tu, contenti tutti.” Avevano fatto pochi passi in silenzio quando gli amici di Saverio avevano fatto la loro apparizione, uscendo dai loro nascondigli ed andando incontro alla coppia. Mary era rimasta interdetta vedendo quel gruppo di uomini venire incontro a lei ed al loro amico. Non ne capiva le intenzioni ma, probabilmente, erano usciti dai loro nascondigli per sfottere Saverio vista la sua scarsa performance durante il pompino che lei gli aveva fatto. La cosa iniziava veramente ad annoiarla e sperava che tutto finisse abbastanza presto. In effetti gli uomini, tutti abbastanza ubriachi, li avevano raggiunti già prendendo in giro il giovane. “Saverio, ma è possibile che fai così schifo?” gli aveva detto quello che sembrava il capogruppo, “hai un bocconcino come questo e non ne sai approfittare..” “Ehi!! Come ti permetti, stronzo!!” L’uomo le si era avvicinato mentre parlava all’amico e, appena finito di dire quella scemenza, l’aveva abbracciata tirandola verso di sé. “lasciami!… lasciami!… Stronzo!!” Era indifferente alle proteste di Mary e continuava stringerla sempre di più. Gli altri, ad esclusione del giovane biondino imbranato, avevano iniziato a incoraggiare il loro amico. “Paolo, falle vedere di che pasta siamo fatti!!!” E Paolo non se lo era fatto ripetere. Nonostante la giovane tentasse in tutti i modi di sgusciare via dalla stretta delle sue braccia, protestando con delle urla, iniziò a baciarle il collo, poi le guance e poi scese sul seno, anche se coperto dal tessuto della maglia che Mary aveva indosso. “Finiscila!! Finiscila”. Ma l’uomo aveva appena iniziato. Forse, da sobrio non avrebbe trovato mai il coraggio di dire e di fare quello che disse e fece pochi attimi dopo. Smise di baciare la ragazza solo per un attimo, rivolgendosi ai suoi amici. “Ragazzi, mi dovete aiutare a tenerla. Scalpita come una puledra.” Si avvicinarono in quattro, mentre gli altri erano rimasti tutti intorno, formando un cerchio con loro al centro. Mary si sentì afferrata da alte braccia e, contro la sua volontà, distesa sulla sabbia, così come Paolo aveva chiesto agli altri. Delle mani le bloccarono i polsi al di sopra della testa, mentre altre pensarono a tenerle ferme le caviglie. “Allargatele bene. Dai”. “per piacere, lasciatemi andare. Finitela.” Ma quelli erano già incantati nell’osservare Paolo che lentamente si slacciava la cintura, si sbottonava i pantaloni, sfilandoseli e, col cazzo teso, si inginocchiava fra le gambe della giovane, pronto a penetrarla. L’urlo di Mary risuonò per la spiaggia deserta. “Cazzo! Ma volete che la senta qualcuno? Tappatele questo cazzo di bocca!!” “Ci penso io!” Un altro uomo si era staccato dal cerchio. Aveva già il pene eretto chiuso nel proprio pugno; probabilmente si stava masturbando come stavano facendo altri nella penombra. Si era avvicinato a sua volta al gruppetto, dalla parte della testa di Mary, inginocchiandosi. Vincendo facilmente la resistenza della ragazza, l’aveva costretta ad imboccare il suo pene tra le labbra, iniziando a scoparla in bocca. Il gruppo era rimasto in assoluto silenzio, ipnotizzato dal vedere i due che stantuffavano ripetutamente la malcapitata. Mary iniziò a sperare che avessero la stessa resistenza di Saverio ma questi, invece, continuarono con buona lena per diversi minuti sino a che Paolo non si sfilò dalla fica rivolgendosi a quello che ancora era nella sua bocca. “Spostati che vengo.” Quello si era tolto e Mary si era ritrovata il viso imbrattato dallo sperma dell’uomo che l’aveva scopata. Intanto l’altro si era disteso supino sulla sabbia, in attesa che l’amico finisse di eiaculare. Dopo aveva chiesto ai quattro che le stavano tenendo polsi e caviglie di posizionarla sopra di lui. Così fecero e Mary si ritrovò impalata su quell’uomo. Immediatamente qualcuno giunse da dietro costringendola a piegarsi sul petto di chi la stava rombando in quel momento. Un attimo dopo un cazzo le penetrò dentro l’ano. Avrebbe voluto urlare, ma la penetrazione nel sedere era avvenuta nello stesso momento in cui un terzo cazzo faceva l’ingresso nella sua bocca. I tre approfittarono di lei per un buon quarto d’ora, alternandosi negli affondi. Il primo a venirsene fu chi la stava inculando. Il suo sperma schizzò dentro, perché non