Più di una volta, in seguito, sono riandata col pensiero a quei momenti in cui, lasciato il “laghetto”, abbiamo percorso insieme il sentiero fino all’auto, parcheggiata lungo la provinciale, in una piccola piazzola, appena prima della fermata dell’autobus. Giulio (i loro nomi li ho imparati in seguito sentendoli chiamarsi l’un l’altro, ma una presentazione formale era stata saltata, ovviamente), camminava avanti, mentre Marco e Paolo stavano accanto a me, tenendomi con un braccio attorno alla vita e alle spalle ed ogni tanto si fermavano a baciarmi. Ricordo le loro lingue che mi frugavano in bocca, mentre io li ricambiavo, ancora piena di desiderio. Avevo inserito due fazzolettini di carta sotto al perizoma, a fungere da assorbente, dato che avevo la vagina piena di sperma che colava lentamente e li sentivo già imbevuti appiccicarsi al pelo, ma questo anziché darmi fastidio non faceva che aggiungere altra eccitazione, facendomi riandare con il ricordo ai momenti in cui il loro orgasmo si era scaricato dentro di me. Questo ricordo mi dava un desiderio irresistibile che la cosa si ripetesse presto! Solo per un attimo, arrivati alla strada provinciale, ho preso in considerazione la possibilità di cercare di lasciarli per andarmene a casa. Ricordo di avere, ipocritamente, guardato l’orologio, come se cercassi nell’orario, ancora lontano dalla sera, la giustificazione per accantonare questa ipotesi. Giulio si mise al volante, mentre gli altri due venivano con me sul sedile posteriore; seduta in mezzo a loro, sorrisi commentando: “Non scappo mica!” e questa frase sintetizza la mia decisione già presa di continuare a farmi scopare da tutti e tre. Non prestavo la minima attenzione alla strada che percorrevamo, quasi fosse ovvio che non sarebbe stata quella da fare per andare a comprare un’altra camicetta. Marco e Paolo continuavano a baciarmi e a palparmi i seni sopra il maglione e ogni tanto anche fra le gambe, da sopra al jeans. Io sentivo aumentare il bagnato fra le gambe ed anche il desiderio di essere riempita di nuovo dai loro cazzi, che sentivo di nuovo duri sotto la stoffa. Ci fermammo nel cortile di una casa di campagna in pietra. Dentro era molto fresca e provai un brivido che mi fece venire la pelle d’oca mentre, contemporaneamente sentii lo stimolo impellente di urinare. “C’è un bagno?” chiesi, “E’ lì in fondo, puoi fare anche la doccia, se vuoi, c’è la vasca col telefono”. Mi sorpresi a girare la chiave nella porta, dandomi della stupida, mentre lo facevo. Ero rilassata, in ginocchio nella vasca mentre m’insaponavo con la schiuma da bagno e mi sciacquavo dirigendo lo spruzzo per liberarmi completamente dello sperma che mi si era seccato addosso in più parti. Me ne continuavo a trovare dappertutto, sul collo e nelle cosce, in particolare. Mentre mi asciugavo sentivo il desiderio prendermi allo stomaco, o era fame? Guardai l’orologio, le 19,30, ero incerta se uscire dal bagno vestita e chiedere che trovassero da mangiare o se uscire nuda prendendomi un “aperitivo” di sesso. Optai per l’aperitivo e usciii senza rivestirmi. “Come sei bella!” Era Paolo estasiato che mi ammirava, mentre stava apparecchiando la tavole insieme a Giulio. Il complimento era così sincero che mi sentii grata e andai a baciarlo in bocca incollando il mio corpo al suo e alzandomi sulle punte dei piedi. Anche Giulio mi raggiunse e sentii il suo corpo premere le mie natiche e la schiena mentre le mani venivano a riempirsi dei miei seni. Stretta in quel sandwich, sentivo il desiderio bagnarmi la vagina. Spinsi Paolo verso il divano che era dietro di lui e affannosamente mi chinai ad aprire i jeans, liberando il cazzo che presi immediatamente in bocca, mentre Giulio mi allargava le labbra da dietro,masturbandomi brevemente, per poi riempirmi subito con una penetrazione profonda che mi ridette un’orgasmo violento e lunghissimo! Mi scopava profondamente affondando un cazzo, che dentro mi sembrava ancora più grande di come lo avessi valutato in bocca, nel pomeriggio, dato che lui era quello dei tre che aveva ricevuto solo un trattamento orale. Continuavo a godere ininterrottamente, mugolando con la bocca piena. Ansimavo e mi masturbavo nei brevi intervalli in cui i due ragazzi si scambiavano la posizione. Era un susseguirsi di orgasmi o uno solo lungo, interminabile, che mi scuoteva, facendomi quasi tremare, fino all’esplosione finale, quando Giulio, mi scaricò nella vagina i suoi getti caldi, interminabili. Volevo che anche Paolo mi riempisse e raddoppiai la foga del pompino, mentre Sergio con un dito mi tormentava l’anello anale, continuando a tenermi il cazzo dentro alla vagina, anche se perdeva durezza e dimensione. Appena ebbi ingoiato lo sperma di Paolo, mi affrettai a dire a Giulio, che continuava l’operazione di masturbazione del mio ano: “Guarda che da quella parte c’è ingresso vietato! Sono vergine lì!”