Laura usciva normalmente di sera tardi, dopo che se n’era andato il fidanzato, diciamo fra mezzanotte e l’una, ma un giorno, al telefono mi disse che sarebbe potuta uscire verso le 21,30 perché il suo Lui aveva un impegno. Accettai immediatamente l’invito: sapevo già che avrei trovato una scusa per uscire; non avrei voluto perdere per nulla al mondo la possibilità di passare 4 o 5 ore con lei invece che le solite una o due. Pensavo continuamente a cosa avremo potuto fare con tutto quel tempo a disposizione e mentre pensavo non potevo fare a meno di toccare il mio sesso già duro. Cenai tranquillo, ma non lo ero, man mano che si avvicinava il momento ero sempre più ansioso: credetemi, ne valeva la pena, sapevo che avrei goduto da matti. Lei era, anzi è tuttora, molto bella, lo ripeto: una mora alta e formosa, con un bel seno turgido ed un culo imperiale, e poi era (e questo non so, purtroppo, se lo è ancora) una porcellina incredibile, una buongustaia del sesso, una che, se andava con un uomo, “doveva” renderlo felice per forza, facendo qualunque cosa pur di soddisfarlo. Ma torniamo a quella sera (rivivo quei momenti con molta nostalgia), ero arrivato in orario al luogo dell’appuntamento, circa 500 metri dalla sua casa, che lei percorreva lungo la scarpata che costeggiava la strada, per non farsi scorgere. Arrivò, come al solito, un po’ trafelata, aveva corso, indossava una tuta da ginnastica nera ed aveva il suo immancabile zainetto. La baciai, ero già eccitato e lei lo sapeva, la feci sdraiare in auto, misi in moto e partii per il nostro luogo appartato. Quando fummo un po’ fuori mano lei si alzò, e cominciò a strusciarsi addosso, a toccarmi la patta, sentendo già quanto duro fossi, a sdraiarsi con la testa fra le mie gambe, premendo la bocca sulla stoffa sopra il mio cazzo che stava scoppiando, mimando un pompino, io, già sudato, le dicevo che se continuava cosi, sarei venuto nei boxer, lei sorrideva prendendomi in giro, dicendo che comunque c’era tempo per rifarsi …..Appena arrivati nel nostro posticino, Laura uscì dall’auto, si cambiò ed apparve la donna che tutti gli uomini desiderano: tacchi a spillo, calze nere, reggicalze, minigonna ” ascellare “, top aderente con scollatura mozzafiato e, soprattutto, lo sguardo provocante, quello che ti fa salire l’adrenalina, con la lingua che spunta dalle labbra appena scostate e che senti già frugarti dentro. Io la raggiunsi fuori dall’auto, cominciai a pomiciarla mentre cercavo di infilarle le mani in ogni dove, mi sentivo salire la pressione e, benché fosse autunno inoltrato, stavo sudando. Non quante mani avrei voluto avere, fremevo nell’accarezzarla, nel sentire la sua pelle liscia e calda contrarsi al mio tocco, le natiche che si indurivano come i capezzoli che sembravano forare reggiseno e top, la saliva che si mischiava provocando odori erotici ed invitanti: eravamo tutti e due eccitati di brutto ed io volevo assaggiare i suoi umori, le ho infilato una mano dentro le mutandine, già fradice fuori, ed ho trovato un lago di sensazioni. Sfiorandole il clitoride l’ho sentita inarcarsi in modo di agevolare l’ingresso delle mie dita nel suo pertugio: mi voleva e mi voleva subito! Siamo rientrati in auto, spogliandoci sistemavamo all’indietro i sedili; in un attimo le mordicchiavo i capezzoli ma non potevo più attendere, dovevo scendere alla sua passerina, odorarne i profumi, leccarne i sapori, saziarmi della sua voglia. Cosi, con la faccia annegata fra le sue cosce, con il suo bacino a scoparmi la lingua, la stavo leccando dappertutto; sentivo il clitoride turgido e scendevo a infilarle la lingua dentro la fica, scendevo ancora fino a leccarle il culetto, sentendola vibrare di piacere e di desiderio. Ma anche lei si dava da fare: era riuscita a girarsi e mi stava leccando le palle dure, scorreva la lingua calda lungo l’asta eretta allo spasimo, soffermandosi sotto la cappella e infilando a scatti tutto il mio cazzo fino in gola. Sentivo di non poter resistere a lungo a farmi succhiare a quel modo ma capivo che lei voleva venire così e pretendeva da me la stessa cosa: una bella e copiosa sborrata in bocca, ci