Dopo la mia promozione a direttore di filiale, ci siamo potuti permettere un appartamento in un bel condominio. Niente di lussuoso, ma molto meglio, e più grande, di quello in cui abitavamo prima, ma soprattutto abitato da gente molto per bene. Ora anche i nostri due figli, ormai cresciuti potevano disporre ognuno della sua stanza. Marco, il maggiore, di venticinque anni, prossimo alla laurea in ingegneria, prese la stanza più grande, per poter sistemare il grande tavolo da disegno; Laura, di ventitre, studiava musica al conservatorio, ma stava per sposarsi, perciò si accontentò di quella più piccola. I vicini ci accolsero con cordialità e mia moglie, Caterina, fu invitata dalla nostra dirimpettaia per un tè. In quella occasione conobbe molte delle signore del palazzo. La vicina, signora Luciana, era una vedova di circa sessant’anni, ancora molto piacente, che viveva sola dopo che i figli s’erano resi indipendenti. Le altre signore che conobbe quel giorno erano tutte sposate con figli, ma Caterina seppe che ce n’erano altre due, non presenti, che erano nubili, condividevano l’appartamento all’ultimo piano, ed erano le sole che non erano proprietarie, ma erano affittuarie dell’appartamento.Io ebbi l’occasione di conoscere i vicini alla prima riunione di condominio, che si svolse un paio di mesi dopo il nostro arrivo. Erano funzionari, commercianti, un commissario di polizia, un altro dirigente di banca, come me. C’erano anche le due ragazze dell’ultimo piano: giovani e molto graziose, sui trent’anni, lavoravano in una casa di mode. Erano piuttosto riservate e pareva che non fossero in confidenza con nessuno dei condomini, anche se erano molto gentili con tutti. Mia moglie ed io ci presentammo e l’accoglienza fu calorosa. Caterina, che è una bella donna, mora, non alta, ma con un corpo perfetto e degli occhi stupendi, fu molto ammirata, ed io me n’accorsi dagli sguardi furtivi che gli uomini a volte le lanciavano. Sessualmente, Caterina ed io eravamo sempre stati piuttosto vivaci, ma con l’andare del tempo la passione s’era intiepidita, ed ora facevamo l’amore non più di un paio di volte la settimana, quasi più per dovere che per vero desiderio. Il nostro rapporto, però, non pareva risentirne: ci volevamo bene e Caterina sembrava paga di avere due figli adorabili che ci volevano bene. La sera io tornavo sempre abbastanza tardi, perchè dopo la chiusura mi trovavo con gli amici al bar vicino alla banca, per una partita di biliardo, un aperitivo e quattro chiacchiere. Di solito mi fermavo un paio d’ore e tornavo a casa giusto per l’ora di cena.In quei giorni i ragazzi erano andati in vacanza. Una sera, per vari contrattempi, non mi fermai al bar e tornai a casa con notevole anticipo. Caterina non era in casa, perciò mi sedetti in soggiorno a guardare la televisione, sarebbe certo tornata presto per preparare la cena.Tornò dopo quasi un’ora e mi parve imbarazzata nel vedermi. -Come mai sei tornato così presto?– Niente di particolare, non mi sono fermato al bar. Tu dove sei stata?