Eravamo sposati da poco, e Adriana, che è di una sincerità ingenua e senza pudori, mi raccontò tutto della sua vita sessuale prima dell’incontro con me. Il racconto partiva da lontano, che lei era stata molto precoce anche nel sesso. Mi raccontò dei giochini con i ragazzini e le ragazzine del quartiere, senza che dai suoi racconti trasparisse malizia. Adriana era limpida come acqua di fonte, sincera e spontanea, e raccontava, con candore, cose che avrebbero fatto arrossire anche una donna molto navigata. Qui voglio riportare la vicenda con una sua carissima amica, Giulia, che lei mi raccontò con la massima naturalezza.“Eravamo amiche fin dal tempo dell’asilo, ed io non facevo niente senza di lei, come lei non faceva niente senza di me. Dopo le elementari andammo alle scuole medie dalle suore, sempre insieme. Anche i nostri genitori erano amici, e durante l’estate affittavano una casa in un paesino di montagna, dove noi bambini, con le mamme, ci trasferivamo, per trascorrere tutto il periodo delle vacanze. I papà ci raggiungevano il venerdì e ripartivano la domenica sera. Il resto della settimana eravamo libere di scorazzare nei prati e nei boschi e giocare con i ragazzini, maschi e femmine, che abitavano nelle case del vicinato.Uno dei giochi preferiti era “nascondino” e là, di nascondigli ce n’erano a bizzeffe. A volte rimanevamo nascosti lungo tempo e, se non fosse perché ad un certo punto bisognava pur uscire, avremmo potuto rimanere fuori dalla vista di tutti fino a sera.Quell’anno si era aggiunto alla compagnia Sergio, un ragazzino della nostra età, bello come un angelo. Giulia ed io avevamo spesso giocato ai dottori, con gli altri amici, ma Sergio era nuovo, e con lui non avevamo confidenza, perciò le prime volte che giocammo con lui, tutto si svolse in modo normale; finché, un giorno, andammo a nasconderci insieme, Giulia, io e Sergio. Era un nascondiglio nel bosco, una piccola grotta, la cui entrata era nascosta da un cespuglio, che conoscevamo solo Giulia ed io. Giulia mi diceva spesso che le sarebbe piaciuto giocare ai dottori con Sergio, ma non si era mai presentata l’occasione. Quella volta, nella grotta, Giulia prese l’iniziativa. “Mi scappa la pipì” disse e, senza indugiare, si abbassò i pantaloni e le mutandine e la fece lì, davanti a noi. La pipì sgorgò con violenza dalle gonfie labbra della fichetta glabra, e formò un rivolo che si allargò in una piccola pozzanghera; mi piaceva vedere Giulia in quella posizione e decisi di imitarla: abbassai i pantaloni e le mutandine e feci anch’io la pipì. Sergio ci guardava serio, ed io guardavo Sergio per spiarne la reazione. Quando Giulia ebbe terminato, si alzò e si rimise a posto le mutandine lentamente, in modo che noi potessimo vederle la fichetta. Sergio era affascinato e Giulia ridendo esclamò: ”Non hai mai visto la patatina di una ragazza?” Anch’io terminai e mi alzai lentamente per dar modo ai miei amici di ammirare la mia intimità. “Tu non fai la pipì?” dissi a Sergio; questi, molto timidamente, senza rispondere, si sbottono i calzoni e, voltandosi verso la parete della grotta, estrasse il pisello. “Così non vale”, esclamò Giulia, “Tu hai visto noi e noi vogliamo vedere te. Lentamente Sergio si voltò e, per la prima volta, potemmo vedere un pisello eretto. Era piccolo ma durissimo, e puntava verso l’alto. “Non fai la pipì?” esclamò Giulia; “Non riesco”, rispose lui. Io mi avvicinai e presi in mano quel cazzetto, facendo scorrere il prepuzio su e giù. Dopo qualche secondo di quel massaggio, Sergio emise un gemito e subito si ritrasse, rimettendo il pisello nei calzoni. Spaventata io domandai mormorando: “Ti ho fatto male?” “No, mi è piaciuto, ma ora basta”. Uscimmo correndo dalla grotta.Soltanto quando rimanemmo sole, Giulia ed io, commentammo l’accaduto, e ci rendemmo conto che avevamo assistito ad un orgasmo maschile.Sapevamo cos’era un orgasmo, perché ne avevamo parlato con una ragazza più grande, quella stessa che ci aveva