fece in tempo ad uscire fuori. L’uomo si staccò sbraitando, lasciando che il culo fosse preda di chi si era fatto spompinare sino a quel momento. Questa volta l’inculata fu meno lunga della precedente e, al momento di dovere venirsene, l’uomo tornò verso la bocca, obbligando la ragazza a ingoiare tutto il suo sperma. Era il turno di chi aveva continuato a scoparla lentamente. Aveva chiesto agli amici di staccarla da se e di stenderla in terra sulla schiena. Così, le era salito sul petto, scopandosi le mammelle. Gli schizzi dello sperma l’avevano colpita ovunque, sporcandola dal seno ai capelli. L’uomo si era rialzato. Ne era seguito un periodo di assoluto silenzio con Mary tenuta ferma a terra dai quattro. Non riusciva più nemmeno ad urlare. Sperava solo che tutti fossero appagati da quelle scene. Era stata presa da quattro uomini e si sentiva sfiancata. Il sedere iniziava a bruciarle. Non che fosse insopportabile, ma le dava fastidio. Poi, tutto quello che le stava succedendo la faceva incazzare tantissimo. Non aveva paura. Era solo incazzatissima. “Ehi ragazzi! Mica saremo così egoisti. No?” Qualcuno aveva pronunciato queste parole e subito dopo una lingua si era posata sulla fica di Mary. Lei non voleva reagire a quei tocchi. Avrebbe voluto resistere dimostrando che non avrebbe mai goduto contro la propria volontà, ma gli aguzzini sapevano il da farsi. Alla prima lingua se ne sostituì una seconda e, alcuni minuti dopo, una terza. Poi, la quarta e la quinta. La sesta l’ebbe vinta e Mary fu sconquassata dall’orgasmo galoppante. Quello non smise nemmeno durante il godimento ed alla ragazza sembrò di impazzire. Poi tutto fu fermo, si sentiva solo il respiro affannato della giovane diciottenne. Durò poco. I quattro la costrinsero a rimanere con le spalle sulla sabbia, tenuta ben ferma da due di loro mentre gli altri due si alzavano tenendole le gambe rivolte verso l’alto. In quella strana posizione dovette accogliere un nuovo cazzo dentro la fica, mentre un altro si faceva sbocchinare finchè non le venne dentro la bocca. A quel punto le gambe le furono portate verso la testa. La scopata divenne travolgente e dolorosa. Dopo parecchio tempo di trivellazioni vere e proprie in quella posizione l’uomo uscì da lei schizzandole lo sperma ovunque. Mary ebbe la forza di chiedere nuovamente di essere lasciata libera. “Cara, la serata è ancora lunga”, rispose qualcuno dal gruppo. Per oltre due ore i diciotto si alternarono dentro la sua fica, il suo culo e la sua bocca. Ogni tanto qualcuno andava a prendere dell’acqua di mare con un recipiente preso da una delle barche lì vicino e la gettava o su uno o sull’altro pertugio della ragazza, pulendolo e rinfrescandolo. Qualcuno volle ripetere di scoparla tra le mammelle, molti le vennero sul viso e tra i capelli. Per sei volte Mary fu presa contemporaneamente a sandiwich mentre qualcuno teneva il cazzo nella sua bocca. Per alte quattro volte gli uomini si alternarono nelle leccate della sua fica obbligandola a raggiungere ogni volta un orgasmo. Poi, quando tutto sembrava finito, decisero di avere ancora la forza di venirsene tutti. Tentarono di farlo contemporaneamente, smanettandosi velocemente. Quasi ci riuscirono. Vennero tutti nel giro di un paio di minuti durante i quali Mary fu coperta da uno strato di sperma indescrivibile e a quel punto per lei nauseabondo. Finalmente li vide tutti in piedi. Lei non aveva la forza di alzarsi. Qualcuno le si inginocchiò nuovamente accanto iniziando a passarle uno strofinaccio sul corpo e sul viso. Lo passava rudemente sulla fica e sul foro posteriore. Sembrava che volesse pulirla dallo liquido seminale che tutti le avevano scaricato di sopra, ormai seccato e appiccicosissimo. Probabilmente stava godendo nel maltrattarla. Aveva smesso per parlare, rivolgendosi a lei e a tutti gli altri. “Questo straccio è inzuppato.” Lo aveva alzato verso l’alto, “è meglio farle fare un bagno. Mica può tornare così conciata.” Mary aveva fatto appena in tempo a vedere che lo straccio non era altro che la sua minigonna che braccia forti l’avevano alzata da terra. Poi era stata sollevata sopra le teste di almeno cinque o sei di quegli uomini e portata così sino in mare. Lì l’avevano lanciata in aria ed un urlo aveva accompagnato