Ero appena rientrato a casa da un incontro con tre gentili donzelle, che mia madre mi informò che ero stato invitato a trascorrere qualche giorno nella villa in Toscana di Gino e Luciana, e che avrebbero richiamato per la conferma, la cosa mi stupì, erano partiti da pochi giorni e non mi avevano detto niente.Gino e Luciana abitavano nel mio palazzo da prima che nascessi ed erano i proprietari del forno posto sotto il palazzo stesso, entrambi sui cinquanta con una figlia più vecchia di dieci anni di me che girava vestita come una suora.Con loro e la loro commessa Mara avevamo avuto due giornate di sesso fantasioso, Mara era una delle donzelle con cui avevo fatto sesso la mattina, e tra me e Gino si era stabilità una complicità che l’aveva spinto a presentarmi due sue amanti madre e figlia, le altre due donzelle della mattina scopereccia.La sera mi telefono Gino "Ciao Mimi hai voglia di venire da noi avremmo bisogno di te per qualche lavoretto""certo Gino" e capii che i "lavoretti erano di varia naturalui rispose "ero sicuro non ti tiri mai indietro quando c’è da lavorare" ci mettemmo d’accordo che sarei arrivato in treno fino ad un paesino e lì avrei trovato qualcuno in macchina per portarmi alla villa, ed avrei preso il treno il giorno dopo che arrivava da loro alle 19.Passai la serata a preparare la valigia e vi inclusi un fallo vibrante che avevo comprato giorni prima.Il giorno dopo ero sul treno in seconda classe, il convoglio si formava nella mia città ed era diretto a Roma, mi piazzai in uno scompartimento fumatori e chiusi la porta per rilassarmi, passarono alcune persone, ma quando vedevano che fumava il toscano tiravano dritte, si fermarono due signore sulla quarantina ben vestite e truccate, una era tutta ingioliellata, e si sedettero entrambe di fronte a me, io ero scocciato salutai a denti stretti, ma mentre si mettevano i bagagli nello scomparto notai che avevano due culi da favola.Presi allora ad osservarle entrambe indossavano un tajeur, una grigio l’altra panna, la gonna arrivava due dita sopra il ginocchio con un piccolo spacco laterale, camicetta calze e scarpe in tinta.Feci finta di consultare l’orario e presi a guardargli le gambe, l’ingioliellata mi si rivolse "Scusi mi sà dire quando arriviamo a Roma" le risposi cortesemente ed iniziammo a parlare si presentarono, l’ingioliellata si chiamava Marina e l’altra Cristina, ambedue erano sposate e Cristina aveva una figlia, la conversazione passò dai miei studi ad argomenti vari.Notai Che la gonna di Marina era salita e la camicetta, ora in vista dopo che si erano tolte le giacche, era un velo quasi trasparente attraverso qui si intravedeva il seno, notai che Cristina si era slacciata due bottoni della camicetta per il caldo e faceva capolino un capezzolo, il mio belino reagì prontamente e presi a muovermi per nascondere l’erezione.Cristina si alzò per andare alla toilette, appena uscì Marina mi pose una mano sulla patta e disse "raggiungila porcellino che ci pensiamo noi al tuo cazzo" trasecolai ma obbedì, mi avvicinai al bagno e bussai secondo il segnale che mi aveva detto Marina, la porta si aprì ed io entrando la richiusi alle mie spalle e diedi il fermo, Cristina era appoggiata al lavabo con la gonna tirata su " e questa che cercavi di vedermi prima" mi disse, senza rispondere mi inginocchiai e le accarezzai le cosce fino a dischiuderle le labbra della fica, presi a leccargliele e mordicchiarle fino ad arrivare al clitoride che aspirai tra le mie labbra lei gemette "mmhhhh sei bravooo, credevo fossi un verginello" continuai a giocare con la sua fica fino a farla godere, mi rialzai e cominciai a passarle l’uccello per tutta la lunghezza della fessura "mettilo dentro daiiii" sbottonai la camicetta e le leccai i capezzoli "dammi il cazzo non mi torturare" mi infilai d’un colpo dentro di lei e pompai brutalmente, lei roteava i fianchi e agitava la testa "sfondami piccolo porcooo, sbattimmiiii" e venne un’altra volta, la girai e avendolo lubrificato dai suoi succhi glielo piantai nel culo "oooohhh che cazzzooo" stantuffavo tra quelle natiche abbrancadole le tette e le riempi l’intestino, venne anche lei sussurrando "che scopataaa". uscì dal suo