insegnato a titillare la nostra fichetta fino a provarne piacere, ma eravamo un po’ deluse perché, come ci era stato descritto, ci saremmo aspettate di veder sgorgare una specie di pipì densa e bianca, che invece non ci fu.Quella stessa volta, il parlare dell’orgasmo di Sergio, ci eccitò e, come avevamo preso a fare di tanto in tanto, ci toccammo a vicenda la passerina. A me piaceva moltissimo quando Giulia faceva scorrere il suo dito fra le labbra della mia patatina, e facevo lo stesso a lei, procurandole lo stesso piacere.Quei giochini continuarono fino a che, un bel giorno, eravamo ormai grandicelle, ebbi il mio primo vero orgasmo.Eravamo sole in casa, e come facevamo spesso, andammo insieme in bagno, facemmo la pipì, poi cominciammo a toccarci.Accadde tutto molto naturalmente: mentre le accarezzavo la passerina, mi venne l’impulso di baciargliela; la feci sedere sul bordo della vasca, mi inginocchiai davanti a lei e affondai il viso fra le sue cosce. Aveva una peluria morbida e rada, e mi piaceva sentire il solletico che mi faceva sulle labbra. Estrassi la lingua e la leccai dolcemente. Giulia prese a gemere e la cosa non mi stupì, perché accadeva sempre quando l’accarezzavo, ma questa volta i gemiti furono accompagnati da fremiti e poi da un forte sospiro, mi premette il capo, tanto che quasi soffocavo, e me lo tenne premuto a lungo. Quando si riebbe volle farmi la stessa cosa; “E’ stupendo”, disse, “Devi provare anche tu!” Detto fatto; mi sedetti al posto suo, allargai le gambe e lei si inginocchiò come avevo fatto io. Subito cominciò a leccarmi, insinuando la lingua fra le labbra della fichetta. Era bellissimo ed avrei voluto che non finisse più. Dopo qualche minuto il godimento cominciò ad aumentare d’intensità, finchè anch’io, come aveva fatto lei, le premetti il capo contro di me e cominciai a godere. Presi ad urlare; non capivo più niente e quasi persi i sensi. Quell’orgasmo sembrava non finire più. Era la prima volta che provavo una sensazione così violenta. Impiegai parecchi minuti a riprendermi. Ci ricomponemmo ed uscimmo dal bagno. Arrivate in soggiorno ci sedemmo sul divano, mi avvicinai a lei e l’abbracciai stretta. Avvicinai il mio viso al suo e la baciai sulle labbra; lei aprì la bocca ed io introdussi la lingua. Fu un bacio meraviglioso, il primo bacio d’amore.Fino a quel momento non avevamo scambiato una sola parola; ma non c’era imbarazzo fra noi: tutto si era svolto con la massima naturalezza, e non ci pareva di aver fatto niente di sconveniente.Da quel giorno non perdemmo occasione per cercare di stare sole: ci scambiavamo dei dolcissimi baci, ci accarezzavamo e, quando ci trovavamo in casa sole, il che capitava spesso, ci denudavamo e ci rotolavamo avvinghiate sul letto. Ogni volta era più bello. A me piaceva enormemente leccare e succhiare il suo seno, acerbo ma già prepotente, mentre lei mi leccava fra le cosce, facendomi godere come una pazza.Andavamo ancora in montagna, d’estate, ma Sergio non l’avevamo più visto, finché un anno, eravamo ormai diciottenni, anche lui tornò in montagna con i suoi. Aveva terminato il liceo, e le fatiche dell’ultimo anno, e gli esami, lo avevano affaticato più del normale; perciò il medico aveva raccomandato ai suoi di portarlo in montagna, anziché al mare.Ritrovarci insieme, dopo tanti anni, fu una gran festa. Giulia ed io, ce l’eravamo confessato, eravamo state innamorate di Sergio, ed ora il rivederlo fu emozionante. Era forse ancor più bello di come lo ricordavamo: era ormai un giovanotto; non troppo alto, ma fatto come un atleta olimpico, di quelli che si vedono nei musei. Il suo viso era dolcissimo, quasi femmineo, ma dava l’impressione della forza. Passammo la prima sera a ricordare la vacanza di tanti anni prima e, quando quella spudorata di Giulia ricordò l’avventura della grotta, Sergio arrossì. Mi fece tanta tenerezza che non resistetti all’impulso di abbracciarlo. Lui non oppose resistenza, e quando accostai le mie labbra alle