la sua caduta in acqua. Tanti mani erano arrivate sopra di lei per sciacquarla. Probabilmente erano ancora in cerca di nuovi tocchi per maltrattarla ancora un po’. Finalmente avevano consentito che uscisse dal mare freddo, tremante come una foglia. Qualcuno aveva lavato i suoi indumenti e glieli porse. Erano trapanati e puzzolenti, ma non poteva tornare indietro nuda. “Se pensi di denunciarci, lascia perdere.” In quello stato, Mary rifece la strada verso lo Yacht. Camminò sempre nella penombra ed allungò parecchio per fare strade deserte. Finalmente arrivò allo Yacht. Sperava che i suoi due amici non fossero tornati ed almeno in quello fu accontentata. Andò subito sotto la doccia calda dove rimase per un’ora abbondante. Si mise addosso una marea di bagnoschiuma profumato, sentiva sempre l’odore di quel cocktail di sperma che aveva subito. Poi esausta, si lasciò cadere sul lettone nuda prendendo subito sonno. Albert e Freddy tornarono alle tre di notte passate. Entrarono in punta di piedi per non disturbare la loro giovane amica ma, quando videro il suo corpo sodo nudo sul letto sentirono subito le erezioni dei loro cazzi. Mary si svegliò di soprassalto: sentendo un cazzo che si appoggiava sulla sua fica pensò che i diciotto fossero tornati. “Ciao, piccolo fiore” Era il volto di Freddy che le sorrideva. Un attimo dopo il suo cazzo era dentro di lei. “Ci sono anch’io” Albert ridacchiava dall’altro lato del letto chiedendole con gesti chiari di volere sentire le sue labbra sul suo pene gigante. Era esausta, ma come negarsi loro senza dire la verità? Allargò le cosce per agevolare l’andirivieni di Freddy e si chinò verso il ventre di Albert. Li avrebbe voluti stanchi e subito appagati. Invece si alternarono dentro di lei sino alle cinque. Dopo l’esperienza del giorno prima Mary si sentiva un fuoco in mezzo alle gambe. Si era alzata tardissimo, era andata subito sotto il getto della doccia calda ed aveva cercato un po’ di refrigerio tuffandosi a mare senza però trovare alcun beneficio: il fastidio era veramente insopportabile. I due amici, però, non sembrava se ne fossero accorti. Si tuffarono poco dopo della ragazza e iniziarono immediatamente a stuzzicarla, immaginando di farle piacere. Mary cercava di svincolarsi. Non le andava di dire ai due uomini cosa le era successo il giorno prima, ma quelli stavano tentando in tutti i modi di penetrare i loro cazzi in lei e non li avrebbe sopportati senza urlare. “No! Ragazzi, per piacere.” “Cosa c’è che non va, Mary?” Aveva raccontato mezza verità dicendo del fastidio che aveva, ma imputandolo alla scorribanda notturna con loro due. “Oh! Piccola mia, quanto mi dispiace. Dobbiamo rimediare subito.” Erano risaliti immediatamente sullo yacht ed Albert si era messo alla ricerca sulle pagine gialle di uno specialista. Lo aveva trovato quasi subito, aveva telefonato, spiegato all’infermiera che c’era una certa urgenza nell’incontrare il ginecologo ed aveva ottenuto un appuntamento per le cinque dello stesso pomeriggio. Da quando aveva posato la cornetta era iniziato un battibecco tra i due uomini e la ragazza. Lei insisteva per andare da sola, ma quelli non ne volevano sapere di lasciarla andare. Poi, per fare trascorrere l’ora che mancava all’appuntamento, aveva accettato di succhiarli sino a farli sborarre in gola. I due pompini erano serviti a ristabilire la serenità tra i tre, ma Mary era preoccupata che il dottore, visitandola, potesse capire quel che era successo e lo dicesse ai suoi due amici. Arrivarono puntualissimi. Per fortuna della giovane al momento della visita il ginecologo fermò Albert e Freddy che stavano per entrare nella sua stanza. “Non occorre. Aspettate pure nella sala di attesa, grazie.” I due tornarono verso le poltroncine da cui si erano appena alzati. Una volta dentro lo studio, Mary fu invitata a prepararsi per la visita alzandosi il vestito dopo essersi tolta le mutandine e trovando posto sul lettino. La visita iniziò con la ragazza che spiegava i malori ed il medico che tastava delicatamente l’interno delle cosce. “Ha avuto rapporti in questi giorni?” “Si” Le dita iniziavano a penetrare. Subito Mary si irrigidì. “Faccio male così?” “Si!” “Questi rapporti sono stati frequenti? C’è la possibilità che il suo partner