sfintere e lei si ricompose "resta così ora tocca a Marina" ed uscì, dopo poco sentiì il segnale ed aprì a Marina.Lei mi prese subito in bocca il belino e lo fece rialzare "allora sei un gran porco mi è stato detto, dimostramelo" disse levandosi gonna e camicetta, era completamente nuda, le leccai prima le tette poi la fica e il culo "ripassami per beneee" la misi alla pecorina e mi alternavo penetrandolo nei due buchi "ma quanti cazzi hai, rompimi il culo, la sentivo godere e quando fui vicino all’orgasmo glielo infilai tutto nel culo e li venni insieme a lei, "sei proprio bravo per essere così giovane" disse uscendo.Ritornai allo scompartimento accolto dal sorriso delle due donne "eravamo in caccia, ma non speravamo tanto" esclamarono, mi chiesero il mio indirizzo e mi dissero che ogni tanto capitavano nella mia città e io mi offri per far loro compagnia.Alla stazione mi venne incontro Luciana "fatto buon viaggio" "ottimo" risposi andammo alla macchina caricammo i bagagli e ci dirigemmo verso la villa, ad un certo punto girò in una stradina e si fermò al limitare di un bosco "finalmente sei qui" e mi sbottonò i pantaloni estrasse l’uccello e lo slinguò "ma sai di fica, cosa hai fatto in treno" le raccontai la mia avventura "cattivone non devi sprecare il tuo uccello se nò a me cosa resta", le misi una mano tra le cosce ed arrivai subito a toccarle la fica "c’è né abbastanza, troiona, e ci masturbammo a vicenda fino a godere, si abbasso la gonna e disse "come aperitivo pùò bastare domani continuiamo" e ritorno sulla strada, arrivammo alla villa e dopo aver salutato Gino pranzammo ridendo e scherzando, Luciana mi chiese di raccontare a Gino delle mie avventure in treno e andò a lavare i piatti, parlando con Gino gli dissi dell’incontro di fuoco con Mara, Agnese e Federica, lui sorrise "arrivano tutte e tre sabato, e finora non avevo capito come si erano conosciute" risposi "mi sà che avremo da fare Gino" e mi diressi verso la stanza da letto.Dormì per dieci ore filate facendo anche alcuni sogni erotici, mi risvegliai con una strana sensazione all’uccello apri un occhio e vidi Luciana vestita di tutto punto che mi me lo succhiava "Che bel risveglio" dissi sbadigliando lei continuava a pompare, quando fui un pò più sveglio vidi Lina, sua figlia che ci spiava dalla porta socchiusa, la cosa mi eccitò ancora di più e sborrai nella bocca della madre, "Buongiorno Mimi, scusa ma sono di fretta, vado in paese a fare la spesa con Gino, e uscì, io mi alzai e andai in pigiama in cucina per farmi un caffé lo trovai già in tavola, c’era anche Lina, la salutai strizzandole l’occhio "Buon giorno Lina, piaciuto lo spettacolo" lei si alzò di scatto "tu sei il demonio" e mi sputò addosso, io l’afferrai per un braccio e la piazzai di traverso sulle mie gambe "ora vedrai che demonio che sono" mi aveva fatto incazzare lei e la sua alterigia presi a sculacciarla con lei che si dimenava, il mio uccello intanto si stava drizzando e le premeva contro la pancia "porco pervertito, bastardo" mi urlava lei, allora le sollevai la lunghissima gonna e abbassandole le mutande presi a schiaffeggiarle il sedere nudo, piccolino ma molto sodo "che tu sia dannato" urlava ma si dimenava di meno, ad un certo punto poggiai la mano sulla sua fichetta e lei si immobilizzò, l’accarezzai e lentamente presi a sditalinarla "fermati sono vergineeee" il suo lamento finì in un gemito quando le accarezzai il clitoride, la portai all’orgasmo in quella posizione "vigliacco, ora il demonio è dentro di me, la rialzai e la feci sedere sul mio cazzo "ora avrai davvero qualcosa dentro di tè, ero inebriato da quella ventottenne vergine, le abboccai il belino alla sua fichetta e spinsi dolcemente, poi con un colpo ruppi l’imene lei gridò dal dolore io le presi il viso e la baciai sulla bocca incuneando la mia lingua tra le mie labbra era tesissima e tremava, riuscì a farle aprire la bocca e lei si rilasso e comincio a muoversi sul mio cazzo e a giocare con la mia lingua, "quantooo è bellooo" esclamò ad un certo punto" "ma non mi mettere incinta" la rassicurai e lei si scatenò gustandosi la penetrazione "sono una troia come mia madreeee" urlò "buon sangue non mente" trasecolai