Tornarono poi in salotto, rimasero per un poco davanti al camino acceso, finché Emory non disse che aveva sonno e che voleva andare a dormire. “Benissimo, mio caro, ” fece la nonna con un benevolo sorriso e dandogli un colpetto sulla coscia. “Sai dov’è la stanza da letto della tua nonna, no? Va’ di sopra, spogliati e mettiti sotto le coperte.” “Ma il mio pigiama è nella mia stanza,” osservò lui. “Non badarci. Ti preferisco nudo, mio caro,” lo rassicurò la nonna. “E durante la notte, che faremo, nonna?” Lady Corinna tornò a sorridere e diede nuovamente un benevolo colpetto sulla coscia del ragazzo. “Bene, adesso non pensarci, va’ di sopra, mettiti a letto, e poi vedremo se.. “potrai far qualcosa” con la nonna, come dici tu. E adesso, scappa via, va’ a fare la nanna. La nonna verrà a svegliarti più tardi, tesoro.” “E se durante la notte mi viene duro come mi capita tanto spesso, nonna, posso venirti vicino?” “Sì, ma prima svegliami, tesoro, devi fare il bravo ragazzo.” “D’accordo, nonna. Buonanotte, nonna.” “Buonanotte, nipote mio.” Il ragazzo annuì e salì le scale sonnacchioso. Lady Corinna attese ancora qualche istante, per lasciargli il tempo di spogliarsi. Rimase davanti al caminetto acceso, prese un libro e ne sfogliò distrattamente le pagine. Ma riusciva a seguire a stento le parole stampate. I suoi pensieri vagavano altrove, ma chi potrebbe descrivere le idee che le passavano per la testa? Vergogna? Stupore? O forse, più semplicemente, immagini lubrìche. Un estraneo che si fosse trovato, invisibile, in quella stanza, avrebbe infatti visto disegnarsi, sulle labbra dell’esperta signora, un sorrisino compiaciuto. Finalmente si alzò dalla poltrona, lasciò cadere il libro e si avviò per le scale. Lungo il pianerottolo si fermò davanti ad uno specchio a contemplare la propria immagine alla luce delle appliques poste ad ambo i lati della cornice dorata. “A luce tenue…” mormorò tra sé. Aveva quarantasei anni, qualche filo bianco tra i capellì di un biondo rosso e qualche zampa di gallina all’angolo degli occhi. Ma era ancora una bella donna. Si slacciò la camicetta con lentezza esasperata e l’aprì osservando la propria immagine riflessa con compiacimento; il reggiseno, di finissimo pizzo nero, non poteva celare alla vista due capezzoli eretti dall’eccitazione dell’imminente incontro col nipote: li pizzicò ed accarezzò con dolcezza, ottenendo una reazione che le si riflesse nel ventre, dove sentì lentamente colare lungo la vagina il succo indotto da tale agire .S empre rimirando la sua immagine, slacciò sul davanti il gancino del reggiseno permettendo così ai seni di liberarsi dalla cattività delle coppe e mostrarsi in tutto il loro splendore: l’età sembrava non essere passata per Lady Corinna; prese le mammelle tra le mani, le accostò alla loro immagine nello specchio: Sì, erano tonici e non cascanti ,ancora niente male ,dimostrando, se ve ne fosse bisogno, ch’era ancora una femmina con parecchi numeri, per la quale gli uomini avrebbero potuto fare ancora pazzie. Si ricompose, si avviò lungo il corridoio, aprì senza far rumore l’uscio della sua stanza, tendendo l’orecchio ad ascoltare il respiro regolare del nipote. “Non mi spiace andare a letto così presto, non lo faccio mai,” si disse. “Mi sembra di tornare ragazza.” In punta di piedi entrò nella stanza, l’attraversò, entrò in bagno dove accese la luce che spandeva una soffice tonalità calda. Lì si spogliò, continuando il piacere del mirare la propria immagine riflessa nel lungo specchio, strategicamente posizionato in modo da non permettere alla luce di trattare troppo crudelmente il suo corpo, mettendone in risalto, se ve ne fossero, i guasti dell’età.: Lasciando cadere gli abiti in disordine, rimase solo con le culottes e le calze che per vezzo aveva sempre voluto reggere con i gancini, aborrendo il collant. Si sedette sul puffo avanti lo specchio e, lentamente slacciò i fermagli facendo poi scivolare le calze sericee, or l’una or l’altra, lungo le gambe affusolate. Terminato il rito, tolse da ultime le culottes, rimanendo completamente nuda a rimirarsi. Non si era mai voluta depilare, e attardò lo sguardo sulla fulva peluria che le ricopriva l’inguine: nel far ciò dovette lentamente allargare le gambe mostrandosi e rimirandosi in tutta la sua bellezza.C on la destra, lentamente, accertò che quanto