. Giulio si fermò, commentando: “Ok, per adesso, poi magari dopo, se vorrai provare, e se non ti piace ci accontentiamo anche dell’ingresso principale!” Una risata, che però faceva intendere un desiderio intenso, chiuse la frase e proprio in quel momento, Marco entrò in casa gridando: “Ecco le pizze!”. Si fermò di botto a guardare la scena e poi: “Cazzo, no! Così non vale! Ma che stronzi siete, mi mandate a prendere le pizze e voi intanto ve la godete alla faccia mia!” Andai a baciarlo in bocca: “E’ stata colpa mia, ma non sapevo che tu non eri in casa, dai adesso mangiamo, che ho fame e poi ti do quello che ti sei perso!” Andai a farmi il bidet, mentre mettevano in tavola e, indossati solo il perizoma e il maglione, mi buttai sul cibo. Mai la pizza mi era sembrata tanto buona! Mi facevo dare anche pezzi di quelle degli altri, di gusti diversi e poi mi buttai a divorare il calzone. Mescolai anche birra e vino e alla fine mi accorsi d’un tratto di aver mangiato e bevuto troppo! Uscendo dal bagno avevo intravisto una camera da letto, così mi alzai da tavola e andai a buttarmi sul letto, addormentandomi quasi subito. Non so dire quanto avessi dormito, quando mi svegliai era buio, guardai l’orologio: “Cazzo! Le 22! I miei e Luca!” Presi il cellulare a chiamai i miei, dicendo che andavo al cinema con Anna, la mia migliore amica, e che poi avrei dormito da lei, feci la stessa cosa con Luca e per finire chiamai Anna dicendole che mi reggesse la storia, cosa che aveva fatto altre volte che avevo passato la notte fuori casa. La conversazione con Luca fù un pò meno sbrigativa delle altre due. Non si decideva a chiudere, provavo un pò di pena e di rimorso, ma non tanto. Prima di chiudere mi disse: “Peccato, avevo tanta voglia di te!”. “Anch’io” risposi, mentendo, vergognandomi un pò. Ma in fin dei conti era la verità: avevo molta voglia, anche se non di lui. Mi rilassai, a questo punto potevo godermi tutto il sesso che avrei fatto, fino al giorno dopo! Immediatamente mi tornò alla mente l’intenzione di Giulio, che coinvolgeva il mio ano! Forse era la volta buona che avrei fatto anche quell’esperienza. Luca ci aveva provato una volta, ma io mi ero irrigidita e avevamo desistito. I ragazzi avevano sentito la mia voce e mi raggiunsero in camera: “Bentornata fra noi!” “Stavamo giusto decidendo se svegliarti o no!” “Perché?” risposi maliziosamente. “Se avessi dormito tutta la notte, che problema avevate?” “Problema? Solo questo!” e Paolo estrasse il cazzo duro dai jeans portandomelo vicino alla faccia, come se volesse che valutassi bene l’entità del problema. “mmmmm…..che problema grosso!” mugolai prima di farmelo affondare in bocca. “Ehi, io ho la precedenza! Sono rimasto indietro di un un giro!” Marco mi ricordò la promessa, sfilandomi il perizoma, mentre Paolo faceva altrettanto col maglione. Girando lo sguardo potei vedere la scena nello specchio dell’armadio e non era niente male! Facevo la mia bella figura, in mezzo a quei due ragazzo atletici (in seguito seppi che giocavano in una squadra di rugby, più giovani di me di alcuni anni. La mia eccitazione era salita alle stelle, vedendomi, oltrechè sentirmi, trapanata dai loro cazzi. Non ebbi quasi il tempo di chiedermi dove fosse finito Giulio, quando lo vidi riflesso, stagliarsi sulla porta della camera, nudo, a cazzo dritto, agitando in mano trionfalmente un tubetto. “Trovata la pomatina per il tuo culetto, dolcezza!” e mentre Marco continuava a penetrarmi la vagina lentamente e profondamente, approfittando dei momenti in cui si staccava dal contatto con le mie natiche, cominciò ad introdurmi quel gel nell’ano, girando circolarmente col dito in modo da allargarmi,lubrificandolo. Il freddo di quel gel per un attimo mi suscitò una reazione negativa che però scomparve prestissimo, mano mano che l’anello muscolare anale si abituava a quel massaggio che stava diventando lentamente, estremamente piacevole. Ormai ero completamente concentrata lì, nel sentire che mi stavo completamente rilassando e che ormai ero pronta ad accogliere