Contrariamente a quello che molti pensano, quello della prostituta è un gran e dignitosissimo lavoro. Certo, avrà i suoi rischi, i suoi pericoli, le sue controindicazioni, ma anche i suoi amatori. Posso assicurare che se l’ambiente lo permette, è gioviale, salutare, tutti hanno da guadagnarci, puttane comprese.Mi riferisco ovviamente ad un luogo adatto, pensato, creato e costruito apposta per noi. Un lavoro del genere non ha futuro se fatto in strada. Allora si, che la dignità non esiste più: il degrado prende il sopravvento sulla professione.Il vero futuro della prostituzione è il bordello, il casino, la cosiddetta “casa chiusa”, come altro volete chiamarlo.Se poi questo è speciale, come il nostro, allora sì che la vita ci sorride.Siamo nel 1895, in periferia di Parigi, la capitale del sesso a pagamento.Il nostro è veramente un bordello speciale, circondato dal verde, e diretto da una vera nobil donna, una vera protettrice, la mia salvatrice: Madame Guyere.Il padre, gran signore anche lui, nacque troppo bello, e perse la sua fortuna con le donne. Lei allora mise sù il casino e con le donne la riedificò. Ebbe una grande idea, costei, a situare la casa fuori dal paese.Venire qui è per gli uomini come una doppia avventura. Il Ponte del Condor, come lo chiamano in città, è pericoloso, sempre sul punto di crollare; poi d’inverno c’è la neve, persino i lupi. Ecco quindi che quando vengono a comprare una ragazza, devono prima provare il loro coraggio.Questo è il periodo di Carnevale, uno di quei periodi in cui ci si lascia andare senza freni, in cui si dimentica, per una volta, la mole di problemi che la vita ci procura.Stasera Nina, detta “la aristocratica” per i suoi modi nobili, si aggiusta l’occhiale come crede faccian le duchesse, guardando dalla finestra il suo dominio, e un po’ perchè beve, e un po’ perchè le piace fantasticare, si scorda che il bordello è una casetta in collina, con pochi cliente per bene e molta canaglia.Non si scorda, però, che è stata realmente moglie di un barone. Le piaceva quella vita, oh se le piaceva.Sopportava persino quel burbero porco di suo marito.Sopportava persino quando quel burbero di suo marito la trattava male, e la picchiava.Sopportava persino quando quel porco di suo marito, la dava agli altri, la prestava agli amici, quasi che fosse un oggetto di sua proprietà. E gli amici la trattavano con la stessa violenza e noncuranza con cui la trattava lui.Sempre però rapporti singoli, mai avrebbe pensato di accettare di partecipare ad orge o cose di qeusto tipo.Ed invece accettò anche questo, pur di continuare col suo bel tenore di vita, ormai acquisito e difficile da sradicare alla soglia dei 40 anni.Alla fine si accorse di aver accettato tutto. Di essere diventata schiava di lui. Decise quindi di tornare ad essere nobile, e scelse la vita delle puttane, scelse Madame Guyere.E’ martedì grasso. Per stasera è indetta una grande e bella festa. E quindi più tardi verranno gli uomini. I migliori, i più profumati coi portafogli rigonfi come braghette. Gli uomini verranno travestiti da altri, con maschere e mantelli, extragavanti signore diverranno queste spietate puttane, e folli eroi i loro ganzi.Nicole s’è vestita da sciantosa e Damon da Schiava d’Africa (è innamorata di tutti, è innamorata di sè, e perfino ora nei pantaloni di raso sognante si carezza la fessura che ha tra le gambe, per evitare che questa, la “piccola bambina”, come la chiama lei, si annoi).Oggi Nicole non cerca con lievi bugie di correre in cortile, e abbandonarsi alla sua passione, di cui non può afare a meno un solo giorno: i piccoli turpi commerci con gli animali. La Guyere ha cercato di levarglielo il vizio, ma lei ha origini campagnole, e dice che non c’è piacere più grande delle bestie, lo ha sempre fatto sin da bambina. In un pomeriggio d’estate, sentii gridare in pollaio. Le altre dormivano, ma io no. Scesi giù, un po’ incuriosita e un po’ impaurita, per la verità… e fu lì che vidi la Nicole, pazzamente discinta, la gonna alzata. Teneva in braccio una papera e la premeva sul sesso denudato, dopo averle infilato le dita dentro fino a farla strillare. Gli strilli della papera le tolsero ogni freno… le strinse il becco… Nello spasimo, le tirò il collo, infine uccidendola. Lei aveva goduto tanto, ed in fondo era questo che contava. Ma oggi dei pennuti s’è dimenticata, oggi ogni scherzo vale e gli uomini le sembrano importanti quanto i polli.Meritano comunque ogni onore, i sette coraggiosi che verranno qui da noi, al Carnevale delle Puttane. Solo loro oseranno lasciare il carnevale del paese, dove s’è accentuata la mestizia di tutti i giorni, col sindaco travestito da maresciallo e il maresciallo da sindaco.Lasceranno le mogli e le madri coi loro efferati dolcetti, alcuni vilmente, altri senza spiegazioni, ma tutti con un’unica finalità: