1943. Nancy era ben lontana da casa, ben lontana dai soffici campi di grano dello Iowa. La guerra infuriava, suo fratello si era arruolato nell’Air Force e Nancy si era appena diplomata.Ansiosa di fare qualcosa, qualsiasi cosa pur di aiutare il suo paese e suo fratello, era diventata un’infermiera della Croce Rossa. Era quindi stata inviata nelle Filippine dove, così le avevano detto, c’era tanto bisogno di lei.Nessuno le aveva mai rivolto una parola gentile, era una guerra schifosa, squallida e i filippini erano gente terribile. Nessuno sapeva quanto sarebbero durate quelle interminabili scaramucce nella giungla, dove i nemici si annidavano come serpenti mortali ed eliminavano i soldati americani uno ad uno.C’era davvero bisogno di ragazze come lei.Il cacciatorpediniere D57 aveva riversato il suo carico di infermiere e soldati su un barcone diretto verso la terraferma. Le ragazze accovacciate sulla plancia della chiatta, aspettavano istruzioni e presto sarebbero state scortate dai marines nell’accampamento americano.Avevano attraversato la spiaggia senza incidenti e si trovavano a camminare nella giungla quando Nancy ricordò di avere lasciato sulla chiatta lo zaino che conteneva un prezioso carico di medicinali.Senza curarsi dei pericoli, tornò correndo verso la spiaggia, raggiunse il barcone attraccato e raccolse il suo prezioso zaino. Si alzò e… urlò di terrore.In piedi, di fronte a lei stavano otto soldati, e non erano certo americani.Occhi a mandorla, scuri come l’ebano, brillavano sotto il sole tropicale e le punte delle loro baionette balenavano maligne nella calura. Uno di loro si avvicinò a Nancy, l’afferrò per un braccio e la spinse verso i propri compari che la trascinarono nel folto della giungla, lontano dalle pattuglie di marines in marcia verso l’accampamento.* Lasciatemi!… Lasciatemiii! … Vi pregoo! – urlò la prigioniera.I soldati continuarono a marciare in silenzio, con il passo monotono e regolare di chi è abituato a eseguire gli ordini senza discutere.I rami degli alberi tropicali graffiavano il volto della bella ausiliaria e Nancy intravide vagamente i colori vivaci di un pappagallo e di altri animali bizzarri. Le sue urla di implorazione si mescolavano con le strida della giungla.Finalmente i gialli raggiunsero uno spiazzo aperto. L’uomo che li comandava abbaiò un ordine e tutti si fermarono, poi rise malvagio. Avanzò verso di lei e l’afferrò per il colletto dell’uniforme che strappò con un solo colpo brutale. Poi, mentre la poverina cercava di difendersi gridando, senza parlare le strappò di dosso la gonna, gli slip e il reggiseno; la violenza di quest’ultimo strappo lasciò un segno rosso sotto i seni grossi e colmi.Nancy rimase nuda, isterica, con gli occhi sbarrati, piegata in due per la vergogna, mentre indietrggiava tentando di coprirsi con le braccia i seni e il pube folto, di un colore bruno dorato.Il graduato indicò un alberello che si alzava solitario nella radura. Due soldati presero di peso Nancy, che scalciava e urlava, e la legarono con le spalle al tronco e le mani dietro strette in una cordicella. Poi piantarono al suolo due pezzetti di legno, trovati li attorno, a cui inchiodarono le gambe divaricate dell’ausiliaria con altri tratti di fune.Il cuore le saltò in gola quando vide il sottufficiale giapponese togliersi i pantaloni con un ghigno eccitato stampato sul muso giallo. Nancy cominciò a sudare. Ora l’avrebbero violentata. L’uomo era alto e ben fatto, certo la vita della giungla aveva indurito il suo corpo e il suo spirito e quando si tolse l’ultimo indumento che lo ricopriva Nancy boccheggiò. L’erezione di quel bruto era veramente fenomenale, era il cazzo più grosso che lei avesse mai visto.La corteccia dell’albero le scorticava la pelle della schiena e delle natiche. Il graduato avanzò tronfio verso la preda bianca, prese a palparle le tette e puntò il cazzo verso la fica bionda.Nancy si inarcò, cercando invano di dibattersi mentre il membro le si piantava crudele fra le labbra della fica resa asciutta dal terrore. Il suo volto si contorse in preda agli spasimi di dolore, mentre il giallo, grugnendo come un porco infoiato, la penetrava senza pietà.