Un giorno che eravamo andati con due mature coppie di amici per un fine settimana al mare, compresi cosa mi eccitava maggiormente: la gelosia. Si! La gelosia mi faceva soffrire, ma mi eccitava moltissimo! Dopo l’avventura con le due ragazze dell’ultimo piano, il rapporto con Caterina era notevolmente migliorato. Facevamo l’amore quasi ogni giorno e durante l’amplesso ci abbandonavamo alle fantasie più sfrenate. Caterina non aveva più remore, e, nei momenti intimi, mi diceva ciò che sapeva eccitarmi maggiormente; soprattutto mi piaceva sentirla quando, all’approssimarsi dell’orgasmo, parlava di un terzo che partecipava attivamente. Durante quel fine settimana, notai che Caterina attirava gli sguardi dei due uomini e ciò, anziché infastidirmi, mi dava un sottile piacere, anche se, allo stesso tempo, provavo una punta di gelosia.La sera, a letto, le chiesi se le facesse piacere sentirsi al centro dell’attenzione dei due maschi che, in quei giorni, occupati a corteggiarla, trascuravano del tutto le rispettive mogli. Lei rispose di si, anzi, aggiunse che se non ci fossero state anche le donne, si sarebbe lasciata andare del tutto. Queste parole mi fecero soffrire, ma nello stesso tempo, l’eccitazione raggiunse il massimo.Il solo pensiero che Caterina potesse fare sesso con un altro uomo, mi tormentava e mi eccitava. Ormai non pensavo che a quello. Ero arrivato al punto che mi dovevo masturbare anche durante il giorno, tanta era l’eccitazione che non mi abbandonava praticamente mai.Sentivo che se fosse accaduto veramente sarei impazzito: l’idea che Caterina si facesse penetrare da un altro uomo la trovavo intollerabile; eppure non potevo fare a meno di pensarci. Ero tormentato ed in contraddizione con me stesso. Fino a che punto sarei potuto arrivare? Pensavo continuamente alla possibilità di un uomo che entrasse nella nostra vita sessuale, ma credevo che ci saremmo fermati prima dell’irreparabile.Con Caterina non parlavo di questi miei dubbi, anzi, le lasciavo continuamente intendere che, se ce ne fosse stata l’occasione, avrei voluto che lei si lasciasse andare completamente. Era una sfida con me stesso: volevo vedere fino a che punto lei sarebbe arrivata. Con le due ragazze c’era stato un rapporto completo, ma non c’era stato quello che solo fra un uomo ed una donna può accadere, perciò lo trovavo meno pericoloso, ma anche meno eccitante. No! Ci voleva un uomo! Il figlio della signora Luciana, un bel giovane di trentadue anni, s’era separato dalla moglie, e s’era trasferito dalla madre, che abitava sul nostro stesso piano.Ogni tanto noi andavamo dalla signora che, a sessant’anni, era ancora una bellissima donna molto giovanile, per una tazza di tè.Quel sabato pomeriggio la signora ci invitò, come quasi ogni sabato, per il tè, e conoscemmo il figlio, Sergio.Il giovane mi piacque: era gentile e intelligente. La conversazione fu tanto piacevole che non ci accorgemmo che era ormai arrivata l’ora di cena; perciò li invitai ad andare a mangiare al ristorante. Durante la cena, chiacchierammo molto piacevolmente e, complice il buon vino, ci lasciammo andare alle confidenze. Tornammo a casa a piedi, poiché il ristorante non era molto lontano da casa nostra, ed una passeggiata ci avrebbe fatto bene. Io presi sottobraccio la signora Luciana e mi avviai, lasciando che Caterina e Sergio ci seguissero.Non avevo mai veramente osservato la signora prima di quella sera, e fu per me una sorpresa, trovarla così simpatica e piacevole; tanto che non potei fare a meno di pensare che era ancora sessualmente molto attraente. Arrivammo a casa, ed io proposi di terminare la serata da noi, per il bicchiere della staffa. Madre e figlio accettarono con piacere. Quella serata segnò l’inizio di un’amicizia intima, fra noi, la signora Luciana e suo figlio. A letto, quella sera, chiesi a Caterina cosa pensasse di Sergio.-È un uomo affascinante; mi piace molto!- Rispose lei.-Ti piacerebbe andarci a letto?