divertirsi con la Figa! E noi faremo onore, lo vedranno dov’è veramente il Carnevale.Non li faremo pentire d’avere sfuggito per noi le mogli bisunte, gli arroganti marmocchi.Qui stasera al casino stupiranno dapprima i costumi, ma quando la festa si scalderà, verranno tolti e salteranno fuori allora i travestimenti golosi, che quando saranno nude, voilà!Damon se l’è tinta di rosso e la Nicole di giallo zafferano; la figa di Elena è celeste, Madame Guyere se l’è fatta tutta rosa, anche se è ormai da tempo che riposa.Non è ancora l’ora che gli uomini vengano, e già le ragazze son pazze d’attesa, l’eccitazione abita le stanze e le gonne; è come un piccolo fuoco, prima del grande. Le ragazze non mangiano, ma girano anisette. Tranne Jenny e Rodene: sembrano due innamorate, anzi… lo sono.Rodene si levò dalla strada per venire a lavorare da Madame Guyere, si vedeva chiaramente che era già una professionista del settore, oltre che essere ormai “aristocratica”. Per Jenny invece, la situazione era completamente diversa. Lei, appena venuta qui, aveva più paura di tutte. Aveva passato la vita nella miseria, era vergine e capricciosa. Ma si innamorarono quasi subito, e all’insaputa di Madame Guyere. Rodene sverginò Jenny col manico della spazzolone del bagno. La Guyere le aveva da poco sequestrate l’affare di caucciù, che distraeva spesso le ragazze nei momenti di solitudine.Fu un amore ardente e segreto. Il primo per Jenny. L’unico di Rodene. Pieno di astuzie tremende per non farsi scoprire. Finchè un cliente di un certo stampo, un certo Duca Morison, offrì una cifra esorbitante per la verginità di Jenny.Madame Guyere la infiocchettò come un agnellino e diede un brindisi con champagne per festeggiare. Mentre di sotto saltavano ancora i tappi, il cliente fece le furie dell’inferno in camera di Jenny, perchè scoprì che l’avevano truffato, e voleva chiamare la padrona. Fu allora che Jenny, dalla paura d’essere scoperta, inventò qualcosa di grande. Ricordando Rodene, lo amò come si amano le donne tra loro; coi delicati brividi, lentissime carezze ed annientò in lui la voglia dello stupro. Con astuzie che solo le donne tra loro conoscono, ritardò il suo piacere fino alla fine. Gli aveva impartito una lezione di desiderio, facendogli perdere la testa al punto che quello non fiatò con Madame, e pagò una seduta ordinaria come uno stupro, ma senza rimpianti. Perchè più di cento stupri valeva l’impalpabile vertigine di Jenny.Da quel momento Jenny si rivelò una protagonista dell’amore. In breve divenne una diva, facendo ai maschi tutto ciò che Rodene aveva fatto a lei: divenne la sua tattica segreta.Il sabato, i veri buongustai chiedevano solo di Jenny. E le altre, crepavano d’invidia. Ci prese gusto.Il successo le veniva dagli uomini, cominciò ad amarli. Rodene, sua maestra e schiava, si accontentava ormai degli avanzi. Jenny non ne voleva più sapere e, anzi, la beffava apertamente davanti alle altre. Per lei, era ormai solo una ridicola minaccia alla sua carriera.Madame Guyere, intanto, faceva buona guardia. Aveva fiutato l’amore imprudente di Rodene, e lo temeva, per la dignità dell’intero bordello. Certo, discorrendo coi clienti istruiti ben lo ammetteva, “Una signorina dedita all’amore saffico in un vero casino ci deve pur essere, senò è incompleto”, ma dentro di sè la chiamava brutta leccafighe, convinta che una così, in un bordello, ci stesse come la faina in un pollaio. E vigilava.Era innegabile, però, che come lei stessa aveva, senza troppa convinzione, ammesso era una cosa vera: un bordello deve avere anche lesbiche; meglio ancora ogni donna deve aver avuto, almeno una volta nella vita, un’avvenutura saffica. Persino Donna Lena ne aveva avute.Povera Donna Lena, ormai novantenne, rinchiusa nella mansarda. Le sono caduti molti peli. Ma ne ha ancora undici sul pube. Li conta, e ripete sempre che questo sarà il suo ultimo anno: solo, lo ripete da più di 10.Donna Lena, in gioventù fu pompinara insigne, e di un certo livello. Ancor oggi, vederle baciare il santino di Sant’Antonio genera imbarazzo.Le ragazze non vengono mai quassù a trovarla, hanno orrore a vedere cos’è il domani.Io invece ci vado volentieri. Il suo colorito di scheletro mi rallegra, e mi ricorda che Dio è grande, perchè la bellezza non è eterna. I suoi piedi gonfi mi ricordano di farle il decotto, e di guardarle bene la prima urina, e il suo cattivissimo odore mi dice che tra poco la strofinerò col rosmarino e lei avrà un istante di sollievo.Donna Lena ha sotto il materasso una vera fortuna, e probabilmente è solo per questo che ancora Madame Guyere non l’ha ancora avvelenata. Sa che quando morirà avrà in mano il tesoro di Donna Lena, ammucchiato in una vita di pompini, e per questo la lascia vivere, chè avrà da ripagarsi la misera pensione.
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