* Yaahhhhhhhhhhhh!! … – l’urlo dell’ausiliaria si levò altissimo.L’uomo, mugolando, glielo aveva affondato dentro con una sola stoccata violenta e crudele, strappandole quell’urlo di dolore. Affondò il cazzo fino alla radice, diede un paio di spinte per farlo entrare ancor di più, poi lo tirò fuori di colpo. Quindi la infilò di nuovo spingendolo ancora dentro fino in fondo. Nancy non era vergine, a vent’anni aveva già avuto dei rapporti con un paio di ragazzi con cui era stata fidanzata, ma questo era un membro enorme e la sua vagina era così stretta! Cominciò a piangere, la sua fica sembrava arroventata! Il giapponese non la considerava come una persona, nè una donna da compiangere: in lei vedeva solo una femmina, un buco dove affondare il suo cazzo a digiuno da chissà quanto tempo.Nancy capì ben presto di non aver alcuna speranza di uscire viva da quell’incubo. La sua voce era ormai roca per le urla e i pianti e stava scivolando verso uno stato di semincoscienza mentre il bruto continuava a stantuffarla.Poi, di colpo, si sentì squassare da un nuovo, improvviso dolore. Uno dei soldati aveva tirato fuori una frusta di cuoio nero e aveva iniziato a staffilarla mentre il compare continuava a scoparla impietosamente e con furia scatenata.Nancy guardò con orrore il braccio del giallo alzarsi e sentì, subito dopo, il morso crudele dello scudiscio sui fianchi. Il sangue iniziò a colare in rivoli lenti sulle cosce.Nancy chiuse gli occhi, piangendo disperata; sarebbe morta di una morte lenta e straziante per mano di questi demoni senza Dio. Il suo corpo si agitava convulso, come una marionetta impazzita, aggredito insieme dal cazzo e dalla frusta.Le sue spalle erano inchiodate all’albero e a nulla valsero i suoi sforzi per liberarsi. Nancy abbassò lo sguardo e vide che i suoi piedi iniziavano a gonfiarsi e a prendere una macabra tinta viola, tanto erano stretti dai lacci che l’assicuravano ai paletti piantati al suolo. La frusta tagliò ancora le sue carni, mentre il pene del suo violentatore si apriva la strada nella fica ormai straziata. Stava però succedendo qualcosa di strano, qualcosa che non riusciva a capire.Il calore provocato dalla violenta frustata lanciava torbidi segnali alla sua fica. Cominciò a bagnarsi, agevolando un po’ l’andirivieni dell’enorme randello di carne. Il giapponese grugniva rumorosamente sentendo il cazzo inumidito e lei avrebbe voluto morire. La sua era stata un’esistenza semplice finora, fatta di cose semplici e la sua vita sessuale una calma routine priva di vertici torbidi e perversi.E ora, eccola lì, su una strana isola tropicale, esposta agli sguardi feroci e lascivi del nemico, chiavata in pubblico con contorno di frustate e lei si bagnava.Ora Nancy sudava abbondantemente, mentre il corpo del torturatore le sbatteva dentro il cazzo, la sbroda sgorgava ormai a catinelle e lei iniziò a provare uno strano, inconfessabile piacere mentre la tortura continuava. L’uomo la scopava con ritmo regolare, i colpi sempre più smorzati, mentre si avvicinava all’orgasmo; la fica di Nancy zampillava umori e l’ausiliaria si vergognava profondamente. Come poteva cedere alla libidine in quella circostanza e con quella bestia umana? Come poteva godere della sua condizione di schiava sessuale? Sconvolta, iniziò a piangere, il seno sobbalzava al ritmo dei singhiozzi di dolore e di umiliazione. La sbroda aveva coperto il cazzo che la martoriava e l’uccello lubrificato era come argento vivo, mentre le arava la fica, squassata da pruriti e vibrazioni di piacere. Nancy capì che l’orgasmo era ormai vicino…Il violentatore continuava a pistonarla, col cazzo simile ad un tizzone, scaldava il corpo di Nancy, facendole provare sensazioni mai immaginate fino a quel momento. I muscoli della vagina si avvinghiavano attorno a quel randello, ansiosi di succhiare tutta la sborra che infuriava nei coglioni rigonfi.Con un mugolio di soddisfazione infine il giapponese venne. Nancy grugnì e sentì la sborra virile che le si riversava a fiotti nella fica bollente. Le pareti della vagina vibravano di folle piacere e l’orgasmo ruggiva ormai prossimo. I fianchi erano ormai ridotti a una massa di carne pulsante di dolore: il suo orgasmo si fece strada tra mille sensazioni contrastanti e la gettò in un oceano di follia carnale.Le urla di dolore divennero espressione di quel piacere che ruggiva ingabbiato nel suo corpo, come una tigre rabbiosa. Il corpo si