L’amica di mia madre era ancora una bella donna ,un po’ andata forse, ma ancora eccitante. Aveva capelli neri ed enormi occhi scurissimi su un viso costantemente abbronzato. Aveva anche una bella bocca carnosa accuratamente dipinta con rossetti dai colori brillanti (rosso acceso o rosa). Un po’ pesante di fianchi, aveva un seno veramente degno di nota, abbondante, alto e dalle carni fresche all’apparenza. Ne mostrava una buona parte attraverso generose scollature od altrettanto opportune sbottonature di camicette che mettevano in evidenza il collo tornito e liscio, straordinariamente bello per una donna non più giovane, e l’attaccatura del seno abbondante. A vent’anni ci vuol poco ad eccitarsi. Così quando l’amica di mia madre veniva a trovarla e andavo a salutarla, il profumo che emanava dai suoi capelli freschi di parrucchiere e la vista di tutta quella abbondanza di carni mi provocavano istantaneamente imbarazzanti erezioni, oltretutto difficili da dissimulare con i jeans stretti. Lei se ne accorgeva, credo, perchè guardava rapidamente da quella parte e poi mi fissava negli occhi con un sorriso tra il divertito e il compiaciuto che mi costringeva ad abbassare gli occhi. Quando ritornavo in camera mia mi sentivo imbecille ma non potevo fare a meno di masturbarmi furiosamente. Un giorno mia madre mi chiese se potevo farle un favore. La sua amica aveva un’ angoliera antica che non si adattava più al suo arredamento e l’aveva offerta a mia madre. Siccome si trattava di un mobile di piccole dimensioni mi chiese se potevo andare io a ritirarlo a casa dell’amica con la station wagon. Partii volentieri, naturalmente, e tutto eccitato all’idea di vedere la sua amica da sola. Quando arrivai a casa lei indossava un completo bianco panna composto da minigonna poco sopra il ginocchio e giacca con ampia scollatura che lasciava intravedere la V formata da quei due paradisiaci seni che ad occhio dovevano essere contenuti stentatamente da una quarta. La cosa che mi incuriosì di più (e sulla quale, per non fare la figura del maniaco, non indagai più di tanto) erano le calze: delle velatissime calze color carne delle quali non riuscivo a capire l’utilità data la temperatura da serra che si era sviluppata da due giorni. Inutile dire l’effetto che mi fece la sua vista, cosa di cui lei si sincerò subito con un rapido sguardo, poi visibilmente compiaciuta mi invitò a sedere in salotto. “Ma… Terry (…questo era il suo nome), non senti caldo con i collant?” – chiesi “a parte il fatto che io sono calda per natura, e poi queste sono autoreggenti il freso arriva solo dove deve arrivare !” disse sfornando un sorriso malizioso che determinò il mio massimo stato erettivo. Trovo le autoreggenti molto pratiche per noi donne: non devi abbassare due indumenti per andare in bagno ma solo gli slip, non ti rimane il segno dell’elastico in vita, e… soprattutto, se ti capita la sveltina scopi senza troppa fatica non trovi?” Ormai il mio pene sembrava in lega col titanio, e in preda a degli attacchi di sudore le risposi “Hem…co…com…come? hhha si… certo! molto pratiche…. ss..ssi!!”. Ero imbarazzato ed avevo paura di provarci con la migliore amica della mamma, se lei poi le avesse raccontato tutto?! Comunque Terry si divertiva a tormentarmi e secondo me si sarebbe fatta anche scopare, così mi decisi a provarci quando all’improvviso suonarono alla porta; era una sua amica con cui doveva uscire a fare delle compere, quello era il motivo per cui era in tiro, così io caricai il mobiletto e tornai a casa, lei mi salutò con un bacio sulla guancia ed un sorriso malizioso; tornai a casa e corsi subito in bagno a scaricare tutta la sborra che quella situazione mi aveva fatto accumlare! Terry abitava in un paese distante pochi km dal nostro e lavorava per una multinazionale per cui spesso viaggiava in treno per lavoro; in quel periodo anch’io mi sarei dovuto spostare dal paesino in città per andare a sbrigare delle cose all’università; sarei partito la sera e nel pomeriggio fui estremamente contento quando mia madre mi disse che per il viaggio non sarei stato solo, ma avrei avuto la compagnia di Terry che andava in città per qualche giorno per lavoro! Non vedevo l’ora di partire e di fare il viaggio con lei, salì sul treno e dopo pochi minuti vidi arrivare Terry, era elegantissima, aveva un completo giacca e gonna lunga marrone e un paio di stivali in camoscio, truccata in modo vistoso ma accurato, sedendosi mi fece un sorriso di cortesia e io ricambiai. Appena Terry si era accomodata si mise degli occhiali con montatura rossa e inizio a scrivere su un’agenda che aveva estratto dalla sua ventiquattrore in pelle, io di colpo vidi e fissai l’ampio spacco che aveva sul lato della gonna che mi permetteva di vedere la fascia elastica delle sue calze autoreggenti, dopo 10 minuti distolse gli occhi dall’agenda e rendendosi conto che le stavo guardando le cosce accavallò le gambe rapidamente coprendo quello che per me era stato un eccitante spettacolo fino a quel momento. Parlammo un po’ del più e del meno, poi mi guardò e mi chiese se per cortesia le potevo guardare la borsa finchè