aveva nettamente percepito prima sulle scale, le aveva umettato in abbondanza la vagina: un fremito le percorse la schiena nel sentire il turgore del clitoride . Con il cuore in forti palpiti e un’ansia da tempo covata, tornò in camera. Come godeva sentirsi nuda, e sapere che c’era un bel cazzo da prendere, un giovane cazzo a portata di mano, il cazzo di un quindicenne pronto a tutto! E come era bello essere una donna attraente, sensuale, e quanto le piaceva fare quelle cose con suo nipote! Ma perché l’idea le comunicava un brivido così sottile e perverso? Era una domanda alla quale non. sapeva rispondere. In un certo senso, era come farlo con la propria immagine, con un’altra se stessa. “Che scopata ti farò fare questa notte,” mormorò alla forma immobile e silenziosa nel letto. “Nonna si prenderà cura del suo ometto, il mio bambino può stame certo.” Si infilò sotto le lenzuola, si voltò sullo stesso fianco sul quale giaceva il ragazzo, accostandoglisi in modo da sfiorarne, con le anche, le natiche. Poi, piano piano, allungò la mano, gliela passò attorno al corpo sottile, prese ad accarezzargli il pene floscio. Il ragazzo non si svegliò, e lei continuò a manipolargli l’uccello. Dovette passarsi la lingua sulle labbra che le erano diventate secche, e Lady Corinna si chiese come mai si sentiva così nervosa. Concluse che la prospettiva del primo rapporto totale con il nipote non era una cosa da nulla, e d’altra parte era da un pezzo che lo sognava, che vi si era preparata, eccitandosi e masturbandosi. Sì, la faceva sentire giovane. “Oh, bambino mio,” sussurrò al ragazzo addormentato, “tu fai sentire la nonna giovane, calda e desiderosa.” Con precauzione, gioiosamente, continuò a maneggiare l’uccello del nipote, e finalmente esso levò la testa, si inorgoglì, fu duro e pronto. E a questo punto Emory si mosse nel sonno, e Lady Corinna lo baciò appassionatamente sul collo. Lui lanciò un grido, ma questo valse solo a infiammare vieppiù Lady Corinna che cominciò a coprirgli di baci tutta la schiena, scendendo sulle natiche, passandogli la lingua nel solco, sui testicoli lisci e rilassati, soffermandosi sull’ano, infilandovi la lingua, cosa che fece sussultare un tantino il nipote, che subito però si rimise tranquillo, lasciandosi fare. Lei gli alzò una gamba, gli afferrò l’uccello, si piegò a percorrere il tutto con le labbra, tornando poi all’ano e ai testicoli, e ancora all’uccello. Come era delizioso baciarglielo, mordicchiarglielo, succhiarglielo, mentre lui continuava a dormire – o forse solo fingeva. “Nonna,” gli scappò detto infatti. Lady Corinna era ormai eccitata al punto da sentire prossimo l’orgasmo ed era una sensazione meravigliosa, quella di sentirsi così appassionata e vogliosa. “Nonna,” mormorò ancora il ragazzo. Lei gli baciò ancora i testicoli, poi gli si mise a cavalcioni e si infilò con lentezza l’asta dura e lunga nella fica. Il ragazzo sbadigliò. “Che stai facendo?” chiese, come se non lo percepisse. “Ti ho svegliato, Emory, in modo che tu possa chiavare la nonna. Non ti piace avere il cazzo dentro di lei, tesoro?” Il ragazzo allungò la mano per toccarselo, ma lei gliela scostò e, tenendosi il pene nella vagina, glielo accarezzò con una mano, con l’altra titillandosi in modo parossistico il clitonide. L’orgasmo la colse all’improvviso, violento e travolgente, e Lady Corinna urlò, lasciandosi cadere sul petto del nipote. Com’era eccitante possedere il figlio di suo figlio! Com’era peccaminoso! Sì, e proprio per questo era così bello. Ma perché mai il peccato era così dolce? Possibile che i predicatori che dai pulpiti delle chiese han sempre tuonato e minacciato l’inferno ai peccatori, non avessero la risposta? E perché la virtù non era altrettanto attraente? E come si spiegava che coloro che guidavano le masse dei fedeli nutrissero, almeno a parole, tanto odio per il sesso? Che fossero tutti impotenti? Altrimenti, perché affermavano di continuo la peccaminosità e l’orrore dell’erotismo? Che cosa significava tutto questo? Forse che il godlimento massimo viene proprio dall’infrangere le proibizioni? Lady Corinna si riscosse da quei pensieri e tornò a stuzzicare il cazzo del nipote. “Vuoi mettermelo ancora dentro?” gli mormorò all’orecchio. “Sì, nonna, voglio venire, voglio sborrarti dentro.”
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