arrossò tutto di passione e il sangue si scaldò fino a farla smaniare.La sborra del giapponese si mescolò alla sua traboccando dalla fica, il pelo pubico dell’uomo, folto e nero come sulla schiena di Satana, si impiastrò di sborra viscida; grugnendo di goduria, affondò il cazzo per l’ennesima volta, scaricando le ultime gocce di seme, poi si sfilò da lei con un suono simile a quello di un tappo di bottiglia.Nancy dondolava la testa, distrutta dalla vergogna. Si vergognava di aver goduto, si vergognava di trovarsi nuda di fronte a otto giapponesi che la guardavano sogghignando.Il soldato che l’aveva frustata lasciò cadere la frusta e si piazzò davanti a lei. Con uno sguardo che tradiva curiosità animalesca si inginocchiò ad esaminare la sua fica maltrattata. Brontolò, poi, qualche commento che Nancy non riuscì a capire: il cervello della ragazza era sconvolto dall’umiliazione e dalla frustrazione.Il commento del soldato provocò un attimo di ilarità nel gruppo dei soldati gialli, intenti a smanacciarsi i loro cazzi.Nancy si rassegnò sconfitta: era evidente che, uno dopo l’altro, quei maledetti l’avrebbero violentata a sangue.Il secondo soldato le aprì le labbra della fica con le dita e ci piantò dentro il suo pene infoiato. L’ausiliaria sussultò avvertendo l’impatto con quella mazza dura e incandescente. Quel nuovo violentatore sembrava ancora più arrapato del primo, probabilmente la vista del suo superiore che sborrava copiosamente nella fica dell’americana, gli aveva fatto andare il sangue alla testa. Il giapponese si piegò e prese a martoriare i capezzoli della bionda, strizzandoli violentemente…L’orgasmo arrivò ben presto e l’uomo strinse i capezzoli ormai gonfi in una morsa feroce.Ancora una volta, la fica sensibile di Nancy reagì eccitata al trattamento brutale. La ciprigna sgorgò abbondante, mentre un fuoco devastante esplodeva violento nei suoi fianchi squassati.Il violentatore grugnì come un porco, ammaccando le delicate labbra vaginali mentre la sbatteva in preda ad un orgasmo isterico e brutale.Nonostante il trattamento degradante, Nancy si sentiva oltremodo eccitata e allargava le gambe per gustarsi quel cazzo fino all’ultimo centimetro. Chiuse gli occhi avvertendo il seme caldo inondarle la vagina, i capezzoli, rosi da una febbre di piacere infuocato, si erano gonfiati e sembravano pronti a scoppiare… le pulsavano violentemente e il dolore balenava come un fulmine nel suo corpo fin quasi a farle perdere conoscenza.Nancy era ormai rassegnata al proprio destino: il giapponese le scaricò dentro una bella bordata di sborra e gli altri soldati si misero a ridere e a battere le mani in segno di festosa approvazione.La saliva colava dalla bocca del giapponese e gli sporcava il mento, rendendolo simile ad un cane rabbioso.Si piegò come per baciare la preda e invece le morse con furia indicibile il labbro inferiore.Nancy sentì il sapore dolciastro del proprio sangue e la saliva fetida del torturatore sulle proprie guance.Un terzo soldato si avvicinò a lei e le sputò in faccia, poi estrasse un coltello dalla cintura dei pantaloni…Nancy deglutì: ci siamo, pensò.Eppure c’erano ancora altri cinque soldati che aspettavano impazienti il proprio turno.L’uomo fece un passo avanti e avvicinò il coltello alla gola della ragazza, poi lo mosse leggermente e Nancy urlò sentendo la lama accarezzarle la pelle. Subito un sottile rivolo di sangue colò dandole folli pruriti.Il giapponese girò attorno all’albero e tagliò la fune che le legava i polsi. Nancy si appoggiò esausta al tronco senza tentare neppure il più piccolo movimento: il dolore l’aveva indebolita e le spalle, liberate finalmente da quella posizione coatta, erano come trafitte da una miriade di aghi.Il soldato le diede uno spintone e Nancy urlò abbattendosi al suolo: le caviglie erano ancora assicurate ai paletti di legno.L’uomo le andò dietro e le tirò su i fianchi fino a far arcuare in aria le belle natiche bianche.* NOOOOOO!!!