andava in bagno, io ero eccitatissimo e le risposi certo bella signora diventando di colpo rosso in viso, lei si mise a ridere, e disse e poi dicono che i giovani d’oggi non sono galanti. Dopo poco tornava dal bagno sedendosi incurante dello spacco che aveva sulla gonna lasciandomi vedere uno spettacolo meraviglioso aveva delle mutande tinta carne che tra la lavorazione del pizzo lasciavano intravedere la peluria nera; come al solito aveva iniziato a giocare, quel piacevole e perverso gioco dell’eccitazione, voleva farmi scoppiare i testicoli; ad un certo punto mi porse il palmo della sua mano, io misi la mia mano sopra la sua a mò di cinque e mi sentii solleticare il palmo con le lunghe unghie smaltate di rosso, lei disse fa caldo e si tolse la giacca rimanendo con una camicetta di seta trasparente tesa da due seni enormi aveva sicuramente una 5^ racchiusa in un reggiseno tinta carne lavorato con pizzo molto largo che permetteva di vedere due grandi capezzoli violacei turgidi. Io non capivo più nulla e il mi cazzo era teso fuori dalle mutande e si scontrava con i jeans la mia fronte gocciolava, Terry vedendomi mi disse non suderai mica per me, io le risposi si, allora mi chiese cosa mi faceva tanto perdere la testa e io onestamente le feci una descrizione accurata di quanto vedevo, e se ti faccio vedere di più allora cosa fai un’infarto? e io no semplicemente mi devo chiudere in bagno e masturbarmi altrimenti mi scoppiano le palle. Con un fascino irripetibile rispose che la mia sincerità meritava un premio, così spalancò le gambe agevolandomi la visuale e senza togliersi la camicetta si sfilò il reggiseno, le sue tette non erano sode ma erano enormi, e mi disse adesso però premia anche me masturbati qui, io non mi feci pregare e tirai fuori il mio cazzo iniziando a menarmelo intanto lei spostando le mutandine si toccava la figa io non capivo più niente e mi alzai portando il mio cazzo verso la sua bocca lei lo prese in bocca e inizio a leccarlo di lì a poco le sborrai in bocca e lei leccava con passione, quando sul più bello arriva il controllore e io mi chiudo in fretta i pantaloni e lei ingoia tutto come se nulla fosse. Il controllore chiede i biglietti il mio neanche lo guarda e si fissa su Terry che ha le tette praticamente in bella mostra, e lei gli dice mi sta controllando il biglietto o le tette, questò arrossì e senza proferire parola si allontanò, e io le dissi quello avrebbe pagato qualsiasi cifra per essere al posto mio e lei ribattè dicendomi adesso ci sei tu pensiamo a noi ; ci sedemmo uno di fianco all’altro e iniziammo ad accarezzarci e palparci ovunque, io ero di nuovo in erezione e mentre lei mi baciava iniziò a masturbarmi e mi fece venire sporcando di sperma i miei jeans e allora io le dissi adesso dovresti anche pulirmi, lei non perse tempo e con la sua lingua fece un accurata nonché straordinariamente eccitante pulizia. Arrivammo in città e lei candidamente mi confessò che quello del viaggio d’affari era solo una scusa, aveva saputo che io sarei partito ed aveva colto l’occasione per stare un po’ con me perché si era accorta che la guardavo e non avevo il coraggio di andare oltre, così si era decisa lei a prendere l’iniziativa! Questa cosa mi inorgoglì moltissimo, vuol dire che anche lei come me bruciava dal desiderio di essere scopata; comunque arrivanno alla stazione, io alloggiavo in un appartamento con altri ragazzi e per quella sera non potevo invitarla da me, c’era gente, ma l’indomani sarebbero andati tutti via per cui la invitai per pranzo; Ho spesso usato le mie capacità culinarie come arma per sedurre: ma si trattava di ragazze assai più imbranate di me nelle faccende domestiche. Con l’amica di mia madre, invece, non posso barare: so quanto le donne di quella età tengano all’ordine e alla pulizia e io ci tengo a fare bella figura con lei. Sono pronto per tempo, mi sbarazzo del grembiule e in bagno, mentre mi rinfresco, decido che camicia e jeans è la giusta tenuta. All’una, puntualissima, suona il citofono. E’ truccata, stavolta, in modo più vistoso del solito, con molto ombretto intorno agli occhi e le labbra sottili evidenziate di rosa acceso. Indossa un tailleur elegante, con una giacca attillata e scollata, senza camicetta e una gonna lunga sotto il ginocchio, ma con uno spacco sul davanti. Le calze sono nere, e non molto velate, e ai piedi porta della scarpe di vernice, del tipo alla moda, con un cinturino alla caviglia, e tacchi decisamente alti. “sei molto elegante, ma si tratta di un pranzo alla buona. Io stesso non mi sono cambiato….” dico indicando la camicia dalle maniche arrotolate e i jeans un po’ stinti. A queste parole la Terry distoglie gli occhi da alcuni poster affissi alla parete e per un attimo mi squadra: “Stai benissimo”, è il suo unico commento. “Cominciamo dall’aperitivo.” La scorto verso l’angolo cottura, che è separato dal resto dell’ambiente da un tavolo alto con gli sgabelli, tipo bancone da bar. Verso in deu calici del prosecco. Lei si inerpica con un po’ di fatica su uno dei due sgabelli. Lo spacco della gonna, che è piuttosto lungo, a questo punto si apre. A