Era una giornata caldissima, una primavera in anticipo. La mattina, quando ho preso l’autobus che mi ha portata in città, era abbastanza fresco e stavo bene con i jeans e il maglioncino, ma già quando ho percorso quelle poche centinaia di metri dalla fermata fino all’università, ho cominciato a sudare leggermente. Così, terminate le lezioni, sono andata fra i banchi del mercato per comprarmi una camicetta, che ho indossata subito, legandomi il maglioncino alla vita. Girando fra i banchi, mi era venuta fame e mi sono fermata a mangiare un tramezzino con insalata, pomodoro e mozzarella. Ero soddisfatta dell’acquisto che mi stava piuttosto bene, valorizzando il mio busto snello, ma fornito di un paio di seni di quarta misura, piuttosto sodi, per la gioia di Luca, il mio ragazzo, che adora carezzarli e baciarmeli, leccandomi i capezzoli, cosa che mi fa impazzire. Anche le occhiate dei ragazzi che incrociavo mi confermavano che si trattava di un acquisto indovinato, e in particolare, quelli di un gruppetto di tre che mi era sembrato che mi seguissero per un po’ dato che li ho persi di vista solo alla fermata dell’autobus. Giunta alla mia fermata (abito in una piccola frazione, con i miei), non avevo più né fame né voglia di andare a casa e mi sono avviata per un sentiero che porta al “laghetto”, come lo chiamiamo enfaticamente, dato che si tratta poco di più che di una pozza, circondata da macchie di cespugli a qualche albero. Avevo voglia di chiudere gli occhi e sdraiarmi un po’ al sole. Era veramente molto caldo e così ho deciso di togliermi scarpe, calze e jeans e cercare di dare un po’ di abbronzatura alle mie gambe, sempre troppo chiare! Sentivo la calda carezza del sole sulle gambe, fino all’inguine, dato che indossavo un perizoma piuttosto ridotto, cosa che non mi preoccupava dato che quel posto era frequentato solo da poche coppie di anatre. Stavo per assopirmi quando il silenzio è stato rotto dallo starnazzare gracchiante di un’anatra rincorsa da tre maschi, che, a turno, raggiungendola, le salivano sopra acchiappandola per il collo con il becco e scopandola. Mi sono sorpresa a chiedermi se quello starnazzamento e il gracchiare fossero un richiamo che indicava ai maschi che era in calore, o se fossero una forma di ribellione allo stupro di gruppo. Con un sorriso ho detto a me stessa che, comunque, i tre maschi si sbrigavano troppo velocemente perché lei potesse averne un piacere o un danno! Decisamente i miei pensieri stavano prendendo una piega che mi meravigliava e, sdraiatami di nuovo, ad occhi chiusi ho preso a ricordare il rapporto sessuale della sera precedente, con Luca, in macchina. Quei rapporti, pur essendo completi, mi lasciano sempre un po’ insoddisfatta, nel senso che pur riuscendo a raggiungere il mio orgasmo, alla fine, avrei voglia di continuare, anziché andarcene ognuno a casa propria. Ogni volta arrivo fin sul punto di dirglielo ma finisce che non ne faccio di niente, un po’ per vergogna e anche perché non vorrei offenderlo, facendogli pensare che non lo considero all’altezza di soddisfarmi pienamente, anche perché non ho avuto precedentemente altre esperienze per controprova. Immersa in questi pensieri cominciavo ad avvertire quella tensione che mi fa capire di aver voglia di masturbarmi. Mi è bastato scostare leggermente il perizoma e le mie dita hanno cominciato a darmi quel piacere che stavo desiderando. Ero ormai vicina a provocarmi l’orgasmo, completamente concentrata sui movimenti delle dita e sulle risposte della vagina, quando una mano forte e decisa ha spostato la mia e mi ha sostituita nella masturbazione. Spalancati gli occhi di botto, ho visto il ragazzo accucciato davanti alle mie gambe divaricate, che si sono richiuse di colpo, automaticamente, mentre scattavo seduta. “Ma dai, non vorrai continuare a far tutto da sola?!” La voce però non era di quel ragazzo, ma proveniva da dietro di me. Giratami, ho visto gli altri due e mi è parso di riconoscere quelli che mi avevano seguita fino all’autobus, senza salire, ma che mi avevano evidentemente seguita in auto e successivamente in tutte le mie mosse. Provavo una sensazione di paura e di eccitazione incredibili e non riuscivo neppure ad aprire la bocca per far uscire la voce. Finalmente, in un specie di gorgoglio, mi uscì dalla bocca un “nooo!”, accolto da una gran risata dai ragazzi, che evidentemente lo avevano interpretato come un’accettazione della loro implicita proposta, seguito poi da un “per favore, no!”, così debole che nessuno di loro prese minimamente sul serio, tanto è che avvicinandosi, e prendendomi per le ginocchia me le fecero allargare, permettendo all’altro di riprendere la masturbazione, mugolando un compiaciuto: “brava, vedrai che bello!”