sarebbe stato tempo dopo per occuparsi degli altri buchetti. Sentivo il suo liquido arrivarmi in gola, il suo corpo irrigidirsi per un altro orgasmo, ero giunto allo spasimo: gli urlai di non fermarsi, di succhiarmi l’anima e cosi’ fece… Il cervello sembrava non reggere a quel godimento e la colonna vertebrale sciogliersi ed uscire tutta dal mio cazzo, ero sfinito ma appagato. Adesso cominciava la parte rilassante, ovvero la pausa ristoratrice. Io mi sdraiavo a pancia sotto e Laura mi massaggiava delicatamente la schiena, a me piace da impazzire questo trattamento, e intanto scherzavamo e discorrevamo.Poi, come al solito arrivava il momento della sorpresa: dal suo zaino magico usciva fuori qualcosa di appetitoso, quella sera aveva portato fragole e spumante, davvero una splendida idea. Ci divertivamo ad imboccarci a vicenda ed a bagnarci un dito di spumante per toccare ed inumidire qualche parte del corpo, fino a giungere a quelle più intime, fino a ricominciare a toccarci e leccarci ed eccitarci. Devo dire che, dopo la prima sborrata, so di avere una lunga tenuta per cui avevo proprio voglia di divertirmi a infilare il cazzo in tutti i suoi buchetti, cosa che lei gradiva, ed anzi, per quanto riguarda il culetto, era lei a portare la vaselina per facilitare la penetrazione. Detto questo, passiamo all’azione. Dopo aver ripreso il sessantanove, con Laura che mi leccava avidamente il buco del culetto tentando di inserirvi un dito, ( posso dire a chi non l’ha provato che è bellissimo farsi leccare il buco del culo), mi sono spostato, l’ho invitata a girarsi e ho cominciato a scoparla piano piano, poi sempre più forte… il suo respiro diventava affannoso, i gemiti più intensi, mi chiedeva di sbatterla più forte, di non fermarmi, la sentivo sbattere il bacino contro la mia verga, voleva impalarsi e prenderlo tutto. Il mio cazzo ormai sguazzava nella fica fradicia, sentivo appena le pareti della vagina, ma la sensazione era di averlo dentro ad un liquido denso e caldo. La sentivo venire e poi ancora, le tiravo la testa indietro cercando di succhiarle la lingua e di morderle il collo, le strizzavo i capezzoli, le mettevo un dito nel culo, volevo prenderglielo ed era arrivato il momento. Lei lo sapeva ed era pronta.Uscì dal mio cazzo, lo pulì con la lingua mentre con un fazzoletto di carta si asciugava la fica, prese la vaselina, la spalmò sulla mia cappella gonfia e turgida e dentro al suo buchetto. Poi si girò per riceverlo tutto. Accostai la punta al suo forellino che si aprì dolcemente, forzai appena e scivolò dentro fino ai coglioni. Mi sentivo stringere da quel budello. Una sensazione magnifica di strofinamento nello stretto, le infilai due dita in fica: era di nuovo un fiume. A lei piaceva prenderlo in culo, non quanto in fica, ma abbastanza da volerlo fare spesso; per me era un piacere irrinunciabile. La presi a lungo alla pecorina. Poi la feci girare, le misi le gambe sulle mie spalle e la inculai guardandola in faccia. Volevo vederla sditalinarsi, era costretta a farlo da sola e martellava il clitoride, la sentivo venire ma non voleva staccarsi, ogni tanto uscivo dal culo per andare a infilarglielo in fica, Laura impazziva a queste pompate e sentivo arrivare liquido caldo, il suo, sul mio cazzo. Non so quante volte avesse goduto, ma era stravolta. Anch’io cominciavo a sentire la voglia di esplodere e tirai fuori il cazzo, scivolai sul suo corpo, fino a raggiungerle il seno, lei si alzò e cominciò a farmi una spagnola leccando la cappella ogni volta che le si avvicinava. Infine la feci distendere, tenendomi con le braccia allo schienale posteriore, cominciai a scoparla in bocca, proprio come fosse una fica, lei mi guardava negli occhi sapendo che mi piaceva da pazzi.Cominciò a massaggiarmi dolcemente le palle ed io non potei più resistere, le riscaricai in bocca tutto il mio godimento, lo vedevo uscire dai lati delle labbra mentre continuavo a pompare per godere ancora di quei momenti. Era stata un’altra splendida serata: questo pensavo mentre tornavo, dopo aver scaricato Laura, verso il mio paesello.
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