me, che sono rimasto in piedi con i bicchieri in mano, mi si apre una buona panoramica sulle sue gambe. Terry cerca di chiuderlo e cambiare posizione, ma nonostante i tacchi è troppo bassa per sedersi con disinvoltura appoggiando un piede a terra. Alla fine rinuncia e si accoccola in qualche modo. Nel prendere il bicchiere che le porgo, deve lasciare i lembi della gonna che tornano ad aprirsi. Questo mi permette di osservarle l’interno della coscia inguainata di nylon, un triangolo di pelle nuda e perfino il bordo più scuro della calza che disegna una lieve curva nel punto in cui è agganciato, porta un reggicalze e pare che non si curi in fondo troppo di nasconderlo! “Cin, cin” propongo. Ricambia il brindisi e beve. “mi metti in imbarazzo” “Oh, bella! Perché?” “Perché vorrei dirti che in questa casa non è mai entrata prima d’ora una donna della tua classe e del tuo fascino.” A questo punto stiamo flirtando e la cosa mi elettrizza, anche perché lei non si preoccupa più della sua gonna e per quanto io mi sforzi di non tenere lo sguardo puntato dentro il suo spacco, le sue gambe sono ancora generosamente esposte sotto i miei occhi. “Lei scherza sempre sul fatto di essere vecchia. L’ho notato. Lo fa per civetteria, per farsi dire che non è affatto vero.” Ci spostiamo dimenticandoci che dovevamo pranzare, lei poggia la mano sul sofà invitandomi a sederle accanto. Così faccio e appena mi seggo le narici sono colpite dal suo profumo intenso. Con le gambe accavallate, attraverso lo spacco posso riprendere a sbirciarle la coscia. “Tu sei una donna molto attraente…” “E allora trattami come si tratta una femmina….” La sua mano scivola dietro la mia nuca, attira il mio viso contro il suo. Sento che l’altra sua mano prende la mia, la guida sulla sua coscia, poi me la fa risalire, finché sento il bordo della calza, e a quel punto i polpastrelli trovano il gancetto del reggicalze e poi sfiorano la sua pelle nuda. Poggia con forza le sue labbra sulla mia bocca ed è lei, adesso, a spingere la sua lingua, a ricacciare la mia all’indietro, a esplorare con prepotenza il palato, le guance, l’interno delle labbra. Quando anche il secondo bacio finisce, sento che l’emozione mi taglia il respiro. La sua mano va a cercare l’inguine, trova la mia erezione violenta, la accarezza attraverso la stoffa. Anche la mia mano è ancora sulla sua coscia su cui strofino languidamente il palmo. “Ho voglia di fare l’amore con te…”, sussurro. “Andiamo di là?”, le propongo. Intendo la camera da letto. Terry fa cenno di sì, anche lei troppo emozionata per parlare. Appena entro, mi libero di pantaloni e boxer, restando nudo mentre lei è ancora vestita. La stanza è in penombra, vado per accendere la luce. “No!” mi ferma, “non accendere la luce: non voglio che mi vedi le rughe.” Sorrido intenerito da questa confessione. Mi siedo sul letto, lei in piedi davanti a me e comincio a spogliarla. Prima la giacca, poi lascio cadere la gonna. Lei resta con un corpetto, cui sono agganciate le calze. Indossa una mutandina sgambata. Protendo il capo fra le sue gambe e prendo a baciarle con foga le cosce nude e tutt’intorno alla fica. “Fermo, fermo” mi dice prendendomi per i capelli. “Così mi romperai le calze. ” Si siede a sua volta e si sfila le calze. Io resto a guardarla affascinato. Toglie anche le mutandine e poi mi si butta fra le braccia. Ci baciamo di nuovo. Le mie mani le abbrancano il culo. le sue strappano i bottoni della camicia che ancora indosso e mi percorrono il torace. Mi sento eccitato come un toro. La mano di lei scende a tastarmi l’uccello: il suo palmo è caldo, si stringe intorno alla mia verga e l’attira dentro di sé. Scivolo fra le sue cosce spalancate. Dentro, ci trovo un lago.Ha la fica calda e morbida. E’ la fica più invitante che abbia mai incontrato. Sono sopra di lei. Sento le sue cosce che mi stringono i fianchi. Ci muoviamo l’uno dentro l’altra. Lei mi geme nell’orecchio. Con i denti le strattono il corsetto finché non le tiro fuori le tette, comincio a succhiarli i capezzoli che diventano duri ed enormi. “Ah, sì, ah, sì, ah, sì”, lei ripete come un mantra, “scopami, sfondami, riempimi…” A un certo punto urla dal piacere. Affonda le unghie nelle mie spalle. Non rallento il ritmo. Sto per venire anch’io. D’improvviso mi spinge indietro il viso e mi guarda negli occhi. Sento la sua mano sul mio sedere, lo accarezza e con un dito mi stuzzica tra le natiche. Le esplodo dentro un autentico fiume di sperma, continuando a spingere e a sfondarla. Terry mi abbraccia, mi tiene dentro di lei. La bacio “Nessuna mi ha mai toccato il sedere mentre faccio l’amore.” aggiungo. “Le donne della mia età devono compensare con l’esperienza la bellezza che se n’è andata,” risponde scompigliandomi i capelli, “se no con quali argomenti potevo indurre un giovane bello come te a portarmi a letto?” “Se ti dicessi che mi sei sempre piaciuto? Da quando avevi diciassette, diciotto anni. Ho sempre pensato che fossi un bellissimo ragazzo. Ce l’ho fatto più di un pensierino su di te.! E’ da allora che sei un protagonista delle mie fantasie. Ma fino a quando non mi hai baciata non ero