-A questa domanda Caterina non rispose, ma mi accorsi, dalla sua foga nel fare l’amore, che la risposta non era necessaria.Cominciai a pensare a Sergio come all’uomo che avrebbe potuto realizzare la mia fantasia, perciò feci in modo che le occasioni di incontro fossero frequenti. Purtroppo era sempre in compagnia della madre, e ciò mi creava qualche imbarazzo; tuttavia anche così potevo raggiungere il mio scopo di farlo entrare in intimità sempre più stretta con Caterina.La signora Luciana si dimostrava felice di stare in nostra compagnia, ed ormai era diventata un’abitudine per Caterina passare i pomeriggi con lei, mentre sia io sia Sergio eravamo al lavoro.I nostri due figli erano ormai indipendenti, quindi anche noi eravamo totalmente liberi, e le cenette fra noi e i nostri vicini erano frequenti.Io, quando eravamo insieme, cercavo di cogliere ogni sguardo di Sergio e di Caterina, per vedere se ci fosse qualche cenno di complicità. Intanto, per simulare indifferenza nei loro confronti, e lasciarli il più liberi possibile, mi dedicavo a Luciana, come ora la chiamavo confidenzialmente.A volte andavo in cucina ad aiutare la padrona di casa a preparare la cena, in realtà per lasciare soli i due che, in soggiorno, conversavano amabilmente.Queste manovre mi stimolavano moltissimo, anche se ogni volta che mi pareva di cogliere, nei loro atteggiamenti, qualche intimità maliziosa, sentivo rodermi il tarlo della gelosia.Fosse che erano sempre molto discreti, e non lasciavano trapelare nulla che potesse insospettire me o Luciana, oppure che il loro rapporto non superasse realmente i limiti dell’amicizia, dopo qualche settimana cominciai a pensare che forse mi ero sbagliato, e non c’era fra loro nessuna attrazione sessuale. Dovevo togliermi il dubbio!Fu il caso ad aiutarmi. Luciana era andata per qualche giorno dalla figlia, e Sergio era rimasto solo; perciò lo invitammo a cena da noi. A me piace cucinare, e quella sera volli essere io a farlo, lasciando loro due soli in soggiorno a bere un aperitivo. Avevano acceso la televisione per vedere il telegiornale e s’erano seduti sul divano, davanti all’apparecchio. La mia presenza non gli avrebbe permesso di comportarsi liberamente, perciò io chiusi la porta della cucina, con la scusa di tenere lontani gli odori.Dal foro della serratura potevo vederli bene, e… vidi! Vidi che lui le prendeva una mano e la portava alle labbra. Poi lei si voltò e gli diede un bacio. Non ero certo se si trattasse di un bacio amichevole o qualche cosa di più; certo era un atto di intimità. Se io non fossi stato in cucina a pochi metri da loro, cosa sarebbe successo? Ero geloso da morire, ma anche estremamente eccitato! Quando fummo soli non dissi niente di quello che avevo visto: non volevo allarmarla, ma a letto facemmo faville!Ora dovevo favorire un loro incontro in libertà.Sergio ed io tornavamo a casa pressappoco alla stessa ora: dovevo fare in modo che si sentissero liberi di vedersi da soli.Ripresi a fermarmi al bar dopo il lavoro, tornando un paio d’ore dopo l’ora solita. Naturalmente non andavo veramente al bar, ma tornavo a casa e mi fermavo sotto casa, in modo da non essere visto. Guardavo verso la finestra della nostra cucina, dove di solito vedevo Caterina sfaccendare, in attesa che succedesse qualcosa. Dopo qualche giorno volli telefonare a casa, e dissi a Caterina che avrei fatto più tardi del solito. Andai ad appostarmi sotto casa, e la vidi più volte passare davanti alla finestra. Dopo qualche minuto sparì, e non la vidi più. Entrai nel portone, salii le scale, ed aprii la porta, attento a non fare il minimo rumore (di solito quando arrivavo suonavo il campanello). Entrai in punta di piedi; non vedevo nessuno, ma sentii degli inequivocabili mugolii provenire dalla camera. Attento a non fare il minimo rumore, mi avvicinai; la porta era solo accostata e si poteva vedere l’interno. I mugolii di godimento di mia moglie ora erano molto più forti, e capii che doveva essere prossima all’orgasmo. Sbirciai, aspettandomi di vederla sul letto con lui sopra, entrambi nudi. Lei era sì nuda, ma sopra di lei non c’era Sergio, ma la signora Luciana, anch’essa nuda che sussurrava: -Si, amore mio, godi, godi-!
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