Durante le piccole orgette che, Adriana ed io, di tanto in tanto organizzavamo, avevo notato che lei era sempre più attratta dalle donne. Non che la cosa mi dispiacesse, anzi, mi eccitava enormemente vederla scatenarsi fra le braccia di una bella ragazza; però, dopo che aveva goduto ripetutamente, io reclamavo la mia parte, ma lei si concedeva più per condiscendenza che per vero desiderio. Non sempre l’altra donna accettava il rapporto con me; ciò mi escludeva fino al punto da farmi sentire un intruso. Adriana mi voleva bene, e mai mi avrebbe fatto soffrire volutamente, però ero certo che non si sentisse più attratta sessualmente da me. Io l’amavo moltissimo e volevo che fosse felice, ma ero terrorizzato dal pensiero che potesse lasciarmi; perciò cercavo di assecondarla in ogni modo, favorendo la sua inclinazione per le donne. Pensavo che, se fosse stata soddisfatta sessualmente, sarebbe sempre stata con me, anche se non sentiva più attrazione; in fin dei conti eravamo stati felici per quindici anni, perché non avremmo potuto esserlo ancora? Il sesso non è tutto: l’affetto, i figli, quei vincoli spirituali e materiali che si creano negli anni, e che diventa difficile sciogliere senza sofferenza, sono molto più importanti del sesso. Io avevo ormai accettato l’idea di non essere soddisfatto sessualmente da lei, e pensavo che avrei trovato una soluzione a questo problema. Del resto anch’io, a volte, mi sorprendevo a fantasticare di rapporti diversi da quelli con mia moglie. A letto con me, ormai, lei trovava il suo piacere solo nella masturbazione; aveva sempre scuse per rifiutare il rapporto e, quando me lo concedeva, si faceva penetrare da dietro mentre si masturbava; io ero eccitatissimo e raggiungevo l’orgasmo in breve tempo, ma mi sentivo insoddisfatto e, soprattutto, avvilito, mortificato. Eravamo entrambi frustrati, ed io provavo una vera gratificazione erotica solo quando la vedevo scatenarsi nell’orgia.Durante una delle nostre vacanze, stringemmo amicizia con un’assistente di volo, Laura: una donna stupenda di circa quarant’anni, sposata senza figli e con un marito, Mario, piuttosto insignificante. Li invitammo a casa nostra a cena e subito notai che fra le due donne si era stabilita una corrente di simpatia. Loro ricambiarono l’invito, ed in poco tempo diventammo inseparabili. Poiché abitavamo nella stessa città, promettemmo di rivederci. Pensai che si trattasse di una delle solite amicizie di spiaggia, che terminano con l’arrivo dell’inverno; in questo caso però, l’attrazione fra Adriana e Laura era così forte che, appena rientrati in città, cominciammo a frequentarci assiduamente. Naturalmente sperai di poter stabilire un rapporto anche sessuale, e ne parlai con Adriana; lei non mi parve entusiasta come le altre volte, ma non respinse l’idea; disse però che avremmo dovuto essere molto cauti, per non rovinare tutto, e che avrebbe sondato il terreno con Laura. Il lavoro teneva Laura lontana da casa anche per molti giorni di seguito, poi però aveva anche lunghi periodi di riposo; in quei giorni le due amiche s’incontravano spesso e, tornando a casa dopo il lavoro, non di rado le trovavo in cucina che preparavano la cena; in quelle occasioni veniva anche Mario, che cominciai ad apprezzare e che trovavo meno sciocco di quanto mi era parso all’inizio della nostra amicizia. Man mano che la confidenza fra noi aumentava, ci prendevamo sempre maggiori libertà; il linguaggio si faceva più libero e, ben presto, cominciammo a farci reciproche confidenze sul sesso. Adriana accennò larvatamente alle sue inclinazioni saffiche, e Laura confessò che anche lei, a volte, fantasticava di esperienze omosessuali. All’arrivo ed al commiato, ci baciavamo con sempre maggior calore. Venne l’inverno, ed i nostri figli sarebbero andati a sciare con i nonni; in quella settimana Laura aveva quattro giorni liberi, ed Adriana propose:”Perché non venite qua da noi venerdì sera? Potreste fermarvi a dormire”Laura e Mario accettarono immediatamente. Ero certo che qualche cosa sarebbe successo.La sera stessa del loro arrivo, dopo cena, Adriana propose di giocare a “strip poker”. Avevamo già parlato del gioco, durante la cena, come di una cosa divertente, per stare allegri, perciò accettarono ridendo. Ci sedemmo attorno al tavolo con un mazzo di carte. Stabilimmo delle regole: la posta doveva essere costituita da indumenti che, una volta persi, non potevano essere restituiti. Durante la cena avevamo bevuto un po’ più del solito, ed eravamo euforici. Fin dall’inizio del gioco le due donne cominciarono a perdere, sembrava che lo facessero di proposito, e presto si trovarono con indosso solo gli indumenti intimi. Ma non passò molto tempo prima che anche noi uomini ci trovassimo con i soli boxer; ci stavamo divertendo un mondo e l’atmosfera si era surriscaldata. Ora rimaneva ben poco da togliere, quindi il gioco stava per finire; ma nessuno voleva smettere. Dopo un’ennesima mano perdente, persi le mutande, ma, imbarazzato, ero restio a toglierle, perciò intervenne Laura:”Non ti puoi rifiutare, hai rischiato ed hai perso, ora devi pagare”;Dovetti arrendermi, ma ottenni di indossare la vestaglia. Il gioco continuò e perse Adriana; dovette togliersi il reggiseno; mentre