certa di riuscire a sedurti.” Quella confessione mi eccita. Il pene riprende vita dentro di lei. “Ullallà, che sta succedendo?” Succede che ci mettiamo a fare ancora l’amore, a un ritmo, adesso, più lento, assaporando meglio il piacere che provano i nostri sessi. Mentre vengo di nuovo, penso alla faccia che farebbe mia madre se le dicessi quanto scopa bene la sua migliore amica! Passammo due ore a letto dopo di chè lei torna nel suo albergo, dopo mezz’ora la chiamo e le dico che la sera avremmo festeggiato e l’avrei portata a cena fuori; “A che ora vieni a prendermi?” “Direi alle otto e mezza, ho prenotato da **** per le nove” “Ahh, un posto trés chic. Dovrò farmi elegante” sono le sue ultime parole. Quando si fa l’ora mi preparo con sorprendente cura. Abbandono gli abiti sportivi e scelgo un paio di pantaloni con un blazer blu. Metto anche la cravatta. Mentre guido verso casa sua un nuovo pensiero mi balena in mente. Come sarà vestita? Ormai sono arrivato all’albergo. Cosa ha scelto di indossare fra poco lo scoprirò direttamente. “vieni su che non sono ancora pronta.” La porta del suo appartamento è appena accostata. Terry mi chiama dal bagno: “Devo mettere solo il rossetto. Appena un minuto.” Mi avvio verso la sua voce e, arrivato sulla soglia del bagno, la vedo protesa verso lo specchio mentre si passa il rossetto sulle labbra, così posso osservarla con calma. Ha un vestito nero che la fascia molto, tenuto su da due sottili spalline. Un velo di chiffon trasparente le copre le braccia e le spalle che altrimenti sarebbero nude. L’orlo del vestito cade asimmetrico un po’ sotto il ginocchio, il lato più corto animato da uno spacco che, mentre lei è ferma e in piedi, lascia intravedere la sua coscia. Ai piedi porta un paio di eleganti scarpe di vernice nera con i tacchi a spillo più alti chele abbia mai visto – saranno almeno dieci centimetri – che slanciano le sue gambe inguainate in seriche calze nere con la riga dietro (addirittura!). Resto qualche secondo rapito a fissarla passarsi il rossetto sulle labbra, finché lei mi guarda con la coda dell’occhio e le parole mi sgorgano da sole fuori dalla bocca. “Accidenti, Terry, sei splendida” “Grazie. Non volevo farti sfigurare. Anche tu sei carino.” Chiude lo stick del rossetto, lo mette in borsa e passandomi accanto mi precede verso la porta. La pelliccia mi di osservarle il décolleté, che le coppe abbastanza succinte del vestito lasciano aperto e difeso solo dalla trasparenza dello chiffon. Io apro lo sportello dal suo lato e glielo tengo aperto mentre lei scivola dentro. “Come sei galante” dice mentre prende posto. Se sapesse invece che io sono ipnotizzato dal fatto che, complice la pelliccia sbottonata e l’assetto sportivo dei sedili, nel sedersi il vestito le è scivolato sulle gambe e dalla parte in cui si apre lo spacco ha rivelato il bordo più scuro delle calze; In macchina, Terry si mette comoda. Durante il tragitto si interessa alle caratteristiche della macchina, mentre io appena posso mi giro a guardarla e, con la coda dell’occhio, le sbircio ora le ginocchia ora le caviglie. Una parte di me vorrebbe che gli amici mi vedessero in compagnia di una così bella donna, l’altra parte di me vuole invece godersela in piena e beata solitudine. Al ristorante, seduti a un tavolo appartato, posso finalmente osservarla con comodo. Sono lusingato nel constatare che si è curata particolarmente per l’appuntamento. Un rossetto carminio le rende le labbra più piene del solito. Un ombretto blu e il mascara le evidenziano gli occhi verdi. Nonna è proprio al top del suo charme, stasera. Io ordino il vino dandomi arie da intenditore. Lei lo nota e mi stuzzica prendendomi in giro. Mentre aspettiamo le portate, le ammiro sfacciatamente la scollatura intrigante tra le trasparenze dello chiffon. In quel momento – complice il silenzio caduto improvvisamente – colgo il fruscio del nylon, provocato dalle gambe che lei evidentemente ha accavallato sotto il tavolo. Questo dolce soffio si ripete più volte, Terry accavalla e scavalla le gambe e ogni volta lo strofinio delle sue calze colpisce i miei sensi all’erta. Il pensiero che lei ha indossato, stasera, per uscire con me, un reggicalze mi si pianta nel cervello e mi fa osare. A un certo punto, all’ennesimo movimento di gambe, provo il trucco più vecchio. Lascio cadere il tovagliolo sotto il tavolo e mi chino a raccoglierlo. La mia audacia è ricompensata: in quel momento tiene le gambe accavallate con classe, il mio sguardo sale dal tacco lungo la caviglia al ginocchio e, poi, su per la coscia che lo spacco del vestito lascia scoperta, fino alla larga fascia scura che borda la calza e, oltre, fino alla porzione di coscia nuda su cui spicca il reggicalze. Quando riemergo la tensione che per tutta la sera ho avvertito dietro la patta dei pantaloni si è trasformata in una esplicita e poderosa erezione e io prego di non dovermi alzare in quel momento per non sputtanarmi davanti a tutti. E’ Terry che invece mi chiede: “Scusa, ti lascio un attimo per andare alla toilette a rinfrescarmi il rossetto.” Io deglutisco senza rispondere e mi affretto a bere un