… – urlò Nancy, che aveva capito quali esecrabili intenzioni avesse il soldato.Cercò di liberarsi dalla sua stretta e si appiattì al suolo tentando di strisciare per sfuggirgli, ma i paletti di legno non cedettero. Altri due soldati si avvicinarono e le tennero ben ferme le braccia, rimettendola in posizione con il culo in alto e la faccia schiacciata sul terreno.Nancy urlò ancora e ancora divincolandosi e cercando di sfuggire a quella brutale violenza. Il suo ano era ancora vergine e quel maledetto porco l’avrebbe sicuramente storpiata. La sua mente urlava come impazzita: non era possibile! Quello che lei si era sempre rifiutato categoricamente di fare stava per accaderle. Stavano per metterglielo nel didietro. Stavano per farle quella cosa sconcia e volgare a cui si era sempre rifiutata persino di pensare! Non potevano farlo! Non potevano! Lei non voleva! Non voleva che le infilassero il loro cazzo dentro il sedere massacrandola e facendola morire di dolore!Il giapponese alle sue spalle ridacchiò vedendola tesa, urlante e tremante di paura. Le aprì le natiche, mentre lei gettava un grido altissimo e dava un tremendo scossone, mettendo allo scoperto il solco di un bel colore scuro dove occhieggiava un buchetto serrato per il terrore. Raccolse un po’ di saliva nella bocca e la fece colare nel solco inumidendolo, poi appoggiò la cappella paonazza sullo sfintere e cominciò a spingere con ferocia. L’ano contratto resistette solo un paio di minuti alle spinte furibonde, poi cedette e il glande lo slabbrò penetrando all’interno.* Yaaaaaauuuuugh!!! – Il grido straziante di Nancy aveva qualcosa di disumano. Il dolore per lei era stato veramente qualcosa di inenarrabile, partendo dal buchetto violato si irradiava in tutto il corpo provocando fitte spasmodiche e violente nei muscoli e nel cervello. Urlò ancora mentre il soldato glielo infilava viziosamente dentro fino in fondo e dandole alla fine una spinta conclusiva per assestare il suo cazzo ben dentro il retto. Quella sodomia a freddo le provocava un male indicibile, aveva i sudori freddi, si sentiva svenire, le tempie le battevano. Quel cazzo maligno le dava crampi di dolore e di nausea e sentiva salire conati di vomito. Era come se le stessero stracciando le viscere. Il dolore divenne a un certo punto così asfissiante che aveva difficoltà anche a respirare.* Muoio!… Sto morendo!… Aaaahhhhhhhhhhh!… – Strillò travolta dal dolore e dall’umiliazione, mentre il soldato, incoraggiato dai compagni cominciò a scoparla nel retto con violenza sadica.Nancy non aveva più la forza di agitarsi, ogni tanto dava qualche isolato scrollone, in seguito a qualche affondo particolarmente violento, per cercare di disarcionare il suo assalitore. Aveva voglia di vomitare: ebbe dei conati a vuoto che la riempirono di sofferenza e gli occhi le si riempirono di lacrime.Il giapponese ignorava le sue grida isteriche, le sue implorazioni di pietà e la scopava nello sfintere con forza metodica. Ogni colpo in avanti provocava brividi e nuove sofferenze nel corpo violentato della povera ragazza.A un certo punto Nancy cominciò a oscillare le natiche, pur facendosi più male, per cercare di far venire più in fretta il soldato. Ma questi pareva possedesse una energia inesauribile e continuò a stantuffarla a lungo incurante del dolore che provocava nella poveretta ormai prossima allo svenimento.Mani crudeli afferrarono una ciocca dei suoi capelli e la costrinsero ad alzare la faccia. Il viso stravolto di Nancy si trovò così a pochi centimetri da un altro cazzo che puzzava maledettamente: un soldato giapponese si era inginocchiato di fronte a lei con una smorfia oscena stampata sul viso e glielo voleva infilare in bocca. Nancy aveva già dei problemi a respirare e, disperata, ben sapendo che quel randello di carne avrebbe potuto strozzarla, serrò le labbra ostinata. Il muso giallo rise oscenamente, poi le bloccò il capo stringendole i capelli nel pugno e con l’altra mano le turò il naso. Dopo un minuto interminabile Nancy, con un singulto, fu costretta ad aprire la bocca inspirando aria e subito il cazzo del giapponese le si infilò dentro.Allargò la bocca per non soffocare e dovette subire, nauseata, che il soldato la usasse nella bocca come in una fica. La scopava fino in gola con colpi profondi, facendola tossire, e cercando di andare a tempo col compare che la stantuffava instancabile nel culo. Le guance della povera ragazza erano ormai paonazze e sarebbe in breve svenuta se non avesse potuto respirare al più presto.Il culo le bruciava, in fiamme, mentre la bocca era oscenamente violentata come una fica.Dopo un tempo che sembrò