Ormai io e Flavio ci conoscevamo da anni, eravamo amici, diquelli che si svenerebbero l’uno per l’altro, avevamosuperato assieme tanti momenti belli e brutti, sapevamo,l’uno dell’altro, anche i piu’ intimi pensieri, anche quelliche non avremmo raccontato neanche alle nostre madri inpunto di morte! Era un po’ di tempo che non avevamo il tempo di staresoli per parlarci, il lavoro e vari altri impegni cipressavano togliendoci anche la piccola soddisfazionedi una telefonata, quando, dimenticando tutti gli impegni,una sera decidemmo di vederci … e al diavolo il restodel mondo! Avevamo bisogno di stare un po’ assieme,erano accadute tante cose in quei mesi, e avevamo valanghedi cose da raccontarci; il tempo passava veloce e le coseda dire erano tante, avevamo cenato e gironzolavamo inmacchina, ma eravamo un po’ stufi; la macchina va beneper spostarsi, ma per fare conversazione non e’ certol’ideale. Allora Flavio mi propose di andare a vedere ilsuo nuovo studio, e dato che non ne avevo ancora avuto modo,accettai, anche perche’, a sentire lui, la poltrona del capo(…la sua!) era comodissima. E infatti me ne impossessai immediatamente, mettendo, condelicatezza tutta femminile, i piedi sul tavolo. Per un po’continuammo a parlare, lui mi raccontava dei sacrifici chegli era costato mettere su lo studio ed io ascoltavo conorecchio comprensivo; ma man mano che il tempo passava misentivo sempre piu’ rilassata e non mi accorgevo che luicominciava a guardare con una certa insistenza le mie gambe;sembrava non le avesse mai notate! Pareva, tutto ad untratto che non avessimo piu’ niente da dirci, infatti laconversazione ormai procedeva a smozzichi, e il suo sguardoera carezzevole e mi dava una strana sensazione, come in unodi quei pomeriggi autunnali, quando scoppia un temporale eci si sente “elettrici”. Ad un tratto mi guardo’ dritto negli occhi e mi disse, conla sua solita franchezza, ma anche con un tono molto dolce,che gli succedeva qualcosa di strano, improvvisamente sirendeva conto che ero di sesso femminile e anchepiuttosto desiderabile, anzi, disse, ero terribilmentesexy nella totale inconsapevolezza di esserlo. Lo guardai di rimando e con l’aria piu’ innocente cheavessi potuto rimediare, gli chiesi cosa volesse dire.Credevo di capire il suo desiderio, ma con lui nonpotevo permettermi di sbagliare, se avessi detto ofatto la cosa sbagliata, avrei potuto rovinare il legameche ci univa e questa era l’ultima cosa che desideravo. Lui mi guardo’ ancora, profondamente, e il suo sguardo miaccarezzo’ dolcemente dicendomi, inequivocabilmente, che midesiderava come non gli era successo mai, allora capii cheanche lui aveva paura di parlare come me e ricambiai il suosguardo; decisi improvvisamente che la testa in tutto questonon doveva entrarci e lasciai fare al mio istinto di donna. Mi alzai e con calma, girai intorno alla scrivania, mi misidavanti a lui e, mentalmente ringraziando la miaadorazione per la bella biancheria, cominciai asbottonarmi il vestito, lentamente, molto lentamente,lolasciai scivolare a terra mentre lui mi guardava conun’intensita’ tale da farmi venire una serie di piccolibrividi di piacere dappertutto. Rimasi ferma nel miobody rosso di pizzo lasciandogli il tempo di guardarmie desiderarmi ancor di piu’; il suo sguardo non milasciava e d’un tratto, con una voce bassa, esitante, midisse: non avevo mai pensato che potessi essere cosi’desiderabile, mi controllo a stento, ma non posso fare ameno di continuare a guardarti, sei magnifica. Si alzo’ e, inginocchiandosi davanti a me, comincio’ adaccarezzarmi le gambe, partendo dalle caviglie, su su fino adove il pizzo delle calze lasciava il posto alla pelle, poiinfilandomi le dita delicatamete tra il pizzo e le gambe,comincio’ lentamente a sfilarmi le calze, una ad una, piano,carezzandomi, le sfilo’ dai piedi continuando con le