sorso di vino per nascondere l’emozione. Lei si alza sinuosa dal tavolo e mentre si allontana posso osservarle il magnifico culo che il vestito le disegna. Quando usciamo dal locale la dirigo verso la macchina poggiandole una mano intorno alla vita. Sento quasi dei brividi. L’aria fresca della sera mi snebbia un po’ la mente ma il rientro mi riserva nuove emozioni. Una volta in macchina, infatti, si allunga languidamente sui sedili. Le sue ginocchia finiscono a pochi centimetri dalla leva del cambio e quindi della mia mano. Non contenta, accavalla nuovamente le gambe. Adesso ogni volta che cambio marcia, non è difficile che il dorso della mano sfiori la superficie serica del ginocchio. Lei non fa nulla per scostarsi. Non ho mai usato tanto la quinta guidando in città. D’un tratto cambio’ espressione, mi guardava ed inizio’ a passarsi le mani tra le cosce, io zitto, facevo finta di nulla, quando mi intimo’ di accostare l’auto. Feci ancora qualche centinaio di metri, giunto in una rientranza della strada accostai. Ecco qui va bene disse. Senza battere ciglio si fece verso di me poggiandomi la mano sulla patta iniziando a massaggiare; “Ti voglio, ora!” Senza aggiungere altro scese dall’auto, chiuse lo sportello e si porto’ sul lato anteriore, mi fece cenno di scendere, scesi avvicinandomi a lei, prese ancora a toccarmi, intanto avevo raggiunto una bella erezione, sentivo il cazzo costretto nei pantaloni, ad un tratto tiro’ giu’ la lampo, ficco’ la mano dentro i boxer, prese il cazzo e inizio’ a menarlo, stringeva la cappella tutta nella mano contribuendo cosi a farla gonfiare ancora di piu’, poi, lasciata la presa, si tiro’ su la gonna fino in vita, si appoggio’ con una mano sul parafango piegandosi tutta in avanti, nel frattempo con l’altra mano si era spostata gli slip di lato mostrandomi un culo veramente bello, accidenti che culo! mi son detto dentro di me, dai prendimi aggiunse, presi il cazzo con una mano mentre con l’altra le tenevo gli slip, strofinai la cappella in modo da poter far spazio tra le grandi labbra, era completamente bagnata, sentii il buco della fica e feci per entrare, a quel punto tolse una mano dall’auto e poggiando con l’altra mi prese il cazzo e lo punto’ sullo sfintere dicendomi:……… ti voglio qui nel culo. Rimasi un attimo fermo, poi, una libidine si impossesso’ di me, scappellai completamente il cazzo, lo puntai sullo sfintere e diedi un leggero colpo, in un attimo la cappella entro’, un leggero mugolio usci dalla sua bocca, spingi dai fino in fondo. Lasciai gli slip e dopo averla afferrata per i fianchi diedi una bella spinta, a quel punto il cazzo fu tutto dentro di lei. Iniziai uno spettacolare su e giu’, lei non faceva un lamento anzi muoveva quel culo in maniera forsennata ed in senso rotatorio, La porca si godeva quell’inculata piu’ di me. La stantuffai per buoni 10 minuti, vedevo il mio cazzo entrare ed uscire da quel culo e la cosa mi eccitava da morire, sentii un subbuglio dentro i coglioni, ormai l’orgasmo era vicino, portai la mia mano sul davanti alla ricerca del clitoride, volevo darle una sditalinata, lei mi scosto’ la mano dicendo:…….. no li no fammi bene solo il culo. Ripresi il ritmo forsennato pensavo di spaccarla in due, ad un tratto sentii l’orgasmo salire su per l’asta, affondai un colpo feroce piantandomi in fondo al suo culo, di colpo una enorme sborrata le riempi la pancia di calda sborra. Mi tremavano le gambe, ero completamente appagato, mai mi era capitata una cosa cosi in vita mia, eppure ne avevo portata tanta di gente, Sfilai il mio cazzo ancora gocciolante dal culo, aprii lo sportello dell’auto presi un klinex e pulii ben bene la cappella, rimettendo tutto a posto, la stessa cosa fece lei. Ci rimettemmo in auto, guidai ancora in estasi per il vicino orgasmo; arrivati sotto l’albergo le diedi un bacio lunghissimo e tornai a casa dandoci appuntamento per l’indomani pomeriggio alla stazione, saremmo tornati a casa! In treno parlammo, ma la carrozza era piena di gente, giocavamo con gli sguardi ma niente di più; arrivammo alla stazione a mezzanotte passata e siccome era tardi mia madre invitò Terry a passare la notte da noi, sarebbe tornata a casa il giorno dopo con calma; lei accettò, andammo a casa, cenammo e chiacchierammo un po’; – Ma non andiamo a dormire? – domandò mia madre – Beh, penso proprio che sia ora – rispose Terry – Io resto qui ancora un po’ . . . – aggiunsi guardando Terry e sorridendo. Sentii le donne parlottare tra loro mentre si preparavano per la notte, poi la luce si spense e la casa piombò nel silenzio. Dopo pochi minuti andai a letto anch’io, ma non riuscii a dormire e, ripensando a cosa era successo con Terry, il cazzo si rizzò. Stavo per iniziare a spararmi una bella sega quando la porta della camera si aprì. Nella penombra vidi Terry entrare, richiudere silenziosamente la porta alle sue spalle e avvicinarsi al mio letto. – Terry! . . . – – Ssssss . . . silenzio . . . – Piegò il ginocchio destro e lo poggiò sul letto. Con la mano destra iniziò a carezzarmi il petto e scese piano piano verso il cazzo, che era già in piena erezione. Io allungai una