sentendo la voce di Gino, era sulla porta con Luciana entrambe carichi di borse."Mamma, papà, non volevo" disse Lina tra le lacrime "non ti preoccupare figlia mia e godi" disse Luciana e le levò la maglietta sganciò il reggiseno e prese ad accarezzarle le tette piccoline ma con i capezzoli grossissimi, lei dapprima si irrigidì poi continuo a cavalcarmi, Gino si era spogliato lubrificò con la saliva il buchino della figlia e ci si infilò "ti perdono anch’io", Lina cercò di urlare ma Luciana le tappò la bocca con un bacio, e prendemmo a infilarla in sincrono nei due buchi "così figliola, sento che ora ti piace, hai un culetto da sogno, dopo un pò io e Gino invertimmo i ruoli, Lina era in trance e ripeteva "spaccatemi scopatemi, siiiiii", Gino si scopava la figlia con gusto "Che fichetta, stretta, che delizia", "non fermatevi vengoooo" ansimò Lina uscimmo da lei la coricammo sul divano, poi Gino si stese sul tavolo e si fece cavalcare da Luciana io la inculavo con forza, "sborratemi dentro, con lei non potevate" ci incitò Luciana e così facemmo.Sdraiati sul tavolo ci riposavamo e Lina si avvicinò a noi impugno i nostri uccelli "sono belli, grazie, papà quanto l’ho sognato e ci abbracciamo.A mezzogiorno ci sedemmo a tavola, finito il secondo Lina disse "Mamma, per dessert vorrei leccarti" si spogliarono a vicenda madre e figlia e poi Lina si mise tra le gambe della madre e la lecco prima con inesperienza poi con trasporto, Luciana era sconvolta dal piacere, le demmo i nostri cazzi da leccare e poi penetrammo a turno Lina in fica e in culo sborrando poi addosso alle due donne che stavano venendo.Nei giorni seguenti prendemmo l’abitudine di girare nudi per casa, e di accoppiarci secondo voglia, un pomeriggio io stavo scopando Luciana sul divano e Gino stava inculavo sua figlia appoggiati al tavolo, quando vidi entrare un ragazzone sui vent’anni che arrossi e balbettò "ssscccuuussate" Luciana lo chiamo "Berto vieni qui" lui obbedì "non ti sarai mica eccitato e gli sbottonò i calzoni estraendo un uccello mastodontico "perbacco, che mercanzia, Lina vieni qui", Lina si avvicinò con il padre sempre conficcato nel culo e madre e figlia presero a leccare quel mostro che le sborrò addosso dopo poco, Luciana e Lina vollero provare a turno quel cazzone in fica e io e Gino ci mettemmo in disparte a guardare,Vidi entrare una signora sulla quarantina mora con due tette da sesta misura, era la mamma di Berto Gigliola che era anche la contadina della villa, vedova da qualche anno "Berto è Mezz’ora che……" si interruppe e prosegui "ecco due buongustaie, ma cos’è questo spreco" disse afferrandoci i cazzi, la mettemmo in mezzo e dopo averla spogliata la penetrammo in serie "voi di città c’è l’avete più piccolo ma siete più porci" e continuammo a limarla per mezz’ora strappandole orgasmi a catena, e alle fine le sborrammo sulle tette come stava facendo anche Berto su quelle di Lina e Luciana.Passammo tutto il mercoledì e il giovedì a scopare, assaggiai anche la fica di Gigliola, che mi nomino la lingua migliore della provincia e poi me la inculai mentre suo figlio la chiavava, a volte per capirci qualcosa ci sarebbe voluto un vigile, decidemmo di fare il venerdì di astinenza per accogliere degnamente le ospiti del sabato.Arrivarono alle 10 Mara Agnese e Federica e vennero accolte da Luciana e Lina, mentre Gigliola stuzzicava noi tre maschi che eravamo schierati in corridoio nudi e con gli uccelli svettanti, e il compito di Gigliola era di tenerci in forma, quando le donne entrarono noi scimiottammo un saluto militare e Gino urlo l’attenti, "madre mia" esclamo Agnese vedendo il cazzo di Berto e Mara la rintuzzo "e noi cosa ci facciamo vestite" si spogliarono tutte e sei e demmo inizio alle danze, le nuove arrivate vollero provare Berto, Luciana se la fece leccare da Agnese mentre io la inculavo, Gino inculava Gigliola che leccava Mara, Berto inculava Lina che leccava Federica.Mi ricordai del fallo vibrante e Luciana lo infilò nella passera di Lina, per una settimana andò avanti così, e noi maschietti andavamo avanti a zabaione di uova fresche, l’unica cosa che gustammo della campagna.
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