abbia esagerato?. Glielo dico perché mi sembra che ci sia una infiammazione legata ad un certo, come dire, maltrattamento.” Mary divenne rosso fuoco. “Signorina, capisco il suo imbarazzo ma se lei non mi dice cosa è successo io potei sbagliare la diagnosi. Capisce che non possiamo rischiare.” La giovane aveva fatto cenno con la testa di si. “Si cosa? Lo capisce o avete esagerato?” “Tutte e due le cose” “Questi uomini!! Vedono una giovane ragazza e si dimenticano che non è una donna vissuta. Ahi! Ahi! Chi è dei due lì fuori?” La visita continuava, ma la domanda del medico aveva scombussolato il cervello di Mary “Scusi dottore?” “lei è qui con quei due signori. Immagino che uno sia il suo partner attuale, o sbaglio? Siccome dovrò parlargli perché abbia particolare riguardo con lei nei prossimi giorni le ho chiesto chi è?” “Ah! ..Ahi!!” “Mi scusi. Allora?” Che doveva rispondere? “Sono tutti e due” “Cosaaaaaaa??” Ma come cazzo le era uscito di bocca? Ed ora che doveva fare? “Sono tutti e due” A quel punto fu quasi costretta a raccontare al ginecologo quello che era successo da quando era stata abbandonata dal suo ragazzo a quando aveva conosciuto i due uomini che l’avevano ospitata. Omise di dire del negoziante e della serata precedente. Il ginecologo si mostrò paziente nell’ascoltare e solo al termine di quanto ebbe da dire Mary intervenne. “vado a dire a quei due disgraziati cosa hanno combinato!” “No, dottore!” L’esclamazione di Mary lo sorprese. “Perché no?” “Io…. Io non credo che la colpa sia loro.” Gli disse il resto. Del giovane imbranato e dei suoi amici che avevano abusato di lei in tutti i modi. “Mi racconti tutto signorina”. E Mary raccontò tutto nei particolari più indecorosi perché ogni volta che tentava di sorvolare su qualcosa medico le chiedeva di approfondire. Alla fine l’eccitazione che nascondevano i pantaloni era più che evidente. “Signorina capisco e non dirò nulla ai suoi amici qui fuori se non di evitare di avere rapporti con lei per almeno una settimana. Intanto prenderà dei farmaci. Eviti anche di avere rapporti orali.” “Perché? Io non posso?” Il dottore inghiottì più volte la saliva prima di rispondere. Immaginare quella giovane mentre succhiava il cazzo di uno di quei due giganti quasi lo fece venire. “Oh si. Lei si. Ma deve evitare che venga toccata, anche se con un dito.” “Mi sta dicendo che non potrò fare nulla?” “Avere orgasmi? No. Dovrebbero essere particolarmente delicati e non credo che ci riuscirebbero. Ora le farò un lavaggio. Così le spiego come fare da sola. Ok?” Mary sentì le mani delicate del medico posarsi sulla sua fica. Erano imbevute di chissà quale liquido. Un po’ le bruciava, ma poteva sopportare. Poi la mano scivolo verso il basso, toccandole il forellino posteriore e lei fu costretta ad urlare. “Cosa le succede? Le fa male anche qui! Mi faccia vedere” Le dita iniziarono a perlustrare tutto intorno all’orifizio, poi uno si spinse un po’ dentro. Quando finì il dottore era imbarazzatissimo. Quella ragazza aveva fatto una scorpacciata di cazzi anche dietro. L’infiammazione sarebbe passata in pochissimo tempo, ma questo nuovo pensiero gli fece dimenticare quel poco di etica professionale che lo aveva accompagnato sino a quel momento. Avvicinò la testa in mezzo alle cosce di Mary come se volesse vedere ancora da più vicino e lasciò che la sua lingua si posasse delicatamente sulla fica della ragazza. Mary si sentì di ghiaccio, ma solo per un attimo, poi si lasciò andare a quelle carezze inaspettate ma bellissime. Lui non smise mai di leccarla, senza fare alcuna pressione sulle parti rese sensibili dalla troppa attività cui erano state sottoposte la sera prima. LA fece venire piano piano, senza permetterle di spingere col bacino per paura che potesse provare dolore. Solo alla fine si staccò, guardandola. “Ecco! Dovrebbero operare come ho fatto io. Ritiene che riuscirebbero?” Ma Mary non aveva tempo e voglia di rispondere. Le sue mani erano corse verso i pantaloni del medico in cerca di un cazzo da stringere tra le labbra. Lo trovò pronto per un pompino succulento che non poteva durare a lungo. Il ginecologo era sovraeccitato e pieno di sborra che Mary volle bere sino all’ultima goccia.
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