mano e le accarezzai la coscia sinistra risalendo lentamente verso il culo. Terry indossava una camicia da notte che le arrivava a metà coscia. Infilai la mano sotto la camicia da notte e raggiunsi la chiappa sinistra. Aveva una pelle calda e vellutata. – Aspetta, mi tolgo le mutande . . . – Senza abbandonare il cazzo, si sfilò le mutande con la mano libera abbassandole fino alle caviglie e le lasciò in terra. Io ripresi le mie carezze al suo splendido culo, stavolta libero dalle mutande. Aveva una pelle liscia e vellutata, sensibilissima al tatto. Spostai la mano verso l’interno delle cosce e finalmente toccai i peli della fica. Erano intrisi di umori, segno che anche Terry era eccitatissima. Quando arrivai alle grandi labbra emise un lungo sospiro e iniziò a muovere lentamente il bacino. La penetrai delicatamente con il medio e iniziai a masturbarla – No, fermo, voglio scopare . . . – Salì sopra di me a gambe divaricate e, guidando il cazzo nella fica, si mise a sedere sopra al mio bacino. Aveva una fica calda ed accogliente, con le pareti estremamante lubrificate che facilitarono enormemente la penetrazione – Mmmm . . . che bello . . . – Iniziò a muoversi sopra il mio cazzo. Intanto io avevo abbassato le spalline della sua camicia da notte e le avevo scoperto le tette. Terry stantuffava e io mi riempivo le mani con le sue grandi tette. Il ritmo aumentò fino a diventare velocissimo. Poi si abbassò verso me, mi abbracciò e, mordendosi le labbra per non urlare, emise dei grugniti di piacere, segno che stava per arrivare all’orgasmo. Difatti dopo qualche istante si irrigidì e incollò la sua bocca sulla mia. Quasi contemporaneamente anche io esplosi in un orgasmo sconquassante, annaffiandole la fica con abbondanti quantità di sperma. Rimanemmo avvinghiati in quel modo fino a quando iniziò la fase calante dell’orgasmo. Terry scivolò via da me e si adagiò al mio fianco – Ah . . . che scopata . . . grazie, – – Terry, non avrei mai creduto di godere così intensamente con una signora più grande di me. Sei fantastica! . . . – mi baciò appassionatamente sulla bocca e poi, stringendo il cazzo moscio tra le dita disse: – Questo signorino mi farà divertire ancora molto. Speriamo che tua madre non si accorga di nulla però . . . – – Ma no, vedrai, staremo attenti . . . – – Ora torno di la, così tua madre non si insospettisce, comunque ti aspetto a cena a casa mia domani sera. Buonanotte – Mi baciò ancora una volta sulla bocca, si alzò, si rimise a posto la camicia da notte e si abbassò per raccogliere le mutande. Io ne approfittai e le infilai il dito indice nella fica ancora umida. Terry si girò, mi sorrise e si avviò verso la porta della camera, l’aprì e tornò nella sua camera, a fianco a mia madre, che continuava a dormire tranquillamente senza immaginare neppure lontanamente che suo figlio aveva appena finito di scopare con la sua amica d’infanzia!. Quando l’indomani sera mi presento sotto casa sua, il cuore per quanti sforzi faccia non la vuole smettere di pompare più forte. In mano stringo un mazzo di rose rosse, entro e gliele porgo! Mentre armeggia con il mazzo la guardo. Niente trasparenze e spacchi da urlo: un vestito lungo, di un tessuto un po’ elasticizzato che lo rende aderente nei punti giusti, con una fila di bottoni davanti e uno scollo a V profondo ma non troppo largo. Ma quando lo sguardo si abbassa non posso fare a meno di notare che indossa calze nere quasi lucide e un paio di scarpe décolleté dai tacchi ancora più alti di quelli dell’altra sera. Saranno almeno 15 centimetri e la rendono addirittura più alta di me. Il trucco è curato come sempre, i capelli, una novità, tirati con il gel dietro la nuca, in un’acconciatura che la ingiovanilisce. Glielo dico e lei mi ringrazia: “Grazie, sei sempre un tesoro. Meno male che tu non sei un tipo avaro di complimenti. I complimenti alle donne fanno sempre piacere.” Ha apparecchiato nella sua ampia cucina-tinello. Sul ripiano di cristallo vedo tovagliette di fiandra e candele accese. L’atmosfera è subito intima e rilassante. Con Terry scherziamo e chiaccheriamo di tutto liberamente. La sua compagnia è meravigliosa e il tempo vola. Con gesto volutamente plateale, prende un tovagliolo e lo lascia cadere. “Guarda, mi è caduto il tovagliolo. Me lo raccoglieresti per favore?” In queste circostanze non pensi, non puoi pensare. Mi chino e vedo il tovagliolo, più o meno a metà strada fra me e Terry. Ma vedo anche qualcos’altro: il vestito è adesso un po’ sbottonato e lascia scoperte le gambe fino alle ginocchia. Allungo la mano per prendere il tovagliolo ma lei allunga improvvisamente una gamba, arpiona il tovagliolo con il tacco chilometrico e con un colpo nervoso della caviglia lo fa scivolare sotto la sua sedia. Adesso per prenderlo devo mettermi proprio in ginocchio sotto il tavolo e far passare la mano fra le sue gambe che adesso si sono schiuse e hanno fatto risalire così i lembi del vestito sulle cosce. Ci sono quasi. Allungo la mano, il mio viso è a così pochi centimetri dalle gambe velate di nero di Terry che di certo sente sulla pelle, attraverso le calze, il mio respiro