sue, lui le aprì, e ci baciammo profondamente. Giulia ci lasciò fare per un po’, poi mi scostò e “Ora tocca a me” disse, e prese il mio posto.Quel bacio mi aveva eccitata, volevo fare qualche giochino con i miei due amici; non sapevo esattamente cosa ma, mentre i due si baciavano, io mi avvicinai e sollevai la gonna di Giulia accarezzandole il sedere. Giulia mi lasciò fare e mise una mano sull’inguine di Sergio, toccando il suo membro, che vedevo spingere nei pantaloni. Loro continuavano a baciarsi, ed io aiutai Giulia ad abbassare i pantaloni di Sergio, che non oppose resistenza. Gli togliemmo completamente i pantaloni, poi io gli abbassai anche gli slip. Un grosso membro scattò durissimo verso l’alto. Io non ne avevo mai visti, ma non immaginavo che fossero così grossi. Irresistibilmente attratta, mi abbassai e lo presi in bocca. Cercai di introdurlo profondamente nella gola ma, in un primo momento, mi venne un conato di vomito, lo estrassi, ma poi ricominciai con maggiore cautela. Questa volta tutto andò bene e potei godermelo in bocca, finché loro smisero di baciarsi. Giulia si rialzò, e si fermò a guardare me che facevo il primo pompino della mia vita.Eravamo in una piccola radura del bosco, e c’era il pericolo, anche se improbabile, che arrivasse qualcuno, perciò Giulia propose di andare nella nostra grotta. Sergio accettò. Si rimise i pantaloni e ci avviammo. Erano solo pochi minuti, ma io ero impaziente. Appena arrivati, come se fossimo d’accordo, ci spogliammo completamente nudi. Il pavimento era polveroso e non avremmo potuto sdraiarci, come avremmo voluto, ma io feci sedere Sergio su un masso e subito ripresi il mio pompino. Giulia mi venne dietro e mi mise una mano sul sedere, poi si spinse con un dito a titillarmi la passerina; “Sei bagnata fradicia”, esclamò. Sergio volle toccarmi anche lui: era vero, mi sentivo un lago fra le gambe. Mi prese una frenesia tale che mi appoggiai con le mani al masso, dove prima era seduto Sergio, e sporsi il sedere in fuori. Era chiaro che volevo che mi facessero godere, anche se non sapevo come. Giulia si abbasso e mi leccò il buchino, come aveva fatto tante volte, e come avevo fatto tante volte a lei, mentre con la mano mi masturbava; ma Sergio la spostò e si mise al suo posto. Io fremevo, non sapevo cosa sarebbe successo, ma speravo che fosse ciò che avevo incominciato a sognare negli ultimi tempi: essere penetrata! Sergio mi appoggiò il membro sul buchino, ma io glielo presi con la mano e me lo avvicinai alla fica. La sentivo tanto bagnata ed aperta che ero certa non ci sarebbero state difficoltà; del resto la voglia era tanta che urlai a Sergio: “Spingi!” Sergio era titubante, ma obbedì, ed io lo facilitai andandogli incontro. Entrò appena un po’; mi faceva male, ma diedi una spinta indietro ed il cazzo entrò tutto, fino in fondo. Urlavo, ma dal piacere; il dolore era stato quasi inavvertito, ma il godimento era superiore ad ogni aspettativa. Ero quasi in deliquio, tanto che Giulia si spaventò: mi prese fra le braccia e mi tenne stretta. Sergio era spaventato anche lui ma, quando li ebbi rassicurati Giulia volle provare anche lei e Sergio l’accontentò. Anche lei si appoggiò al masso e Sergio la sverginò, come aveva fatto con me. Anche Giulia godette, seppure senza urlare come avevo fatto io, e Sergio godette dentro di lei.La settimana che seguì il nostro sverginamento, Giulia ed io eravamo spaventate per il timore di una gravidanza, ma l’ottavo giorno ebbe le mestruazioni e ci rassicurammo.Qualche settimana dopo conobbi te, e Giulia, che era abituata ad avermi tutta per sé, si ingelosì. Mi fece una scenata, e rompemmo l’amicizia. Poi noi ci siamo sposati e Giulia non l’ho più rivista. Ora ne sento la nostalgia; a volte mi masturbo pensando a lei.”Questo è il racconto dell’amicizia fra Adriana e Giulia. Qualche anno dopo Adriana rivide Giulia; ma questo sarà l’argomento di un altro racconto.
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