- Dopo una lieve titubanza, Caterina rispose:-Ero andata dalla signora Luciana e mi sono fermata più del previsto-. Non detti peso alla cosa fino all’indomani quando, incontratala casualmente, la signora Luciana mi disse che stava tornando in quel momento, dopo essere stata due giorni da uno dei figli che abitava in un paese a due ore di treno dalla nostra città.Caterina mi aveva mentito! Perché? Era la prima volta dopo ventotto anni di matrimonio. Almeno così credevo. Forse aveva mentito altre volte, ma non me n’ero mai accorto. A lei no dissi nulla ma, insospettito, cominciai a sorvegliarla.La finestra della nostra cucina, al primo piano, dava proprio sulla strada, perciò io, che ormai non mi fermavo più al bar e tornavo sempre presto, dalla strada guardavo se era in casa. Mi bastava attendere pochi minuti per vederla indaffarata presso l’acquaio, che era proprio sotto la finestra.Dopo qualche giorno, non vedendola alla finestra, salii ed entrai in casa senza suonare il campanello. Non c’era! Uscii rapidamente e mi appostai per vederla rientrare. Dopo forse un’oretta, la vidi in cucina. Attesi l’orario solito e salii. Mi accolse sorridente, e mi chiese come andava.-Come sempre- risposi –nessuna novità di rilievo. E tu? Cos’hai fatto?–Oh, le solite cose–Sei sempre stata in casa?- Chiesi.-Beh, si, eccetto che per la spesa stamattina.- -Non sei nemmeno andata a prendere il tè dalla signora Luciana?–No, non mi sono proprio mossa.- Ormai la menzogna era evidente; ma dove andava, visto che non l’avevo vista rientrare?Un giorno decisi di tornare a casa molto presto, e mi appostai in modo da poter sorvegliare la casa senza essere visto. Lei era in casa perché la vidi, sia pure solo per un momento. Attesi ancora!Ero in strada da una mezz’oretta, quando vidi entrare nel portone le due ragazze dell’ultimo piano.Attesi ancora, e di tanto in tanto vedevo mia moglie passare davanti alla finestra, poi, per un po’ non la vidi più. Decisi di salire. Entrai: l’appartamento era vuoto! Andai dalla signora Luciana e suonai il campanello. La signora evidentemente non c’era perché non rispose. Allora ripensai alle due ragazze e mi sorse il dubbio che Caterina fosse da loro. Andai in terrazza dove, dalla porta socchiusa, potevo vedere l’ingresso dell’appartamento delle ragazze. Attesi quasi un’ora, poi vidi Caterina uscire accompagnata da una delle due. Sulla porta si baciarono sulla bocca, poi Caterina scese. Ero esterrefatto! Mia moglie aveva un rapporto omosessuale con le due ragazze? Attesi ancora un po’, per calmarmi, poi rientrai in casa.-Ciao, come va?- La salutai, affettando indifferenza.- Benissimo! e tu?- -Anch’io bene. Che hai fatto oggi?- -Nulla di particolare, le solite cose!- -Non sei andata dalla vicina?–Beh, sì, per qualche minuto.- Mi sforzavo di apparire disinvolto, ma dentro di me ero in tumulto. Se andava dalle ragazze, perché non me lo diceva apertamente? E poi, quel bacio sulla bocca! Impazzivo di gelosia!Ero tormentato dal dubbio; l’avevo sì vista baciare sulla bocca la ragazza, ma come potevo essere certo che…? Perché mi aveva mentito su un fatto così banale? In fondo era abbastanza normale che fosse andata dalle ragazze, magari per fare quattro chiacchiere. Perché mentire? Mi arrovellavo e volli continuare l’indagine; così scoprii che saliva dalle ragazze almeno un paio di volte la settimana, ma forse anche di più.Decisi di provocarla!La sera, mentre stavamo facendo l’amore, le sussurrai:-Non credi che dovremmo trovare il sistema di eccitarci un po’? sarebbe tutto più bello!–Cosa vuoi dire?–Intendo, per esempio, che forse sarebbe eccitante se dessimo sfogo alle nostre fantasie! Che so; tu sei sempre stata un po’ esibizionista. Ti ricordi, al mare, come ti piaceva metterti in topless? Mi hai confessato che ti eccitava essere ammirata! Perciò, magari ti piacerebbe essere guardata mentre, nuda, fai l’amore con me!-Per un momento non rispose, ma poi disse:-Si, forse sarebbe eccitante, ma solo come fantasia.