. In ginocchio accanto a me, con una mano mi tenevano premute a terra le spalle, mentre con l’altra mi divaricavano le gambe, lasciando la vagina spalancata alla penetrazione delle dita dell’altro. La mia opposizione fu di breve durata e d’intensità del tutto trascurabile, perché il piacere dell’orgasmo che avevo già quasi raggiunto da sola precedentemente mi stordì immediatamente e non appena il ragazzo affondò il viso tra le grandi labbra aperte, leccandomi il clito, pur proseguendo la penetrazione col dito, rimasi io stessa stupefatta, sentendomi emettere un sospiro di piacere animalesco. Ormai si erano convinti che non avrei più fatto alcuna resistenza ed avevano completamente ragione, infatti quando tolsero le mani dalle mie spalle e dalle ginocchia per aprire gli zip dei loro jeans, estraendo i cazzi, che svettarono fuori già duri e dritti dal desiderio,, io rimasi immobile aspettando. Ognuno di loro prese una mia mano e la portò ad afferrare quei membri che sentivo umidicci per il caldo ed il desiderio, pulsare e fremere nella stretta. Mentalmente, non riuscivo ad evitare il confronto con quello di Luca e questi due mi sembravano di taglia decisamente maggiore. Ero affascinata da quelle cappelle rosee e turgide che andavo scoprendo lentamente e ritmicamente, mentre ormai il mio orgasmo, sotto la lingua dell’altro, era prossimo ad esplodere. Inarcai la schiena spingendo il ventre in avanti per farmi penetrare ancora più profondamente ed esplosi con un grido animalesco che non conoscevo, ansimando a lungo, mentre stringevo forsennatamente i due cazzi, nelle mani. “Visto, che avevamo ragione?”, commentarono insieme e, ancora ansimante, mi spogliarono del tutto, imbranandosi, purtroppo, nello sbottonarmi la camicetta che si strappò, e dopo avermi girata in ginocchio, mi ripresentarono i due cazzi davanti alla faccia, strusciandoli contro la bocca, che io aprii docilmente, spostando alternativamente la testa dall’uno all’altro e iniziando un doppio pompino a quattro zampe. Quello che mi aveva masturbata fin’ora, posizionato dietro di me appoggiò la cappella contro la mia vagina lubrificatissima, penetrandomi con grande facilità ma lentamente, quasi volesse centellinare l’ingresso del suo membro, che giudicai più o meno delle dimensioni degli altri due, pur senza averlo visto. Il ritmo delle sue penetrazioni da lento che era inizialmente, si affrettava gradualmente, facendomi capire, come il piacere stesse per giungere anche per lui al suo culmine, ma i suoi affondi non perdevano mai di profondità facendomi sempre sentire, ogni volta, il contatto del suo pube peloso contro le natiche e dandomi un piacere intenso fin nel profondo della vagina. In quel momento pensai: “meno male che mi sono fatta convincere da Luca a prendere la pillola!” e subito dopo i fiotti impetuosi e caldi del suo orgasmo m’inondarono, mescolandosi ad un mio nuovo orgasmo. Senza neppure attendere un secondo, uno dei ragazzi che spompinavo, che evidentemente stava attendendo il suo turno, si portò dietro di me, penetrandomi la vagina allagata, e affondando dei colpi che provocavano un osceno rumore, un “ciac ciac” che mi sembrava si dovesse sentire fin da lontano, tanto mi assordava le orecchie, ma senza impedirmi di continuare con veemenza e passione il pompino dell’altro che, ormai all’estremo, mi infilava il suo cazzo fin quasi in gola, costringendomi a stringerlo fra la lingua ed il palato per non farmi soffocare ed evitare di essere presa da un conato di vomito o di tosse, finché stringendomi la testa bloccata fra le mani, mi riversò in bocca tutto il suo sperma caldissimo, che cercai d’ingoiare completamente, anche se da quanto era abbondante, un rivolo mi era scivolato dall’angolo della bocca e lo sentivo scorrere sul mento. Poi anche l’altro ragazzo, mi riempì la vagina del suo sperma ma ancora dopo l’orgasmo, continuava a stantuffarmi dentro, mentre il suo membro ormai perdeva durezza e dimensione, finché anch’io venni di nuovo. Mi sorpresi, mentre ansimavo ancora, a chiedermi sa anche l’anatra avesse provato qualcosa di simile con i tre anatroccoli. Restammo in silenzio per qualche minuto, poi i ragazzi, parlando lentamente, come imbarazzati e desiderosi di farsi perdonare di tutto quello che era successo, mi dissero che a qualsiasi costo, volevano comprarmi una camicetta per rimediare al danno che avevano provocato e che se ci sbrigavamo a raggiungere la loro macchina, avremmo potuto arrivare in tempo, prima della chiusura dei negozi in città. Il mio cervello era come intorpidito e cominciai a rivestirmi come un automa, disponendomi, incoscientemente a seguirli.
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