Non ero particolarmente entusiasta di essere stato invitato a casa di Flora. Trovavo quelle serate estremamente noiose, e la padrona di casa non riscuoteva la mia simpatia. Mi sentivo decisamente fuori posto in quella comitiva, composta da persone con interessi e modi di pensare completamente diversi da me, ma la mancanza di alternative per la mia vita sociale in quel periodo mi induceva a mantenere un minimo di contatti… Dopo aver valutato la possibilità di accampare qualche scusa, decisi che fra l’annoiarsi da solo a casa e l’annoiarsi con una compagnia scadente in casa di qualcun altro, quella sera era preferibile la seconda alternativa. Fu così che, verso le 21, bussai alla porta di Flora. Mi venne ad aprire la padrona di casa, salutandomi distrattamente prima di tornare ad occuparsi degli altri ospiti; alta sul metro e sessanta, non poteva definirsi una grande bellezza, ma era comunque un tipo interessante: rotondetta, sui venticinque anni, capelli castani piuttosto mossi e una carnagione chiarissima, la sua caratteristica principale era una bocca piena e carnosa che lei evidenziava con un vistoso rossetto fucsia. La bocca era, d’altra parte, la sua arma principale; era una delle persone più petulanti che avessi mai conosciuto, e la sua conversazione era sempre piena di battute salaci, doppi sensi e allusioni… Entrando nel soggiorno, vidi su una poltrona la sua inseparabile amica Ketty. Venivano chiamate “le gemelline”, naturalmente quando non erano a portata d’orecchi, e il soprannome era pienamente giustificato; vivevano praticamente in simbiosi, sempre insieme, sempre d’accordo. Nella coppia, Ketty era senz’altro quella che attirava di più l’attenzione; più alta dell’amica, bruna, occhi neri, molto formosa, con un seno incredibile che arrivava tranquillamente alla quinta misura, evidenziato quella sera da una maglietta aderente; insomma, un tipo appariscente. La personalità dominante fra le due era però Flora; era lei che parlava per prima,lei che decideva tutto, e l’altra apriva bocca solo per confermare quello che lei diceva… Avevo cominciato a credere che Ketty non avesse capacità di pensiero indipendente.La serata procedeva confermando in pieno le mie aspettative poco lusinghiere. Tutti parlavano di università, ed io, unico iscritto ad una diversa facoltà, rimasi tagliato fuori dalla conversazione… almeno fin quando non languì completamente. A scuotermi dal torpore arrivò una proposta di Flora: “Perché non giochiamo al gioco della verità?” Una simile proposta era tipica di lei, ed io già immaginavo il tipo di domande che le “gemelline” avrebbero proposto; la prospettiva non mi attirava per niente, ma a quanto pareva ero l’unico a pensarla così, dal momento che la proposta venne accolta entusiasticamente.Cominciammo così a giocare, e fra domande stupide e risposte insulse si andò avanti senza particolari emozioni, finché non fu il mio turno di essere interrogato: inquisitrici, ma guarda un po’, proprio le temute gemelline! “Con quale delle ragazze qui presenti vorresti passare una notte di sesso infuocato?” Questo ebbero il coraggio di chiedermi! E dal loro atteggiamento capì che fin dall’inizio avevano in mente di farmi questa domanda. La cosa mi indispettì; non mi piace essere costretto a rivelare cose che ritengo personali, ed inoltre una risposta sincera mi avrebbe messo in una difficile posizione. Difatti, nella poco nutrita compagnia femminile presente, Flora e Ketty erano le uniche che avrei voluto come partner di scopate selvagge, magari a tre… Ma se l’avessi ammesso coram populo, le avrei fatte gonfiare come pavoni, senza contare che Flora non avrebbe certo perso l’occasione di farmi fare la figura del coglione con una delle sue battute sarcastiche.In un attimo decisi quale sarebbe stata la mia risposta: “Delle presenti? Nessuna!” “E come mai, hai paura di fare brutte figure?” Flora, sempre lei… “Al contrario. Per la verità, temo che nessuna sia all’altezza.” Non era esattamente un complimento, e forse ero stato troppo brusco. Ma notai un certo senso di disagio da parte di tutti i presenti, ed infine, poiché tutti non sapevano cosa dire, nessuno disse nulla, e il gioco continuò come se nulla fosse. Ormai però la serata si avviava alla fine, ed infatti poco dopo i primi ospiti cominciarono ad andarsene; in breve tempo mi ritrovai da solo con la padrona di casa e la sua ombra.Stavo anch’io per togliere il disturbo, quando Ketty, che fino a quel momento mi aveva ignorato, mi si avvicinò e, guardandomi negli occhi, disse: “E così, trovi che non siamo alla tua altezza?” E Flora, pronta “Lascialo stare. Tanto, non lo ammetterà mai che lo ha detto per non darci una soddisfazione.””Ragazze, mi dispiace che ve la siate presa tanto, ma il gioco della verità è così; non dovreste fare certe domande se poi non vi piacciono le risposte…”Ora le due si erano avvicinate, ed erano entrambe al mio fianco; mentre ognuna di loro mi cingeva la vita con un braccio, Ketty mi sussurrò all’orecchio: “Non ci piacciono le risposte? Forse è a te che non è piaciuta la domanda… o forse sono le donne che non ti piacciono?” E Flora, dall’altro lato: “Forse ha ragione Ketty… Dici che con due femmine come noi riesci ad eccitarti? Pensi che saresti alla nostra altezza?” Mentre parlava, la sua mano scese a toccarmi sulla patta, subito imitata dall’amica. Il mio arnese cominciò ad apprezzare la situazione, e lei se ne accorse subito. “Forse c’è ancora qualche speranza. Vieni, Ketty, ora pensiamo a noi.” Mano nella mano, Flora condusse la bruna verso una poltrona e la fece sedere, sedendosi a sua volta in braccio all’amica. Poi, con mia grande sorpresa, le due cominciarono a baciarsi. Potevo vedere le loro lingue che si intrecciavano, mentre le piccole mani di Flora giocavano con il seno glorioso di Ketty attraverso la maglia aderente; intanto Ketty accarezzava dolcemente l’interno delle cosce di Flora, e ad ogni carezza si avvicinava sempre di più all’orlo della minigonna… Completamente ammutolito mi lasciai cadere sul divano, incapace di staccare gli occhi dalla scena. Flora si staccò dall’amica e venendo verso di me disse: “Vedi, anche noi non abbiamo ancora trovato un uomo alla nostra altezza, e così preferiamo fare da sole, da buone amiche…”Si inginocchiò sul divano di fianco a me, e mentre mi baciava sulla bocca sentivo le sue dita che aprivano i bottoni della mia camicia; intanto l’altra, inginocchiata per terra, mi apriva i pantaloni, sfilandomeli completamente. La bocca di Flora si staccò dalla mia, la sua mano scese a carezzarmi il membro ormai eretto, e mentre mi masturbava lentamente entrambi guardavamo Ketty, che, rialzatasi, si stava spogliando a sua volta. Prima apparvero le sue gambe snelle e lisce, poi il sedere pieno e sodo, inquadrato da un minuscolo slip e infine, liberato dalla maglia aderente, il seno enorme, trattenuto a stento da un reggiseno nero come lo slip. Con addosso solo la biancheria, la ragazza si inginocchiò di nuovo fra le mie gambe, mentre l’amica le offriva il mio bastone.
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