la penetrazione del suo dito. “Siiiii!” Fu l’invito e l’incitamento sibilante che mi uscì dalla bocca, sospendendo per un attimo il pompino. E lui non se lo fece dire due volte, penetrando lentamente, sempre girando circolarmente, allargandomi più di quanto non richiedesse la dimensione del dito della sua grande mano. Ero in attesa, completamente presa da quelle sensazioni, tanto da rimanere sorpresa quando le contrazioni dell’orgasmo che mi sconvolgevano la vagina, mi tolsero quasi il respiro. Ansimavo e proprio mentre avevo più bisogno di ossigenarmi respirando profondamente, proprio in quel momento Paolo mi prese per i capelli facendomi ingoiare completamente il cazzo che mi riversò in bocca gli spruzzi di sperma. Ansimavo e ingoiavo, e mentre cercavo di riprendere fiato, Marco estrasse il cazzo ben lubrificato dai miei umori, appoggiando il glande al pertugio anale. Spinse solo poco ed entrò, senza difficoltà. Rimase fermo qualche istante, solo la punta era dentro, non provavo nessun dolore, anzi la sensazione era bellissima. Sentivo che la mia muscolatura si adattava a quella presenza, lui si chinò su di me, aderendo completamente alla mia schiena e mi mormorò all’orecchio: “Posso continuare?” “Siiii!! Dammelo tutto!” Ero io, incredibilmente ero io che gridavo come una troia tutta la mia voglia di essere sodomizzata! E lui entrò, lentamente, senza soste, fino a quando sentii il pelo del pube contro le natiche! Godevo come non mi era mai successo, assecondando le sue penetrazioni con i miei movimenti. Il mio ano si dilatava accogliendolo ad ogni penetrazione, non riuscivo a frenare i sussulti di piacere che mi dava ogni affondo. Vedevo confusamente nello specchio il mio corpo dimenarsi oscenamente, sentivo le mie grida, i miei gemiti e rantoli e quando lui, non resistendo più al mio forsennato piacere esplose riempiendomi le viscere del suo orgasmo, un grido animalesco mi scoppiò dalla bocca: “Nooooo!!!!!! Ancoraaaa!!!!Non smettereeeee!!!!” Ero fuori di me, volevo essere penetrata, di nuovo, immediatamente e Paolo, che era già in tiro un’altra volta, mi fece impalare con la vagina sul suo cazzo e sollevando il bacino e tirandomi giù contro il suo corpo, prese a baciarmi furiosamente, sollevandomi fino ad offrire il mio ano al cazzo di Giulio. Ero sconvolta, quei due cazzi si muovevano contemporaneamente dentro di me, con il medesimo ritmo, dilatandomi simultaneamente al punto da farmi sembrare che un unico enorme organo sessuale li contenesse. Il mio orgasmo esplose gigantesco, lungamente atteso e preparato, lo sentivo momtare come una tempesta dentro di me. L’urlo, le contrazioni, la fuoruscita di umori, non aveva niente di paragonabile a quanto mi era successo fino a quel momento! Ero schiacciata, compressa fra i loro corpi, quasi impossibilitata a muovermi e lo sconvolgimento dentro di me era totale. Sentivo muoversi i muscoli involontari del viso, della bocca, la torsione di quelli dello stomaco, del ventre le mie braccia allacciavano Paolo e le mani gli conficcavano le unghie nella schiena muscolosa, le mie ginocchia gli stringevano il bacino per inchiodarlo col cazzo dentro di me, come se lo volessi per sempre. Il mio orgasmo risultò contagioso anche per loro, che dopo poche penetrazioni simultanee, presero a sgorgare contemporaneamente allagandomi. Rimanemmo lì esausti, incapaci di staccarci anche se il loro sperma ed i miei umori scendevano abbondantemente sul ventre di Paolo. Quando finalmente ci separammo, il lenzuolo era inzuppato per un diametro di quasi un metro. Rimasi immobile in mezzo a loro e mi sorprese la voce di Marco, che aveva assistito da spettatore a quest’ultima fase: “Sei una forza della natura, un tornado sessuale. Scommetto che riusciresti a fiaccare anche Rocco!” Scesi dal letto e mi avviai con un passo non fermo al bagno. Questa volta non chiusi la porta, andai prima ad urinare, poi mi accoccolai sul bidet. Il freddo dell’acqua sulla vagina e sopratutto sull’ano infiammati ed ancora dilatati era molto piacevole e ci rimasi a lungo. Finii di pulirmi dello sperma sparso un pò dappertutto e ritornai nella camera da letto. Ci rimasi male. I ragazzi occupavano il letto per intero e si erano addormentati. Indossai il maglione ed il perizoma ed andai a sdraiarmi sul divano in salotto. Guardai l’orologio. Le 4! Mentre mi addormentavo, una domanda mi frullava in testa: “Chi sa chi è Rocco?!”.
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