sfiorare l’eternità, quando già la poveretta stava scivolando nell’incoscienza, il liquido virile si riversò nella sua gola a fiotti densi e bollenti. Tossì, sputò, cercò di trangugiarlo per non soffocare e contemporaneamente sentì un torrente di lava bollente bagnarle in profondità gli intestini infiammati dal troppo sfregare. Sentì il muso giallo sfilarsi dalla sua bocca proprio mentre il suo compagno glielo sfilava dal culo con un colpo secco, che sembrò lacerare una volta per tutte, il delicato canale del retto violato. La ragazza annaspò per il dolore: era come se il pene dell’uomo si fosse trascinato con se brandelli dei suoi intestini. L’inculata le aveva messo sottosopra le viscere, l’ano le pulsava come impazzito per il bruciore procurato da quell’aggressione animalesca e, con un gemito, svenne.La risvegliò un dolore cocente alle guance. La stavano schiaffeggiando con metodo per farle riprendere i sensi. Nancy incominciò a singhiozzare e altri due soldati si fecero avanti. Questa volta la povera ausiliaria fu costretta a provare l’orrore erotico di una doppia scopata nel culo e nella fica. Uno dei due scivolò come un verme sotto di lei e glielo ficcò nella fica con decisione. Mani avide e ruvide le aprivano intanto le chiappe martoriate e un altro cazzo si fece strada dolorosamente nello sfintere, inumidito dalla precedente sborrata. Nancy spalancò gli occhi sentendosi squartare, le si mozzò il fiato : questa volta il dolore superò ogni limite. Svenne di nuovo. Si risvegliò nel dolore e nell’umiliazione, mentre i soldati ululavano e guaivano come cani selvatici e il suo corpo, schiacciato da entrambe le parti, sembrava incollato a quei corpi sudati. Il dolore al retto era qualcosa di indescrivibile. Vide attraverso le palpebre socchiuse un grumo di stelle che balenavano con colori vividi e senza neanche rendersene conto svenne per la terza volta.Il sole era sempre più basso e la giungla echeggiò di bizzarre strida mentre i due soldati scopavano e inculavano infoiati quel corpo inanimato.Nancy ritornò in se nell’attimo in cui i due stupratori venivano quasi contemporaneamente. Ancora una volta si sentì riempire di sborra calda e puzzolente che le traboccava ormai dagli orifizi ricolmi.Altri due presero il loro posto e Nancy ormai aveva perso il senso della realtà. Non riusciva più a ragionare con lucidità: da quanto tempo stava subendo l’attacco di questi bruti? Un’ora? Due ore? L’intero pomeriggio? Nancy non era neanche sicura di poter sopravvivere a quella allucinante violenza. Sapeva solo che ogni suo orifizio era continuamente farcito da grossi cazzi giapponesi. L’ano pulsava come impazzito, mandando fitte dolorosissime che le rimbalzavano nel cervello irradiandosi poi in tutti i muscoli del corpo.Altra sborra si scaricò dentro di lei e sulla sua pelle mentre gli altri soldati si tiravano delle gran seghe, accontentandosi di sborrarle sulla schiena, sui capelli, dovunque ci fosse spazio.Poi annaspando gli uomini si ritirarono lasciando Nancy a tremare e a piangere sul suolo umido e scuro della giungla notturna.il sergente lanciò un ordine secco e gli altri annuirono sorridendo. Un soldato tagliò la corda che la legava ai paletti infissi al suolo: i suoi piedi erano ormai neri e gonfi per la poca circolazione sanguigna.La rimisero in piedi senza tanti complimenti e, dopo essersi rivestiti, la trascinarono, completamente nuda, nel folto della giungla. Disfatta, zoppicante, fradicia di sborra e con ogni buco che colava sperma, Nancy si dibatteva inutilmente, cercando di farsi ammazzare, ma i soldati giapponesi avevano ben altri progetti per lei.All’umiliazione di essere stata chiavata e inculata da otto bruti arrapati si aggiunse così anche la degradante esperienza di marciare nuda, col corpo coperto di sborra e di fango.Nancy scoprì ben presto la propria destinazione: un campo di concentramento.Le infermiere erano state avvertite dell’esistenza di quei buchi infernali: si diceva che fossero ancora più inumani dei lager nazisti.Nancy si sentì svenire: perchè lei? perchè era successo proprio a lei. Perse ogni speranza di uscire viva da quell’esperienza allucinante e tremò disperata, prevedendo gli orrori che quei diavoli gialli avevano in serbo per lei.
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