affannoso, quando lei accavalla di scatto una coscia sull’altra. Adesso davanti me vedo in tutta la sua lunghezza la gamba di Terry inguainata nella calza, ne posso osservare la trama sottile, il bordo più scuro ricamato, il bottoncino del reggicalze che la sostiene, la pelle nuda della coscia scoperta. La mia mano è a pochi millimetri da tutto questo. Mi basterebbe sollevarla appena per accarezzare la gambe di Terry attraverso la seta che le avvolge. Invece l’abbasso, afferro il tovagliolo e rimergo, letteralmente in apnea. Mi ringrazia e mi dice di accomodarmi sul divano del salone mentre lei prepara il caffè. Eseguo quasi come un automa, ma lieto di poter restare un attimo da solo a pensare a quel che è successo. entra con il vassoio del caffè in mano. Lo depone e si china a versarlo nelle tazzine. Non mi guarda nemmeno. Poi prende la sua e si siede sulla poltrona davanti a me. E ora posso vedere che ha slacciato la fila dei bottoni sul vestito fino alla vita. E la mia vista è totalmente libera sulle sue cosce profilate dal reggicalze. Non solo: le accavalla, facendo frusciare le calze, ben in alto, che posso perfino intravedere mutandine di pizzo, e poi non contenta strofina ancora le gambe e l’elettricità che produce si trasmette all’aria della stanza e da lì ai miei nervi e poi al mio cazzo che freme in risposta. Sta giocando come piace a lei, mi sta provocando sfacciatamente e io non sono più in grado di reagire. Si alza e va a mettere un cd sullo stereo. E’ un lento. Mi si avvicina e mi prende le mani: “Devo invitarti io a ballare?”. Mi alzo e le metto le mani intorno la vita mentre lei le allaccia dietro le mie spalle. “Cos’è sta roba? tu un lento lo balli a un metro di distanza?” “No, è che …” balbetto. ” …. è che ti vergogni di farmi capire quanto mi desideri?” Mi attira a se con decisione facendomi aderire al suo corpo. “Guarda che di cazzi duri ne ho già sentiti parecchi. E il tuo non mi disturba. Anzi sono lusingata di riuscire ancora a farlo venire duro a un bel giovane come te.” Ormai perdo ogni ritegno. Le schiaccio il pacco sempre più grosso che ho dentro i pantaloni contro la coscia. Poggio le labbra sul suo collo che comincio a baciare avidamente. “Terry, sei così sexy” riesco a dire. Lei, per risposta, mi prende una mano e la fa scivolare sul suo culo. Sotto le dita adesso sento, attraverso il vestito, il reggicalze. Il lento è finito. Lei si scosta da me e, senza parlare, ma guardandomi dritto negli occhi si va a sedere nuovamente sul divano. Il vestito si apre di nuovo e lei strofina le cosce l’una contro l’altra sollevandole leggermente. L’invito è chiaro. Praticamente in trance vado verso di lei e cado in ginocchio. Le prendo il piede e con delicatezza lo sollevo cominciando a baciarle la caviglia. Baciandole e leccandole le calze risalgo al ginocchio e poi alla coscia. Lei mi passa le dita fra i capelli e mi schiaccia il viso contro la sua gamba. La sento insinuare l’altro piede in mezzo al cavallo dei miei pantaloni e poi strofinarmi la caviglia contro la patta gonfia al punto di scoppiare. Poi mi prende il viso fra le mani, lo solleva verso di sé piegandosi e mi bacia sulla bocca. Sento la sua lingua che si fa forza tra i miei denti, che afferra e gioca con la mia e poi mi solletica il palato e l’interno delle guance. “Vieni – mi fa a questo punto – vieni in camera da letto che staremo più comodi.” Mi prende per mano e io la seguo obbediente, con la patta deformata da un cazzo diventato enorme che ancora non è stato liberato. Nella sua camera mi fa sedere sul letto e, poi, in due mosse si libera del vestito. Resta con un corsetto che le strizza le tette e gliele scopre a metà, mutandine nere di pizzo, reggicalze nero e le calze, luccicanti nei punti ancora sporchi della mia saliva. Terry mi viene vicino, poggia il piede sulla sponda del letto e presami la testa fra le mani me la torce un poco così da potermi baciare di nuovo. E mentre la sua lingua rotea dentro la mia bocca, per non cadere all’indietro le mia mani abbrancano le sue cosce accarezzandogliele. A questo punto mi lascia all’improvviso e si va a sedere comodamente su una poltrona che sta in un angolo: “Vuoi restare vestito tutta la sera? – mi chiede maliziosamente. Mi spoglio e resto nudo davanti a lei, il cazzo oscenamente orizzontale. Lei sorride, sembra gradire. Con l’indice mi fa segno di avvicinarmi e quando sono a tiro solleva il piede calzato di seta e comincia un lento massaggio prima dello scroto e poi del pene. Io sento brividi di piacere che si irradiano per tutto il corpo. Ho come una nebbia davanti agli occhi. Attraverso di essa vedo davanti a me, Terry che mi sta oscenamente manipolando, con gli occhi lucidi da quanto è eccitata. “Ti piaccio?” Non riesco nemmeno a rispondere se non con un gemito sordo che sta per sì. Il piede adesso mi accarezza la coscia. Il suo piede è risalito lungo il mio fianco, disegna circoli sul mio petto, le dita mi stuzzicano perfino i capezzoli. A questo punto lei può fare di me quello che vuole. E infatti con voce roca sento che mi dice: “Vieni qui, amore mio, qui fra le mie cosce.” Non me lo faccio