lo slacciava, i nostri occhi non si staccavano da lei: era bellissima; a quarant’anni aveva un corpo da ventenne. Poi persi ancora io; poiché non avevo più niente da togliermi, secondo la regola dovevo fare una penitenza, che era stabilita da chi aveva vinto, in quel caso Laura; questa mi ordinò di leccare un capezzolo di Adriana; lo feci con gran piacere; tutti ridevano. Sentii il capezzolo indurirsi; volli leccare anche l’altro, ma Laura mi trattenne:”Ora basta”, disse, “non approfittartene”.Toccò a Laura, che perse due volte di seguito, e rimase nuda; anche lei indossò una vestaglietta che non nascondeva niente; poi perse una terza volta e Mario, che aveva vinto, le ordinò di darmi un bacio sul membro; ci fu un tentativo di resistenza, ma io le ricordai che le regole andavano rispettate, e mi aprii la vestaglia. Avevo una tremenda erezione e, a quella vista, scoppiarono tutti a ridere, poi si fece silenzio; Laura mi si avvicinò titubante ed impacciata e, chinandosi, mi diede un leggero bacio sul glande. “E’ tutto qui quello che sai fare?” esclamai;”Come dovrei fare secondo te?” rispose Laura;”Non l’hai mai preso in bocca a Mario?””Si, certo, ma ora dovevo solo darti un bacio”;Intervenne Mario affermando che, dicendo “bacio”, lui intendeva una cosa più impegnativa; Laura allora replicò:”Fammi vedere tu come dovrei fare””Subito, ecco!”, rispose Mario.Si avvicinò a me, si abbassò, e mi prese il membro in bocca. Furono solo pochi secondi, ma ero eccitatissimo e, se non fosse stato per le due donne che ci guardavano ridendo, sarei venuto nella bocca di Mario.Ormai eravamo tutti nudi; perse Adriana e vinse Laura, che ordinò:”Dammi un bacio!”A quell’ordine ammutolimmo, e rimanemmo in attesa della reazione di Adriana che, dopo un momento di esitazione, si avvicinò a Laura ed accostò timidamente le labbra alla sua bocca per un leggero bacio; Laura l’abbracciò ed il bacio divenne appassionato. Sembrava che non dovesse finire più; le lingue s’intrecciavano e penetravano l’una nella bocca dell’altra alternativamente; Laura fece cadere la vestaglia e la tolse anche ad Adriana, poi cominciò ad accarezzarla sui fianchi, scese con la bocca sul seno e le baciò i capezzoli, li prese fra le labbra e li succhiò; Adriana teneva gli occhi chiusi: era in estasi. Per quelle due donne noi non esistevamo più.Ormai non c’era più bisogno di giocare; Adriana ci condusse tutti in camera e si sdraiò sul letto, attirando Laura con sé. Si avvinghiarono, e ripresero i baci e le carezze; ora era Adriana che aveva preso l’iniziativa e baciava Laura su tutto il corpo; questa fremeva:”Si, si…. così….ancora, mi fai morire”. Era uno spettacolo sconvolgente. Mario ed io guardavamo affascinati le nostre mogli che si davano il piacere, e non sapevamo che fare. Ora Adriana si era abbassata e leccava Laura sull’ombelico, poi le allargò le gambe e scese a baciarle l’interno delle cosce, poi il sesso; Laura urlava come impazzita. Mario, al colmo della foia, si avvicinò a Adriana, che porgeva oscenamente le meravigliose rotondità, e cominciò a leccarle la rosetta anale; Adriana dimostrò di gradire l’omaggio, sporgendosi ancor di più; quando l’ebbe lubrificata bene, Mario avvicinò il membro eretto all’ano e tentò di penetrarla; Adriana lo respinse con la mano e, togliendo per un attimo la bocca dalla conchiglia di Laura, disse:”Metti un po’ di crema”Io presi il tubetto di crema dal comodino, mi avvicinai e spalmai un’abbondante quantità di crema sul foro, massaggiandolo bene e penetrandolo con il dito; poi presi, con la mano, il membro duro di Mario, lo avvicinai all’ano di Adriana e lo aiutai nella penetrazione. Quell’operazione mi aveva portato al massimo della furia erotica; vedere la mia adorata Adriana in quella posizione oscena, con una grossa verga che la penetrava, mentre leccava Laura fra le cosce, e contemporaneamente si masturbava, mi faceva impazzire; volevo godere anch’io; allora mi avvicinai a Mario, gli spalmai della crema sull’ano e lo penetrai; lui emise un gemito di dolore; allora estrassi il membro, spalmai ancora un po’ di crema, poi lo reimmersi; questa volta lui non fiatò e continuò a fottere Adriana, mentre questa leccava Laura, che ora urlava tutto il suo piacere. Godemmo tutti in modo pazzesco; ma Adriana non era ancora soddisfatta; ci pensò Laura, che la strinse fra le braccia, l’accarezzò e la baciò in tutto il corpo, fino a farla gemere e poi urlare per il godimento.Quella fu l’ultima volta che Adriana ed io partecipammo ad un’orgia insieme. Da quel giorno lei volle fare l’amore esclusivamente con Laura. Questa si separò da Mario, ed andò ad abitare in un suo appartamento in centro. Adriana andava da lei ogni volta che poteva, e si fermava anche la notte; finché un giorno mi disse che amava Laura e voleva andare a vivere con lei. Mi amava ancora, ma l’amore per quella donna era irresistibile. Trovammo un accomodamento soddisfacente per i figli, con l’aiuto di una mia vecchia zia, che ora vive con me. Adriana veniva quotidianamente da noi, ed io speravo che un giorno tornasse da me, perché l’amavo ancora, ed avrei voluto che capisse che poteva avere Laura quando voleva: io non glielo avrei impedito.
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