suedolcissime carezze. Si alzo’ in piedi, l’espressione delsuo viso tradiva desiderio, ma anche una grande tenerezza;mi sfilo’ le spalline del body e, come per le calze,comincio’ a farlo scendere lungo il corpo, io ormai ero unvulcano e stentavo a rimanere ferma, a lasciarlo fare, macercavo di impormi la piu’ assoluta immobilita’, avevocompreso che era quello che desiderava; in quel momento luistava vivendo in una specie di incanto ed io non volevotogliergli nemmeno un istante del suo piacere. Quando il body raggiunse le calze, lui si fermo’ unattimo a guardarmi, poi si avvicino’ e comincio’ abaciarmi le spalle, il collo, risalendo lentamente finoalla bocca, e quando finalmente la raggiunse mi strinseforte a se e, finalmente, mi bacio’… Fu un’esplosione, il calore che ci cresceva dentro ormai nonera piu’ controllabile. Febbrilmente, continuando adaccarezzarmi e baciarmi, si sbottono’ la camicia, misgancio’ il reggiseno che volo’ attraverso la stanza insiemealla sua camicia, mi strinse ancora a se, cercando il caloredella mia pelle, accarezzandomi la schiena mi donava piccolibrividi di piacere, la sua bocca scendeva, scendevaavvicinandosi sempre piu’ al mio seno, le sue manisembravano impazzire sulla mia pelle, e quando le sue labbratrovarono la morbida curva del seno il suo profondo sospiroe il brivido che gli attraverso’ il corpo mi eccitarono, sepossibile, ancor di piu’. Mi bacio’ a lungo, con calma, come se il mondo si fossefermato ad aspettare, e quando finalmente mi scosto’ da sefui colpita da una sensazione di freddo subito smorzatadalla vista del suo corpo atletico, abbronzato, delle suemani che lentamente si sbottonavano i pantaloni e lisfilavano lasciandomi il tempo di riempirmi gli occhi con lospettacolo di una bellezza mascolina che mai avevosospettato; rimase nudo, davanti a me, fiero e bellissimo,lascio’ che io lo guardassi come io avevo fatto con lui, poicon un gesto improvviso, mi strappo’ quasi gli slip di pizzoe mi sollevo’ tra le sue braccia, sapevo che era forte, maera solo poco piu’ alto di me e mai avrei sospettato chefosse capace di una cosa simile, esterrefatta lo lasciaifare, dimenticando persino la paura di cadere mentre lui miteneva saldamente contro i suoi fianchi; non mi resto’ cheallacciare le mie gambe ai suoi fianchi e dopo pochi attimiscordai tutti i miei timori travolta da una passioneselvaggia come non ne avevo mai provata. Fu un orgasmo esplosivo… e quando lui capi’…mi deposedolcemente sul tappeto e ricomincio’ ad accarezzarmi,riportandomi ben presto nel mondo del desiderio, alloratorno’ da me e ricominciammo a fare l’amore, a lungo,tanto a lungo da sembrare un’eternita’… Non so quante ore rimanemmo li’ a far l’amore e riposare ericominciare e ….ancora e ancora.Sembrava non riuscissimo piu’ a staccarci, ma ad un trattoci accorgemmo che mancava poco all’alba. Dovevamo ritornarealla realta’…e poi…pensare che tra breve sarebberoarrivati i suoi collaboratori…beh, non ci crederete ma civenne un attacco di risa al pensiero di quello che sarebbepotuto succedere! Tutto quel ridere insieme, oltre a riportarci allarealta’, servi’ a superare quel momento di imbarazzo chespesso accompagna la prima volta; ci rivestimmo,cominciavamo ad essere un po’ assonnati, ma l’atmosferaera leggera, e mentre mi riaccompagnava a casa fra noisembrava crescere un’intesa diversa, piu’ intima di quantonon fosse mai stata…ecco ora sapevamo veramente tutto! Sapete come ando’ a finire?…Ci prendemmo una gran lavatadi capo dalle rispettive madri che, anche se avevamotrent’anni suonati, continuavano a trattarci come infanti; ela cosa ci diede l’occasione di andare a mangiare assieme lapizza quella sera facendoci le risate piu’ matte,riscoprendo il valore della nostra amicizia che, anziche’incrinarsi, diventava piu’ forte e salda.
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