ripetere. Quando sono in ginocchio con il viso fra le sue cosce, lei mi dà un’altra istruzione: “Toglimi le mutandine”. Faccio per allungare le mani ma lei mi ferma: “No, fallo con la bocca.” M’ingegno a tirarle giù le mutandine afferrandone la stoffa con i denti. Nel farlo le mordicchio la figa e questo le strappa mugolii di piacere. Quando finalmente le mutandine scivolano lungo le sue gambe lei mi afferra la nuca e ordina: “Ora lecca .” La sua figa ha i peli rasati, appena più folti sul monte di venere poi diradano. Con le dita si spalanca le labbra, mostrando una figa rossa e umida. Un odore forte mi afferra le narici. Affondo la bocca e le ficco dentro la lingua cominciando a leccarla e a succhiare la sua grossa clitoride. “Sì, sì, sei bravo, amore mio” lei mi dice come incoraggiamento, mentre la sento contorcersi sotto le mie carezze e mi spinge il pube contro il viso per farmi aderire sempre più. A un certo punto getta un grido di piacere più forte degli altri e puntando i piedi contro le mie spalle mi respinge. Io vado lungo disteso mentre lei geme con le cosce aperte e le labbra della figa oscenamente spalancate. Dopo pochi secondi apre gli occhi e vedendomi disteso per terra, nudo, il cazzo ancora formidabilmente eretto e duro e il viso impiastricciato dei suoi umori, mi sorride: “Povero, forse è il caso di occuparmi di te. Sali sul letto che la tua porca ti raggiunge subito.” Mi sdraio sul letto e lei viene vicino a me, mi passa le braccia intorno al collo e dice: “Non le tolgo le calze, ti piace fottermi con le calze, vero?” Ci baciamo e con la mano mi afferra il cazzo e lo dirige lei stessa dentro la sua figa. Finalmente. Comincio a pistonare come un ossesso. La sua vulva è un lago come non ne ho mai sentito prima d’ora. Lei scivola sotto il mio corpo e con una mano mi abbranca una natica. Poi mi stuzzica l’ano con le dita. Io le esplodo dentro la più grande quantità di sperma che credo di aver mai prodotto. Poi crollo su di lei. Non so quanti minuti ci vogliano prima di riprendermi. Mi rotolo sul letto a pancia su. “Terry, è stata la più bella ….” “Spero che non sia vero, a giudicare da quanto sei durato”. L’imbarazzo mi sommerge. Mi giro sul fianco verso di lei e farfuglio: “M-mi dispiace…” “No, amore, non preoccuparti,” Mi accarezza i capelli e mi bacia l’orecchio. ” Lo dicevo per te, non per me. Ti ho provocato così tanto che era il minimo che potesse accadere. Lo immaginavo che saresti venuto subito, per questo ti ho fatto lavorare fra le mie cosce.” Sorride. “Del resto il vantaggio di farsi un maschio giovane è che magari viene presto ma dopo un po’ è di nuvo pronto, no?” E nel dire questo comincia stuzzicarmi con il piede il cazzo che effettivamente torna subito in tiro. Allora mi fa mettere a pancia in su e dicendomi “Dai molte soddisfazioni” mi viene sopra. Si impala sul mio cazzo. Anche la sua figa è ancora bagnata e lei comincia a muoversi su e giù, poi rotea il bacino, facendosi accarezzare dalla punta del mio pene tutti gli angoli della sua vulva. Il corpetto le è scivolato scoprendole i seni. Lei mi afferra le mani e me le porta sulle tette, invitandomi a schiacciarle i capezzoli. Poi me ne offre addirittura uno da succhiare, piegandosi su si me, mentre continua a far fare al mio cazzo su e giù. Stavolta ci metto di più ma alla fine vengo di nuovo, riempiendola abbondantemente. Da come geme credo che anche lei sia venuta insieme a me. Resta ancora qualche istante su di me, il mio cazzo prigioniero dentro di lei. Lei mi sovrasta e ci guardiamo, sento il mio cazzo massaggiato dalle pareti della sua vulva che ancora pulsano e le sue belle cosce che mi stringono i fianchi. E le dico: “Ti amo”. Lei si china e mi bacia con passione, ficcandomi la lingua. Il suo bacio e la sensazione della sua figa che stringe ancora il mio pene mi producono un principio di nuova erezione. Lei se ne accorge, sorride e mi sussurra all’orecchio: “Ancora? ma sei tu che sei arrapato o io ti faccio così tanto effetto?” Anche il fatto di sentirla parlare in questo modo mi fa venire i brividi. “Sei tu – faccio, cercando di risponderle a tono – non pensavo di avere un’amica di famiglia così … porca.” Terry sorride, adesso è scivolata accanto a me, sdraiata su un fianco, con la mano mi accarezza il viso e i capelli. La mano di Terry scivola lungo il mio corpo, accarezzando il torace, pizzicandomi i capezzoli. Poi va giù fino al basso ventre e comincia ad accarezzarmi di nuovo il pene. Io la guardo accanto a me, con addosso solo le calze tenute su dal reggicalze, i grossi seni dai capezzoli grossi e duri, e il sorriso di chi ha voglia ancora di sesso. “Terry, non so se…” comincio debolmente. Ma lei si china su di me, mi lecca le labbra e mi dice: “Non preoccuparti, dolcezza, di lingua o di cazzo ti farò trovare il modo di farmi contenta …” Da quella sera furono sempre più frequenti le visite a Terry, praticamente stavamo sempre insieme; lei veniva spesso a trovare mia madre e quando la riaccompagnavo lei per sdebitarsi mi offriva sempre la cena e soprattutto il dessert…………….
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