-Intanto notai che l’eccitazione era aumentata. Facemmo l’amore con passione; cosa che non succedeva da parecchio tempo.Da quella volta, ogni volta che facevamo l’amore davamo libero sfogo alla fantasia e lo trovavamo soddisfacente. Una sera decisi di fare un passo in più.-A me piacerebbe che ci fosse qualcuno qui con noi ora! Sarebbe molto eccitante, non credi?-Dapprima fu restia a rispondere, ma poi l’eccitazione prese il sopravvento e mentre stava godendo sussurrò:-Si! Vorrei che ci fosse qualcun altro .. a guardare!–A guardare? Perché non a partecipare?-L’orgasmo sembrava non aver fine. Avevamo trovato il modo di ravvivare il rapporto; ma io volevo raggiungere un altro scopo: saper cosa faceva con le ragazze, ma volevo che fosse lei a confessarlo. Intanto il gioco mi eccitava sempre più. Immaginavo Caterina con le due donne, e davo libero sfogo alla fantasia, vedendola, con gli occhi della mente, scatenata in un’orgia saffica.Ora facevamo l’amore quasi ogni sera, come ai bei tempi.Quella sera ritornammo sull’argomento del terzo. -Ti piacerebbe di più avere un uomo nel letto con noi, o una donna?–Tu cosa preferiresti?–Io vorrei vedere una donna che ti lecca la fica mentre io te lo metto dentro da dietro.–Che porco sei!- disse lei in un soffio!L’orgasmo arrivò quasi all’improvviso.Continuammo a parlare anche dopo che ci eravamo staccati. -Davvero vorresti vedermi con una donna?–Si, certo!–Cosa diresti se io volessi invece vedere te con un uomo?-Titubai un attimo, ma poi:-Beh! Se ti eccitasse potrei anche farlo.-Si mise a ridere, e per quella sera tutto finì lì.Ormai ogni volta che facevamo l’amore scatenavamo la fantasia, inventandoci sempre nuove situazioni finché, una sera, le feci una domanda diretta:-Hai mai fatto sesso con una donna?-Non rispose per qualche secondo, poi:-Beh, come quasi tutti, da ragazzina… sai, i giochino che si fanno…!–Da grande, hai mai desiderato farlo?–E tu?–Non rispondere a una domanda con un’altra domanda–Sai benissimo che… con la fantasia, lo facciamo sempre.–Ma io intendevo se avresti mai desiderato di farlo veramente.-La conversazione ci aveva eccitati, e lei si lasciò andare.-Si, vorrei farlo davvero!–Magari con qualcuna che conosciamo?-Ormai non aveva più freni, stava per godere e finalmente confessò:-Si, mi piacerebbe farlo con le due ragazze dell’ultimo piano-A questo punto, mentre lei stava avendo l’orgasmo, le dissi di averla vista uscire dal loro appartamento e dissi anche del bacio, e godetti anch’io.Tutto era stato così eccitante, e l’orgasmo così appagante per entrambi, che rimanemmo in silenzio per parecchi minuti. Poi lei azzardò:-Non sei arrabbiato?–Che dici? Perché dovrei esserlo? Sapessi come mi eccita immaginarti con quelle due ragazze, sul letto, nuda!–Davvero ti eccita tanto?–Si! Anzi, dovresti raccontarmi quello che fate, nei dettagli.-Da quella volta non ci furono più limiti. Caterina mi raccontava tutto quello che faceva con le due tribadi, ed io mi eccitavo pazzamente.Erano lesbiche convinte ed usavano dei falli di plastica per penetrarsi fra di loro, sia in vagina che nell’ano. Caterina mi raccontò anche com’era incominciata: era andata da loro con una scusa, perché aveva intuito qualche cosa, ed era stata subito coinvolta; evidentemente c’erano stati dei segnali che le lesbiche capiscono senza bisogno di parlare.Chiesi se pensasse che avrei potuto essere coinvolto, ma Caterina rifiutò: temeva che avrebbe dovuto confessare che aveva parlato di loro con me, ed io non insistetti. Per ora mi bastava che mi raccontasse tutto. Col tempo… chissà!
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